Codice di Procedura Penale art. 302 - Estinzione della custodia per omesso interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare 1 .

Franco Fiandanese

Estinzione della custodia per omesso interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare 1.

1. La custodia cautelare [284-286] disposta nel corso delle indagini preliminari2  [326 s.] perde immediatamente efficacia se il giudice [328] non procede all'interrogatorio entro il termine previsto dall'articolo 294. Dopo la liberazione, la misura può essere nuovamente disposta dal giudice, su richiesta del pubblico ministero, previo interrogatorio, allorché, valutati i risultati di questo, sussistono le condizioni indicate negli articoli 273, 274 e 275. Nello stesso modo si procede nel caso in cui la persona, senza giustificato motivo, non si presenta a rendere interrogatorio. Si osservano le disposizioni dell'articolo 294 commi 3, 4 e 5.

 

[1] La Corte cost., con sentenza 4 aprile 2001, n. 95 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente articolo «nella parte in cui non prevede che le misure cautelari coercitive, diverse dalla custodia cautelare, e quelle interdittive perdono immediatamente efficacia se il giudice non procede all'interrogatorio entro il termine previsto dall'articolo 294, comma 1-bis».

[2] La Corte cost., con sentenza 3 aprile 1997, n. 77, ha dichiarato costituzionalmente illegittime le parole «disposta nel corso delle indagini preliminari».

Inquadramento

Il disposto dell'art. 302 è stato ampliato da plurimi interventi della Corte costituzionale, la quale ha esteso la previsione di perdita di efficacia della misura cautelare, nel caso in cui il giudice non provveda all'interrogatorio entro il termine previsto dall'art. 294, a tutte le misure cautelari, sia coercitive che interdittive e non solo alla custodia cautelare (Corte cost. n. 95/2001); inoltre, ha ampliato l'ambito di applicazione della cessazione di efficacia al di là della chiusura della fase delle indagini preliminari (Corte cost. n. 77/1997), fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento (Corte cost. n. 32/1999 e Corte cost. n. 230/2005) o in quello abbreviato fino a quando l'imputato non abbia ancora avuto modo di costituirsi (Cass. V, n. 22801/2010).

La Corte costituzionale ha osservato che posto che l'interrogatorio «di garanzia» previsto dall'art. 294 ha ad esclusivo oggetto la verifica, da parte del giudice, della sussistenza e della permanenza delle condizioni legittimanti la custodia in un'ottica non sempre collegata al contesto indiziario a carico, assumendo particolare rilievo le esigenze cautelari che, proprio in forza delle dichiarazioni dell'imputato, potrebbero assumere una più limitata valenza fino a determinare il giudice a rimettere l'imputato in libertà, ovvero ad applicare nei suoi confronti una misura meno gravosa — l'omessa previsione che il predetto interrogatorio debba essere espletato anche quando la privazione della libertà personale abbia inizio in epoca successiva alla richiesta di rinvio a giudizio da parte del P.M. e la «lacuna» che alla omessa effettuazione dell'interrogatorio medesimo nel termine indicato dall'art. 294 debba conseguire la perdita di efficacia della misura non risultano razionalmente giustificate dalla mera circostanza della diversità della fase procedimentale, e, soprattutto, privano l'imputato in vinculis del più efficace strumento di difesa avente ad esclusivo oggetto la cautela disposta, tenuto anche conto che il diretto collegamento dell'interrogatorio di garanzia con la tutela della libertà personale, attraverso un modello procedimentale costruito in funzione di verifica e di controllo, esclude la compatibilità con il diritto di difesa di limiti al dovere di procedere all'interrogatorio previsto dall'art. 294, comma 1, per motivi collegati unicamente alla fase in cui la custodia cautelare abbia il suo inizio, perseguendo tale atto "lo scopo di valutare se permangano le condizioni di applicabilità e le esigenze cautelari previste nei precedenti artt. 273, 274 e 275. D'altro canto, però, non è costituzionalmente imposto che l'obbligo dell'interrogatorio di garanzia della persona in stato di custodia cautelare si debba applicare anche dopo la dichiarazione di apertura del dibattimento in riferimento agli artt. 3 e 24, comma 2, Cost., avuto riguardo alle peculiarità che caratterizzano la fase del dibattimento ed alla adeguatezza del livello di garanzie de libertate apprestato in esso dal sistema. Per quanto concerne, poi, le tipologie di misure cautelari oggetto della sanzione di perdita di efficacia, la stessa Corte costituzionale ha eliminato qualsiasi limite, in considerazione della identità della funzione che l'interrogatorio dispiega in relazione a tutte le misure cautelari personali, posto che anche quelle coercitive, diverse dalla custodia cautelare e quelle interdittive limitano la libertà della persona, incidono negativamente sulla sua attività di lavoro e costituiscono un consistente impedimento alla vita sociale, con la conseguenza che non può non essere identica per tutte le misure cautelari personali la sanzione processuale nel caso in cui l'interrogatorio non venga compiuto nel termine prescritto.

Estinzione della misura per invalidità dell'interrogatorio

La perdita di efficacia della misura cautelare è conseguenza non solo dell'omissione dell'interrogatorio nel termine, ma anche dello svolgimento di un interrogatorio invalido, quando manchi il previo avviso al difensore (Cass. S.U., n. 2/1997) o ad uno dei due difensori (Cass. S.U., n. 39060/2009), quando non sia stato preceduto dal deposito nella cancelleria del giudice, a norma del comma terzo dell'art. 293, dell'ordinanza applicativa, della richiesta del P.M. e degli atti con essa presentati (Cass. S.U., n. 26798/2005).

L'interrogatorio di garanzia è nullo, con conseguente perdita di efficacia della misura cautelare, nel solo caso di omesso deposito degli atti ex art.293, mentre il mancato rilascio di copia degli stessi non determina alcuna invalidità, difettando un'espressa previsione di nullità; d'altro canto, il diritto di difesa è garantito dalla consultazione degli atti, non potendosi assicurare anche il rilascio di copia, atteso che tale operazione potrebbe risultare materialmente impossibile in considerazione della mole degli atti da riprodurre (Cass. VI, n. 14217/2007; Cass. VI, n. 55848/2017).

Rilevabilità dell'omesso invalido interrogatorio

Poiché il procedimento di riesame è preordinato alla verifica dei presupposti legittimanti l'adozione del provvedimento cautelare, e non anche di quelli incidenti sulla sua persistenza, non è consentito dedurre con tale mezzo di impugnazione la successiva perdita di efficacia della misura derivante dalla mancanza o invalidità di successivi adempimenti; ne consegue che esulano dall'ambito del riesame le questioni relative a mancanza, tardività o comunque invalidità dell'interrogatorio previsto dall'art. 294, le quali, inerendo a vicende del tutto avulse dall'ordinanza oggetto del gravame, si risolvono in vizi processuali che non ne intaccano l'intrinseca legittimità ma, agendo sul diverso piano della persistenza della misura, ne importano l'estinzione automatica che deve essere disposta, in un distinto procedimento, con l'ordinanza specificamente prevista dall'art. 306, suscettibile di appello ai sensi dell'art. 310 (Cass. S.U., n. 26/1995; Cass. S.U. , n. 25/1999). 

Pertanto, davanti al tribunale del riesame non è deducibile, né rilevabile d'ufficio, la questione inerente all'inefficacia della misura coercitiva per asserita mancanza, tardività o comunque invalidità dell'interrogatorio previsto dall'art. 294 c.p.p., anche se svolto ex ante in udienza di convalida ex art. 391, a nulla rilevando che essa sia proposta unitamente ad altre questioni inerenti a vizi genetici del provvedimento impugnato, sicché la stessa non può costituire oggetto di ricorso per cassazione ex art. 311 (Cass. II, n. 4817/2013; Cass. II, n. 54267/2017; Cass. II, n. 5376/2023).

Si rinvia anche al commento sub artt. 293 e 294  e sub art. 306.

Riemissione della misura cautelare

Necessità del previo interrogatorio

La dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'art. 302, intervenuta con la sentenza Corte cost. n. 95/2001, nella parte in cui non prevede che le misure cautelari diverse dalla custodia in carcere e quelle interdittive perdono immediatamente efficacia se il giudice non procede all'interrogatorio di garanzia entro il termine previsto dall'art. 294, comma 1-bis, comporta come conseguenza che, nel caso di perdita di efficacia per l'emissione di una nuova misura sia necessario il preventivo interrogatorio dell'indagato a pena di nullità assoluta ai sensi dell'art. 178, lett. c) (Cass. II, n. 21784/2005). È stato precisato che, nel caso di rinnovazione del provvedimento cautelare per caducazione della precedente ordinanza ex art. 302, la violazione dell'obbligo processuale del giudice di procedere all'interrogatorio non è causa di inefficacia sopravvenuta di un atto già emesso (valido ab origine e soggetto a divenire inefficace nel caso di inottemperanza dell'obbligo), ma è causa preesistente impeditiva del valido esercizio del potere del giudice di disporre la misura. E, poiché il preventivo interrogatorio ha una funzione di tutela del diritto di difesa, il suo mancato esperimento (che non sia giustificato dal diniego immotivato della parte di presentarsi a rendere l'interrogatorio) è una causa di nullità di ordine generale ex art. 178 lett. c), attinente all'intervento dell'indagato o imputato in una fase prodromica all'adozione della misura (Cass. V, n. 1213/1999; Cass. I, n. 22801/2010).

Secondo un orientamento giurisprudenziale, ai fini del ripristino della misura coercitiva della custodia cautelare divenuta inefficace, non occorre che quest'ultimo avvenga con l'indagato libero. Tale orientamento si fonda su un'interpretazione strettamente letterale della norma codicistica, evidenziando che essa non esige affatto, ai fini del corretto ripristino della misura cautelare dichiarata inefficace o nulla per omesso o irregolare interrogatorio, che l'interrogatorio avvenga a piede libero, cioè a seguito di effettiva scarcerazione dell'indagato, ma soltanto che il titolo caducato non sia più operante al momento dell'interrogatorio stesso e che il giudice, prima dell'emissione della nuova misura cautelare, possa valutare l'eventuale difesa preventiva dell'interessato (Cass. IV, n. 32203/2004; Cass. IV, n. 28110/2007; Cass. VI, n. 44127/2008; Cass. VI, n. 7922/2012).

Nella giurisprudenza della Corte va segnalata la presenza di una posizione diversa che, valorizzando la portata garantista della disposizione, ritiene che, nel caso in cui sia dichiarata l'estinzione della custodia cautelare per omesso interrogatorio, ai fini del ripristino è insufficiente la mera caducazione del provvedimento restrittivo ed è invece necessario il recupero da parte dell'indagato dell'effettivo status libertatis, situazione quest'ultima nella quale deve svolgersi l'interrogatorio di garanzia (Cass. IV, n. 6015/2001; Cass. V, n. 7809/2006; Cass. V, n. 12609/2010; Cass. V, n. 50992/2014).

È stato, inoltre, affermato che l'obbligo del previo interrogatorio dell'indagato, scarcerato per la caducazione del precedente titolo cautelare ai sensi dell'art. 302, si riferisce al provvedimento del giudice richiesto del ripristino della misura e non anche a quello di fermo eventualmente adottato dal pubblico ministero dopo la scarcerazione (Cass. IV, n. 36897/2007; Cass. VI, n. 38782/2008; Cass. V, n. 1840/2017). Anche con riferimento a tale affermazione di principio vi sono pronunce contrastanti, le quali si esprimono, invece, nel senso che è illegittimo il ripristino della custodia cautelare nei confronti di indagato liberato solo formalmente, in quanto contestualmente sottoposto a misura restrittiva della libertà a seguito di fermo del P.M. a norma dell'art. 384 in relazione allo stesso fatto per il quale la custodia cautelare era divenuta inefficace; e ciò perché l'autonomia dei due titoli custodiali, in simile evenienza, è solo apparente, risultando essi emessi per il medesimo fatto (Cass. I, n. 4942/1998; Cass. VI, n. 3861/1999; Cass. IV, n. 28110/2007).

Motivazione dell'ordinanza di remissione

Nel caso di inefficacia dell'ordinanza di custodia cautelare per omesso interrogatorio dell'indagato nei termini, il giudice, nell'emettere un successivo provvedimento, che è del tutto autonomo rispetto al precedente che ha perso efficacia, ha l'obbligo sia di riconsiderare la sussistenza degli indizi e delle esigenze cautelari, che di valutare i risultati dell'interrogatorio, con motivazione, eventualmente stringata, ma congrua.

La prescrizione della necessaria autonoma valutazione delle esigenze cautelari e dei gravi indizi di colpevolezza, contenuta nell'art. 292, comma primo, lett. c), come modificato dalla legge 16 aprile 2015, n. 47, va osservata anche nell'ipotesi di ordinanza che applichi nuovamente la custodia cautelare che abbia perduto efficacia per omesso interrogatorio di garanzia, essendo prescritta una nuova valutazione che "attualizzi" la sussistenza delle predette condizioni anche in base alle risultanze dell'interrogatorio (Cass. III, n. 18501/2016).

Impugnazione

L'ordinanza cautelare emessa dopo l'estinzione di altra precedente, divenuta inefficace ai sensi dell'art. 302 deve considerarsi del tutto nuova e autonoma rispetto alla prima, e cioè come vera e propria «ordinanza che dispone una misura coercitiva» a norma dell'art. 309, comma 1, sicché essa è impugnabile con richiesta di riesame e non con appello (Cass. V, n. 1213/1999; Cass. I, n. 12398/2001; Cass. I, n. 29687/2003);

Bibliografia

Aprile, Le misure cautelari nel processo penale, Milano, 2006; Bassi-Epidendio, Guida alle impugnazioni dinanzi al Tribunale del riesame, III, Milano, 2008; Ceresa Gastaldo, Il riesame delle misure coercitive nel processo penale, Milano, 1993; Epidendio, Codice di procedura penale, a cura di Canzio - Tranchina, artt. 309-311, Milano, 2012; Ferraioli, Il riesame dei provvedimenti sulla libertà personale, Milano, 1989; Guido, Il giudicato cautelare, Torino, 2000; La Rocca, Il riesame delle misure cautelari personali, Milano, 2012; Marzaduri, voce Misure cautelari personali (principi generali e disciplina), in Dig. d. pen., VIII, Torino, 1994, 59; Marzaduri, Giusto processo e misure cautelari, in AA.VV., Il giusto processo tra contraddittorio e diritto al silenzio, a cura di R. E. Kostoris, Torino, 2002, 254; Monti, Il giudizio dinanzi al Tribunale del riesame, Milano, 2006; Polvani, Le impugnazioni ‘‘de libertatè', Padova, 1999; Sbrana, Le impugnazioni avverso i provvedimenti cautelari personali. Riesame, appello, ricorso in Cassazione, Padova, 2009; Spagnolo, Il Tribunale della libertà. Tra normativa nazionale e normativa internazionale, Milano, 2008; Spangher, Le misure cautelari personali, in Procedura penale teoria e pratica del processo, Torino, 2015; Terrusi, Le misure personali di coercizione, Torino, 2000; Virgilio, Il riesame delle misure cautelari personali, Napoli, 2005.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario