Codice di Procedura Penale art. 383 - Facoltà di arresto da parte dei privati.

Sergio Beltrani

Facoltà di arresto da parte dei privati.

1. Nei casi previsti dall'articolo 380 ogni persona è autorizzata a procedere all'arresto in flagranza [382], quando si tratta di delitti perseguibili di ufficio.

2. La persona che ha eseguito l'arresto deve senza ritardo consegnare l'arrestato e le cose costituenti il corpo del reato [253] alla polizia giudiziaria [55] la quale redige il verbale [357 3] della consegna e ne rilascia copia [116].

Inquadramento

L'art. 383 disciplina la facoltà di arresto da parte dei privati (“ogni persona”), già ritenuta costituzionalmente legittima nell'imperio del c.p.p. del 1930: la Corte costituzionale (n. 89/1970), nel dichiarare infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 242 c.p.p. abr., proposta in riferimento all'art. 13, terzo comma, Cost., pur dando atto che la norma costituzionale che consente l'adozione di provvedimenti restrittivi della libertà personale da parte dell'autorità di pubblica sicurezza va interpretata restrittivamente, ritenne che la facoltà conferita al privato dalla norma impugnata non operasse una vera estensione della portata propria della disposizione costituzionale, in quanto il privato, allorché agisce in presenza delle condizioni e rimane nei limiti stabiliti dalla norma stessa, assume la veste di organo di polizia, sia pure straordinario e temporaneo; all'affermata compatibilità con l'art. 13, terzo comma, Cost., della norma sull'arresto in flagranza da parte dei privati non sono di ostacolo, né il fatto che il precetto costituzionale non menzioni espressamente il privato fra i soggetti abilitati all'adozione delle misure ivi menzionate, né la considerazione che alla potestà consentita al privato non si adegui la qualifica di provvedimento, «ciò sempre che l'attività esercitata si mantenga nei limiti derivanti dalla natura stessa del potere consentito e che, inoltre, rimanga fermo il rispetto del limite massimo di vigenza di ogni provvedimento provvisorio, stabilito dall'art. 13 Cost., con la conseguenza che l'inizio del termine di 48 ore prescritto per la comunicazione all'autorità giudiziaria venga sempre fatto decorrere dal momento dell'arresto operato dal privato e non già da quello della consegna da parte sua all'autorità di polizia»).

La previsione della facoltà di arresto da parte del privato (sempre facoltativo) viene riferita a tutti i casi di obbligatorietà (ex art. 380) dell'arresto da parte della polizia giudiziaria, purché si tratti di delitti perseguibili d'ufficio: «stavolta il predicato suona bene: dove sarebbe obbligatorio rispetto ai funzionari, l'arresto è eseguibile dai privati; “ogni persona [vi] è autorizzata”, purché sia reato perseguibile d'ufficio. L'autore della “prise de corps” esercita una facoltà: altrettanto lecitamente poteva astenersene, ma l'atto facoltativo genera un obbligo; “senza ritardo”, deve consegnare alla polizia l'arrestato, con gli eventuali corpora delicti, e riceve copia del verbale» (Cordero, 1998, 481).

La dichiarazione dell'illegittimità costituzionale dell'art. 380, comma 2, lett. e), nella parte in cui prevede l'arresto obbligatorio in flagranza per il delitto di furto aggravato, ai sensi dell'art. 625, primo comma, numero 2, prima ipotesi, c.p. nel caso in cui ricorra la circostanza attenuante prevista dall'art. 62, numero 4, dello stesso codice (Corte cost., n. 54/1993), ha comportato come conseguenza l'inserimento di tale fattispecie tra i casi di arresto facoltativo, con la conseguenza della sottrazione al privato di ogni potere coercitivo in materia; questa conseguenza è ancor più evidente all'indomani della c.d. “riforma Cartabia” che ha reso procedibili a querela di parte la gran parte delle ipotesi di furto aggravato ex art. 625 c.p.

In relazione alla facoltà d'arresto da parte dei privati, più che un vero e proprio diritto soggettivo, deve considerarsi sussistente un diritto potestativo, poiché la legge attribuisce l'esercizio di una potestas ordinariamente riservata agli organi dello Stato, al privato, il quale può espletarla con i limiti propri assegnati all'analogo potere statuale.

 L'arresto in flagranza di reato da parte del privato, nei casi consentiti dall'art. 383, si risolve nell'esercizio di fatto dei poteri anche coattivi e nell'esplicazione delle attività procedimentali propri degli organi di polizia giudiziaria normalmente destinati a esercitare tale potere; ove, invece, il privato si limiti ad invitare il presunto reo ad attendere l'arrivo dell'organo di polizia giudiziaria, nel frattempo avvertito, non si versa nella fattispecie di cui al citato art. 383, ma in semplice comportamento di denuncia, consentita a ciascun cittadino in qualsiasi situazione di violazione della legge penale (Cass. IV, n. 4751/2000: fattispecie nella quale, dal testo del provvedimento impugnato, risultava che il proprietario di un negozio si era limitato ad invitare il presunto ladro a fermarsi e ad attendere l'arrivo della polizia, senza esplicare alcuna forma di coazione; la S.C. ha osservato che l'arresto in flagranza da parte del privato richiede un comportamento concludente che esprima l'intento di eseguire l'arresto, quale l'accompagnamento coattivo del soggetto presso un ufficio di polizia, ovvero l'apprensione mediante esercizio della coazione previa dichiarazione dell'intento di eseguire l'arresto; Cass. IV, n. 48986/2017: fattispecie in cui la S.C. ha confermato la decisione del giudice di non convalidare l'arresto per il reato di furto della persona indagata, non più in possesso della merce sottratta, che era stata consegnata alla polizia giudiziaria da un addetto alla sicurezza).

Gli obblighi accessori incombenti sul privato cha ha operato l’arresto

Ai fini della legittimità dell'arresto da parte del privato non sono richieste specifiche formalità, ed, in particolare, non è necessaria un'esplicita formale dichiarazione di intervenuto arresto, essendo sufficiente il comportamento concludente di colui che lo esegue (Cass. II, n. 14485/1986).

La ratio del secondo comma dell'art. 383, che prevede la facoltà di arresto da parte dei privati, è che questi consegnino l'arrestato alla polizia giudiziaria senza ritardo, e cioè nel più breve tempo possibile, in modo da evitare che una misura eccezionale si trasformi in un sequestro di persona dell'arrestato.

In caso di arresto in flagranza da parte dei privati, la consegna dell'arrestato alla polizia giudiziaria deve, pertanto, avvenire senza ritardo, non essendo prevista alcuna possibilità di trattenimento da parte dei privati oltre il tempo strettamente necessario, al fine di evitare che una misura eccezionale si trasformi in un sequestro di persona dell'arrestato (Cass. V, n. 48332/2018: fattispecie in cui la S.C. ha confermato la condanna per il reato di sequestro di persona – che la c.d. “riforma Cartabia” ha reso, nei casi di cui all'art 605, comma primo, c.p., procedibile a querela di parte - in relazione all'arresto di un minore di 13 anni, che l'imputato aveva poi condotto dai vicini al fine di accertarne le esatte generalità, così ritardando la consegna dell'arrestato all'autorità).

Al potere di arresto è connesso il potere-dovere di inseguimento dell'arrestando datosi alla fuga, e, nel concreto svolgimento dell'inseguimento, operato in flagranza, non possono applicarsi le rigorose norme del codice della strada, ma soltanto i canoni della prudenza e della diligenza secondo il criterio della “culpa lata”: diversamente opinando, si finirebbe col riconoscere al fuggitivo una sostanziale impunità, poiché è evidente che quest'ultimo durante la fuga non osserva le norme del codice della strada (Cass. III, n. 9464/1995; cfr. anche Cass. II, n. 13094/2018, che ha ritenuto legittimamente eseguito l'arresto dell'indagata eseguito dai privati in esito all'inseguimento della prevenuta immediatamente dopo la commissione del reato, quando la stessa si trovava nello stato di flagranza normativamente definito dall'art. 382 c.p.p.: fattispecie di rapina impropria, nella quale l'indagata era stata inseguita, immediatamente dopo i fatti, dalla persona offesa e da coloro che si trovavano all'interno nell'Ufficio postale dove si era verificato il fatto).

La facoltà di arresto in flagranza da parte del privato (così come l'obbligo di arresto da parte di ufficiali o agenti di polizia giudiziaria) non giustifica, di per sé, l'uso di armi contro persone che, dopo aver tentato di consumare un delitto, per sottrarsi alla cattura, si diano alla fuga (Cass. V, n. 7570/1999).

Nel caso in cui il privato abbia agito nella convinzione di interrompere un altrui comportamento ritenuto erroneamente illecito, è configurabile (non un errore di fatto che esclude la colpevolezza ex art. 47 c.p., bensì) un errore di diritto, irrilevante ai sensi dell'art. 5 c.p., salva l'ignoranza inevitabile (Cass. V, n. 12892/2020: fattispecie nella quale la S.C. ha confermato la condanna per violenza privata posta in essere da un componente di un comitato religioso che aveva impedito un'attività di volantinaggio, pienamente legittima ma da lui considerata illecita, pretendendo di esercitare il diritto di arresto).

Profili di costituzionalità

La Corte costituzionale (n. 374/1998) ha precisato (nel dichiarare manifestamente inammissibile la questione di costituzionalità dell'art. 383 c.p.p. per eccesso di delega) che l'ultima sub- direttiva dell'art. 2, numero 32, della legge-delega si limita a prescrivere l'“obbligo della polizia di porre a disposizione del pubblico ministero al più presto e comunque non oltre le ventiquattro ore dall'arresto o dal fermo, le persone arrestate o fermate”, senza nulla disporre in ordine all'ufficiale di polizia giudiziaria che deve procedere alla presentazione, tanto più nei casi, come quello di specie, in cui si sia proceduto a seguito di arresto ad opera di privati. 

Bibliografia

V. sub art. 381.

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