Codice di Procedura Penale art. 323 - Perdita di efficacia del sequestro preventivo.Perdita di efficacia del sequestro preventivo. 1. Con la sentenza di proscioglimento [529-531] o di non luogo a procedere [425], ancorché soggetta a impugnazione, il giudice ordina che le cose sequestrate siano restituite a chi ne abbia diritto [324 8], quando non deve disporre la confisca a norma dell'articolo 240 del codice penale. Il provvedimento è immediatamente esecutivo. 2. Quando esistono più esemplari identici della cosa sequestrata e questa presenta interesse a fini di prova [262], il giudice, anche dopo la sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere impugnata dal pubblico ministero, ordina che sia mantenuto il sequestro di un solo esemplare e dispone la restituzione degli altri esemplari. 3. Se è pronunciata sentenza di condanna [533], gli effetti del sequestro permangono quando è stata disposta la confisca [240 c.p.] delle cose sequestrate. 4. La restituzione non è ordinata se il giudice dispone, a richiesta del pubblico ministero o della parte civile, che sulle cose appartenenti all'imputato o al responsabile civile sia mantenuto il sequestro a garanzia dei crediti indicati nell'articolo 316. InquadramentoLa norma regolamenta la sorte dei beni sottoposti a sequestro dopo la pronuncia di una sentenza di merito. Nel caso di sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere, l'art. 323 prevede la cessazione di efficacia del sequestro e la restituzione dei beni a chi ne abbia diritto ad eccezione del caso in cui dispone il mantenimento di un solo esemplare quando esistano più esemplari identici della cosa sequestrata e questa presenta interesse a fini di prova e qualora il P.m. proponga impugnazione avverso la sentenza. Se la pronuncia di condanna contiene un provvedimento di confisca, il sequestro mantiene la sua efficacia. Se il P.m. o la parte civile ne fanno richiesta, il sequestro preventivo può essere convertito in conservativo a garanzia dei crediti indicati nell'articolo 316 Perdita di efficacia del sequestro preventivoSentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere Il comma 1 prevede che il giudice nel caso di sentenza di assoluzione o di non luogo a procedere, sebbene soggetta ad impugnazione, con provvedimento immediatamente esecutivo ordina la restituzione dei beni sequestrati a chi ne abbia diritto, quando non deve disporne la confisca ai sensi dell'art. 240. Diversamente da quanto previsto per la revoca ex art. 321 comma 3, che presuppone un accertamento sulla mancanza originaria o sopravvenuta dei presupposti applicativi della misura, l'effetto della perdita di efficacia del sequestro è automatico. La restituzione che consegue alla revoca del sequestro, postulando il venir meno dei presupposti della misura, va disposta in favore del soggetto al quale il bene fu sequestrato, e si distingue da quella — conseguente alla perdita di efficacia del sequestro a seguito di sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere — che va disposta in favore dell'avente diritto (individuabile anche in una persona diversa da quello al quale il bene era stato sequestrato), sempre che non sussistano contestazioni sulla proprietà, nel quale caso deve applicarsi in via analogica il disposto dell'art. 324, comma 8 (Cass. II, n. 39247/2010; Cass. II, n. 51753/2013; Cass. I, n. 31388/2021). La pronuncia di sentenza di proscioglimento nei confronti del titolare formale del bene sottoposto a vincolo non determina la revoca della misura cautelare reale e la automatica restituzione della cosa qualora sia possibile la condanna con conseguente confisca nei confronti del titolare effettivo del bene medesimo (Cass. II, n. 18053/2014:; Cass. I, n. 36365/2016) fattispecie in cui il titolare formale del bene era stato assolto «perché il fatto non costituisce reato» dall'accusa di riciclaggio, ma pendeva separato procedimento a carico di chi si assumeva essere proprietario effettivo del bene con possibilità di disporre la confisca a norma dell'art. 12-sexies d.l. n. 306/1992). Anche nel caso di archiviazione, vale lo stesso principio. Sentenza di condanna Ai sensi del comma 3 dell'art. 323, nel caso in cui sia pronunciata sentenza di condanna, gli effetti del sequestro permangono quando è stata disposta la confisca delle cose sequestrate. È illegittimo, sebbene non abnorme, il provvedimento con cui il giudice che pronuncia decreto penale o sentenza di condanna disponga il dissequestro di beni subordinatamente alla effettuazione di determinati adempimenti potendo unicamente ordinare la restituzione delle cose sequestrate ovvero disporre la confisca ovvero ancora decidere, su apposita istanza, di mantenere il sequestro a fini di garanzia conservativa (Cass. III, n. 3633/2011; Cass. III, n. 36469/2019). Sentenza di applicazione della pena Una volta intervenuta sentenza di applicazione della pena a norma dell'art. 444, le cose in sequestro preventivo vanno restituite ove non siano suscettibili di confisca (Cass. I, n. 1974/1999); fatta eccezione per la parziale definizione del processo, mediante applicazione della pena richiesta da alcuni soltanto dei coimputati, che non comporta né la perdita di efficacia del sequestro preventivo né l'obbligo per il giudice di disporre la confisca dei beni oggetto del sequestro ove il giudizio prosegua nei confronti di altri coimputati che ne mantengano di fatto la disponibilità, ciò giustificando il mantenimento del vincolo cautelare (Cass. III, n. 38623/2010). Sentenza di condanna per i reati in materia di abuso edilizio In materia edilizia si è sviluppata una controversia riguardante la perdita di efficacia o meno del sequestro preventivo a seguito di sentenza di condanna. Secondo un primo orientamento, il sequestro preventivo ha, per sua natura e finalità, carattere provvisorio e cautelare: non può quindi — in tema di reati edilizi — essere mantenuto dopo la sentenza di condanna, sia perché questa interrompe la permanenza, che caratterizza i suddetti illeciti; sia perché la eventuale reiterazione della condotta vietata dà luogo ad altra ipotesi di reato; sia perché il provvedimento perde efficacia con la pronuncia della suddetta decisione (Cass. III, n. 8444/1993). Pertanto, la misura perde efficacia qualora venga pronunciata una sentenza di condanna senza che sia disposta la confisca dei beni sequestrati, che devono essere restituiti all'avente diritto (Cass. III, n. 32714/2015). Seguendo questa linea interpretativa, è stato ulteriormente precisato che l'ordine di demolizione contenuto in sentenza non impedisce il dissequestro dell'immobile abusivamente costruito, dato che la misura cautelare del sequestro è finalizzata ad impedire la prosecuzione del reato o le conseguenze dannose dello stesso e prescinde dall'ordine di demolizione (Cass. III, n. 45674/2003; Cass. III, n. 27943/2009). Secondo un orientamento contrastante, invece, mentre l'irrevocabilità della sentenza di condanna determina la perdita di efficacia del provvedimento di sequestro preventivo di un manufatto edilizio abusivo, diversamente la non definitività della sentenza ne impedisce la restituzione, salvo che le esigenze cautelari giustificative del vincolo siano venute meno, giacchè la cessazione della permanenza del reato edilizio con la sentenza di primo grado non costituisce elemento di per sé idoneo a far ritenere cessate anche le esigenze cautelari (Cass. III, n. 6462/2008; Cass. III, n. 6887/2017; Cass. III, n. 6940/2018; Cass. VI, n. 12229/2019). Peraltro, si è ritenuto che l'inutile decorso del termine di giorni novanta per ottemperare all'ordine di demolizione del manufatto abusivo priva il condannato per reato edilizio della legittimazione a richiederne la restituzione, essendosi verificata l'automatica acquisizione del bene al patrimonio del Comune, unico legittimato ad ottenerla (Cass. III, n. 4962/2008; Cass. III, n. 45705/2011; Cass. III, n. 42637/2013; Cass. III, n. 1163/2017). Conversione del sequestro preventivo in sequestro conservativoIl comma 4 dell'art. 323 prevede l'esclusione della restituzione nel caso in cui venga fatta richiesta da parte del pubblico ministero o della parte civile, di conversione del sequestro preventivo in sequestro conservativo a garanzia dei crediti indicati nell'art. 316. Il passaggio dall'una all'altra forma di sequestro non è automatico, ma è determinato dall'ordinanza del giudice che, espressamente, nella motivazione, deve indicare le ragioni poste a fondamento della propria decisione. È stato precisato che il presupposto della conversione, però, è pur sempre la sentenza di condanna perché il principio generale dell'art. 323, comma 1 — secondo il quale con la sentenza di proscioglimento o di non luogo a provvedere il giudice deve ordinare la restituzione dei beni sequestrati a meno che non ne debba disporre la confisca obbligatoria a norma dell'art. 240 c.p. — non risulta contraddetto da alcuna norma né a livello testuale né a livello sistematico. Tale interpretazione, trova un ulteriore e definitivo riscontro nell'art. 317, comma 4, a norma del quale gli effetti del sequestro conservativo «cessano quando la sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere non è più soggetta a impugnazione». Infatti, anche la norma specifica dettata in materia di sequestro conservativo riproduce la stessa regola dell'art. 323, comma 1, e cioè che, una volta che sia definitivamente pronunciata sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere, non è legittimo il mantenimento dei beni sequestrati che, quindi, devono essere restituiti all'avente diritto. In definitiva, pertanto, il sequestro preventivo disposto sui beni dell'imputato ai sensi dell'art. 321, comma 1, può essere convertito in sequestro conservativo su richiesta del pubblico ministero o della parte civile, ma esclusivamente nel caso in cui sia intervenuta sentenza di condanna (Cass. II, n. 16608/2011). BibliografiaV. sub art. 321. |