Codice di Procedura Penale art. 329 - Obbligo del segreto 1 .

Aldo Aceto

Obbligo del segreto 1 .

1. Gli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria [347 s., 358 s.] , le richieste del pubblico ministero di autorizzazione al compimento di atti di indagine e gli atti del giudice che provvedono su tali richieste sono coperti dal segreto [326, 621 c.p.; 115, 117, 118] fino a quando l'imputato [60, 61] non ne possa avere conoscenza [114, 116, 243, 258, 3095, 3243, 366, 369, 395, 4092, 4192-3, 430, 432, 433] e, comunque, non oltre la chiusura delle indagini preliminari [405] 23.

2. Quando è strettamente4 necessario per la prosecuzione delle indagini il pubblico ministero può, in deroga a quanto previsto dall'articolo 114, consentire, con decreto motivato, la pubblicazione di singoli atti o di parti di essi. In tal caso, gli atti pubblicati sono depositati presso la segreteria del pubblico ministero.

3. Anche quando gli atti non sono più coperti dal segreto a norma del comma 1, il pubblico ministero, in caso di necessità per la prosecuzione delle indagini, può disporre con decreto motivato:

a) l'obbligo del segreto per singoli atti, quando l'imputato [60, 61] lo consente o quando la conoscenza dell'atto può ostacolare le indagini riguardanti altre persone;

b) il divieto di pubblicare [114] il contenuto di singoli atti o notizie specifiche relative a determinate operazioni.

 

[1] Per la disciplina del segreto v. l. 3 agosto 2007, n. 124. V. in deroga a quanto previsto dal presente articolo, l'art. 7 l. 14 marzo 2005, n. 41, che istituisce l'Eurojust, e l'art. 4 l. 27 ottobre 2006, n. 277, che istituisce una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.

[2] V. art. 4, d.l. 15 gennaio 1991, n. 8, conv., con modif., in l. 15 marzo 1991, n. 82. Per il dovere dell'autorità giudiziaria di informare tempestivamente il presidente della CONSOB in caso di notizia di alcuni reati in tema di uso di informazioni riservate nelle operazioni in valori mobiliari, v. l'art. 187-decies d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58.

[3] L'art. 2, comma 1, lett. f), d.lgs. 29 dicembre 2017, n. 216, ha inserito le parole  «, le richieste del pubblico ministero di autorizzazione al compimento di atti di indagine e gli atti del giudice che provvedono su tali richieste», dopo le parole «e dalla polizia giudiziaria». Ai sensi dell'art. 9, comma 1, d.lgs. n. 216, cit.,  come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 1, lett. a) d.l. 30 aprile 2020, n. 28, conv., con modif., in l. 25 giugno 2020, n. 70, ​tale disposizione si applica «ai procedimenti penali iscritti dopo il 31 agosto 2020»  (in precedenza l'art. 1, comma 1, n. 1) d.l. 30 dicembre 2019, n. 161, conv. con modif. in l. 28 febbraio 2020, n. 7, aveva modificato il suddetto art. 9, comma 1, d.lgs. n. 216, cit., disponendo che la disposizione si applicasse «ai procedimenti penali iscritti dopo il 30 aprile 2020»; lo stesso art. 1, comma 1, n. 1) d.l. n. 161, cit., anteriormente alla conversione in legge, aveva invece stabilito che la suddetta disposizione si applicasse «ai procedimenti penali iscritti dopo il 29 febbraio 2020 ») .

Il termine di applicabilità originariamente previsto dal suddetto art. 9 comma 1 d.lgs. n. 216/2017, ovvero « alle operazioni di intercettazione relative a provvedimenti autorizzativi emessi dopo il centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto », era stato già differito dall'art. 2  comma 1 d.l. 25 luglio 2018, n. 91, conv., con modif. in l. 21 settembre 2018, n. 108, sostituendolo con il termine « dopo il 31 marzo 2019 », poi dall'art. 1 comma 1139 lett. a) n. 1) l. 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di bilancio 2019), sostituendolo con il termine « dopo il 31 luglio 2019 », e dall'art. 9 comma lett. a) d.l. 14 giugno 2019, n. 53, conv., con modif., in l. 8 agosto 2019, n. 77, sostituendolo con il termine « dopo il 31 dicembre 2019 ». 

[4] La parola « strettamente» è stata inserita dall'articolo 4, comma 1, lett. c), del d.lgs. 8 novembre 2021, n. 188.

Inquadramento

Le indagini preliminari sono segrete, per preservare la genuinità della prova e tutelare la reputazione della persona indagata.

L’obbligo e l’oggetto del segreto

Coperti da segreto sono: a) gli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria; b) le richieste del pubblico ministero di autorizzazione al compimento di atti di indagine; c) gli atti del giudice che provvedono su tali richieste.

Sembrano escluse dal raggio di applicazione della norma le richieste di misure cautelari, personali o reali, e di applicazione provvisoria di una misura di sicurezza che, tecnicamente, non possono essere considerate alle stregua di richieste al compimento di atti di indagine. Sono certamente esclusi gli atti dell'investigazione difensiva e le ipotesi investigative formulate nel corso di riunioni tra magistrati e/o tra magistrati e polizia giudiziaria.

Le notizie di reato non sono coperte da segreto (Cass. I, n. 21290/2017, secondo cui non rientra nel divieto di pubblicazione di cui all'art. 114 una denuncia presentata al P.M. o alla polizia giudiziaria, in quanto non costituisce atto di indagine compiuto da costoro; in senso conforme Cass. I, n. 13494/2011, in tema di informativa della Agenzia delle Entrate; in senso difforme, Cass. I, n. 41640/2019 ha invece affermato che integra il reato di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale la condotta di chi, nel corso delle indagini preliminari, pubblica, anche solo riferendone il contenuto in relazione ad argomenti, temi e soggetti, una querela oralmente sporta alla polizia giudiziaria, atteso che detta forma di querela, consentendo al verbalizzante di porre domande all'interlocutore, che acquisisce pertanto la veste di persona informata dei fatti, costituisce atto di indagine della polizia giudiziaria coperto da segreto ai sensi dell'art. 329, comma 1, con conseguente divieto assoluto di pubblicazione ai sensi dell'art. 114, comma 1).

Il segreto opera impedendo non solo accessi dall'esterno, ma anche fughe di notizie verso l'esterno . L'indagine, ancorché finalizzata a consentire al pubblico ministero di assumere le determinazioni inerenti all'esercizio dell'azione penale, non è atto di pensiero: è azione che si manifesta nel mondo visibile mediante atti concreti di cui sono a conoscenza non solo gli attori protagonisti, ma anche coloro che a qualunque titolo e per qualsiasi ragioni vengono “intercettati” dall'attività inquirente. E, dunque, oltre agli stessi magistrati, agenti e ufficiali di polizia giudiziaria, il personale amministrativo, senza il quale il “pensiero” investigativo non riesce a tradursi in direttive o richieste concrete, gli ausiliari della polizia giudiziaria e del pubblico ministero, il personale tecnico coinvolto nelle operazioni di intercettazione, i traduttori, le stesse persone informate dei fatti. Ma quando il pensiero investigativo non si traduce ancora in atti di indagine concreti, l'operatività del segreto deve ritenersi esclusa non riguardando le mere ipotesi investigative formulate nel corso di riunioni tra magistrati e/o tra magistrati e polizia giudiziaria. Sono invece oggetto di segreto le deleghe di indagine alla polizia giudiziaria

La finalità del segreto è duplice: a) minimizzare il pericolo per l'acquisizione o la genuinità degli elementi di prova; b) tutelare la dignità e la reputazione della persona sottoposta alle indagini.

Deroghe sono consentite e rimesse all'esclusivo apprezzamento del P.M. che può: a) desecretare atti delle indagini altrimenti segreti; b) porre il segreto su atti altrimenti ostensibili. Diversità di soluzioni a fronte della medesima esigenza: la necessità di proseguire le indagini. La valutazione spetta al P.M. e non è sindacabile.

Casistica

Integra il reato di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale la condotta di chi, nel corso delle indagini preliminari, pubblica, anche solo riferendone il contenuto in relazione ad argomenti, temi e soggetti, una querela oralmente sporta alla polizia giudiziaria, atteso che detta forma di querela, consentendo al verbalizzante di porre domande all'interlocutore, che acquisisce pertanto la veste di persona informata dei fatti, costituisce atto di indagine della polizia giudiziaria coperto da segreto ai sensi dell'art. 329, comma 1, con conseguente divieto assoluto di pubblicazione ai sensi dell'art. 114, c. 1 (Cass. I, n. 41640/2019).

Ai fini della valutazione dei gravi indizi di reato in sede di autorizzazione delle intercettazioni, è utilizzabile la segnalazione proveniente dal “whistleblower”, in quanto l'identità del denunciate è nota, pur essendo coperta da riserbo al fine di tutelare il pubblico dipendente che segnali condotte illecite, sicché non si incorre nel divieto di utilizzazione delle fonti anonime previsto dall'art. 333, comma 3 (Cass. VI, n. 9041/2018che ha precisato che, in base all'art. 54-bis, d.lgs. n. 165/2001, come modificato dalla l. n. 279/2017, nell'ambito del processo penale l'identità del segnalante è coperta dal segreto ai sensi dell'art. 329).

Non rientra nel divieto di pubblicazione di cui all'art. 114 una denuncia presentata al P.M. o alla polizia giudiziaria, in quanto non costituisce atto di indagine compiuto da costoro e dunque non coperto da segreto ai sensi dell'art. 329 (Cass. I, n. 21290/2017; Cass. I, n. 13494/2011).

L'obbligo di deposito, a pena di inutilizzabilità, contestualmente all'avviso di conclusione delle indagini preliminari, degli atti relativi alle intercettazioni telefoniche effettuate nel corso delle indagini a carico dell'imputato trova espresso riconoscimento normativo nell'art. 268, commi quarto, quinto e sesto, incontrando un limite nell'esercizio legittimo del potere di secretazione degli atti attribuito all'organo inquirente dall'art. 329, comma terzo, nei casi in cui l'ostensione al difensore dell'indagato dei risultati dell'attività captativa sia idonea a pregiudicare alle indagini ancora in corso nei confronti di altri soggetti o dello stesso imputato, ma per altri reati, in relazione ai quali le investigazioni non siano ancora concluse e risultino tuttora soggette all'obbligo del segreto (Cass. I, n. 22164/2017).

La previsione di cui al primo comma dell'art. 65, secondo cui, quando procede all'interrogatorio della persona sottoposta alle indagini, l'autorità giudiziaria le contesta gli elementi di prova esistenti contro di essa, non implica che tale autorità sia obbligata a dare lettura delle fonti di prova anche quando proceda all'interrogatorio nel corso delle indagini preliminari, dovendo la disposizione coordinarsi sia con l'obbligo del segreto, ex art. 329, comma primo, sugli atti di indagine compiuti dal P.M. e dalla polizia giudiziaria fino a quando l'imputato non ne possa aver conoscenza (e, comunque, non oltre la chiusura delle indagini preliminari), sia con la previsione di cui al primo comma dell'art. 511 stesso codice, che riserva alla sola istruzione dibattimentale la lettura degli atti contenuti nel fascicolo per il dibattimento (Cass. III, n. 5738/2015).

È abnorme il provvedimento con cui il giudice del dibattimento ordina al P.M. di adottare un provvedimento di segretazione dei verbali illustrativi dei contenuti della collaborazione con la giustizia del dichiarante di cui si chiede l'esame in dibattimento o, in alternativa, di esibire i verbali medesimi, in quanto tale provvedimento evoca in capo al giudice un potere dispositivo nei confronti della pubblica accusa che non trova referente alcuno nell'ordinamento processuale (Cass. II, n. 37164/2014).

Va fatta una distinzione tra atti coperti da segreto ed atti non pubblicabili, in quanto, mentre il segreto opera all'interno del procedimento, il divieto di pubblicazione riguarda la divulgazione tramite la stampa e gli altri mezzi di comunicazione sociale (Cass. I, n. 32846/2014; Cass. V, n. 3896/2002).  

Bibliografia

Gabrielli, Sviste giurisprudenziali e inadeguatezze normative in tema di pubblicabilità degli atti del procedimento penale, in Cass. pen., 2018, fasc. 1, 291; Silvestri, Sub art. 329, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, V, Milano, 2017.

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