Codice di Procedura Penale art. 293 - Adempimenti esecutivi.Adempimenti esecutivi. 1. Salvo quanto previsto dall'articolo 156, l'ufficiale o l'agente incaricato di eseguire l'ordinanza che ha disposto la custodia cautelare consegna all'imputato copia del provvedimento unitamente a una comunicazione scritta, redatta in forma chiara e precisa e, per l'imputato che non conosce la lingua italiana, tradotta in una lingua a lui comprensibile, con cui lo informa: a) della facoltà di nominare un difensore di fiducia e di essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato nei casi previsti dalla legge; b) del diritto di ottenere informazioni in merito all'accusa; c) del diritto all'interprete ed alla traduzione di atti fondamentali; d) del diritto di avvalersi della facoltà di non rispondere; e) del diritto di accedere agli atti sui quali si fonda il provvedimento; f) del diritto di informare le autorità consolari e di dare avviso a un familiare o ad altra persona di fiducia1; g) del diritto di accedere all'assistenza medica di urgenza; h) del diritto di essere condotto davanti all'autorità giudiziaria non oltre cinque giorni dall'inizio dell'esecuzione, se la misura applicata è quella della custodia cautelare in carcere ovvero non oltre dieci giorni se la persona è sottoposta ad altra misura cautelare; i) del diritto di comparire dinanzi al giudice per rendere l'interrogatorio, di impugnare l'ordinanza che dispone la misura cautelare e di richiederne la sostituzione o la revoca; 23 . i-bis) della facoltà di accedere ai programmi di giustizia riparativa4. 1-bis. Qualora la comunicazione scritta di cui al comma 1 non sia prontamente disponibile in una lingua comprensibile all'imputato, le informazioni sono fornite oralmente, salvo l'obbligo di dare comunque, senza ritardo, comunicazione scritta all'imputato 5. 1-ter. L'ufficiale o l'agente incaricato di eseguire l'ordinanza informa immediatamente il difensore di fiducia eventualmente nominato ovvero quello di ufficio designato a norma dell'articolo 97 e redige verbale di tutte le operazioni compiute, facendo menzione della consegna della comunicazione di cui al comma 1 o dell'informazione orale fornita ai sensi del comma 1-bis. Il verbale è immediatamente trasmesso al giudice che ha emesso l'ordinanza e al pubblico ministero 6 . 1-quater. L'ufficiale o l'agente incaricato di eseguire l'ordinanza il quale, nel corso dell'esecuzione, rilevi la sussistenza di una delle ipotesi di cui all'articolo 275, comma 4, deve darne atto nel verbale di cui al comma 1-ter del presente articolo. In questo caso il verbale è trasmesso al giudice prima dell'ingresso della persona sottoposta alla misura nell'istituto di pena7. 1-quinquies. Nei casi di cui al comma 1-quater, il giudice può disporre la sostituzione della misura cautelare con altra meno grave o la sua esecuzione con le modalità di cui all'articolo 285-bis anche prima dell'ingresso della persona sottoposta alla misura nell'istituto di pena8. 2. Le ordinanze che dispongono misure diverse dalla custodia cautelare [281-283, 288-290, 312] sono notificate [156-158, 161, 166] all'imputato. 3. Le ordinanze previste dai commi 1 e 2, dopo la loro notificazione o esecuzione, sono depositate nella cancelleria del giudice che le ha emesse insieme alla richiesta del pubblico ministero e agli atti presentati con la stessa [291 1]. Avviso del deposito è notificato al difensore. Il difensore ha diritto di esaminare e di estrarre copia dei verbali delle comunicazioni e conversazioni intercettate di cui all'articolo 291, comma 1. Ha in ogni caso diritto alla trasposizione, su supporto idoneo alla riproduzione dei dati, delle relative registrazioni.9. 4. Copia dell'ordinanza che dispone una misura interdittiva [288-290] è trasmessa all'organo eventualmente competente a disporre l'interdizione in via ordinaria. 4-bis. Copia dell'ordinanza che dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di madre di prole di minore età è comunicata al procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni del luogo di esecuzione della misura1011.
[1] Lettera modificata dall'art. 3, comma 1, lett. a) d.l. 16 settembre 2024, n. 131, non ancora convertito, che ha sostituito le parole «a un familiare o ad altra persona di fiducia» alle parole «ai familiari». [2] Comma così sostituito dall'art. 1, comma 1, lett. a), n. 1), d.lgs. 1° luglio 2014, n. 101. Il testo del comma era il seguente: « 1. Salvo quanto previsto dall'articolo 156, l'ufficiale o l'agente incaricato di eseguire l'ordinanza che ha disposto la custodia cautelare consegna all’imputato copia del provvedimento e lo avverte della facoltà di nominare un difensore di fiducia; informa immediatamente il difensore di fiducia eventualmente nominato ovvero quello di ufficio designato a norma dell'articolo 97 e redige verbale di tutte le operazioni compiute. Il verbale è immediatamente trasmesso al giudice che ha emesso l'ordinanza e al pubblico ministero». Successivamente l'articolo 13, comma 1, lett. a) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 ha modificato il segno di interpunzione sostituendo «;» a «.»; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. [3] Per la possibilità di ritardare l'emissione o disporre che sia ritardata l'esecuzione di provvedimenti di cattura, e per quella degli ufficiali di polizia giudiziaria addetti alle unità specializzate antidroga nonché delle autorità doganali di ritardare l'esecuzione di simili provvedimenti, v. l'art. 9 l. 16 marzo 2006, n. 146. V. anche sub art. 253. [4] Lettera aggiunta dall'articolo 13, comma 1, lett. a) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per l'applicazione vedi l’art. 92, comma 2-bis, d.lgs. n. 150 cit., come aggiunto, in sede di conversione, dall’art. 5-novies d.l. n. 162, cit. [5] Comma inserito dall’art. 11 lett. a) d.lgs. n. 101, cit., con effetto a decorrere dal 16 agosto 2014, ai sensi del successivo art. 4. [6] Comma aggiunto dall'art. 1, comma 1, lett. a), n. 2), d.lgs. 1° luglio 2014, n. 101. [7] Comma inserito dall'art. 15, comma 4 d.l. 11 aprile 2025, n. 48, in corso di conversione. [8] Comma inserito dall'art. 15, comma 4 d.l. 11 aprile 2025, n. 48, in corso di conversione. [9] Comma così modificato dall'art. 10 l. 8 agosto 1995, n. 332. Successivamente la Corte cost., con sentenza 24 giugno 1997, n. 192 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma nella parte in cui non prevede la facoltà per il difensore di estrarre copia, insieme all'ordinanza che ha disposto la misura cautelare, della richiesta del pubblico ministero e degli atti presentati con la stessa. L'art. 3, comma 1, lett. g), d.lgs. 29 dicembre 2017, n. 216 ha poi disposto l'aggiunta, alla fine del comma 3, dei seguenti periodi terzo e quarto: «Il difensore ha diritto di esame e di copia dei verbali delle comunicazioni e conversazioni intercettate. Ha in ogni caso diritto alla trasposizione, su supporto idoneo alla riproduzione dei dati, delle relative registrazioni.». Ai sensi dell'art. 9 comma 1 d.lgs. n. 216, cit., come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 1, lett. a) d.l. 30 aprile 2020, n. 28, conv., con modif., in l. 25 giugno 2020, n. 70, tale disposizione si applica «ai procedimenti penali iscritti dopo il 31 agosto 2020» (in precedenza l'art. 1, comma 1, n. 1) d.l. 30 dicembre 2019, n. 161, conv. con modif. in l. 28 febbraio 2020, n. 7, aveva modificato il suddetto art. 9 comma 1 d.lgs. n. 216, cit., disponendo che la disposizione si applicasse «ai procedimenti penali iscritti dopo il 30 aprile 2020»; lo stesso art. 1, comma 1, n. 1) d.l. n. 161, cit., anteriormente alla conversione in legge, aveva invece stabilito che la suddetta disposizione si applicasse «ai procedimenti penali iscritti dopo il 29 febbraio 2020 »). Il termine di applicabilità originariamente previsto dal suddetto art. 9 comma 1 d.lgs. n. 216, cit., ovvero « alle operazioni di intercettazione relative a provvedimenti autorizzativi emessi dopo il centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto », era stato già differito dall'art. 2 comma 1 d.l. 25 luglio 2018, n. 91, conv., con modif. in l. 21 settembre 2018, n. 108, sostituendolo con il termine « dopo il 31 marzo 2019 », poi dall'art. 1 comma 1139 lett. a) n. 1) l. 30 dicembre 2018, n. 145, Legge di bilancio 2019, sostituendolo con il termine « dopo il 31 luglio 2019 » e dall'art. 9 comma 2 lett. a) d.l. 14 giugno 2019, n. 53, conv., con modif., in l. 8 agosto 2019, n. 77 , sostituendolo con il termine « dopo il 31 dicembre 2019 ». Ma, da ultimo, l'art. 2, comma 1 lett. i) d.l. 30 dicembre 2019, n. 161, conv. con modif. in l. 28 febbraio 2020, n. 7, ha così sostituito il terzo periodo precedentemente inserito dal d.lgs. 216 cit. A norma dell'art. 2, comma 8, d.l. n. 161, cit.,conv. con modif. in l. 28 febbraio 2020, n. 7, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 2, d.l. 30 aprile 2020, n. 28, conv., con modif., in l. 25 giugno 2020, n. 70, prevede che le disposizioni del citato articolo si applicano « ai procedimenti penali iscritti successivamente al 31 agosto 2020, ad eccezione delle disposizioni di cui al comma 6 che sono di immediata applicazione. ». [10] Comma aggiunto, in sede di conversione, dall'art. 15-bis, comma 2, lett. b), d.l.4 ottobre 2018, n. 113, conv., con modif, in l. 1 dicembre 2018, n. 132. [11] Ai sensi dell'art. 50 d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, le parole «tribunale per i minorenni», ovunque presenti, in tutta la legislazione vigente, sono sostituite dalle parole «tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie», con la decorrenza indicata dall'art. 49, comma 1, d.lgs. 149, cit. InquadramentoL'art. 92 disp. att. dispone che l'ordinanza cautelare sia trasmessa immediatamente in duplice copia a cura della cancelleria del giudice che ha adottato il provvedimento all'organo competente per l'esecuzione, che nella fase delle indagini preliminari è indicato nel pubblico ministero che ha formulato la relativa richiesta e che ne cura l'esecuzione. L'art. 293 disciplina gli adempimenti connessi all'esecuzione della misura cautelare, che sono diversamente disciplinati in ragione del tipo di misura cautelare applicata: con riferimento alle ordinanze che applicano misure diverse dalla custodia cautelare, la norma prescrive (art. 293 comma 2) la notifica al soggetto nei cui confronti esse sono pronunciate; è altresì previsto (art. 293 comma 4) in relazione all'ordinanza che applica una misura interdittiva, la trasmissione del provvedimento all'autorità che è competente a disporre l'interdizione in via ordinaria e ciò al fine di coordinare le competenze del giudice penale con i poteri e le competenze delle autorità amministrative. Molto più dettagliata è la disciplina relativa all'esecuzione delle ordinanze che applicano misure custodiali, stabilendo il legislatore una serie di adempimenti in funzione di garanzia dell'imputato e di tutela dei suoi diritti di difesa. Gli adempimenti sono curati, salvo che si tratti di imputato detenuto (art. 156), dall'ufficiale o dall'agente incaricato, che sono esentati dal farlo solo nel caso di incertezza circa il giudice che ha emesso il provvedimento ovvero circa la persona nei cui confronti la misura è disposta (art. 292, comma 3). In tema di immediata comunicazione al difensore dell'avvenuta esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, ai sensi dell'art. 293, comma 1-ter cod. proc. pen., una volta accertata l'adeguatezza del mezzo usato con riguardo all'esigenza di provvedere nel modo più sollecito ed agli strumenti di comunicazione disponibili, è irrilevante la circostanza della mancata conoscenza da parte del difensore dell'avviso medesimo. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto immune da censure l'operato della polizia giudiziaria che aveva tentato di contattare il difensore al recapito telefonico indicato dallo stesso indagato, senza ottenere risposta) (Cass. II, n. 42065/2019). L'avviso di esecuzione del provvedimento può essere dato al difensore anche in forma orale, trattandosi di un incombente funzionale solo alla determinazione del termine per proporre l'eventuale impugnazione (Cass. III, n. 26592/2019). In materia di omissione di adempimenti esecutivi, la giurisprudenza ha avuto occasione di affermare che non è abnorme il provvedimento con cui il G.i.p., rilevata, in sede di interrogatorio di garanzia, la violazione da parte della polizia giudiziaria delle disposizioni in materia di adempimenti esecutivi dell'ordinanza di custodia cautelare, disponga la trasmissione degli atti al P.M. per la rinnovazione dell'ordinanza de libertate, in quanto il provvedimento del G.i.p. risulta espressione di un potere riconosciuto dall'ordinamento e, in quanto tale, non può qualificarsi come abnorme (Cass. III, n. 4356/2012). Consegna di copia del provvedimentoQualora l'ordinanza applicativa della custodia cautelare sia notificata in maniera visibilmente incompleta, la nullità della notificazione, derivante dalla previsione dell'art. 171, comma 1, lett. a), non si riflette sulla validità ed efficacia del provvedimento applicativo sotto il profilo della carenza dei requisiti della descrizione del fatto e dell'esposizione delle esigenze cautelari nonché degli indizi richiesti dall'art. 292 c.p.p. comma 2, lett. b), quando l'evidenza dell'errore nella formazione della copia rende la stessa inidonea a valere come atto obiettivamente ed esclusivamente facente stato nei confronti del destinatario in luogo dell'originale, posto a sua disposizione con il deposito nella cancelleria del giudice a norma dell'art. 293, comma 3, restando, pertanto, escluso un vizio «genetico» del provvedimento coercitivo, verificandosi soltanto il mancato decorso del termine per richiedere il riesame e la nullità — a regime intermedio, e dunque deducibile solo fino al compimento dell'atto — dell'interrogatorio di garanzia (Cass. II, n. 27560/2019; Cass. III, n. 6662/2010; Cass. I, n. 1823/2007; Cass. IV, n. 29300/2003). Consegna di comunicazione scritta
In genere Unitamente alla copia del provvedimento deve essere consegnata al soggetto sottoposto a custodia cautelare una comunicazione scritta “redatta in forma chiara e precisa” ed anche, per l'imputato che non conosce la lingua italiana, tradotta in una lingua a lui comprensibile, che contenga l'informazione relativa a tutti i diritti ad esso spettanti ed elencati specificamente nelle lettere da a) ad i-bis) del comma 1 dell'art. 293, così come modificato dal d.lgs. n. 101/2014, di attuazione della Direttiva 2012/13/UE sul diritto all'informazione nei procedimenti penali. La lettera i-bis, che prevede l'informativa relativa alla facoltà di accedere ai programmi di giustizia riparativa, è stata introdotta dall'art. 13, comma 1, lett. a) del D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, c.d. “riforma Cartabia”: in difetto di una normativa transitoria ad hoc, le modifiche introdotte dal d. lgs. n. 150 del 2022, in vigore dal 30/12/2022, si applicheranno secondo il principio tempus regit actum. Avvertimento della facoltà di nominare un difensore La mancata osservanza dell'art. 293, comma 1, nella parte in cui prevede che l'ufficiale o l'agente incaricato di eseguire un'ordinanza applicativa di custodia cautelare deve avvertire l'imputato o l'indagato della facoltà di nominare un difensore di fiducia, non è sanzionata a pena di nullità, integrando una mera irregolarità che non incide sul diritto di difesa del soggetto interessato, il quale può comunque provvedere alla nomina del difensore anche in assenza dell'invito a farlo (Cass. I, n.4467/1995; Cass. V, n. 32746/2014). Informativa alle autorità consolari e avviso a un familiare o ad altra persona di fiducia La lett. f) del comma 1 è stata modificata dall'art. 3, comma 1, lett. a) d.l. 16 settembre 2024, n. 131, non ancora convertito, che ha sostituito le parole «a un familiare o ad altra persona di fiducia» alle parole «ai familiari». La modifica è stata dettata dalla necessità di dare attuazione alla Direttiva 2013/48/ue del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013, (relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d’arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari), che, all’articolo 5, comma 1, dispone: «Gli Stati membri garantiscono che indagati e imputati che sono privati della libertà personale abbiano il diritto, se lo desiderano, di informare della loro privazione della libertà personale almeno una persona, quale un parente o un datore di lavoro, da loro indicata, senza indebito ritardo». Traduzione dell'ordinanza cautelareLa questione relativa alla sussistenza o meno di un obbligo di traduzione dell'ordinanza applicativa della misura cautelare emessa nei confronti dello straniero alloglotta e delle relative conseguenze processuali é stata per lungo tempo oggetto di un acceso dibattito giurisprudenziale, infine risolto dalla corte di cassazione a sezioni unite con due sentenze (Cass. S.U. , n. 5052/2004; Cass. S.U., n. 25932/2008), che hanno definitivamente riconosciuto il diritto dell'imputato straniero ad ottenere la traduzione dell'ordinanza cautelare, subordinatamente all'accertamento della sua ignoranza delle lingua italiana. In particolare, le Sezioni Unite hanno precisato che, qualora sia applicata una misura cautelare personale nei confronti di un cittadino straniero, del quale si ignori che non è in grado di comprendere la lingua italiana, non è dovuta l'immediata traduzione dell'ordinanza che la dispone e il diritto alla conoscenza del relativo contenuto è soddisfatto — una volta eseguito il provvedimento — o dalla traduzione in lingua a lui nota (anche in applicazione dell'art. 94, comma 1-bis, disp. att.), ovvero dalla nomina, in sede di interrogatorio di garanzia, di un interprete che traduca le contestazioni mossegli, rendendolo edotto delle ragioni che hanno determinato l'emissione del provvedimento nei suoi confronti. In tal caso la decorrenza del termine per impugnare il provvedimento è differita al momento in cui il destinatario ne abbia compreso il contenuto. Qualora non sia stata portata a conoscenza dello straniero, in una lingua a lui nota, l'ordinanza cautelare, quest'ultima è viziata da nullità a regime cd. intermedio solo quando risulti inequivocabilmente, dagli atti in possesso del giudice al momento della sua adozione, che lo straniero non era in grado di comprendere la lingua italiana. Con il d.lgs. n. 32/2014, che ha dato attuazione alla direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto alla interpretazione ed alla traduzione nei procedimenti penali, i diritti dell'alloglotta sono stati rafforzati. La citata Direttiva stabilisce norme minime comuni da applicare in materia di interpretazione e traduzione nei procedimenti penali ed ha la finalità “di rafforzare la fiducia reciproca degli stati membri” così come dichiarato negli artt. 3 e 7. In tale prospettiva, in particolare, riconosce un diritto all'interpretazione ed alla traduzione degli atti fondamentali del processo penale, in favore di coloro che non parlano e non comprendono la lingua del procedimento al fine di garantire loro il più ampio diritto ad un processo equo, sancito nell'art. 6 n. 3 lett. a) Cedu — in base al quale ”ogni accusato ha diritto ad essere informato, nel più breve spazio di tempo, nella lingua che egli comprende ed in maniera dettagliata, della natura e dei motivi della accusa a lui rivolta” — nonché negli artt. 47 e 48, comma 2, della Carta dei Diritti fondamentali. Il citato d.lgs. ha sostituito l'art. 143, stabilendo al comma 2 che “l'autorità procedente dispone la traduzione scritta, entro un termine congruo tale da consentire l'esercizio dei diritti e delle facoltà della difesa, dell'informazione di garanzia, dell'informazione sul diritto di difesa, dei provvedimenti che dispongono misure cautelari personali...”. Il d.lgs. n. 32/ 2014 non prevede particolari sanzioni processuali per quegli atti in relazione ai quali sia stata omessa l'obbligatoria traduzione. La giurisprudenza sul punto ha ribadito i principi già deducibili dalle pronunce delle Sezioni Unite in materia, affermando che, qualora sia applicata una misura cautelare personale nei confronti di un cittadino straniero che non è in grado di comprendere la lingua italiana, l'omessa traduzione del provvedimento determina la sua nullità (a regime intermedio) solo se la predetta circostanza era già nota al momento dell'emissione del titolo cautelare; laddove invece la mancata conoscenza della lingua italiana emerge in un momento successivo, la traduzione dell'ordinanza applicativa della misura dovrà essere richiesta dallo straniero alloglotta nel corso dell'interrogatorio di garanzia ovvero con istanza ex art. 299, con la possibilità di proporre appello ex art. 310 in caso di rigetto, mentre il termine per proporre la richiesta di riesame avverso il titolo cautelare, ai sensi dell'art. 309, decorrerà dall'avvenuta traduzione del titolo stesso (Cass. VI, n. 50766/2014); in particolare, laddove la mancata conoscenza della lingua italiana emerga nel corso dell'interrogatorio di garanzia, tale situazione va equiparata a quella di assoluto impedimento regolata dall'art. 294, comma 2, sicché il giudice deve disporre la traduzione del provvedimento coercitivo in un termine congruo, ed il termine per l'interrogatorio decorre nuovamente dalla data di deposito della traduzione, con la conseguente perdita di efficacia della misura in caso di omesso interrogatorio entro il termine predetto, ovvero di traduzione disposta o effettuata in un termine «incongruo» (Cass. II, n. 14990/2015; Cass. IV, n. 33802/2017). La proposizione della richiesta di riesame, pur se ad opera del difensore, ha effetti sananti della nullità conseguente all'omessa traduzione dell'ordinanza cautelare personale nella lingua conosciuta dall'indagato alloglotta, anche a seguito della riformulazione dell'art. 143, sempre che l'impugnazione non sia stata presentata solo per dedurre la mancata traduzione ovvero per formulare ulteriori questioni pregiudiziali di carattere strettamente procedurale (Cass. III, n. 7056/2015). Anche a seguito dell'entrata in vigore del d.lgs. n. 32/2014 la traduzione scritta dell'ordinanza applicativa di misura cautelare personale, emessa all'esito di udienza di convalida alla quale lo straniero alloglotta in stato di fermo o arresto abbia partecipato con la regolare assistenza di un interprete, non è necessaria in quanto l'indagato è stato reso edotto degli elementi di accusa a suo carico ed è posto in grado di proporre ricorso al tribunale del riesame (Cass. I, n. 48299/2014; Cass. I, n. 6623/2016). Deposito degli attiIl comma 3 dell'art. 293 prevede che le ordinanze cautelari, successivamente alla notifica o all'esecuzione, sono depositate nella cancelleria del giudice che le ha emesse, unitamente alla richiesta del pubblico ministero e agli atti presentati con la stessa. Il difensore ha diritto di esaminare e di estrarre copia dei verbali delle comunicazioni e conversazioni intercettate di cui all'art. 291, comma 1. Quest'ultima disposizione è stata introdotta dal d.l.30 dicembre 2019, n. 161, come modificato in sede di conversione dalla l. 28 febbraio 2020, n. 7; (il d.l. n. 28/2020, convertito con modificazioni dalla l. n. 70/2020, prevede che tale disposizione si applichi « ai procedimenti penali iscritti successivamente al 31 agosto 2020). Deve osservarsi, peraltro, che d'altro canto, il diritto del difensore di ascoltare le registrazioni di conversazioni o comunicazioni intercettate e di estrarre copia dei "files" audio costituiva già un approdo giurisprudenziale consolidato (Cass. S.U., n. 20300/2010 e, da ultimo, Cass. III, n. 57195/2017), che aveva ravvisato nella compressione di tale diritto una nullità di ordine generale a regime intermedio prevista dall'art. 178, lett. c), in conformità al dettato della Corte costituzionale (Corte cost. n. 192/1997), che aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma in esame nella parte in cui non prevedeva la facoltà per il difensore di estrarre copia, insieme all'ordinanza che ha disposto la misura cautelare, della richiesta del pubblico ministero e degli atti presentati con la stessa, in quanto, con riferimento alla violazione del diritto di difesa — posto che la ratio dell'istituto del deposito degli atti in cancelleria a disposizione delle parti dovrebbe, di regola, comportare necessariamente, insieme al diritto di prenderne visione, la facoltà di estrarne copia, considerando che al contenuto minimo del diritto di difesa, ravvisabile nella conoscenza degli atti depositati mediante la loro visione, dovrebbe accompagnarsi autonomamente, salvo che la legge disponga diversamente, la facoltà di estrarne copia, al fine di agevolare le ovvie esigenze del difensore di disporre direttamente e materialmente degli atti per preparare la difesa e utilizzarli nella redazione di richieste, memorie, motivi di impugnazione; e che la ratio della modifica introdotta dalla l. n. 332/1995 è quella di consentire al difensore pieno accesso agli atti depositati dal p.m., sul presupposto che, dopo l'esecuzione della misura cautelare, non sussistano ragioni di riservatezza tali da giustificare limitazioni al diritto di difesa e che, al contrario, dopo la predetta esecuzione deve essere consentito il pieno esercizio del diritto medesimo, assicurando al difensore la più ampia e agevole conoscenza degli elementi su cui si è fondata la richiesta del p.m., al fine di rendere attuabile una adeguata e informata assistenza all'interrogatorio della persona sottoposta alla misura cautelare ex art. 294, nonché di valutare con piena cognizione di causa quali siano gli strumenti più idonei per tutelare la libertà personale del proprio assistito, dalla richiesta di riesame ovvero di revoca o sostituzione della misura alla proposizione dell'appello — la mera conoscenza degli atti depositati dal p.m., non accompagnata dal diritto di estrarne copia, rappresenta una ingiustificata limitazione del diritto di difesa, tenuto conto che la disciplina limitativa non trova ragione né nell'esigenza di riservatezza, superata dall'esecuzione della misura, né nel timore che le operazioni di rilascio delle copie possano interferire con i termini rapidi e vincolanti previsti per l'interrogatorio e, poi, per la presentazione e la decisione del riesame, essendo evidente che né il difensore potrà pretendere, né' l'autorità giudiziaria potrà concedere dilazioni di tali termini ove risulti materialmente impossibile procedere alla fotocopia di tutti gli atti richiesti entro le rigide cadenze previste per l'interrogatorio e per l'udienza di riesame; ed in quanto, con riferimento alla violazione del principio di uguaglianza, deve rilevarsi la diversità di trattamento prevista dall'art. 293, comma 3, rispetto al riconoscimento della facoltà di estrarre copia stabilito dall'art. 309, comma 8, nel caso in cui sia stata presentata richiesta di riesame.
Il deposito nella cancelleria del giudice, a norma del comma 3 dell'art. 293, dell'ordinanza applicativa, della richiesta del P.M. e degli atti con essa presentati deve precedere l'interrogatorio della persona sottoposta a misura cautelare, prescritto dall'art. 294, a pena di nullità a carattere intermedio e dunque deducibile solo fino al compimento dell'atto, che comporta la perdita di efficacia della misura ai sensi dell'art. 302 (Cass. S.U., n. 26798/2005; da ultimo, Cass. VI, n. 18840/2018). Sussiste, altresì, in capo alla difesa, che intenda far valere la nullità dell'interrogatorio derivante dall'omesso deposito degli atti ex art. 293, comma 3, un onere di produzione di una specifica documentazione da cui possa con certezza ricavarsi l'omesso adempimento degli incombenti prescritti dalla norma (Cass. I, n. 42302/2007: nella specie, il difensore dell'imputato lamentava di non avere potuto prendere cognizione degli atti posti a fondamento dell'ordinanza cautelare, in quanto essi erano stati depositati in cancelleria alle ore 12 del giorno precedente l'interrogatorio, ma non aveva prodotto documentazione idonea a comprovare l'omesso o tardivo deposito degli atti, né aveva contestato la circostanza che gli uffici di cancelleria erano rimasti aperti in orario pomeridiano proprio al fine di consentire al legale di prenderne visione; Cass. VI, n. 13309/2018: fattispecie nella quale il difensore dell'imputato non aveva prodotto elementi idonei a comprovare l'omesso deposito degli atti posti a fondamento dell'ordinanza cautelare, omettendo di confrontarsi con quanto indicato dal g.i.p., al termine dell'interrogatorio di garanzia, secondo il quale l'ordinanza cautelare era "consultabile dai difensori unitamente agli atti su cui la stessa ordinanza si fonda"). Le Sezioni Unite sopra citate hanno, peraltro, precisato che la notifica dell'avviso al difensore circa l'intervenuto deposito degli atti non condiziona la validità dell'interrogatorio, ma la sola decorrenza del termine per l'eventuale impugnazione del provvedimento cautelare (così anche Cass. VI, n. 10854/2007 ; Cass. VI, n. 13309/2018). La giurisprudenza ha, inoltre, precisato che non dà luogo a nullità dell'interrogatorio della persona sottoposta a misura cautelare l'insufficienza del tempo concesso alla difesa per la consultazione degli atti previamente depositati, in considerazione della loro vastità e complessità, essendo preminente l'interesse a provocare un immediato contatto tra l'indagato e il giudice della cautela per la verifica dei presupposti per la privazione della libertà, in relazione al quale le esigenze della difesa di consultare approfonditamente gli atti depositati possono essere salvaguardate con la presentazione di una istanza di differimento dell'interrogatorio entro il termine inderogabile di cinque giorni ex art. 294 (Cass. 1, n. 30733/2007; Cass. I, n. 27833/2013; Cass. II, n. 44902/2014).
Obblighi di comunicazione e altri adempimentiIl comma 4-bis aggiunto dal comma 2 dell'art. 15-bis d.l. 4 ottobre 2018, n. 113, convertito con modificazioni in l. 1 dicembre 2018, n. 132, ha introdotto, con riferimento alle ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di madre di prole di età minore, un particolare obbligo di comunicazione al procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni, al fine di consentire a quest'ultimo di adottare i provvedimenti necessari a tutela del minore. L'art. 15 comma 1 del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48 ha riformulato il testo degli articoli 146 e 147 c.p., nel senso che nell'ipotesi in cui sussistano esigenze di eccezionale rilevanza per la madre di prole di età non superiore a tre anni il giudice valuta la possibilità di far eseguire la pena in un istituto di custodia attenuata per detenute madri, mentre per la donna incinta o madre di prole di età inferiore ad un anno l'esecuzione deve avvenire comunque presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri. Si è reso, dunque, indispensabile modificare, con il comma 2 dello stesso articolo, l' articolo 276-bis c.p.p., e con il comma 3, anche l'articolo 285-bis c.p.p. ai cui commenti si rinvia. Anche le modifiche del presente articolo 293, come i successivi articoli 386 e 558 del codice di procedura penale (articolo 15, commi 4, 5 e 6) sono finalizzate ad armonizzare le disposizioni in materia di arresto e fermo e adempimenti esecutivi della polizia giudiziaria nonché in materia di giudizio direttissimo alla nuova disciplina dettata in materia di misure cautelari nei confronti delle detenute madri, con disposizioni che, anche in questo caso, distinguono la posizione della donna incinta o madre di prole di età inferiore ad un anno rispetto a quella della madre di prole di età superiore ad un anno e inferiore a tre anni, secondo la nuova impostazione degli articoli 146 e 147 del codice penale, come riformulati dal comma 1. BibliografiaAprile, Le misure cautelari nel processo penale, Milano, 2006; Scalfati (a cura di), Le misure cautelari, in Trattato di procedura penale, diretto da Spangher, Torino, 2008; Spangher, Le misure cautelari personali, in Procedura penale teoria e pratica del processo, Torino, 2015; Zappalà,Le misure cautelari, in Siracusano- Galati- Tranchina- Zappalà, Diritto processuale penale, I, Milano, 2011, |