Codice di Procedura Penale art. 317 - Forma del provvedimento. Competenza.Forma del provvedimento. Competenza. 1. Il provvedimento che dispone il sequestro conservativo a richiesta del pubblico ministero o della parte civile è emesso con ordinanza del giudice che procede [262 2, 323 4]. 2. Se è stata pronunciata sentenza di condanna [533], di proscioglimento [529-531] o di non luogo a procedere [425], soggetta a impugnazione, il sequestro è ordinato, prima che gli atti siano trasmessi al giudice dell'impugnazione, dal giudice che ha pronunciato la sentenza e, successivamente, dal giudice che deve decidere sull'impugnazione. Dopo il provvedimento che dispone il giudizio e prima che gli atti siano trasmessi al giudice competente, provvede il giudice per le indagini preliminari [328]. 3. Il sequestro è eseguito dall'ufficiale giudiziario con le forme prescritte dal codice di procedura civile per l'esecuzione del sequestro conservativo sui beni mobili o immobili [678, 679 c.p.c.; 103 att.]. 4. Salvo quanto disposto dal comma 1-ter dell'articolo 578, gli effetti del sequestro cessano quando la sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere non è più soggetta a impugnazione [428, 648]. La cancellazione della trascrizione del sequestro di immobili è eseguita a cura del pubblico ministero. Se il pubblico ministero non provvede, l'interessato può proporre incidente di esecuzione [666]1. [1] Comma così modificato dall'art. 14, comma 1, lett. b), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che, nel primo periodo, ha sostituito le parole : «Salvo quanto disposto dal comma 1-ter dell'articolo 578, gli» alla parola: «Gli». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoL'art. 317 individua il giudice competente all'emissione del provvedimento, determina le modalità procedimentali e la forma del provvedimento stesso, disciplina la sua esecuzione e il termine degli effetti. Organo competenteCompetente ad emettere il provvedimento di sequestro conservativo, come enunciato dal comma 1, è sempre il giudice che procede. Ai sensi del comma 2, la competenza permane in capo al giudice delle indagini preliminari prima che gli atti siano trasmessi al giudice competente per la trattazione nel merito e anche dopo il provvedimento che dispone il giudizio, finché gli atti non siano trasmessi al giudice competente per il dibattimento: tale regime trova ragione nel carattere di urgenza inerente alla misura, preordinata ad impedire la dispersione delle garanzie sui beni. Se è stata pronunciata sentenza di condanna, di proscioglimento o di non luogo a procedere, soggetta ad impugnazione, prima che gli atti siano trasmessi al giudice dell'impugnazione, è competente il giudice che ha pronunciato la sentenza e, successivamente, il giudice che deve decidere sull'impugnazione. Il «processo di merito», che costituisce il limite temporale entro il quale il P.m. può chiedere al giudice che procede il sequestro conservativo, a norma dell'art. 316, comma 1, non può considerarsi esaurito con la sola lettura del dispositivo della sentenza di appello, appartenendo al relativo grado anche il tempo previsto per il deposito della motivazione della sentenza, che completa, a ogni effetto, il provvedimento dell'organo giudicante (Cass. VI, n. 1322/1998; Cass. IV, n. 22656/2005).
Forma del provvedimento di sequestroIl sequestro conservativo viene adottato con ordinanza dal giudice che procede deve essere motivata a pena di nullità, secondo quanto prescritto dall'art. 125, comma 3. Il mancato rispetto del termine perentorio di giorni trenta per l'esecuzione del sequestro conservativo di cui all'art. 675 c.p.c. non determina la decadenza del provvedimento emesso dal G.i.p., sia perché il richiamo alle «forme previste dal codice di procedura civile» contenuto nell'art. 317, comma 3, attiene esclusivamente alle modalità esecutive e non alle altre statuizioni del relativo codice di rito aventi finalità diverse e proprie del procedimento civile, sia perché il comma successivo del predetto art. 317 già disciplina in termini autonomi la perenzione del sequestro, ricollegandola non già ad eventuali inerzie nel dare esecuzione alla misura, bensì al sopravvenire della sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere, non più soggetta a impugnazione (Cass. VI, n. 45480/2015). Ai fini della validità del provvedimento che dispone il sequestro conservativo non è richiesta la specificazione della somma il cui pagamento la misura cautelare è destinata a garantire, ben potendo la determinazione del suo ammontare, sia ai fini dell'eventuale prestazione di idonea cauzione, sia per evitare il perdurare ingiustificato del vincolo, essere effettuata successivamente dal giudice. Non è, pertanto, configurabile alcuna nullità per la mancata indicazione, nell'ordinanza dispositiva del sequestro conservativo, della somma a garanzia della quale la misura risulta disposta. (Cass. S.U., n. 34623/2002). Peraltro, è stato ritenuto illegittimo il provvedimento che dispone il sequestro conservativo a tutela di un credito il cui importo non sia stato ritenuto determinabile nemmeno in via approssimativa, essendo tale indicativa quantificazione indispensabile per la verifica della proporzionalità della misura, dell'idoneità dell'eventuale cauzione offerta e della sussistenza del pericolo di dispersione (Cass. VI, n. 14065/2015). È, comunque, legittimo il sequestro conservativo disposto a tutela di un credito il cui importo sia determinabile con un apprezzamento che, pur approssimativo, è, tuttavia, ancorato a dati oggettivi e ad argomenti sviluppati in termini idonei a rendere comprensibile il ragionamento del giudice (Cass. V, n. 16750/2016). In particolare, in tema di sequestro conservativo disposto nell'ambito di un procedimento per bancarotta a garanzia del credito risarcitorio della massa fallimentare, rappresentata dal curatore, è stato affermato che il valore dei beni da sottoporre al vincolo deve essere determinato in relazione all'ammontare complessivo del danno e non può essere limitato al valore, in ipotesi minore, del passivo fallimentare, a meno che quest'ultimo non sia stato accertato in via definitiva, ricomprendendovi le spese della procedura e tutte le ulteriori ragioni di credito, ivi comprese quelle connesse ai danni, anche non patrimoniali, cagionati alla società e agli altri soci. (Cass. V, n. 32468/2019). Il quantum della somma da vincolare deve essere oggetto di specifica valutazione da parte del giudice che autorizza il sequestro, anche qualora sia intervenuto il rinvio a giudizio, in quanto non si tratta di tema coperto dalla preclusione derivante dall'intervenuto vaglio in ordine al "fumus" del reato (Cass. VI, n. 3504/2020). Esecuzione del provvedimentoAl comma 3 la norma prescrive che il sequestro è eseguito dall'ufficiale giudiziario con le forme prescritte dal codice di procedura civile per l'esecuzione del sequestro conservativo sui beni mobili, per i quali si applicano le norme in materia di pignoramento presso il debitore (artt. 513 ss. c.p.c.) o presso terzi (art. 543 c.p.c.); e sui beni immobili, per i quali il sequestro si esegue con la trascrizione del provvedimento presso l'ufficio del conservatore dei registri immobiliari del luogo in cui i beni sono situati. Secondo la Corte di legittimità, mentre il provvedimento di sequestro preventivo di un immobile non può essere trascritto nei registri immobiliari; tale formalità, infatti, esula dalle previsioni normative che disciplinano l'istituto, è, invece, prevista in tema di sequestro conservativo attese le sue peculiari finalità di conservazione del patrimonio dell'imputato a garanzia dei crediti indicati nell'art. 316 (Cass. VI, n. 3148/1996). Il precetto di cui all'art. 317, comma 3, secondo cui il provvedimento deve essere eseguito con le forme previste dal codice di procedura civile, non comporta che tale esecuzione non debba poi essere affidata allo stesso giudice che lo ha emesso, atteso che la predetta disposizione attiene esclusivamente alle modalità esecutive e non investe anche l'onere di iniziativa che rimane a carico del giudice penale (Cass. V, n. 43576/2001) Inoltre, il sequestro conservativo penale di quote societarie, si esegue, ai sensi del combinato disposto degli artt. 317, comma 3, 520, comma 2, e 678 c.p.c., nella forma del pignoramento presso terzi disciplinato dal codice di procedura civile, al fine di consentire, mediante la necessaria collaborazione degli organi sociali, l'individuazione delle quote; ne deriva che avvenuta tale individuazione ed iscritto il vincolo di indisponibilità nei libri sociali, ogni eventuale nullità derivante dall'inosservanza delle forme proprie del pignoramento presso terzi, tra le quali la notifica all'organo societario, risulta sanata (Cass. V, n. 2757/2000). Cessazione degli effetti del sequestroSecondo quanto previsto dal comma 4, gli effetti del sequestro cessano quando la sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere non è più soggetta a impugnazione. L'art. 14, comma 1, lett. b) del D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 – c.d. “riforma Cartabia”, con intervento aggiuntivo al comma, fa salvo quanto disposto dal comma 1-ter dell'art. 578. Nella Relazione illustrativa si legge: «Onde salvaguardare anche le cautele reali che assistono la domanda civile in sede penale, si introduce, con il nuovo comma 1-ter dell'art. 578 c.p.p., una disposizione che – in deroga a quanto previsto dall'art. 317, comma 4, c.p.p. (a tal fine opportunamente interpolato) – prevede, nel caso di trasferimento dell'azione civile, la persistenza degli effetti del sequestro conservativo disposto a garanzia delle obbligazioni civili derivanti dal reato fino a che la sentenza che decide sulle questioni civili non sia più soggetta a impugnazione». Nel procedimento incidentale di impugnazione delle misure cautelari reali, atteso il tenore dell'art. 317 secondo cui gli effetti del sequestro cessano quando la sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere non è più soggetta a gravame, è inibito alla Corte di cassazione accertare l'esistenza della causa estintiva del reato costituita dalla morte dell'imputato verificatasi successivamente alla proposizione del ricorso, dovendo la relativa declaratoria essere pronunciata, alla stregua della disposizione predetta, dal giudice del procedimento principale, con conseguente perdita di efficacia della misura solo nel momento in cui la sentenza diviene irrevocabile; tuttavia, poiché la morte dell'imputato determina il venir meno di uno dei soggetti del rapporto processuale sottostante al procedimento incidentale, in tale ipotesi resta interdetta qualsiasi pronuncia sui motivi dell'impugnazione, presupponendo la relativa decisione l'esistenza del soggetto che ha proposto il gravame, del quale pertanto deve essere dichiarata l'improcedibilità (Cass. S.U., n. 30/2000). BibliografiaV. sub art. 316 |