Codice di Procedura Penale art. 349 - Identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini e di altre persone.Identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini e di altre persone. 1. La polizia giudiziaria procede alla identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini [61] e delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti [351]. 2. Alla identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini può procedersi anche eseguendo, ove occorra, rilievi dattiloscopici, fotografici e antropometrici nonché altri accertamenti. I rilievi di cui al periodo precedente sono sempre eseguiti quando si procede nei confronti di un apolide, di una persona della quale è ignota la cittadinanza, di un cittadino di uno Stato non appartenente all'Unione europea ovvero di un cittadino di uno Stato membro dell'Unione europea privo del codice fiscale o che è attualmente, o è stato in passato, titolare anche della cittadinanza di uno Stato non appartenente all'Unione europea. In tale caso, la polizia giudiziaria trasmette al pubblico ministero copia del cartellino fotodattiloscopico e comunica il codice univoco identificativo della persona nei cui confronti sono svolte le indagini1. 2-bis. Se gli accertamenti indicati dal comma 2 comportano il prelievo di capelli o saliva e manca il consenso dell'interessato, la polizia giudiziaria procede al prelievo coattivo nel rispetto della dignità personale del soggetto, previa autorizzazione scritta, oppure resa oralmente e confermata per iscritto, del pubblico ministero 2. 3. Quando procede alla identificazione, la polizia giudiziaria invita la persona nei cui confronti vengono svolte le indagini a dichiarare o a eleggere il domicilio per le notificazioni a norma dell'articolo 161 nonché ad indicare il recapito della casa di abitazione, del luogo in cui esercita abitualmente l'attività lavorativa e dei luoghi in cui ha temporanea dimora o domicilio, oltre che ad indicare i propri recapiti telefonici o gli indirizzi di posta elettronica nella sua disponibilità. Osserva inoltre le disposizioni dell'articolo 66 [357 2e]3. 4. Se taluna delle persone indicate nel comma 1 rifiuta di farsi identificare ovvero fornisce generalità o documenti di identificazione in relazione ai quali sussistono sufficienti elementi per ritenerne la falsità [495, 496 c.p.], la polizia giudiziaria la accompagna [132, 133] nei propri uffici e ivi la trattiene per il tempo strettamente necessario per la identificazione e comunque non oltre le dodici ore [94 2 att.] ovvero, previo avviso anche orale al pubblico ministero, non oltre le ventiquattro ore, nel caso che l'identificazione risulti particolarmente complessa oppure occorra l'assistenza dell'autorità consolare o di un interprete ed in tal caso con facoltà per il soggetto di chiedere di avvisare un familiare o un convivente 4. 5. Dell'accompagnamento e dell'ora in cui questo è stato compiuto è data immediata notizia al pubblico ministero [347] il quale, se ritiene che non ricorrono le condizioni previste dal comma 4, ordina il rilascio della persona accompagnata. 6. Al pubblico ministero è data altresì notizia del rilascio della persona accompagnata e dell'ora in cui esso è avvenuto.
[1] Comma modificato dall'art. 2, comma 8, l. 27 settembre 2021, n. 134, che ha aggiunto i seguenti periodi: « I rilievi di cui al periodo precedente sono sempre eseguiti quando si procede nei confronti di un apolide, di una persona della quale è ignota la cittadinanza, di un cittadino di uno Stato non appartenente all'Unione europea ovvero di un cittadino di uno Stato membro dell'Unione europea privo del codice fiscale o che è attualmente, o è stato in passato, titolare anche della cittadinanza di uno Stato non appartenente all'Unione europea. In tale caso, la polizia giudiziaria trasmette al pubblico ministero copia del cartellino fotodattiloscopico e comunica il codice univoco identificativo della persona nei cui confronti sono svolte le indagini»., in vigore dal 19 ottobre 2021. [2] Comma inserito dall'art. 101d.l. 27 luglio 2005, n. 144, conv., con modif., in l. 31 luglio 2005, n. 155. Ai sensi del successivo comma 4-quater tali disposizioni «si osservano anche per le procedure di identificazione di cui all'articolo 11 del decreto-legge 21 marzo 1978, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 maggio 1978, n. 191». [3] Comma modificato dall'art. 17, comma 1, lett. a), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che inserito le parole: «, nonché ad indicare il recapito della casa di abitazione, del luogo in cui esercita abitualmente l'attività lavorativa e dei luoghi in cui ha temporanea dimora o domicilio, oltre che ad indicare i recapiti telefonici o gli indirizzi di posta elettronica nella sua disponibilità» dopo le parole: «l'articolo 161». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoLa norma disciplina e regola il potere autoritativo/coercitivo della polizia giudiziaria per l’identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini. Identificazione e individuazioneL'identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini è attività che comporta attribuire un nome, un cognome, un indirizzo al possibile autore del fatto, interlocutore privilegiato degli inquirenti nella fase che precede l'eventuale instaurazione del rapporto processuale. L'identificazione, quale attività di indagine tipica della polizia giudiziaria, non è tanto “individuazione del colpevole”, è soprattutto individuazione del soggetto titolare degli stessi diritti che spettano all'imputato (art. 61). L'individuazione del colpevole può prescindere dal contatto fisico con la persona ritenuta autrice del fatto ed è frutto dell'attività di intelligence svolta dall'autorità giudiziaria e dalla polizia giudiziaria; l'identificazione, invece, è attività materiale che comporta sempre il contatto fisico con l'interlocutore, che sollecita doverose e veritiere risposte alle domande di chi è autorizzato a porle (artt. 495,496,651 c.p.). La persona sottoposta alle indagini può tacere o mentire su tutto, tranne che sulle proprie generalità (artt. 64, comma 3, lett. b; 66). L'essenzialità dell'identificazione può essere colta sol che si consideri l'importanza sempre crescente che riveste il diritto al nome nel panorama dei diritti fondamentali della persona (artt. 6,7 e 8, c.c.). Nel procedimento penale, l'errore di persona (l'omonimia) è evenienza tutt'altro che rara e può portare a conseguenze devastanti; per questo la verifica della corretta attribuzione del nome è attività costante nel processo penale, sin dalla fase delle indagini preliminari (artt. 66, 66-bis, 67, 68, 667, 668). L'impossibilità di attribuire un nome alla persona sottoposta alle indagini non equivale a incertezza della sua identità fisica ; la mancanza del nome è supplita, in questi casi, dalla attribuzione del codice univoco identificativo (artt. 66, c. 2, 349, comma 2; infra). Gli accertamenti per l’identificazione La norma attribuisce alla polizia giudiziaria il potere (penalmente presidiato) di procedere alla identificazione dell'autore del reato e delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti. È potere costitutivo di un obbligo di “facere” a chi è richiesto di dar conto di sé (art. 66, richiamato dal comma 3), ma è potere che può incidere anche sulla libertà personale dell'interessato (tali potersi non sono esercitabili per l'identificazione delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti). In particolare, solo quando procede alla identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte indagini, la polizia giudiziaria può procedere, se occorre, a rilievi dattiloscopici, fotografici e antropometrici nonché ad altri accertamenti (sui presupposti di tali accertamenti si veda la giurisprudenza riportata nella Casistica). L'art. 2, comma 8, legge n. 134/2021 (cd. Riforma Cartabia), ha reso obbligatori tali accertamenti se la persona nei cui confronti vengono svolte le indagini rientra in una delle seguenti categorie: a) apolide; b) persona della quale è ignota la cittadinanza; c) cittadino di uno Stato non appartenente all'Unione europea; d) cittadino di uno Stato membro dell'Unione europea privo del codice fiscale; e) persona attualmente, o in passato, titolare anche della cittadinanza di uno Stato non appartenente all'Unione europea. In questi casi, la polizia giudiziaria deve trasmettere al pubblico ministero il cartellino fotodattiloscopico e comunica il cd. C.U.I (Codice Univoco Identificativo) di cui all'art. 2, c. 1, lett. e, d.P.R. n. 87/2016 (Regolamento recante disposizioni di attuazione della legge 30 giugno 2009, n. 85, concernente l'istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA, ai sensi dell'articolo 16 della legge n. 85 del 2009). Tra gli accertamenti consentiti sono previsti, ai fini della profilazione del DNA, il prelievo di capelli o di saliva. Se la persona interessata non presta il consenso, la PG può operare il prelievo coattivo ma in tal caso è necessaria la preventiva autorizzazione scritta del P.M. che può essere resa anche oralmente ma deve essere sempre confermata per iscritto. Non è insomma sufficiente la mera verbalizzazione dell'autorizzazione verbalmente resa; di tale autorizzazione deve restare traccia scritta del suo autore. Quando procede all'identificazione, la polizia giudiziaria, oltre ad ammonire la persona interessata dell'obbligo di dichiarare le proprie generalità e quant'altro possa valere per identificarla (e delle relative immediate conseguenze; infra), la invita altresì a fornire i dati indicati dal comma 3 (come modificato dall'art. 17, comma 1, lett. a), d.lgs. n. 150/2022 – Riforma Cartabia) tra i quali, in aggiunta a quelli già elencati dall'art. 161 (anch'esso profondamente modificato dal d.lgs. n. 150/2022), i luoghi nei quali si volge la propria vita (la casa di abitazione), anche lavorativa, e i propri recapiti telefonici o telematici nella sua disponibilità ai fini del rintraccio in caso di urgenza. Il fermo per l’identificazione Se la persona interessata rifiuta di farsi identificare o fornisce generalità o documenti ritenuti verosimilmente falsi, la polizia giudiziaria può procedere al cd. fermo (accompagnamento) per l'identificazione che non può protrarsi oltre il tempo strettamente necessario per gli accertamenti e comunque non oltre 12 ore, superate le quali la persona accompagnata deve essere restituita alla libertà anche se non identificata. Solo nei casi più complessi il fermo può protrarsi per ulteriori 12 ore ma in tal caso è necessario: a) che ne sia dato specifico ed immediato avviso, anche orale, al P.M. (che può ordinare il rilascio della persona accompagnata); b) che sia garantita l'assistenza dell'autorità consolare o di un interprete; c) che sia consentito alla persona interessata di chiedere di avvisare un familiare o un convivente. In ogni caso, quando procede al fermo per l'identificazione, la PG deve darne sempre notizia al P.M. il quale può ordinare il rilascio della persona accompagnata se ritiene che non sussistano i presupposti dell'accompagnamento. Al P.M. deve essere altresì data notizia del rilascio della persona interessata e dell'ora in cui esso è avvenuto (onde consentire la verifica del rispetto dei termini di durata del fermo). Non esiste alcuna ulteriore forma di controllo postuma della legittimità dell'operato della polizia giudiziaria. Ma se il fermo è stato posto in essere in dolosa violazione dei presupposti che lo consentono il pubblico ufficiale risponde del reato di sequestro di persona aggravato ai sensi dell'art. 605, comma 2, n. 2, c.p. Profili di diritto intertemporaleIl comma 3 della norma in commento è stato sostituito dall'art. 17, comma 1, lett. a), d.lgs. n. 150/2022, entrato in vigore il 30/12/2022 (art. 99-bis, d.lgs. n. 150/2022, aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. n. 162/2022, conv., con modif., dalla legge n. 199/2022). Trattandosi di norma processuale, se ne deve ritenere l'applicabilità a tutti i procedimenti pendenti alla data del 30/12/2022 e, dunque, a tutti gli atti da compiere successivamente a tale data. CasisticaL'incertezza circa le generalità dell'imputato, della cui identità fisica si abbia però certezza, non legittima né la pronuncia di assoluzione “per non aver commesso il fatto”, né la dichiarazione di non doversi procedere “per essere rimasti ignoti gli autori del reato”, trattandosi di formule che presuppongono un'assoluta incertezza sulla identità fisica dell'imputato e non una semplice incertezza circa le sue generalità (Cass. I, n. 28104/2021; Cass. V, n. 45513/2014). L'identificazione dell'indagato ad opera della polizia giudiziaria è validamente operata sulla base delle dichiarazioni dallo stesso fornite, perché il ricorso ai rilievi dattiloscopici, fotografici o antropometrici, o ad altri accertamenti, si giustifica soltanto in presenza di elementi di fatto che facciano ritenere la falsità delle indicate dichiarazioni (Cass. IV, n. 19044/2017); contra Cass. II, n. 3603/2011 , secondo cui, invece, le sole dichiarazioni rese dall'imputato, privo di documenti e non fotosegnalato, alla polizia giudiziaria in ordine alle proprie generalità non sono sufficienti a fondare con sicurezza l'identificazione dello stesso, incombendo in tal caso alla polizia giudiziaria di procedere ai rilievi di cui all'art. 349, commi 2 e 2-bis. Non è impugnabile con richiesta di riesame ai sensi dell'art. 309 l'esecuzione di rilievi dattiloscopici e fotografici eseguiti dalla polizia giudiziaria sulla persona dell'indagato , in seguito all'applicazione di misura cautelare, in quanto essi costituiscono mera attività di polizia amministrativa e/o penitenziaria, prevista dagli artt. 23 e 26 del d.P.R. 30 giugno 2000, n. 230, e non provvedimenti restrittivi della libertà personale (Cass. II, n. 8895/2001che ha confermato il provvedimento che aveva ritenuto inammissibile la istanza di cancellazione e distruzione di rilievi dattiloscopici e fotografici eseguiti su persona sottoposta a misura restrittiva degli arresti domiciliari). BibliografiaD’Alessio F., Sub art. 349, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, Vol. V, Milano, 2017. |