Codice di Procedura Penale art. 270 bis - Comunicazioni di servizio di appartenenti al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e ai servizi di informazione per la sicurezza1.Comunicazioni di servizio di appartenenti al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e ai servizi di informazione per la sicurezza1. 1. L'autorità giudiziaria, quando abbia acquisito, tramite intercettazioni, comunicazioni di servizio di appartenenti al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza o ai servizi di informazione per la sicurezza, dispone l'immediata secretazione e la custodia in luogo protetto dei documenti, dei supporti e degli atti concernenti tali comunicazioni. 2. Terminate le intercettazioni, l'autorità giudiziaria trasmette al Presidente del Consiglio dei ministri copia della documentazione contenente le informazioni di cui intende avvalersi nel processo, per accertare se taluna di queste informazioni sia coperta da segreto di Stato. 3. Prima della risposta del Presidente del Consiglio dei ministri, le informazioni ad esso inviate possono essere utilizzate solo se vi è pericolo di inquinamento delle prove, o pericolo di fuga, o quando è necessario intervenire per prevenire o interrompere la commissione di un delitto per il quale sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni. Resta ferma la disciplina concernente la speciale causa di giustificazione prevista per attività del personale dei servizi di informazione per la sicurezza. 4. Se entro sessanta giorni dalla notificazione della richiesta il Presidente del Consiglio dei ministri non oppone il segreto, l'autorità giudiziaria acquisisce la notizia e provvede per l'ulteriore corso del procedimento. 5. L'opposizione del segreto di Stato inibisce all'autorità giudiziaria l'utilizzazione delle notizie coperte dal segreto. 6. Non è in ogni caso precluso all'autorità giudiziaria di procedere in base ad elementi autonomi e indipendenti dalle informazioni coperte dal segreto. 7. Quando è sollevato conflitto di attribuzione nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri, qualora il conflitto sia risolto nel senso dell'insussistenza del segreto di Stato, il Presidente del Consiglio dei ministri non può più opporlo con riferimento al medesimo oggetto. Qualora il conflitto sia risolto nel senso della sussistenza del segreto di Stato, l'autorità giudiziaria non può acquisire né utilizzare, direttamente o indirettamente, atti o documenti sui quali è stato opposto il segreto di Stato. 8. In nessun caso il segreto di Stato è opponibile alla Corte costituzionale. La Corte adotta le necessarie garanzie per la segretezza del procedimento.
[1] Articolo inserito dall'art. 28 l. 3 agosto 2007, n. 124, con effetto a decorrere dal 12 ottobre 2007. InquadramentoL'art. 270-bis, colmando una grave lacuna della disciplina delle intercettazioni, regolamenta cosa accade nel caso in cui, nel corso del loro svolgimento, siano captate le comunicazioni di appartenenti ai servizi che abbiano ad oggetto la sicurezza interna ed esterna dello Stato stabilendone le consegue sia sotto il profilo dei rapporti tra l'autorità giudiziaria e l'esecutivo e sia riguardo all'utilizzabilità processuale del materiale acquisito. Comunicazioni dei servizi di sicurezzaProfili generali Soltanto nel 2007 il legislatore ha colmato una grave lacuna presente nella disciplina riguardante le intercettazioni. Se, difatti, nell'apparato del codice di procedura penale erano stati previsti specifici istituti per gli appartenenti ai servizi di sicurezza, — su tutti l'art. 200 —, nulla era stato detto riguardo alla materia delle intercettazioni ed a come il materiale acquisito a mezzo delle stesse avrebbe dovuto essere “maneggiato” laddove andava ad interferire su questioni strettamente attinenti il segreto di Stato. Appartenenti ai servizi di sicurezza La norma in commento ha quali soggetti interessati “gli appartenenti al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza o ai servizi di informazione per la sicurezza” ma è del tutto ovvio che oggetto di tutela sono le comunicazioni di quest'ultimi, in qualsiasi forma esse si svolgano ed in qualunque modo esse avvengono purché strettamente attinenti la loro funzione. Riorganizzazione dei servizi di sicurezza La materia dei servizi di sicurezza è stata oggetto di un completo riordino a mezzo della l. n. 124/2007, centralizzando in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri i poteri di direzione e coordinamento. Tra i vari organi costituenti l'apparato di sicurezza, oltre al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, (Dis), l'art. 2, comma 2, l. n. 124/2007 individua, testualmente, “per servizi di informazione per la sicurezza.......l'AISE e l'AISI”. Secretazione e custodia del materiale intercettizioDoveri dell'autorità giudiziaria Il primo principio sancito dalla disciplina in materia è quello che, l'autorità giudiziaria, in presenza di comunicazioni attinenti la sicurezza interna ed esterna dello Stato, svolte da appartenenti ai servizi, — siano le comunicazioni svolte tra di essi ovvero con terzi —, provveda all'immediata secretazione delle stesse ed alla loro custodia “in luogo protetto”. Secretazione Nel fare rimando all'obbligo immediato di secretazione il legislatore necessariamente richiama, in senso lato, la specifica disciplina prevista in materia dal combinato disposto di cui agli artt. 329 e 114. L'obbligo di apporre la secretazione ricade in capo all'ufficio del pubblico ministero individuato in via generale nell'art. 329 e nella specifica materia delle intercettazioni nell'essere esso l'organo che cura l'esecuzione delle stesse. La secretazione necessita di uno specifico provvedimento e la forma è quella del decreto motivato. Mentre il provvedimento previsto dall'art. 329 è declinato sì verso l'esterno ma a tutela delle indagini preliminari, non essendovi alcun divieto di utilizzazione del materiale acquisito, quello disciplinato dall'art. 270-bis ha quale finalità quella di sancire un divieto (temporaneo) di utilizzazione processuale, divieto che per venir meno dovrà necessariamente passare attraverso il filtro di valutazione dell'esecutivo. La secretazione può riguardare anche singole comunicazioni, previamente selezionate dall'autorità giudiziaria. Custodia Oltre al dovere di immediata secretazione ricade sul pubblico ministero anche quello di custodia in un “luogo protetto”. Tenuto conto che l'impiantistica per le intercettazioni risponde ai dettami di cui all'art. 268, comma 2, appare evidente che si è inteso rafforzare il dovere di custodia individuando non “semplicemente” un luogo come quello della procura della Repubblica o della polizia giudiziaria bensì altro, necessariamente interno agli stessi, che assicuri una maggiore impermeabilità sia sotto il profilo della collocazione che sotto quello delle possibilità di accesso - (casseforti; chiavi d'accesso individualizzate; etc.). Continuità delle intercettazioni Assumono pregnante significato interpretativo due questioni. La prima è quella di chiedersi se l'eventuale captazione di comunicazioni di tal tipo determini la necessità di una loro interruzione investigativa; la seconda è se il materiale sino a quel momento acquisito possa essere posto a fondamento di ulteriori sviluppi, cioè avere un'agibilità processuale “provvisoria”. In merito alla prima delle due questioni la risposta non può che essere affermativa: alcun dovere di interruzione sorge in capo all'autorità giudiziaria in quanto l'unico dovere sulla stessa incombente è quello di assicurare l'immediata secretazione e custodia del materiale tant'è che lo stesso, e successivo, obbligo di informazione dell'esecutivo sorge solo quando le stesse sono “terminate”. Emerge, pertanto, dall'impianto complessivo della disciplina che le intercettazioni, — anche nei confronti di appartenenti ai servizi di sicurezza ed aventi ad oggetto tale specifica materia —, non subiscono alcuna interruzione e possono essere proseguite come tutte le altre, salvi i doveri di secretazione e custodia rafforzata. Riguardo alla seconda questione il materiale acquisito, anche qui fermi restando i doveri sopra menzionati, può essere posto a fondamento di tutte le evoluzioni codicisticamente previste (proroghe; altre autorizzazioni; etc.). In sostanza, il mezzo di ricerca della prova continua ad avere il suo naturale sviluppo sino al suo naturale esito. Informazione al Presidente del Consiglio dei Ministri
Profili generali Se da un lato l'autorità giudiziaria può dare svolgimento alle proprie indagini anche a mezzo delle intercettazioni come quelle in esame, e ciò fino a quando decida autarchicamente la fine della loro attivazione, sorge per essa, da quest'ultimo momento, un immediato obbligo di informazione nei confronti dell'esecutivo. Trasmissione atti Il dovere di informazione del Presidente del Consiglio dei Ministri avviene da parte dell'autorità giudiziaria a mezzo della trasmissione di copia “della documentazione contenente le informazioni di cui intende avvalersi nel processo”. L'autorità giudiziaria, — non essendo ancora avvenuto alcun deposito del materiale intercettizio —, va necessariamente individuata nell'ufficio del pubblico ministero che conserva il diritto a mantenere la documentazione, sia cartacea che di supporto tecnico, in originale. Ricade sull'ufficio del pubblico ministero anche l'onere-dovere di selezionare il materiale che intende utilizzare processualmente restando estraneo a tale oggetto sia quello irrilevante che quello il quale, pur non essendo tale, non intende avvalersene ed è, pertanto, destinato allo stralcio ed alla distruzione. Divieto di utilizzazione Nelle more che il Presidente del Consiglio dei Ministri si pronunci il materiale oggetto di secretazione e di trasmissione all'esecutivo non può essere utilizzato processualmente salvo specifiche eccezioni, tassativamente indicate. Occorre, difatti, che vi sia o uno dei pericoli di cui all'art. 274 (escluso quello di recidiva), e cioè pericolo di fuga o di inquinamento probatorio, ovvero la necessità di impedire che possa essere commesso un delitto con pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni. La declinazione delle eccezioni rende evidente il riferimento alla possibile emissione di provvedimenti restrittivi con la conseguenza che la valutazione sull'utilizzabilità, nelle more, è affidata all'esame del giudice. Ne costituisce conferma la ulteriore circostanza, prevista dalla norma, che resta ferma l'eventuale “causa di giustificazione prevista” per gli appartenenti ai servizi, — (art. 17 l. n. 124/2007) —, la quale è destinata ad incidere sulle condizioni generali di applicabilità delle misure cautelari personali (art. 273, comma 2: - “Nessuna misura può essere applicata se risulta che il fatto è stato compiuto in presenza di una causa di giustificazione....”). Segreto di StatoProfili generali Una volta informato, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha il potere di opporre all'autorità giudiziaria richiedente il segreto di Stato. Procedimento Pur in assenza di un richiamo espresso alla disciplina dell'art. 200, — che ha quale precipuo oggetto “l'obbligo di astenersi” riconosciuto ad alcuni specifici soggetti, rivestano essi la qualità di indagati/imputati ovvero di testimoni —, l'art. 270-bis replica, con le dovute differenze di forme e modi, la medesima procedimentalizzazione. Conseguenze Nell'eventualità che, entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta, venga opposto il segreto di Stato, — con provvedimento dell'esecutivo ritualmente notificato in forme analoghe a quelle utilizzate nei propri confronti —, l'autorità giudiziaria, che mantiene salva la prerogativa di procedere in forza di elementi diversi da quelli oggetto di “copertura”, dovrà provvedere, previo stralcio delle stesse, a quanto previsto dall'art. 271, salvo che non decida di accedere al conflitto di attribuzione. Utilizzazione delle informazioniProfili generali La preclusione processuale non ha luogo in due casi: laddove si sia in presenza di un provvedimento dell'esecutivo in cui si spiegano le ragioni della non opponibilità del segreto di Stato ovvero a mezzo di un silenzio protrattosi per sessanta giorni. Ragioni È data facoltà all'esecutivo di non dare spiegazioni della scelta di non opporre il segreto di Stato. Tale scelta, di assoluta discrezionalità politica, trova il suo sviluppo nella fisiologia del controllo parlamentare. Ad altrettale conclusione non è possibile giungere laddove il segreto di Stato venga opposto anche in quanto le motivazioni poste a fondamento del diniego da parte dell'esecutivo possono essere oggetto del conflitto di attribuzione. Termine Maturato il termine previsto dalla legge, e solo in seguito al decorso di esso, dinanzi all'inerzia dell'esecutivo l'autorità giudiziaria provvede all'acquisizione della notizia al procedimento (fino a quel momento sospesa) e la può utilizzare. È del tutto ovvio che si è dinanzi ad una utilizzabilità che, al di là della non secretazione, è, comunque, sottoposta agli ulteriori vagli di controllo previsti per tutti gli altri tipi di intercettazione. Conflitto di attribuzioneProfili generali Dinanzi ad un diniego di utilizzabilità da parte dell'esecutivo e, quindi, nei casi di opposizione del segreto di Stato da parte di quest'ultimo l'autorità giudiziaria può adire la Corte Costituzionale sollevando conflitto di attribuzione ai sensi dell'art. 37, comma 4, l. n. 87/1953. Organo giudiziario In forza del fatto che il materiale secretato e custodito non può ritenersi acquisito al procedimento e nell'eventualità che sia stato opposto il segreto di Stato lo stesso è inibito nella sua utilizzabilità, l'organo giudiziario in capo a cui è riconosciuto il potere di sollevare il conflitto di attribuzione va individuato nell'ufficio del pubblico ministero, cui spetta anche il diritto di nominare il proprio patrocinante (da scegliere obbligatoriamente tra gli avvocati cassazionisti). Interesse ad agire, concretezza ed attualità Riconosciuto il potere in capo all'autorità giudiziaria di sollevare il conflitto di attribuzione e di nominare un proprio difensore i requisiti per proporre ricorso sono quelli dell'interesse ad agire (necessariamente da motivare sotto il profilo della rilevanza probatoria), della concretezza (e cioè della prevalenza della potestà punitiva dello Stato rispetto al segreto di eguale natura opposto) e dell'attualità. Poteri della Corte CostituzionaleProfili generali Alla Corte Costituzionale, — organo terzo cui non può essere opposto il segreto di Stato —, spetta la risoluzione del conflitto tra l'autorità giudiziaria e l'esecutivo, dapprima, sotto il profilo dell'ammissibilità dello stesso (ordinanza) e, successivamente, nel merito (sentenza). La Corte Costituzionale risolve il conflitto sottoposto al suo esame “dichiarando il potere al quale spettano le attribuzioni in contestazione”, — art. 38 l. n. 87/1953 —, dovendo, in sostanza, optare, nel caso di specie, per la prevalenza o meno della potestà punitiva dello Stato rispetto ad eventuali profili di sicurezza, interna e/o esterna, dello stesso. Non reiterabilità In seguito alla decisione, — sia essa di non ammissibilità ovvero di risoluzione nel merito —, il legislatore ha sancito l'espresso divieto di reiterabilità del conflitto ragion per cui in caso di ulteriore, e ripetitivo, agire dei due poteri in conflitto quest'ultimo andrà dichiarato inammissibile dalla stessa Corte Costituzionale. Segretezza Per la segretezza del procedimento la legge riconduce in capo alla Corte Costituzionale i poteri per assicurare il conseguimento di tale obiettivo. L'art. 15, comma 1, l. n. 87/1953 attribuisce al suddetto organo il potere di decidere a “porte chiuse quando” l'agire in pubblica udienza “può nuocere alla sicurezza dello Stato”. CasisticaAnche il giudice che procede è vincolato alla decisione con cui la Corte costituzionale risolve un conflitto di attribuzione tra il Presidente della Repubblica ed una Procura della Repubblica con la conseguenza che se la Consulta ha stabilito che le intercettazioni riguardanti l'organo presidenziale debbano essere distrutte assicurandone la segretezza in alcun modo può essere introdotto il contraddittorio camerale disciplinato dall'art. 268, comma 6 (Cass. VI, n. 18373/2013). L'opposizione del segreto di Stato da parte dell'imputato, confermato dal presidente del Consiglio dei Ministri, determina l'inutilizzabilità delle notizie coperte da segreto, ma ciò non comporta che il giudice debba dar luogo ad una sentenza di non luogo a procedere laddove il materiale aliunde dallo stesso consenta decisioni nel merito (Cass. n. 1198/2014). BibliografiaLuciani, La gabbia del Presidente, in Giur. cost., fasc. 1, 2013, 513; Pace, Intercettazioni telefoniche fortuite e menomazione delle attribuzioni presidenziali, in Rivista Aic, n. 1/2013, 2013. |