Codice di Procedura Penale art. 338 - Curatore speciale per la querela.

Aldo Aceto

Curatore speciale per la querela.

1. Nel caso previsto dall'articolo 121 del codice penale, il termine per la presentazione della querela [124 c.p.] decorre dal giorno in cui è notificato al curatore speciale il provvedimento di nomina.

2. Alla nomina provvede, con decreto motivato, il giudice per le indagini preliminari [328] del luogo in cui si trova la persona offesa, su richiesta del pubblico ministero.

3. La nomina può essere promossa anche dagli enti che hanno per scopo la cura, l'educazione, la custodia o l'assistenza dei minorenni.

4. Il curatore speciale ha facoltà di costituirsi parte civile nell'interesse della persona offesa [77].

5. Se la necessità della nomina del curatore speciale sopravviene dopo la presentazione della querela, provvede il giudice per le indagini preliminari o il giudice che procede.

Inquadramento

La norma disciplina sul piano processuale il diritto dell’incapace di sporgere querela mediante curatore speciale.

La nomina del curatore speciale per la querela

La norma in commento disciplina la nomina del curatore speciale prevista dall'art. 121 c.p. a favore delle persone offese incapaci ex lege di presentare querela (minori di quattordici anni) o ritenute tali (infermi di mente non interdetti) ovvero a tutela delle vittime che si trovano in conflitto di interessi con chi li rappresenta (genitore o tutore del minore di quattordici anni; tutore dell'interdetto per infermità di mente; il quattordicenne e l'inabilitato possono sempre sporgere querela e la loro volontà prevale su chi li rappresenta o ne ha la cura ad altri fini: art. 125 c.p.).

Alla nomina provvede il giudice per le indagini preliminari del luogo in cui si trova la persona offesa, su richiesta del pubblico ministero (o dagli enti che hanno per scopo la cura, l'educazione, la custodia o l'assistenza dei minorenni).

La richiesta presuppone, sul piano materiale, la acquisizione di una notizia di reato perseguibile a querela e la sua iscrizione nel registro di cui all'art. 335 (non necessariamente del suo autore, se ignoto; eventualità, quest'ultima, improbabile quando la nomina è imposta dal conflitto di interessi con la persona offesa del reato).

Il “luogo in cui si trova la persona offesa” (che radica la competenza del giudice) evoca un legame di fatto con il territorio non necessariamente qualificato in termini di “domicilio” o “residenza”: è sufficiente che si tratti del luogo ove, attualmente, anche se non abitualmente, si trovi fisicamente la persona offesa. Un rapporto stabile minimo con il territorio è però richiesto per evitare “competenze volatili”. La ragione della scelta è evidente: favorire il più possibile i contatti della persona offesa con il curatore speciale utilizzando un criterio di “prossimità” che esalta la natura latamente assistenziale di quest'ultimo.

Non sempre, però, il luogo nel quale la persona offesa si trova coincide con quello nel quale il reato è stato consumato o con uno dei luoghi che radicano la competenza territoriale del giudice ai sensi degli artt. 8 e segg. Si dovrebbe ritenere, in questo caso, prevalente il principio del giudice naturale precostituito per legge e recessivo quello del (diverso) luogo nel quale si trova la persona offesa, ma tale conclusione rende inutile la pur espressa indicazione legislativa di quest'ultimo luogo quale criterio di individuazione del giudice competente alla nomina.

La previsione, piuttosto, che, ove la necessità della nomina del curatore speciale sorga dopo la presentazione della querela, competente a provvedere è il giudice per le indagini preliminari o il giudice che procede, non più quello del luogo nel quale si trova la persona offesa, rende chiara l'intenzione del legislatore di attribuire al criterio del luogo nel quale si trova la persona offesa di cui al comma 2 una valenza del tutto autonoma (e diversa) dai criteri che radicano la competenza territoriale.

La nomina del curatore speciale costituisce, dunque, una misura “latamente” assistenziale che privilegia – come detto – il criterio di “prossimità”.

In caso di nomina, il termine per sporgere querela decorre dal giorno in cui è stato notificato il decreto.

Il decreto di nomina attribuisce al curatore il diritto (non il dovere) di presentare querela e, in caso di effettiva presentazione di querela, anche la facoltà di costituirsi parte civile nell'interesse della persona offesa.

Casistica

È valida la querela presentata in proprio da persona maggiorenne affetta da deficienza mentale e non dichiarata interdetta, sempre che la sua condizione di infermità non sia tale da impedirle di autodeterminarsi in modo consapevole e volontario quanto all'esercizio specifico del diritto di chiedere la punizione del colpevole (Cass. II, n. 15589/2019 secondo cui sarebbe incongruo affermare che la volontà di un soggetto, che pure ha compreso il disvalore sociale di atti da cui risulta danneggiato, una volta espressa, debba soccombere di fronte all'astratta considerazione che la sua volizione sia legalmente viziata); nello stesso senso Cass. III, n. 42480/2010; Cass. III, n. 27044/2010; Cass. VI, n. 7280/2000.

La nomina del curatore speciale per la presentazione della querela avviene sempre su richiesta del P.M. e non è soggetta ad un termine per l'attivazione della procedura; ne consegue che in qualunque momento, anteriore alla prescrizione del reato, il curatore venga nominato, il termine di presentazione della querela decorre dalla notifica del provvedimento di nomina al curatore (Cass. III, n. 3085/2017).

È valida la querela proposta, nei limiti dei poteri individuati dal decreto di nomina del giudice tutelare, dall'amministratore di sostegno nell'interesse del figlio quale persona offesa dal reato (nella specie, di lesioni gravissime), non essendo necessaria la nomina di un curatore speciale per l'assenza di un conflitto di interessi tra le persone interessate (Cass. IV, n. 18333/2019; Cass. IV, n. 32338/2012).

Ai fini dell'esercizio del diritto di querela da parte del curatore speciale, non assume alcun rilievo il conflitto di interessi tra i genitori della persona offesa (minore o inferma di mente), in quanto l'unico possibile conflitto di interessi previsto dall'art. 121 cod. pen. è quello tra il curatore speciale e la persona rappresentata e non quello tra il rappresentante-curatore speciale ed altri soggetti, come l'imputato (Cass. VI, n. 41828/2014 che, in applicazione del principio, ha ritenuto valida, pur se in assenza di un'autorizzazione del giudice tutelare, la querela sporta da un genitore, nei confronti dell'altro genitore per l'inadempimento degli obblighi di assistenza gravanti su quest'ultimo).

Il curatore speciale nominato per l'esercizio del diritto di querela, di cui è titolare la persona offesa minore degli anni quattordici o inferma di mente, non può proporre querela una volta che il relativo diritto si è estinto per morte del titolare (Cass. II, n. 32873/2007).

La querela recapitata da un incaricato del soggetto legittimato deve presentare la sottoscrizione autenticata anche nel caso in cui tale soggetto rivesta la qualità di pubblico ufficiale senza però essere incardinato in un ufficio pubblico (Cass. IV, n. 39064/2004 in un caso di presentazione della querela ad opera di un incaricato del curatore speciale della persona offesa. La Corte ha rilevato che la esenzione dalla necessità della autenticazione della firma in calce alla querela, è ammissibile soltanto quando a sottoscrivere sia il responsabile di un ente pubblico e non già chiunque svolga una funzione che gli attribuisce la qualità di pubblico ufficiale).  

Bibliografia

Silvestri, Sub art. 338, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, V, Milano, 2017.

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