Codice di Procedura Penale art. 376 - Accompagnamento coattivo per procedere a interrogatorio o a confronto.InquadramentoÈ norma che attribuisce al pubblico ministero il potere di privare della libertà personale la persona sottoposta alle indagini al solo e limitato fine del compimento degli atti di indagine da essa previsti. L’accompagnamento coattivoLa norma deve essere letta in correlazione con l'art. 132 che attribuisce al giudice il potere di ottenere, se del caso con la forza, la presenza della persona sottoposta alle indagini (art. 399) o dell'imputato (490) per il compimento di un atto istruttorio che richiede la sua partecipazione. In tali casi la persona accompagnata non può essere trattenuta oltre il tempo necessario al compimento dell'atto e, comunque, non oltre le ventiquattro ore. Nel corso delle indagini preliminari tale potere è attribuito al pubblico ministero che intende procedere a interrogatorio o confronto: libera la persona sottoposta alle indagini di avvalersi della facoltà di non rispondere, ma dovrà farlo alla presenza fisica dell'inquirente (l'imputato assente, invece, non può essere accompagnato a forza per rendere l'esame in dibattimento; art. 490). Non si tratta di potere assoluto; l'esercizio della forza deve essere autorizzato dal giudice con provvedimento non impugnabile (Cass. III, n. 34224/2010). CasisticaIl provvedimento con il quale il G.i.p. respinge la richiesta del P.M. di autorizzazione all'accompagnamento coattivo ex art. 376 c.p.p., perché spirati i termini delle indagini preliminari, è illegittimo, ma non abnorme, atteso che detto provvedimento non determina una anomala regressione del procedimento né uno stallo processuale non altrimenti superabile (Cass. VI, n. 7458/2006). BibliografiaAndreazza G., Sub art. 376, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, Vol. V, Milano, 2017. |