Codice di Procedura Penale art. 345 - Difetto di una condizione di procedibilità. Riproponibilità dell'azione penale.

Aldo Aceto

Difetto di una condizione di procedibilità. Riproponibilità dell'azione penale.

1. Il provvedimento di archiviazione [409, 411] e la sentenza di proscioglimento [529] o di non luogo a procedere [425], anche se non più soggetta a impugnazione, con i quali è stata dichiarata la mancanza della querela [336], della istanza [341], della richiesta [342] o dell'autorizzazione a procedere [343], non impediscono l'esercizio dell'azione penale [405] per il medesimo fatto e contro la medesima persona se è in seguito proposta la querela, l'istanza, la richiesta o è concessa l'autorizzazione ovvero se è venuta meno la condizione personale che rendeva necessaria l'autorizzazione.

2. La stessa disposizione si applica quando il giudice accerta la mancanza di una condizione di procedibilità diversa da quelle indicate nel comma 1, nonché quando, dopo che è stata pronunciata sentenza di non luogo a procedere o di non doversi procedere a norma dell’articolo 72-bis, lo stato di incapacità dell’imputato viene meno o si accerta che è stato erroneamente dichiarato1.

[1] Le parole da «, nonché» a « dichiarato» sono state aggiunte dall’art. 1, comma 23, l. 23 giugno 2017, n. 103.  Ai sensi dell’art. 1,  comma 95, l. n. 103 , cit., la stessa legge entra in vigore il trentesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 154 del 4 luglio 2017).

Inquadramento

È norma che deve essere letta in correlazione con il divieto di un secondo giudizio stabilito dall'art. 649 perché coniuga il divieto di bis in idem con la possibilità di riproporre l'azione penale dichiarata improcedibile per mancanza della condizione (sospensiva) del suo esercizio.

La norma come limite al divieto del bis in idem

Il difetto della condizione di procedibilità non impedisce il rinnovato esercizio dell'azione penale per il medesimo fatto e contro la medesima persona quando venga in seguito proposta querela, istanza o richiesta di procedimento o venga concessa l'autorizzazione a procedere o, ancora, quando vengano meno le condizioni personali che rendevano necessaria l'autorizzazione.

Il secondo comma della norma in commento attribuisce rilevanza generale al principio posto dal primo comma, estendendone l'applicazione a tutte le condizioni di procedibilità diverse da quelle sopra indicate, ma anche alla sentenza pronunciata ai sensi dell'art. 72-bis quando viene meno lo stato di incapacità o si accerta che tale stato è stato erroneamente dichiarato.

La norma, dunque, funge da limite all'applicazione del divieto posto dall'art. 649 precisandone la portata quando l'azione penale sia già stata esercitata (è del resto richiamata dall'art. 649 stesso); per questo è stata ritenuta norma di stretta interpretazione (Cass. I, n. 8855/2000).

In caso di archiviazione per difetto di una condizione di procedibilità, la riapertura è doverosa quando la condizione sopravvenga, dovendo il GIP prenderne atto e non potendo effettuare alcuna valutazione di merito ai sensi dell'art. 414, come modificato dall'art. 22, d.lgs. n. 150/2022. Resta ferma la sanzione dell'inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti dal P.M. in assenza del decreto di autorizzazione alla riapertura delle indagini (art. 414, c. 2-bis; contra, Cass. IV, n. 12801/2007, secondo cui, invece, il decreto di riapertura delle indagini non è necessario, giusto quanto previsto dall'articolo 345, per il caso di archiviazione per mancanza di querela quando la querela sia successivamente presentata. Tale decreto non è parimenti necessario, sempre nel caso di archiviazione per mancanza di querela, allorquando successivamente si accerti che la querela non è più necessaria, essendo il reato divenuto procedibile d'ufficio per il verificarsi di un evento aggravatore, la cui sopravvenienza, del resto, deve indurre anche a dubitare che ci si trovi al cospetto del medesimo fatto oggetto dell'originaria e archiviata notizia criminis, non fosse altro perché l'evento aggravatore determina un diverso regime di procedibilità. Nella specie, la Corte ha ritenuto non necessario il decreto di riapertura delle indagini in una vicenda relativa al reato di lesioni personali colpose derivanti da infortunio sul lavoro, originariamente fatto oggetto di archiviazione per mancanza di querela, che successivamente era divenuto procedibile d'ufficio per il verificarsi di un evento aggravatore della malattia, tale da avere consentito di ipotizzare il reato di lesioni gravissime, procedibile d'ufficio).

Allo stesso modo, deve essere chiesta la revoca della sentenza di non luogo a procedere nei modi previsti dagli artt. 434 e segg.

La sentenza di proscioglimento irrevocabilmente pronunciata dal giudice della plena cognitio non deve essere revocata, ma il giudice investito della nuova domanda dovrà verificare d'ufficio la sussistenza delle condizioni che legittimano il rinnovato esercizio dell'azione penale.

La riproponibilità dell'azione penale presuppone che sulla domanda il giudice si sia pronunciato con sentenza irrevocabile, che, cioè, la mancanza della condizione di procedibilità sia stata irrevocabilmente accertata e dichiarata. La norma, dunque, non trova applicazione nel caso di condizione di procedibilità sopravvenuta a processo in corso; in tal caso il processo potrà proseguire ma le prove assunte in assenza di autorizzazione a procedere non possono essere utilizzate (artt. 343, comma 4, 346).

Casistica

In tema di disciplina penale dell'immigrazione clandestina, la presentazione della richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato di cui all'art. 10-bis, comma 6, d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286, costituisce una condizione di improcedibilità dell'azione penale, e non una anomala causa di sospensione del procedimento, non essendovi alcuna pregiudizialità tra il procedimento amministrativo attivato dall'istanza e la sussistenza del reato di ingresso illegale, sicché la sua sussistenza impone l'emissione, anche d'ufficio e in ogni stato e grado del processo, dei provvedimenti di cui all'art. 345 (Cass. I, n. 27353/2021).

Il divieto del ne bis in idem non è applicabile alla sentenza con la quale sia dichiarato il difetto di una condizione di procedibilità, stante il disposto dell'art. 345 c.p.p. – per il quale la sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere con la quale sia dichiarata la mancanza della querela o di altra condizione di procedibilità non impedisce l'esercizio dell'azione penale per il medesimo fatto contro la medesima persona se in seguito sia proposta querela – richiamato dall'art. 649 (Cass. V, n. 4636/2013).

La sentenza di non luogo a procedere per difetto di querela , una volta divenuta definitiva, è idonea ad integrare il presupposto del divieto di un secondo giudizio al pari di quella di assoluzione, salvo nel caso della successiva presentazione della querela medesima (Cass. IV, n. 31446/2008).  

Bibliografia

Silvestri, Sub art. 345, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, V, Milano, 2017.

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