Codice di Procedura Penale art. 340 - Remissione della querela.

Aldo Aceto

Remissione della querela.

1. La remissione della querela [152-156 c.p.] è fatta e accettata personalmente o a mezzo di procuratore speciale [122], con dichiarazione ricevuta dall'autorità procedente o da un ufficiale di polizia giudiziaria [57] che deve trasmetterla immediatamente alla predetta autorità.

2. La dichiarazione di remissione e quella di accettazione sono fatte con le forme previste per la rinuncia espressa alla querela [339].

3. Il curatore speciale previsto dall'articolo 155, comma 4, del codice penale è nominato a norma dell'articolo 338.

4. Le spese del procedimento sono a carico del querelato, salvo che nell'atto di remissione sia stato diversamente convenuto1.

 

[1] Comma così sostituito dall'art. 13 l. 25 giugno 1999, n. 205.

Inquadramento

La remissione della querela può essere processuale o extraprocessuale (art. 152); la norma in commento disciplina la remissione processuale.

La remissione di querela

La remissione processuale della querela è un negozio giuridico con effetti sostanziali che si perfeziona con l'accettazione della remissione stessa.

La dichiarazione di remissione e di accettazione devono essere fatte con le medesime forme previste per la rinunzia espressa (art. 339); la remissione deve essere incondizionata e non sottoposta a termini (art. 152, c.p.), ma nella remissione il querelante può rinunziare al diritto alle restituzioni e al risarcimento del danno.

Se nulla prevedono le parti (remittente e accettante), le spese del procedimento sono ex lege a carico del querelato (se il querelato è persona minorenne al momento del fatto, le spese non sono dovute; Cass. VII, n. 30256/2006: Nel caso di remissione della querela sporta per fatto commesso da soggetto che era, all'epoca, di età minore, non opera la regola stabilita dall'art. 340, comma quarto, secondo cui le spese del procedimento gravano sul querelato, dovendosi invece fare applicazione, per analogia “in bonam partem”, del disposto di cui all'art. 29 del d.lgs. 28 luglio 1989 n. 272, che esonera il minore, in caso di condanna, dal pagamento delle spese processuali).

Il curatore speciale per l'accettazione della remissione previsto dall'art. 155, comma 4, c.p., è nominato a norma dell'art. 338 (al cui commento si rinvia).

La remissione e l'accettazione possono essere effettuate in ogni tempo ma non dopo che la sentenza è divenuta irrevocabile (art. 152, c. 5, c.p.; Cass. II, n. 53663/2014).

La remissione tacita (al pari della rinunzia tacita) non è disciplinata dalla norma in commento non venendo in rilievo una dichiarazione da formalizzare ma un comportamento da valutare. È dunque questione di fatto che costituisce affare del giudice di merito e che ha impegnato a lungo la giurisprudenza di legittimità, soprattutto nella interpretazione della mancata comparizione alla udienza dibattimentale del querelante (Cass. S.U., n. 31668/2016, che ha ritenuto la remissione tacita se il querelante era stato previamente ed espressamente avvertito dal giudice che l'eventuale sua assenza sarebbe stata interpretata come fatto incompatibile con la volontà di persistere nella querela). L'art. 152, come modificato dall'art. 1, comma 1, lett. h, d.lgs. n. 150/2022 (cd. Riforma Cartabia) ha tipizzato alcuni comportamenti ritenuti ex lege remissione tacita di querela.

Casistica

È ammissibile il ricorso per cassazione proposto al solo fine di introdurre nel processo la remissione della querela, ritualmente accettata, che sia intervenuta dopo la sentenza e prima della scadenza del termine per la presentazione dell'impugnazione (Cass. IV, n. 38156/2022; Cass. VI, n. 2248/2011).

In tema di atti persecutori, è idonea ad estinguere il reato non solo la remissione di querela ricevuta dall'autorità giudiziaria, ma anche quella effettuata davanti ad un ufficiale di polizia giudiziaria, atteso che l'art. 612-bis, comma quarto, c.p., facendo riferimento alla remissione “processuale”, evoca la disciplina risultante dal combinato disposto dagli artt. 152 c.p. e 340, che prevede la possibilità effettuare la remissione anche con tali modalità (Cass. V, n. 3034/2021).

In tema di revisione, la remissione di querela, intervenuta in pendenza del giudizio ed acquisita al fascicolo processuale senza essere valutata ai fini della decisione, rientra nel concetto di “prova nuova”, rilevante ai sensi dell'art. 630, lett. c) (Cass. VI, n. 24435/2020, che ha annullato la decisione della corte d'appello che aveva ritenuto inammissibile la richiesta di revisione sul presupposto che la remissione non integrasse una “prova nuova”, senza neppure acquisire il fascicolo del giudizio di cognizione, dal cui esame sarebbe emerso che la remissione di querela e l'accettazione, pur essendo state acquisite al fascicolo del dibattimento, non erano state valutate, neppure implicitamente, nella sentenza di condanna).

Il diritto di rimessione della querela compete esclusivamente alla persona offesa che l'ha proposta e non è trasmissibile ”inter vivos”, anche nel caso in cui venga alienato il diritto leso dalla condotta antigiuridica altrui, posto che non è trasferibile la qualità di persona offesa, che si cristallizza al momento in cui il soggetto titolare del bene giuridico tutelato subisce l'offesa da reato (Cass. V, n. 22495/2016 che, in tema di infedeltà patrimoniale ex art. 2634 c.c., ha ritenuto irrilevante la remissione di querela da parte del soggetto aggiudicatario della quota sociale del querelante).

In tema di spese processuali conseguenti alla remissione di querela, qualora sussista difformità tra il verbale di remissione ed il verbale di accettazione in ordine alla pattuizione sulle spese, contenendo il primo la richiesta di compensazione ed il secondo il consenso ad una equa ripartizione delle spese tra le parti, deve ritenersi insussistente una valida pattuizione che deroghi alla previsione normativa di cui all'art. 340, comma quarto, la quale stabilisce che le spese siano poste a carico del querelato (Cass. V, n. 2773/2011).

L'accettazione della remissione di querela , che non necessita di autorizzazione del giudice tutelare perché non è atto di straordinaria amministrazione, si può sostanziare anche soltanto nel mancato rifiuto da parte del querelato e, in tal caso, ove l'accettante sia inabilitato, deve presumersi che abbia agito con l'avallo del curatore non dissenziente (Cass. V, n. 43414/2008).

La qualificazione del ricorso per cassazione come appello e la conseguente trasmissione degli atti, a norma dell'art. 568, comma 5, al giudice competente non è impedita dalla sopravvenienza della remissione di querela e della relativa accettazione (Cass. S.U., n. 30326/2002).  

Bibliografia

Silvestri, Sub art. 340, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, V, Milano, 2017.

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