Codice di Procedura Penale art. 294 - Interrogatorio della persona sottoposta a misura cautelare personale 1 21. Fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento, il giudice che ha deciso in ordine all'applicazione della misura cautelare, se non vi ha proceduto ai sensi dell'articolo 291, comma 1-quater, oppure nel corso dell'udienza di convalida [391] dell'arresto o del fermo di indiziato di delitto, procede all'interrogatorio [64, 65] della persona in stato di custodia cautelare in carcere [285] immediatamente e comunque non oltre cinque giorni dall'inizio dell'esecuzione della custodia [297, 302], salvo il caso in cui essa sia assolutamente impedita [3131] .34. 1- bis . Se la persona è sottoposta ad altra misura cautelare, sia coercitiva che interdittiva, l'interrogatorio deve avvenire non oltre dieci giorni dalla esecuzione del provvedimento o dalla sua notificazione [302]. Il giudice, anche d'ufficio, verifica che all'imputato in stato di custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari sia stata data la comunicazione di cui all'articolo 293, comma 1, o che comunque sia stato informato ai sensi del comma 1-bis dello stesso articolo, e provvede, se del caso, a dare o a completare la comunicazione o l'informazione ivi indicate5. 1- ter . L'interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare [284, 285, 286] deve avvenire entro il termine di quarantotto ore se il pubblico ministero ne fa istanza nella richiesta di custodia cautelare.6.
2. Nel caso di assoluto impedimento, il giudice ne dà atto con decreto motivato e il termine per l'interrogatorio decorre nuovamente dalla data in cui il giudice riceve comunicazione della cessazione dell'impedimento o comunque accerta la cessazione dello stesso. 3. Mediante l'interrogatorio il giudice valuta se permangono le condizioni di applicabilità e le esigenze cautelari previste dagli articoli 273, 274 e 275. Quando ne ricorrono le condizioni, provvede, a norma dell'articolo 299, alla revoca o alla sostituzione della misura disposta7. 4. Ai fini di quanto previsto dal comma 3, l'interrogatorio è condotto dal giudice con le modalità indicate negli articoli 64 e 65. Al pubblico ministero e al difensore, che ha obbligo di intervenire, è dato tempestivo avviso del compimento dell'atto. Il giudice può autorizzare la persona sottoposta a misura cautelare e il difensore che ne facciano richiesta a partecipare a distanza all'interrogatorio.8. 4- bis . Quando la misura cautelare è stata disposta dalla corte di assise o dal tribunale, all'interrogatorio procede il presidente del collegio o uno dei componenti da lui delegato 910.
5. Per gli interrogatori da assumere nella circoscrizione di altro tribunale, il giudice, o il presidente, nel caso di organo collegiale, qualora non ritenga di procedere personalmente e non sia possibile provvedere ai sensi del terzo periodo del comma 4, richiede il giudice per le indagini preliminari del luogo 11. 6. L'interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare [284, 285, 286] da parte del pubblico ministero non può precedere l'interrogatorio del giudice12. 6- bis . Alla documentazione dell'interrogatorio si procede anche con mezzi di riproduzione audiovisiva o, se ciò non è possibile a causa della contingente indisponibilità di mezzi di riproduzione audiovisiva o di personale tecnico, con mezzi di riproduzione fonografica. E' fatta salva l'applicazione dell'articolo 133-ter, comma 3, terzo periodo, nei casi in cui è autorizzata la partecipazione a distanza all'interrogatorio13 .
[1] Rubrica sostituita dall'art. 11, comma 1, lett. a) l. 8 agosto 1995, n. 332. [2] Per talune disposizioni per favorire l'esercizio dell'attività giurisdizionale nella vigenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, in particolare per il collegamento da remoto per la partecipazione alle udienze o nel corso delle indagini preliminari vedi l'art. 23, commi 2 e 4 , del d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 176. Da ultimo, v. art. 16, comma 1, d.l. 30 dicembre 2021, n. 228, conv., con modif., in l. 25 febbraio 2022, n. 15, che stabilisce che « Le disposizioni di cui all'articolo 221, commi 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 10 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nonché le disposizioni di cui all'articolo 23, commi 2, 6, 7, 8, primo, secondo, terzo, quarto e quinto periodo, 8-bis, primo, secondo, terzo e quarto periodo, 9, 9-bis e 10, e agli articoli 3-bis, commi 1, 2, 3, 4 e 7, e 24 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, in materia di processo civile e penale, continuano ad applicarsi fino alla data del 31 dicembre 2022»; v. anche art. 16, comma 2, d.l. n. 228, cit. [3] Le parole «ai sensi dell'articolo 291, comma 1-quater, oppure» sono state inserite dall'art. 2, comma 1, lett. g), n. 1, l. 9 agosto 2024, n. 114. Precedentemente il comma era stato modificato dall'art. 13 d.lgs. 14 gennaio 1991, n. 12 ; dall'art. 11, comma 1, lett. b) l. 8 agosto 1995, n. 332 e dall'art. 2, comma 1, lett. a) d.l. 22 febbraio 1999, n. 29, conv., con modif., in l. 21 aprile 1999, n. 109. V., inoltre, l'art. 4, d.l. n. 29/1999, cit. [4] La Corte cost., con sentenza 3 aprile 1997, n. 77 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 294, comma 1 «nella parte in cui non prevede che, fino alla trasmissione degli atti al giudice del dibattimento, il giudice proceda all'interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare in carcere immediatamente e comunque non oltre cinque giorni dall'inizio di esecuzione della custodia». La Corte cost., con sentenza 17 febbraio 1999, n. 32, ha nuovamente dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 2941, «nella parte in cui non prevede che fino all'apertura del dibattimento il giudice proceda all'interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare in carcere». La Corte cost., con sentenza 17 febbraio 1999, n. 32, ha nuovamente dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 2941, «nella parte in cui non prevede che fino all'apertura del dibattimento il giudice proceda all'interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare in carcere». [5] Comma inserito dall' art. 11, comma 1, lett. c) l. 8 agosto 1995, n. 332 e successivamente modificato dall'art. 1, comma 1, lett. c), d.lg. 1° luglio 2014, n. 101, che ha aggiunto l'ultimo periodo. [6] Comma inserito dall' art. 11, comma 1, lett. c) l. 8 agosto 1995, n. 332 . [7] Comma modificato dall' art. 11, comma 1, lett. d) l. 8 agosto 1995, n. 332 . [8] Comma sostituito dall' art. 12, comma 1, l. 1° marzo 2001, n. 63. Successivamente l'articolo 13, comma 1, lett. b) num. 1) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 ha modificato il presente comma aggiungendo, in fine, il seguente periodo: «Il giudice può autorizzare la persona sottoposta a misura cautelare e il difensore che ne facciano richiesta a partecipare a distanza all'interrogatorio.». per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. [9] Comma inserito dall'art. 2, comma 1, lett. b) d.l. 22 febbraio 1999, n. 29, conv., con modif., in l. 21 aprile 1999, n. 109. V., inoltre, l'art. 4, d.l. n. 29/1999, cit. [10] L'art. 2, comma 1, lett. g), n. 2, l. 9 agosto 2024, n. 114, ha disposto l'inserimento delle parole «dal collegio di cui all'articolo 328, comma 1-quinquies,» dopo la parola: «disposta». Ai sensi dell'art. 9, comma 1, della l. n. 114/2024 cit., la presente disposizione si applica decorsi due anni dalla data di entrata in vigore della citata legge (25 agosto 2026). [11] Comma modificato dall'art. 2, comma 1, lett. b) d.l. 22 febbraio 1999, n. 29, conv., con modif., in l. 21 aprile 1999, n. 109. V., inoltre, l'art. 4, d.l. n. 29/1999, cit. Successivamente l'articolo 13, comma 1, lett. b) num. 2) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 ha modificato il presente comma inserendo dopo le parole: «procedere personalmente» le seguenti: «e non sia possibile provvedere ai sensi del terzo periodo del comma 4,»; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. [12] Comma sostituito dall' art. 11, comma 1, lett. e) l. 8 agosto 1995, n. 332 . [13] Comma inserito dall'articolo 13, comma 1, lett. b) num. 3) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoLa Corte costituzionale, con più decisioni aventi ad oggetto l'art. 294 (Corte cost. n. 77/1977; Corte cost. n. 32/1999; Corte cost. n. 95/2001), ha contribuito in modo determinante a rendere più incisive le garanzie della difesa assicurate dall'interrogatorio della persona sottoposta a misura cautelare, ampliandone la portata e l'ambito di applicabilità. Tali decisioni sono state recepite in successive modifiche legislative che hanno dato all'istituto la complessiva disciplina risultante dall'attuale testo dell'articolo (sul punto v. Santoriello 1257 ss). Obbligo di interrogatorio
In genere L'art. 294 stabilisce che il giudice che ha deciso in ordine all'applicazione della misura cautelare, se non vi ha proceduto nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto o del fermo di indiziato di delitto, procede all'interrogatorio, all'evidente fine di garantire il diritto di difesa mediante l'instaurazione immediata del contraddittorio a fronte di un provvedimento adottato inaudita altera parte. L'art. 302 sanziona il mancato esperimento dell'interrogatorio con la perdita di efficacia della misura cautelare a prescindere dalla sua natura custodiale, così come precisato dalla Corte costituzionale (Corte cost. n. 95/2001), che ha dichiarato costituzionalmente illegittimo, per violazione degli artt. 3 e 24 Cost., l'art. 302, nella parte in cui non prevede che le misure cautelari coercitive, diverse dalla custodia cautelare, e quelle interdittive, perdono immediatamente efficacia se il giudice non procede all'interrogatorio entro il termine previsto dall'articolo 294, comma 1-bis. Infatti, una volta riconosciuta la identità della funzione che l'interrogatorio dispiega in relazione a tutte le misure cautelari personali, posto che anche quelle coercitive, diverse dalla custodia cautelare e quelle interdittive limitano la libertà della persona, incidono negativamente sulla sua attività di lavoro e costituiscono un consistente impedimento alla vita sociale, non può non essere identica per tutte le misure cautelari personali la sanzione processuale nel caso in cui l'interrogatorio non venga compiuto nel termine prescritto. V. anche sub art. 302, § 1 Casi di esclusione dell'obbligo Il comma 1 dell'art. 294 prevede espressamente, a seguito della modifica introdotta dall'art. 13 d.lgs. n. 12/1991 in conformità agli orientamenti giurisprudenziali espressi sul punto, che l'obbligo del giudice di procedere all'interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare non sussiste se l'interrogatorio si sia già svolto nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto o del fermo. Si è posto, peraltro, il problema se, nell'ipotesi di arresto o fermo non convalidati, la contestazione nel corso dell'udienza camerale di reati diversi da quello per cui era avvenuto l'arresto e l'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare solo per questi ultimi, renda necessario un apposito interrogatorio di garanzia. Una prima risposta in senso positivo è stata data dalla giurisprudenza, che ha ritenuto non potersi considerare idoneo a soddisfare le esigenze di difesa l'interrogatorio effettuato in occasione dell'udienza di convalida relativamente ad un diverso episodio (Cass. II, n. 22539/2001); questo orientamento giurisprudenziale ravvisa una grave lesione del diritto di difesa ove fosse consentita l'inversione della cadenza processuale stabilità dall'art. 294, secondo cui l'interrogatorio di garanzia segue e non precede l'applicazione della misura cautelare, al di fuori «delle ipotesi eccezionali» espressamente previste dell'arresto e del fermo. In contrasto con tale orientamento, è stato, invece, affermato che, qualora all'esito dell'udienza di convalida, il giudice per le indagini preliminari emetta un'ordinanza cautelare per un reato diverso da quello per cui si è proceduto all'arresto o al fermo, non è necessario un ulteriore interrogatorio dell'indagato, ai sensi dell'art. 294, comma 1, a condizione che nell'udienza di convalida sia stato pienamente rispettato il contraddittorio tra le parti, attraverso la contestazione dell'ulteriore imputazione e l'accesso agli atti da parte della difesa, e, nel corso di detta udienza, l'indagato sia stato interrogato anche su tale diverso reato (Cass. II, n. 9904/2018 ; Cass. VI, 49944/2018). Tale norma è stata ritenuta conforme alla Costituzione dalla Corte costituzionale che ha dichiarato manifestamente infondata, con riferimento agli artt. 3, comma 1 (in relazione all'art. 293, comma 3), e 24, comma 2, Cost., la questione di legittimità costituzionale dell'art. 294, comma 1, c.p.p. introdotta dall'art. 13 d.lgs. 14 gennaio 1991, n. 12, nella parte in cui preclude al giudice di procedere all'«interrogatorio di garanzia» nei casi in cui abbia già interrogato l'arrestato o il fermato nel corso dell'udienza di convalida, in quanto — posto che la norma censurata risponde all'evidente, quanto ragionevole, esigenza di evitare un'inutile duplicazione di attività processuali, realizzandosi anticipatamente in sede di convalida le finalità di garanzia poste a base dell'interrogatorio dell'imputato — il richiamo all'art. 293, comma 3. appare inconferente, tenuto conto della diversità delle situazioni poste a raffronto, ed in quanto l'interrogatorio in sede di convalida risulta, considerato il complessivo contesto in cui l'udienza relativa si svolge, in grado di soddisfare compiutamente l'esigenza di tutela dell'indagato anche con riferimento alla misura disposta, così da escludere qualsivoglia lesione del diritto di difesa (Corte cost. n. 16/1999). La giurisprudenza ha precisato che, conservando l'indiziato (o l'indagato) la facoltà di non rispondere, è sufficiente per l'espletamento dell'interrogatorio che la competente autorità giudiziaria, premessa l'osservanza delle garanzie difensive all'uopo prescritte, ponga l'indagato nelle condizioni di esporre quanto egli ritiene utile per la propria difesa, in relazione al fatto-reato che gli viene addebitato; soddisfatte tali condizioni, l'interrogatorio cui si è proceduto consegue ogni scopo processuale che vi è connesso, indipendentemente dal concreto comportamento del soggetto interrogato e dall'eventuale esercizio della facoltà di non rispondere (Cass. I, n. 3564/1991; Cass. II, n. 2222/1998). È stato ulteriormente chiarito che l'illegittimità del fermo o dell'arresto non rende invalido l'interrogatorio che sia stato espletato nel corso dell'udienza di convalida, dal momento che l'art. 294, comma 1 prescinde dalla convalida del fermo o dell'arresto allorché prevede che l'interrogatorio effettuato in quell'udienza esime il giudice dall'obbligo di provvedervi dopo l'adozione della misura cautelare (Cass. V, n. 3719/1994). Qualora il giudice che ha ricevuto gli atti da quello dichiaratosi incompetente rinnovi, ai sensi dell'art. 27, l'ordinanza cautelare precedentemente emessa, non ha l'obbligo di espletare nuovamente l'interrogatorio di garanzia, a meno che, con la nuova ordinanza, non siano contestati nuovi fatti ovvero il provvedimento sia fondato su indizi o su esigenze cautelari in tutto o in parte diversi da quelli posti a fondamento della ordinanza emessa dal giudice incompetente, nel qual caso si rende necessario un nuovo interrogatorio ai sensi dell'art. 294. Se, tuttavia, il vizio attiene solo ad una parte distinta ed autonoma della contestazione, il provvedimento perde efficacia nella parte viziata ma rimane valido in quella non inficiata (Cass. S.U., n. 39618/2001; Cass. VI, n. 35887/2004; Cass. II, n. 16048/2005; Cass. V, n. 3399/2010; Cass. V, n. 48246/2016; Cass. VI, n. 2057/2018). È stato precisato che per fatti nuovi necessitanti un ulteriore interrogatorio di garanzia da parte del giudice competente vanno intesi quelli in grado di incidere sensibilmente, sia in termini di diversità che di ulteriorità, sulla conformazione ontologica dell'episodio addebitato, dovendosi pertanto escludere le specificazioni di singole e collaterali modalità del fatto (Cass. IV, n. 13251/2004). L'inefficacia della misura cautelare disposta da un giudice incompetente, dovuta ad omesso rispetto del termine imposta dall'art. 27, non impedisce al giudice competente di emettere una nuova misura cautelare sulla base degli stessi elementi (Cass. VI, n. 1056/2013); in tal caso è stato affermato che non è necessario procedere a un nuovo interrogatorio dell'indagato, sempre che non gli siano contestati fatti nuovi ovvero il provvedimento non sia fondato su indizi o esigenze cautelari in tutto o in parte diversi rispetto a quelli posti a fondamento dell'ordinanza emessa dal giudice incompetente (Cass. V, n. 43281/2008). Nel caso di emissione di nuova misura cautelare custodiale conseguente ad una dichiarazione di inefficacia, ai sensi dei commi 5 e 10 dell'art. 309, di quella precedente, il giudice per le indagini preliminari non è tenuto ad interrogare l'indagato prima di ripristinare nei suoi confronti il regime custodiale né a reiterare l'interrogatorio di garanzia successivamente all'esecuzione della nuova misura, sempre che tale adempimento sia stato in precedenza regolarmente espletato e sempre che l'ultima ordinanza cautelare non contenga elementi nuovi e diversi rispetto alla precedente (Cass. S.U., n. 28270/2014). L'obbligo dell'interrogatorio di garanzia sussiste solo fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento, come previsto espressamente dal comma 1 dell'art. 294, come modificato dal d.l. n. 29/1999, a seguito della sentenza della Corte costituzionale che aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'originaria versione della norma nella parte in cui prevedeva tale obbligo solo nel corso delle indagini preliminari e non anche fino alla trasmissione degli atti al giudice del dibattimento(Corte cost. n. 77/1997), rectius fino all'apertura del dibattimento (Corte cost. n. 32/1999). La ratio prima della decisione della Corte costituzionale e, poi, della norma che vi ha dato attuazione si ravvisa in ciò che, dopo che è stata introdotta la fase dibattimentale, non è necessario procedere all'interrogatorio di garanzia ex art. 294 in quanto il diretto contatto tra il giudice ed il soggetto sottoposto a custodia consente nella pienezza del contraddittorio la più ampia possibilità di controllo circa la sussistenza dei presupposti della cautela. È stato, altresì, precisato che l'effettività della garanzia de libertate realizzata con il dibattimento non viene meno laddove sia dichiarata la nullità degli atti del giudizio, che non rileva nel procedimento incidentale di applicazione della misura se non ai limitati fini di determinare una nuova decorrenza dei termini custodiali massimi di fase (Cass. II, n. 46859/2004; Cass. III, n. 37826/2007; Cass. VI, n. 49995/2017). Successivamente, la stessa Corte costituzionale ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 294, comma 1, e 302, nella parte in cui non prevedono l'obbligo dell'interrogatorio di garanzia della persona in stato di custodia cautelare anche dopo la dichiarazione di apertura del dibattimento in riferimento agli artt. 3 e 24, comma 2, Cost., avuto riguardo alle peculiarità che caratterizzano la fase del dibattimento ed alla adeguatezza del livello di garanzie de libertate apprestato in esso dal sistema (Corte cost. n. 230/2005). Su tali basi la giurisprudenza della Corte di cassazione ha affermato che l'ordinanza che ripristina la misura coercitiva a norma dell'art. 300, comma quinto, nei confronti di imputato già prosciolto o assolto in primo grado e poi condannato in appello per lo stesso fatto non comporta l'obbligo di effettuazione dell'interrogatorio di garanzia previsto dall'art. 294, non potendo essere considerata come nuovo provvedimento coercitivo, dato il nesso necessario e indissolubile che la lega a quella che ha disposto la precedente misura (Cass. I, n. 41204/2006; nello stesso senso già in precedenza: Cass. I, n. 2220/1998). È stato ulteriormente precisato che qualora la custodia cautelare venga disposta dopo la sentenza di condanna, non è necessario procedere all'interrogatorio di garanzia dell'imputato, perché la cognizione piena di tutte le questioni di merito del giudice del dibattimento e le ampie possibilità della difesa assorbono le finalità dell'interrogatorio di garanzia (Cass. S.U., n. 18190/2009). Non vi è l'obbligo di procedere all'interrogatorio di garanzia neppure in caso d'aggravamento delle esigenze cautelari a norma dell'art. 299, comma 4, mediante la sostituzione della misura applicata con altra più grave ovvero l'applicazione con modalità più gravose (Cass. VI, n. 42696/2007; Cass. III, n. 46087/2008; Cass. VI, n. 41025/2009; Cass. VI, n. 7460/2017; Cass. III, n. 16623/2022; contra: Cass. VI, n. 26681/2007). Le Sezioni Unite della cassazione, infine, hanno affermato che, nell'ipotesi di aggravamento delle misure cautelari personali a seguito della trasgressione alle prescrizioni imposte, il giudice non deve procedere all'interrogatorio di garanzia in alcuno dei casi contemplati dall'art. 276, commi 1 e 1-ter (Cass. S.U., n. 4932/2009), attribuendo rilievo sia al silenzio della disposizione a riguardo sia all'impossibilità di ricorrere ad una interpretazione analogica dell'art. 294 in assenza di una ragione giustificativa, dal momento che, per l'applicazione di una nuova misura a seguito di trasgressione di quella precedentemente imposta, non si debbono valutare né la gravità indiziaria né l'esistenza delle esigenze cautelari, ma soltanto la persistente adeguatezza della misura. La decisione ha incontrato critiche in dottrina, la quale ha sostenuto che, anche in questa ipotesi, l'interrogatorio di garanzia costituisca lo strumento più idoneo a soddisfare il diritto di difesa dell'imputato, assicurando quell'esigenza di immediatezza essenziale alla tutela de libertate (v. Calo', 2048 ss). Risolvendo un contrasto di giurisprudenza, le Sezioni Unite hanno stabilito che, i n caso di applicazione di una misura cautelare coercitiva da parte del tribunale del riesame in accoglimento dell'appello del pubblico ministero avverso la decisione di rigetto del giudice delle indagini preliminari, non è necessario procedere all'interrogatorio di garanzia a pena di inefficacia della misura suddetta (Cass. S.U., n. 17274/ 2020). Giudice competenteAi sensi del comma 1 dell'art. 294, giudice competente a procedere all'interrogatorio di garanzia è quello ha deciso in ordine all'applicazione della misura cautelare e il comma 4-bis dello stesso articolo specifica che, se la misura è stata disposta dalla corte di assise o dal tribunale all'interrogatorio procede il presidente del collegio o uno dei componenti da lui delegato. L'art. 13, comma 1, lett. b) del D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, c.d. “riforma Cartabia”, con disposizione integrativa del comma 4, ha previsto che il giudice possa autorizzare la persona sottoposta a misura cautelare e il difensore che ne facciano richiesta a partecipare a distanza all'interrogatorio (v. i nuovi artt. 133-bis e 133-ter); mentre, con altra disposizione integrativa del comma 5, ha stabilito che la delega ad altro giudice fuori circoscrizione quando “non sia possibile provvedere” con interrogatorio a distanza Nella Relazione allo schema di legge-delega predisposta dalla Commissione Lattanzi si osservava: «Con riguardo alla partecipazione a distanza, si tratta di fare tesoro delle esperienze fatte durante la fase dell'emergenza, per non abbandonare alcuni possibili impieghi della cd. remote justice, che possono non solo assicurare maggiore efficienza e rapidità al procedimento penale, ma anche incrementare le garanzie della difesa. Vi sono infatti situazioni processuali nelle quali la possibilità di eliminare la distanza fisica attraverso la tecnologia del collegamento a distanza si traduce in un compimento più accurato dell'atto processuale: si pensi, solo per fare un esempio, al collegamento in videoconferenza dell'interrogatorio di garanzia del soggetto detenuto in un istituto fuori dalla circoscrizione del Tribunale dove opera il giudice per le indagini preliminari che ha emesso l'ordinanza: nell'ottica dell'indagato in vinculis appare preferibile che a svolgere l'interrogatorio sia il giudice per le indagini preliminari che ha studiato il fascicolo, piuttosto che un giudice che non ne ha mai avuto conoscenza». In difetto di una normativa transitoria ad hoc, le modifiche introdotte dal d. lgs. n. 150 del 2022, in vigore dal 30/12/2022, si applicheranno secondo il principio tempus regit actum. L'interrogatorio, ai sensi del comma 5 dell'art. 294, può anche essere assunto nella circoscrizione di altro tribunale, mediante richiesta al giudice per le indagini preliminari del luogo, qualora il giudice competente non ritenga di procedere personalmente e non sia possbile procedere con interrogatorio a distanza. In tal caso, è stato affermato che se il giudice per le indagini preliminari, delegato ad assumere l'interrogatorio di garanzia proceda in assenza del fascicolo processuale, perché non trasmessogli, non sussiste alcuna invalidità delle attività da lui svolte allorché il giudice medesimo sia stato in grado di effettuare una chiara contestazione dell'addebito e degli elementi di prova a carico dell'indagato, nel rispetto delle disposizioni contenute negli artt.64 e 65 (Cass. I, n. 24811/2001; Cass. II, n. 49211/2003 ; Cass. VI, n. 49538/2009). D'altro canto, l'omessa trasmissione al giudice delegato di tutti gli atti non determina di per sé alcuna nullità quando l'espletamento dell'interrogatorio sia stato preceduto dal deposito degli stessi presso la cancelleria del giudice che ha emesso la misura (Cass. VI, n. 45623/2012). Inoltre, non determina la nullità dell'interrogatorio della persona sottoposta a misura cautelare la ristrettezza del tempo concesso alla difesa per la consultazione degli atti — previamente depositati presso la cancelleria del giudice emittente — in relazione alla considerevole distanza tra il luogo ove gli atti risultano depositati e quello dove deve svolgersi l'interrogatorio, potendo la ristrettezza del tempo per prendere visione degli atti depositati presso la cancelleria del G.i.p. competente essere superata con la richiesta difensiva di rinvio dell'interrogatorio, sia pure nel rispetto del termine inderogabile previsto dall'art. 294 (Cass. I, n. 27833/2013). È stato anche precisato che, nel caso in cui il giudice non ritenga di procedere personalmente, l'individuazione del difensore di ufficio spetta al giudice rogante in quanto competente al compimento dell'atto per cui si procede; spetta invece al giudice delegato emettere l'avviso della fissazione dell'interrogatorio, con l'indicazione del giorno e dell'ora, nonché, eventualmente, la comunicazione di individuazione del difensore di ufficio, disposta dal giudice richiedente (Cass. II, n. 1858/1993; Cass, VI, n. 2917/2000). Termine per l'interrogatorioL'art. 294 fissa precisi limiti temporali entro i quali il giudice deve procedere all'interrogatorio: nel caso di applicazione della misura della custodia in carcere “immediatamente e comunque non oltre cinque giorni dall'inizio dell'esecuzione della custodia”, nel caso di applicazione di altra misura cautelare, sia coercitiva che interdittiva, “non oltre dieci giorni dall'esecuzione del provvedimento o dalla sua notificazione”. Il termine per l'interrogatorio della persona sottoposta a custodia cautelare in carcere deve essere calcolato sulla base dei giorni e senza tenere conto dell'ora in cui ha avuto inizio l'esecuzione della misura (Cass. V, n. 34263/2009). La mancata osservanza del termine comporta la perdita di efficacia della misura cautelare (art. 302, comma 1). Qualora la misura della custodia in carcere sia stata sostituita, nello stesso giorno della sua esecuzione, da quella degli arresti domiciliari, a norma dell'art. 299, essendosi con ciò determinato uno stato di fatto e di diritto diverso da quello carcerario, il termine per l'effettuazione dell'interrogatorio di garanzia non è più quello di cinque giorni, previsto per la custodia in carcere dall'art. 294, comma 1, ma quello di dieci giorni previsto, dal comma 1-bis del medesimo articolo, per le altre misure cautelari personali (Cass. VI, n. 3422/1997). Nel computo del termine di cinque giorni per l'espletamento dell'interrogatorio di garanzia della persona in stato di custodia cautelare in carcere non si tiene conto del giorno in cui è iniziata l'esecuzione della custodia (Cass. VI, n. 10863/2007; Cass. II, n. 26549/2007; Cass. V, n. 15225/2011; Cass. VI, n. 24964/2018). Quando il quinto giorno dalla privazione della libertà cade in un giorno festivo, l'interrogatorio dell'indagato in stato di custodia cautelare può legittimamente svolgersi nel giorno successivo non festivo; in tale ipotesi, infatti, è applicabile la regola generale di cui all'art. 172, commi 3 e 4, secondo cui non si computano l'ora ed il giorno in cui è iniziata la decorrenza del termine il quale, se stabilito a giorni e scadente in un giorno festivo, è prorogato di diritto al giorno successivo non festivo; né l'art. 294, che fissa il termine di cinque giorni per il suddetto incombente, apporta alla disciplina deroghe di sorta, le quali, in ogni caso, secondo il disposto del quarto comma del citato art. 172, potrebbero riguardare esclusivamente i criteri di individuazione del momento iniziale della decorrenza, e non quello finale (Cass. II, n. 4546/1994; Cass. II,n. 36315/2010). Nel caso di arresto o di fermo non seguiti da provvedimento di convalida per omesso interrogatorio dell'indagato ovvero di arrestato o fermato che non abbia reso l'interrogatorio in quanto non abbia potuto o voluto comparire nella udienza in cui la convalida è stata decisa, ai quali abbia fatto seguito l'applicazione della custodia cautelare, il termine perentorio di cinque giorni entro il quale, a norma dell'art. 294, comma 1, il giudice per le indagini preliminari deve procedere all'interrogatorio decorre dal momento in cui ha avuto inizio l'esecuzione del provvedimento che ha disposto la custodia (Cass. S.U. , n. 3/1994); uguale decorrenza è stata affermata anche in caso di nullità dell'interrogatorio reso nell'udienza di convalida (Cass. II, n. 48248/2003; Cass. VI, n. 38006/2005). In caso di estradizione dall'estero, il termine di cinque giorni per procedere all'interrogatorio dell'arrestato, finalizzato alla verifica da parte del giudice italiano della permanenza delle condizioni di applicabilità della misura e delle esigenze cautelari, va calcolato dal momento di consegna dell'estradato alle autorità nazionali; qualora l'imputato sia già stato interrogato per rogatoria all'estero è comunque indispensabile che entro il termine suddetto il giudice italiano prenda cognizione dell'interrogatorio al fine di effettuare la detta verifica (Cass. VI, n. 5176/1998; Cass. V, n. 35888/2009). Con riferimento al mandato di arresto europeo, nonostante il richiamo operato nell'art. 9, comma 5 della l. n. 69/2005 alle disposizioni del titolo I del libro IV del codice di procedura penale, l'audizione dell'arrestato da parte del presidente della Corte di appello o di un magistrato da lui delegato esclude la necessità di un nuovo interrogatorio di garanzia ex art. 294, il cui espletamento è da ritenere incompatibile con il sistema processuale speciale introdotto dalla legge su menzionata, atteso che la funzione dell'audizione della persona arrestata, oltre a quella di verificare la sussistenza dei presupposti per l'arresto, è anche quella di consentire una prima difesa davanti all'autorità giudiziaria in ordine alla convalida ed al giudizio cautelare (Cass. VI, n. 25708/2011; Cass. VI, n. 26416/2012; Cass. F, n. 23951/2020). L'art. 294, comma 1, in fine, e comma 2, prevedono che l'interrogatorio possa essere differito nel solo caso di impedimento assoluto dell'imputato a renderlo, accertato come tale e riportato in un decreto motivato del giudice affinché non vi siano motivi o ragioni di dubbio o di controversie riguardo alla sua sussistenza ed entità; in tal caso il termine per l'interrogatorio decorre nuovamente dalla data in cui il giudice riceve comunicazione della cessazione dell'impedimento o comunque accerta la cessazione dello stesso. Alla mancanza di tale decreto consegue la perdita di efficacia della misura ai sensi dell'art. 302 (Cass. IV, n. 1327/1999). Il decreto con il quale il giudice dà atto dell'assoluto impedimento a procedere all'interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare e lo rinvii fino a cessazione dell'impedimento stesso, va ritenuto inoppugnabile in base al principio di tassatività dei mezzi di gravame. Né la sottoponibilità a censura di tale provvedimento potrebbe farsi discendere dall'art. 111 Cost. Infatti, l'obbligo di motivare il differimento dell'interrogatorio non è funzionale all'attribuzione di una legittimazione al gravame, ma si collega esclusivamente all'esigenza di predisporre un regime di controllo «interno», al fine di verificare se il potere discrezionale sia stato correttamente esercitato dal giudice e di predisporre rimedi di ordine extraprocessuale nel caso di uso improprio di tale potere; per un altro verso, la funzione di garanzia assegnata all'interrogatorio previsto dal citato art. 294 (e, conseguentemente, al suo differimento) non implica alcun coinvolgimento della relativa disciplina nell'area dell'art. 13 Cost., non derivando dall' espletamento di esso alcuna diretta conseguenza sulla libertà personale, in quanto soltanto l'assenza dell'interrogatorio nel prescritto termine di cinque giorni e non pure il mancato espletamento di esso in conseguenza del provvedimento motivato di differimento comporta la cessazione dello status custodiae (Cass. VI, n. 1824/1992; Cass. VI, n. 42532/2012). Avviso dell'interrogatorio al difensoreGiova premettere che l'intervento del difensore, previsto inizialmente come mera facoltà, è, a seguito della modifica normativa introdotta dall'art. 12 l. n. 63/2001, ora necessario, derivando da tale obbligatorietà anche l'applicazione della previsione di cui all'art. 97 comma 4, in relazione alla necessità di designazione di un difensore d'ufficio. Il comma 4 dell'art. 294 stabilisce che del compimento dell'interrogatorio è “dato tempestivo avviso” al difensore, oltre che al pubblico ministero. La giurisprudenza ha precisato che, in tema di avvisi al difensore, nei casi in cui, ricorrendo una situazione di urgenza, la legge, in luogo di prevedere la «notifica» dell'avviso, si limiti a stabilire che lo stesso deve essere «dato» al difensore, deve ritenersi sufficiente procurare al destinatario dell'avviso l'effettiva conoscenza della notizia, anche se questa è comunicata con forme diverse da quelle prescritte per le notificazioni. Peraltro, quando non sia possibile procurare tale conoscenza «effettiva», è solo la conoscenza «legale» che può far ritenere osservata la norma che prescrive l'avviso, sicché in tal caso occorre usare le forme stabilite per le notificazioni, che costituiscono il mezzo normalmente previsto dal legislatore per portare a conoscenza delle persone atti del procedimento da compiere o già compiuti. Sulla scorta di tale principio la disposizione di cui all'art. 294, comma 4, deve ritenersi osservata quando l'avviso, dato a mezzo telefono, è ricevuto dal difensore personalmente, anche se l'avviso non è seguito dalla conferma mediante telegramma (Cass. S.U., n. 23/1994; Cass. II, n. 44998/2012) e ciò anche nell'ipotesi in cui il messaggio sia stato ricevuto e registrato dalla segreteria telefonica, incombendo sul difensore l'onere di apprenderne il contenuto essenziale (Cass. II, n.5543/1995; Cass. IV, n. 2341/2003); può essere utilizzato qualunque strumento idoneo a comunicare i dati necessari, come il telefax, senza che rilevi la cognizione effettivamente assunta dal destinatario (Cass. VI, n. 26719/2003; Cass. VI, n. 3559/2000; Cass. V, n. 3910/1999). Più in generale, è stato affermato che l'obbligo di avvisare il difensore di fiducia per l'interrogatorio di garanzia è correttamente adempiuto qualora, sussistendo l'esigenza di una rapida verifica in ordine alle condizioni legittimanti la restrizione della libertà personale, siano effettuati ripetuti tentativi di inoltrargli l'avviso a mezzo telefono con ripetute chiamate indirizzate al numero del suo studio senza sortire esito positivo, con la conseguenza che, in tal caso, è legittima la nomina del difensore d'ufficio, e che l'assenza di eccezioni da parte di quest'ultimo o dell'indagato determina comunque la sanatoria di cui all'art. 182, comma 2 (Cass. V, n. 37283/2010). L'avviso al difensore è dovuto a chi ha tale qualità nel momento in cui l'atto è disposto dall'ufficio giudiziario e non anche a chi l'acquista successivamente. L'avviso del compimento di un atto del giudice per le indagini preliminari richiesto dal pubblico ministero è legittimamente dato al difensore che risulti tale al momento della richiesta del P.m., a nulla rilevando la nomina del difensore di fiducia fatta successivamente (Cass. S.U., n. 8/1990). Il mancato avviso al difensore di fiducia nominato tempestivamente, cioè prima che l'interrogatorio di garanzia sia stato disposto dal giudice competente, produce la nullità generale a regime intermedio di cui all'art. 178 lett. c), la quale, se ritualmente dedotta, comporta la declaratoria di invalidità dell'atto e, di conseguenza, l'immediata perdita di efficacia della misura custodiale, a mente dell'art. 302 (Cass. S.U., n. 2/1997). Qualora venga omesso l'avviso dovuto al difensore di fiducia dell'indagato, la nullità derivante da tale omissione è sanata, ove l'indagato stesso rinunci all'assistenza del detto difensore, accettando di essere assistito da un legale d'ufficio e questi non la eccepisca; tale principio opera anche nell'ipotesi in cui la nomina del difensore di fiducia, poi non avvisato, sia stata effettuata da un prossimo congiunto dell'indagato, ai sensi dell'art. 96, comma 3, a condizione, però, che l'indagato risulti con certezza (e non soltanto in via presuntiva), preventivamente informato (anche nei preliminari dell'interrogatorio), dell'avvenuta effettuazione dell'anzidetta nomina (Cass. I, n. 46898/2003; Cass. II, n. 535/2009; Cass. V, n. 47374/2014). Nel caso di nomina di due difensori l'avviso va dato ad entrambi e l'omesso avviso dell'interrogatorio di garanzia ad uno dei due difensori di fiducia nominati dal ricorrente integra una nullità generale a regime intermedio, che rimane sanata, ai sensi dell'art. 182, comma 2 se la parte o uno dei suoi difensori presenti all'atto non la eccepiscono prima del suo compimento (Cass. VI, n. 18220/2003; Cass. VI, n. 17629/2008). Il comma 4 dell'art. 294 prescrive che l'avviso al difensore debba essere “tempestivo”, non prefissando alcun termine tassativo, così implicitamente rimettendosi al giudizio discrezionale del magistrato, in relazione anche al ristretto arco di tempo entro il quale l'interrogatorio deve essere validamente espletato. Peraltro, deve ritenersi «tempestivo» e ritualmente comunicato quell'avviso che ponga la parte in condizione di intervenire e la tempestività va intesa con riferimento alla possibilità non soltanto di essere presente fisicamente (da valutare in relazione alle distanze e ai limiti di tempo), ma anche di compiere tutti gli adempimenti necessari per un'assistenza professionalmente adeguata all'interrogatorio, tra i quali va posto, per il difensore, il colloquio con l'imputato che il codice autorizza a tenere prima dell'interrogatorio stesso, salve le eccezioni stabilite nell'art. 104, comma 3 (Cass. VI, n. 193/1991; Cass. I, n. 1133/1993; Cass., n. 40523/2001; Cass. I, n. 38611/2005; Cass. I, n. 34930/2011; Cass. V, n. 2253/2014). Qualora tra l'avviso dato al difensore di fiducia per presenziare all'interrogatorio dell'assistito e l'espletamento dell'incombente intercorra un lasso di tempo così esiguo da rendere di fatto impossibile la predisposizione di una difesa tecnica adeguata, l'interrogatorio, eseguito alla presenza di un difensore di ufficio designato in assenza di quello fiduciario è viziato da nullità che, se tempestivamente eccepita, determina l'estinzione della misura e l'immediata liberazione del soggetto detenuto (Cass. VI, n. 14585/2007). Modalità dell'interrogatorioPerché non operi la condizione risolutiva dell'efficacia della misura cautelare detentiva, prevista dall'art. 302, comma 1, l'interrogatorio dell'indagato che sia stato sottoposto a misura cautelare deve non solo essere condotto tempestivamente, ma anche secondo le regole formali e sostanziali di cui agli artt. 63 e 64, e cioè con la chiara contestazione dell'addebito, la specificazione degli elementi su cui l'accusa si fonda e l'indicazione delle relative fonti; l'inosservanza di tali regole, anche se dovuta a situazioni contingenti, rende l'interrogatorio una pura formalità inidonea a soddisfare le esigenze difensive tutelate dalle norme suddette e comporta la perdita di efficacia del provvedimento di custodia (Cass. II, n. 3610/1994). La mancata osservanza delle modalità di documentazione (riproduzione fonografica o audiovisiva) dell'interrogatorio previste dall'art. 141-bis non incide sulla validità dell'interrogatorio medesimo agli effetti dell'art. 294, ma solo sulla sua utilizzabilità agli effetti di cui all'art. 141-bis (Cass. VI, n. 3910/2001;Cass. VI, n. 20526/2003). Il nuovo comma 6-bis, introdotto dall'art. 13, comma 1, lett. b) del D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, c.d. “riforma Cartabia”, ha stabilito che «Alla documentazione dell'interrogatorio si procede anche con mezzi di riproduzione audiovisiva o, se ciò non è possibile a causa della contingente indisponibilità di mezzi di riproduzione audiovisiva o di personale tecnico, con mezzi di riproduzione fonografica». Nei casi in cui è autorizzata la partecipazione a distanza è sempre disposta la registrazione audiovisiva. Nella Relazione illustrativa si legge: «In riferimento all'interrogatorio di persona detenuta che si svolga fuori udienza (art. 141-bis ) la delega ha imposto il passaggio dall'attuale equivalenza tra audio e video registrazione alla necessità di impiego in via prioritaria della seconda, sempre facendo salva l'eventualità che manchino i mezzi necessari, ma imponendo in questo caso il ricorso alla perizia od alla consulenza tecnica, data la particolare delicatezza di un atto compiuto fuori udienza e nei confronti di persona in condizioni di particolare soggezione. Sul presupposto che la norma citata valga per ogni tipo di interrogatorio, compreso quello cd. di garanzia (art. 294), quando condotto nei confronti di persona detenuta, si è ritenuto di innalzare la qualità della documentazione anche nei casi in cui sia applicata una misura non coercitiva, e sia ugualmente necessario procedere, appunto, all'interrogatorio di garanzia. Il testo proposto per il comma 6-bis della norma vale appunto in tal senso, pur escludendo l'indefettibilità della videoregistrazione alla luce del minor grado della costrizione subita dall'interessato in punto di libertà personale, e dunque lasciando, ove manchino le risorse, che si ricorra alla “garanzia minima” della fonoregistrazione, come tale introdotta dalla legge delega». In difetto di una normativa transitoria ad hoc, le modifiche introdotte dal d. lgs. n. 150 del 2022, in vigore dal 30/12/2022, si applicheranno secondo il principio tempus regit actum. Divieto di interrogatorio del P.M. prima di quello del giudiceLa disposizione di cui all'art. 294, comma 6, secondo la quale, a seguito della modifica apportata dall'art. 11 l. n. 332/1995, l'interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare da parte del pubblico ministero non può precedere l'interrogatorio del giudice, è riferibile esclusivamente all'ipotesi in cui l'indagato o l'imputato sia privato della libertà personale in seguito a provvedimento coercitivo del giudice, e non anche in seguito ad arresto in flagranza od a fermo; il predetto art. 11, infatti, si è limitato a modificare il comma 6 dell'art. 294, senza introdurre alcuna innovazione nella disciplina dettata dal successivo art. 388 riguardante, appunto, l'interrogatorio dell'arrestato o del fermato da parte del pubblico ministero (Cass. I, n. 6230/1995). Peraltro, è previsto che il P.M. possa fare istanza al giudice di interrogare la persona in stato di custodia cautelare entro il termine di quarantotto ore (art. 294, comma 1-ter). BibliografiaAprile, Le misure cautelari nel processo penale, Milano, 2006; Bricchetti, in Guida dir. 1999, n. 18, 23; Calò, Interrogatorio di garanzia e aggravamento della misura ex art. 276 c.p.p.: ancora molti interrogativi, in Cass. pen. 2010, 2048; Santoriello, La nuova disciplina dell'interrogatorio della persona sottoposta a provvedimento cautelare. Una prima lettura dopo alcune sollecitazioni del giudice costituzionale ed un pronto intervento del legislatore, in Giur. it. 1999, 1257; Scalfati (a cura di), Le misure cautelari, in Trattato di procedura penale, diretto da Spangher, Torino, 2008; Spangher, Le nuove disposizioni sulla competenza per materia e l'interrogatorio di garanzia, in Dir. proc. pen. 1999, 276; Spangher, Le misure cautelari personali, in Procedura penale teoria e pratica del processo, Torino, 2015; Zappalà, Le misure cautelari, in Siracusano- Galati- Tranchina- Zappalà, Diritto processuale penale, I, Milano, 2011. |