Codice di Procedura Penale art. 393 - Richiesta 1 2.1. La richiesta è presentata entro i termini per la conclusione delle indagini preliminari [405-407] e comunque in tempo sufficiente per l'assunzione della prova prima della scadenza dei medesimi termini e indica: a) la prova da assumere, i fatti che ne costituiscono l'oggetto e le ragioni della sua rilevanza per la decisione dibattimentale [493, 495]; b) le persone nei confronti delle quali si procede per i fatti oggetto della prova [396]; c) le circostanze che, a norma dell'articolo 392, rendono la prova non rinviabile al dibattimento. 2. La richiesta proposta dal pubblico ministero indica anche i difensori delle persone interessate a norma del comma 1, lettera b), la persona offesa [91] e il suo difensore [101]. 2-bis. Con la richiesta di incidente probatorio di cui all'articolo 392, comma 1-bis, il pubblico ministero deposita tutti gli atti di indagine compiuti 3. 3. Le disposizioni dei commi 1 e 2 si osservano a pena di inammissibilità . 4. Il pubblico ministero e la persona sottoposta alle indagini possono chiedere la proroga del termine delle indagini preliminari [405-407] ai fini dell'esecuzione dell'incidente probatorio . Il giudice provvede con decreto motivato, concedendo la proroga per il tempo indispensabile all'assunzione della prova quando risulta che la richiesta di incidente probatorio non avrebbe potuto essere formulata anteriormente. Nello stesso modo il giudice provvede se il termine per le indagini preliminari scade durante l'esecuzione dell'incidente probatorio. Del provvedimento è data in ogni caso comunicazione al procuratore generale presso la corte di appello.
[1] La Corte cost., con sentenza 10 marzo 1994, n. 77, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli artt. 392 e 393 «nella parte in cui non consentono che, nei casi previsti dalla prima di tali disposizioni, l'incidente probatorio possa essere richiesto ed eseguito anche nella fase dell'udienza preliminare». [2] La Corte cost., con sentenza 10 ottobre 1990, n. 436 ha dichiarato non fondata, nei sensi di cui in motivazione, una questione di legittimità costituzionale degli artt. 393, 395 e 396, per contrasto con gli artt. 3 e 24 Cost., affermando che «tenendo nel debito conto la funzione assegnata alla notifica della richiesta di incidente probatorio, permette di considerare ricompreso fra i destinatari di tale notificazione anche il difensore della persona sottoposta alle indagini preliminari». [3] Comma inserito dall'art. 13 l. 15 febbraio 1996, n. 66. InquadramentoL'incidente probatorio deve essere richiesto — a pena di inammissibilità — entro termini precisi: a) o entro i termini per la conclusione delle indagini preliminari; b) comunque in tempo sufficiente per l'assunzione della prova prima della scadenza dei medesimi termini. Sotto il profilo contenutistico, la richiesta — a pena di inammissibilità — deve indicare: a) la prova da assumere, i fatti che ne costituiscono l'oggetto e le ragioni della sua rilevanza per la decisione dibattimentale; b) le persone nei confronti delle quali si procede per i fatti oggetto della prova; c) le circostanze che, a norma dell'articolo 392, rendono la prova non rinviabile al dibattimento. Se proposta dal pubblico ministero: a) la richiesta deve indicare anche i difensori delle persone interessate, la persona offesa e il suo difensore; b) se riguarda i “casi” di cui all'art. 392, comma 1-bis, deve depositare tutti gli atti di indagine compiuti. Il termine delle indagini preliminari è prorogabile dal giudice — dando in ogni caso comunicazione al procuratore generale presso la corte di appello — su richiesta dei soggetti legittimati “ai fini dell'esecuzione dell'incidente probatorio”, per il tempo indispensabile all'assunzione della prova quando risulta che la richiesta di incidente probatorio non avrebbe potuto essere formulata anteriormente o se il termine per le indagini preliminari scade durante l'esecuzione dell'incidente probatorio. GeneralitàSi controverte in dottrina sull'individuazione del contenuto minimo che deve presentare la richiesta di incidente probatorio; alcuni ritengono infatti che la richiesta debba contenere indicazioni molto analitiche sull'oggetto della prova da assumere, sulle ragioni della sua rilevanza ai fini della decisione dibattimentale nonché sulle circostanze che rendono la prova non rinviabile al dibattimento; altri, diversamente, sostengono che l'indicazione dei predetti requisiti non possa essere prospettata che in forma generica, quantomeno nelle ipotesi di assunzione anticipata della prova per le ragioni indicate nell' art. 392, comma 1 lett. b); altri ancora, infine, ritengono che la richiesta deve avere un contenuto di specificità, allo scopo di dare al giudice, che non conosce gli atti del procedimento, la possibilità di decidere cognita causa e, nel contempo, di porre l'antagonista in condizioni di esercitare un contraddittorio reale. Altra questione su cui si controverte in dottrina concerne il requisito soggettivo di cui al comma 1 lett. b) dell'art. 393: alcuni sostengono infatti che anche all'indagato ha l'obbligo di indicare a pena di inammissibilità le altre persone nei confronti delle quali si procede; altri, pur condividendo in linea di massima il predetto orientamento, ammettono in capo all'indagato l'esistenza dell'obbligo di specificazione di cui alla lett. b), ma solo quando le altre persone nei confronti delle quali si procede siano ufficialmente note; un terzo orientamento, invece, riferisce tale obbligo di specificazione esclusivamente alla richiesta presentata dal p.m., non vedendosi come la persona sottoposta alle indagini — atteso il regime di segretezza che caratterizza la fase investigativa — possa essere in grado di indicare le altre persone nei confronti delle quali si procede. È evidente, peraltro, che dovendo indicare la richiesta proveniente dal p.m., a pena di inammissibilità, anche i difensori della persona sottoposta alle indagini, il P.m. medesimo, nonostante non sia espressamente previsto, dovrebbe essere tenuto a nominare all'indagato che ne sia ancora privo un difensore d'ufficio ex art. 97. Come già anticipato in sede di analisi dell'art. 392 (v. supra), per effetto di una serie interventi legislativi susseguitisi a far data dal 1996 che hanno progressivamente esteso l'ambito di applicabilità dell'incidente probatorio, anche la disciplina del contenuto della richiesta ha assunto differenti connotazioni, in particolare, quanto all'audizione dei soggetti di cui al comma 1 bis e all'esame del coindagato o dell'imputato in procedimenti connessi o collegati probatoriamente di cui alle lett. c) e d) dell' art. 392; in tali casi, infatti, a differenza di quanto avviene nelle ipotesi tradizionali di incidente probatorio, non è necessario ai fini dell'ammissibilità della richiesta di incidente probatorio finalizzato ad assumere le dichiarazioni dei predetti soggetti, indicare le circostanze che rendono l'atto non rinviabile ex art. 393 lett. c), in quanto sarà sufficiente fare riferimento alla tipologia dei reati, all'età del testimone, o alla semplice indicazione dell'assunzione del ruolo della persona offesa, ove si proceda per i reati indicati al comma 1 bis dell' art. 392, ovvero alla qualifica soggettiva dell'esaminando e al contenuto delle sue dichiarazioni quando si tratta dei casi disciplinati nelle lett. c) e d) dell' art. 392. Ove tali presupposti ricorrano — fatto salvo il giudizio di rilevanza della prova ai fini decisori — la richiesta di incidente probatorio dovrà essere accolta, senza che sia consentita alcuna valutazione di opportunità, nel merito, pur riscontrandosi sul punto voci dottrinali difformi. Analogamente, nel caso di incidente probatorio nel contesto delle indagini difensive (art. 391 bis, comma 1, su cui v. supra) ed in quello relativo all'espletamento di una perizia coattiva, introdotto nel comma 2 dell'art. 392, dalla l. n. 85/2009, il requisito necessario e sufficiente per legittimare il ricorso all'incidente probatorio si risolve nella rilevanza del thema probandum senza che sia necessario dare la prova del periculum in mora. I termini di presentazione della richiestaIl codice fissa con precisione i termini di presentazione della richiesta di incidente probatorio. Anzitutto, il già esaminato art. 392, comma 1, stabilisce «nel corso delle indagini preliminari» il p.m. e la persona sottoposta ad indagini possono chiedere al giudice che si proceda per incidente probatorio; in secondo luogo, l'art. 393, comma 1, ribadisce e precisa che la richiesta «è presentata entro i termini per la conclusione delle indagini preliminari e comunque in tempo sufficiente per l'assunzione della prova prima della scadenza dei termini medesimi». Sull'esegesi della norma è intervenuta l'autorevole decisione della Corte costituzionale (Corte cost., ord. 16 marzo 2001, n. 70), che ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell'art. 393, nella parte in cui prescrive la necessità della richiesta di proroga del termine delle indagini preliminari per l'espletamento dell'incidente probatorio; la Consulta ha così escluso la illegittimità della disposizione de qua nella parte in cui prevede che il giudice possa prorogare il termine delle indagini solo su richiesta del p.m., e non anche d'ufficio. Per la concessione di questa proroga il giudice è facoltizzato a concederla solo però quando, sulla base dei dati prospettati dalla parte che la richiede e valutate le contrarie deduzioni che la controparte è legittimata a formulare, risulti che la richiesta di incidente probatorio non avrebbe potuto essere formulata anteriormente: occorre, quindi, una prova positiva circa la tempestività della richiesta che la parte deve offrire al giudice. Da qui, dunque, l'esistenza di un principio di tempestività dell'esercizio di richiesta dell'incidente probatorio qualora si profili uno dei previsti casi di non rinviabilità della prova al dibattimento, cioè uno dei casi previsti dall' art. 392: solo in tale caso l'assunzione della prova può comportare lo “sforamento” del termine delle indagini preliminari anche nella loro durata massima, come è regolata dall' art. 407, comma 1. Rigoroso appare l'atteggiamento della più recente giurisprudenza, secondo cui l'incidente probatorio può essere richiesto anche dopo la scadenza del termine di durata delle indagini preliminari e prima dell'instaurazione dell'udienza preliminare solo se finalizzato all'acquisizione di una prova per cui sussista il concreto pericolo di dispersione, come definito dalle lettere a), b), e), f) e g) dell'art. 392 (Cass. V, n. 35103/2014, in cui la S.C. ha dichiarato inutilizzabile l'incidente probatorio avente ad oggetto l'audizione di un minore vittima di abusi sessuali, ex art. 392, comma 1-bis, disposto senza che il pubblico ministero avesse prospettato al giudice il rischio di disposizione delle prove). Controverso è in dottrina se la proroga comporti un'ultrattività delle indagini da parte del p.m., salva l'ipotesi in cui la richiesta di proroga venga formulata prima della scadenza del termine massimo per le indagini preliminari, ma dopo la scadenza del termine intermedio: in questo caso, infatti, proprio a seguito delle necessità investigative emerse a seguito dell'incidente probatorio il p.m. potrebbe richiedere una proroga ex art. 406 Va, infine, ricordato che del provvedimento di proroga il g.i.p. deve dare, in ogni caso, comunicazione al P.G. presso la Corte d'appello. In giurisprudenza, si riscontra un contrasto sulla impugnabilità del decreto motivato con cui il g.i.p. decide in ordine alla proroga del termine delle indagini preliminari ai fini dell'esecuzione dell'indicente probatorio (a titolo esemplificativo, per la tesi dell'inoppugnabilità: Cass. VI, n. 3484/1992; in senso contrario, invece: Cass. I, n. 2543/1992). La non impugnabilità della declaratoria di inammissibilità della richiesta In giurisprudenza si afferma che il ricorso per Cassazione proposto dall'imputato avverso l'ordinanza con la quale il g.i.p. dichiara inammissibile la richiesta di incidente probatorio da lui avanzata è inammissibile. Dal sistema del vigente codice di procedura penale si ricava, infatti, con certezza che tutti i provvedimenti che intervengono nella fase di ammissione dell'incidente probatorio sono inoppugnabili; siffatta conclusione costituisce puntuale applicazione del principio, contenuto anche nel vigente codice all'art. 568, di tassatività dell'impugnazione, secondo il quale quest'ultima non è ammessa se non nei casi espressamente previsti e che, per quel che riguarda l'incidente probatorio, è riconnesso alla speditezza con la quale detta fase deve essere espletata che è incompatibile con i tempi necessari per il procedimento di impugnazione (Cass. I, n. 490/1990, che, nell'affermare il principio di cui sopra, ha altresì evidenziato che la ritenuta inoppugnabilità del provvedimento in questione non esclude che, ove successivamente alla decisione si realizzino le condizioni richieste, l'istanza possa essere nuovamente riproposta, non ricorrendo alcuna preclusione; conf.: Cass. I, n. 2683/1991; Cass. I, n. 3130/1991; Cass. I, n. 1888/1994, che giustifica l'inoppugnabilità dell'ordinanza ammissiva di incidente probatorio per la sua natura non decisoria, ma strumentale, in quanto è diretta all'acquisizione di elementi probatori, non ledendo in alcun modo il diritto di difesa dell'indagato, che potrà svolgersi nei tempi e nei modi previsti dalla legge; Cass. III, ord. n. 21930/2013, che la ritiene inoppugnabile anche nel caso in cui abbia riguardo alle ipotesi di cui all'art. 392, comma 1-bis; Cass. I, n. 1113/1991, che, muovendo dall'inoppugnabilità, puntualizza che la parte che intenda denunciarne l'illegittimità non può chiedere il ricorso alla procedura di cui all'art. 444, ma è obbligata a proporre la relativa questione nel dibattimento ordinario). La dilatazione dei termini per effetto della sentenza della Corte cost. n. 77/1994I termini indicati negli artt. 392 e 393 hanno subito una dilatazione ad opera della sentenza Corte cost. n. 77/1994 che ha esteso l'ammissibilità dell'incidente probatorio anche all'udienza preliminare (in proposito cfr. art. 392, supra). La soluzione adottata dalla Corte pone il problema se sia consentito il ricorso all'incidente probatorio fino alla udienza preliminare compresa oppure quale sia la configurazione possibile della necessità di distinguere da un lato, la fase corrispondente alle indagini preliminari (con le regole che propriamente la disciplinano) e, dall'altro, la fase dell'udienza preliminare (con le regole che a sua volta la disciplinano). Il tema è stato affrontato dalla dottrina. Una prima tesi ritiene che la Corte costituzionale abbia operato l'abolizione dei limiti temporali indicati dalle predette norme processuali di cui agi artt. 392 e 393; una tesi contrapposta, invece, sostiene che i limiti cronologici per la richiesta siano rimasti fermi, ma individua il momento iniziale per la proposizione della richiesta di incidente probatorio negli atti introduttivi dell'udienza preliminare indicati nell' art. 419 In giurisprudenza si è affermato che il procedimento incidentale di assunzione della prova può essere «completato» nell'udienza preliminare anche se iniziato nella fase precedente. Infatti, si osserva, la Corte Costituzionale, con sentenza 10 marzo 1994, n.77, ha stabilito che l'assunzione delle prove può essere richiesta ed eseguita non solo nella fase delle indagini preliminari, ma anche nell'udienza preliminare (Cass. III, n. 2002/1997). L'introduzione dell'incidente probatorio nell'udienza preliminare pone problemi pratici di realizzazione. In proposito l'orientamento della giurisprudenza di legittimità ha ritenuto non abnorme il provvedimento del giudice dell'udienza preliminare il quale abbia respinto la richiesta dell'imputato volta a far attendere l'esito dell'incidente probatorio in corso prima di provvedere sulla richiesta di rinvio a giudizio, al fine di riservarsi la scelta del rito, ciò in quanto l'udienza preliminare e l'udienza di espletamento dell'incidente probatorio seguono percorsi autonomi, e l'assunzione anticipata della prova deve portarsi a termine senza determinare una dilatazione dell'udienza preliminare, né, del resto, l'espletamento dell'incidente probatorio preclude in alcun modo l'accesso ai riti alternativi (Cass. II, n. 10498/2007; Cass. VI, n. 47293/2003; Cass. V, n. 4/1999). Altro problema è dato dall'ampliamento dei casi e delle modalità introdotto dall' art. 392, comma 1-bis, nonché dall' art. 392, comma 1, lett. c) e d), in relazione all'esame dell'imputato e delle persone indicate dall' art. 210: anche in sede di udienza preliminare è esperibile l'incidente probatorio oppure quest'ultimo è ammissibile solo nei casi in cui la prova è soggetta a concreto ed irrimediabile rischio di dispersione ? Al solito sulla questione, la dottrina sostiene contrapposte tesi. Infine, un altro problema deriva dal fatto che l' art. 418 dispone i tempi di fissazione dell'udienza: entro cinque giorni dal deposito della richiesta ai sensi dell' art. 416, il giudice fissa giorno, ora e luogo dell'udienza in camera di consiglio (comma 1); tra la data di deposito della richiesta e la data di fissazione dell'udienza non possono trascorrere più di trenta giorni). In altri termini, nello spazio temporale tra la fine delle indagini del p.m., la richiesta di udienza preliminare, la fissazione della medesima, è in questa fase ancora esperibile la procedura incidentale? A parte i consueti ondeggiamenti dottrinali sulla soluzione da prediligersi, vale sul punto l'autorevole esegesi del Giudice delle Leggi (Corte cost., ord. 9 maggio 2001, n. 118) che ha chiarito la fruibilità dell'istituto de quo nella fase di scadenza delle indagini preliminari nei procedimenti a citazione diretta: ricollegando la decisione proprio alla ratio della già menzionata sentenza n. 77/1994 i giudici costituzionali hanno specificato che «ove il pericolo di perdita irrimediabile della prova si profilasse tra l'avviso ex art. 415-bis e la citazione diretta a giudizio, ovvero tra detto avviso e l'inizio dell'udienza preliminare, non potrebbe non essere assicurata alle parti, anche in tale fase, la facoltà di chiedere l'assunzione della prova in via incidentale» (nello stesso senso, v. Corte cost., ord. 18 luglio 2002, n. 368; Corte cost., ord. 15 luglio 2003, n. 249; Corte cost., ord. 8 maggio 2009, n. 146). La Cassazione ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 398, comma 3, per contrasto con gli artt. 3, 111 e 117 Cost., nella parte in cui non prevede, riguardo all'assunzione in incidente probatorio dell'esame del coimputato e dell'imputato in procedimento connesso su circostanze concernenti la responsabilità di altri la possibilità per le parti di prendere cognizione di tutti gli atti di indagine fino a quel momento compiuti, invece che delle sole dichiarazioni già rese del soggetto da esaminare (Cass. V, n. 15613/2015, la quale precisa che la scelta di limitare la «discovery» alle sole dichiarazioni già rese è ragionevolmente connessa alla esigenza di salvaguardare la segretezza delle indagini, sacrificando solo parzialmente e temporaneamente le esigenze difensive che possono tuttavia successivamente trovare piena tutela nella fase dibattimentale). In giurisprudenza, infine, è consolidato l'orientamento secondo cui l'inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti dopo la scadenza del termine ordinario o prorogato fissato dalla legge per la chiusura delle indagini preliminari non è assimilabile alla inutilizzabilità delle prove vietate, ex art. 191, e non è, pertanto, rilevabile d'ufficio ma solo su eccezione di parte; ciò significa che essa è sostanzialmente assimilabile ad una nullità a regime intermedio, soggetta, in quanto tale, alle condizioni di deducibilità previste dall'art. 182, con la conseguenza che, quando la parte assiste all'atto che si assume viziato, la relativa nullità deve essere dedotta prima che il predetto atto sia compiuto ovvero, ove ciò non sia possibile, immediatamente dopo (Cass. V, n. 1586/2010; Cass. I, n. 36671/2013). Il deposito di “tutti” gli atti d'indagine da parte del P.M.Com'è noto, limitatamente ai casi di incidente probatorio ex art. 392, comma 1- bis, l'art. 393, comma 2-bis, introdotto dall'art. 13 l. n. 66/1996, impone al p.m. di depositare «con la richiesta di incidente probatorio» tutti gli atti di indagine fino ad allora compiuti. In giurisprudenza, si è non solo esclusa l'inutilizzabilità delle dichiarazioni rese da taluno in sede di incidente probatorio sol per il fatto che il P.M. non abbia previamente depositato gli atti poi utilizzati nel corso dell'esame, essendo egli obbligato, ai sensi dell'art. 398, comma 3, a depositare soltanto le dichiarazioni rese in precedenza dalla persona da esaminare, fatta salva l'ipotesi prevista dal comma 2-bis dell'art. 393 (Cass. VI, n. 40971/2008; Cass. II, n. 12989/2012), come anche la nullità in caso di omesso deposito degli atti d'indagine, prescritto dall'art. 393, comma 2-bis, qualora si sia proceduto all'incidente probatorio di cui all'articolo 392, comma 1-bis, in relazione ad un reato diverso da quelli a sfondo sessuale (nella specie, omicidio) previsti dalla norma citata (Cass., VI, n. 23705/2008, che, nel richiamare la sentenza della Corte di giustizia CE del 16 giugno 2005, ha precisato che se da un lato deve ritenersi consentita l'estensione dell'incidente probatorio speciale anche ad altri gravi reati a danno del minore di anni sedici, dall'altro la diversa tipologia del reato per cui si procede può giustificare, ai fini di tutela esclusiva del minore, una discovery limitata ai sensi dell'art. 398, comma 3; v. anche Cass. I, n. 32851/2008), ma si è ritenuta anche manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 392, 393 e 398, comma 3-bis, nella parte in cui non prevedono, per i reati diversi da quelli considerati nel comma 1-bis dell'art. 392, l'obbligo del P.M. di depositare previamente tutti gli atti di indagine compiuti, atteso che la piena «discovery» imposta dall'art. 393, comma 2-bis, per il solo caso in cui nell'incidente probatorio debba procedersi all'esame di minore infrasedicenne in relazione a determinate fattispecie di reato, trova la sua ragion d'essere nel fatto che, in tal caso, ai sensi dell'art. 190-bis, comma 1-bis, le dichiarazioni acquisite sono utilizzabili come prova senza che sia necessario procedere preliminarmente all'esame dibattimentale del soggetto, come invece previsto in via generale dall'art. 511, comma 2, (Cass. VI, n. 40971/2008). Più di recente, la giurisprudenza di legittimità ha affermato che l'inosservanza da parte del P.M. dell'obbligo di deposito degli atti di indagine previsto dall'art. 393, comma 2-bis, ove ne sia derivata la mancata conoscenza degli atti da parte dell'indagato, integra una nullità a regime intermedio ai sensi degli artt. 178, comma 1, lett. c) e 180, soggetta al regime di deducibilità e di sanatoria previsto dagli artt. 182 e 183 (Cass. III, n. 6624/2014). Si discute se il regime della discovery totale di cui all'art. 393, comma 2-bis, trovi applicazione anche quando la richiesta di incidente probatorio provenga dall'indagato. In dottrina, si contrappongono come di consueto tesi contrapposte. Tra le opposte tesi, parte preferibile seguire quella, restrittiva, secondo cui la richiesta di incidente probatorio da parte dell'indagato non comporterebbe per il p.m. l'obbligo del deposito totale degli atti di indagine compiuti, ma solo il deposito di eventuali cose o documenti o delle dichiarazioni, eventualmente già rese dal minore, al p.m. e alla p.g., ciò al fine di evitare possibili strumentalizzazioni del potere attribuito all'indagato ex art. 393, comma 2-bis, Altra questione concerne l'individuazione del dies a quo di tale discovery, non essendo indicato dalla legge (art. 398, comma 3-bis) il momento iniziale per l'esercizio del diritto a conoscere ed estrarre copia degli atti depositati ex art. 393, comma 2-bis, Tra le diverse opzioni dottrinarie, pare preferibile quella che collega la conoscenza degli atti di indagine all'effettiva instaurazione dell'udienza, poiché funzionale alla decisione del giudice che, se positiva, diventa effettiva anche nei confronti della difesa. Per ciò che invece concerne la ordinaria discovery, l' art. 398, comma 3, dispone che nei due giorni precedenti l'udienza i soggetti interessati possono prendere cognizione ed estrarre copia delle dichiarazioni già rese dalla persona da esaminare. Orbene, a differenza dell'ipotesi introdotta dalla l. n. 66/1996, la previsione “ordinaria” resta limitata alle sole dichiarazioni già rese al p.m. e alla p.g., dalla persona da esaminare, con la possibilità da parte dell'indagato e dei difensori di ottenerne copia. Trattasi di esegesi che è stata seguita dalla giurisprudenza di legittimità che, infatti, afferma che l'obbligo, previsto dall'art. 398, comma 3, di mettere a disposizione della difesa «le dichiarazioni già rese dalla persona da esaminare» riguarda gli atti dichiarativi volontari diretti all'autorità procedente o alle parti, e non il contenuto di conversazioni private intercettate dagli inquirenti o giunte comunque a loro conoscenza (Cass. I, n. 32851/2008; Cass. VI, n. 23705/2008). Il deposito integrale degli atti nell'incidente probatorio in caso di ricognizione o di periziaSi pone il problema della discovery integrale degli atti, anzitutto, in caso di ricognizione disposta in sede di incidente probatorio, in quanto non parrebbe consentito al difensore dell'indagato il diritto alla previa conoscenza delle dichiarazioni che il teste chiamato alla ricognizione abbia già reso alla p.g., con conseguente esclusione della lesione del diritto di difesa. In dottrina si riscontrano tesi contrapposte. Sembrerebbe preferibile la tesi più garantista che, muovendo dalla previsione dell'art. 401, comma 5, (secondo cui le prove devono essere assunte con le stesse forme per il dibattimento), riconosce nel caso in esame il diritto da parte del difensore dell'indagato di esaminare preventivamente la documentazione relativa all'individuazione di persona già operata dal p.m. Quanto, poi, alla mancata previsione del deposito integrale degli atti in tema di incidente probatorio ammesso per l'espletamento di una perizia ex art. 392, lett. f), la giurisprudenza di legittimità esclude che sia previsto che il deposito di tutti gli atti utilizzati dal perito per l'espletamento dell'incarico avvenga prima dell'udienza preliminare. Ed invero, il principio del contraddittorio, nella fase incidentale, è assicurato a tutti gli indagati i quali possono servirsi di propri consulenti tecnici che partecipano alle operazioni peritali prendendo cognizione diretta degli elementi dell'indagine peritale «riversati» nell'elaborato successivamente depositato (Cass. V, n. 6808/1999). Conseguenze derivanti dalla richiesta di incidente probatorio. —Si pone il problema di verificare se, a seguito della presentazione della richiesta di assunzione anticipata della prova, sussista il divieto per le parti, pubblica e privata, di assumere informazioni dalle persone indicate nella richiesta di incidente probatorio. Mentre la dottrina appare orientata in senso affermativo, diversamente si ritiene in giurisprudenza, affermandosi che non opera con riferimento alle dichiarazioni destinate ad incidere nella sola fase delle indagini preliminari il divieto posto dall'art. 430-bis, a garanzia della genuinità della prova da assumere nel prosieguo del procedimento, conseguendo l'utilizzabilità a fini cautelari delle dichiarazioni assunte nella fase delle indagini preliminari dal P.m. per adeguarsi alla normativa transitoria dettata dall'art. 26 della l. n. 63/2001, ancorché rese da persone indicate nella richiesta di incidente probatorio (Cass. VI, n. 2527/2004; Cass. VI, n. 3125/2001). Va comunque notato che il divieto viene meno dopo l'assunzione della prova, ovvero quando questa non sia stata ammessa o non sia stata eseguita. CasisticaLa richiesta di incidente probatorio: riepilogo Con riferimento alla disciplina dettata dall'art. 393, può quindi affermarsi, anzitutto che la richiesta deve — a pena di inammissibilità — essere presentata entro termini precisi: a) o entro i termini per la conclusione delle indagini preliminari; b) comunque in tempo sufficiente per l'assunzione della prova prima della scadenza dei medesimi termini. Sotto il profilo contenutistico, la richiesta — a pena di inammissibilità — deve indicare: a) la prova da assumere, i fatti che ne costituiscono l'oggetto e le ragioni della sua rilevanza per la decisione dibattimentale; b) le persone nei confronti delle quali si procede per i fatti oggetto della prova; c) le circostanze che, a norma dell'art. 392, rendono la prova non rinviabile al dibattimento. Se proposta dal pubblico ministero: a) la richiesta deve indicare anche i difensori delle persone interessate, la persona offesa e il suo difensore; b) se riguarda i “casi” di cui all'art. 392, comma 1-bis, deve depositare tutti gli atti di indagine compiuti. Il termine delle indagini preliminari è prorogabile dal giudice — dando in ogni caso comunicazione al procuratore generale presso la corte di appello — su richiesta dei soggetti legittimati “ai fini dell'esecuzione dell'incidente probatorio”, per il tempo indispensabile all'assunzione della prova quando risulta che la richiesta di incidente probatorio non avrebbe potuto essere formulata anteriormente o se il termine per le indagini preliminari scade durante l'esecuzione dell'incidente probatorio. 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