Codice di Procedura Penale art. 434 - Casi di revoca.Casi di revoca. 1. Se dopo la pronuncia di una sentenza di non luogo a procedere [425] sopravvengono o si scoprono nuove fonti di prova che, da sole o unitamente a quelle già acquisite [630 1c], possono determinare il rinvio a giudizio [429, comma 2], il giudice per le indagini preliminari [328], su richiesta del pubblico ministero, dispone la revoca della sentenza [243 trans.]. InquadramentoLa disciplina della revoca della sentenza di non luogo a procedere risente delle scelte intraprese dal legislatore del 1988. L'inquadramento dell'istituto appare problematico tenuto conto del delicato equilibrio che deve sussistere tra le ragioni che giustificano una reviviscenza del procedimento conclusosi con la sentenza di non luogo a procedere e le garanzie per l'imputato che è già stato sottoposto, per lo stesso fatto, ad un accertamento ad opera del giudice dell'udienza preliminare. Presupposti ed efficacia preclusivaIl novum probatorio La condizione per l'accesso alla revoca è individuata nel novum probatorio che, scoperto (ossia, venuto alla luce solo dopo la pronuncia della sentenza di non luogo a procedere) oppure sopravvenuto (ossia, identificabile con il materiale probatorio esistente ma non raccolto nelle indagini preliminari o nell'udienza preliminare) sia in grado, da solo o in concorso con le fonti di prova già in atti, di determinare il rinvio a giudizio. Ne consegue che la richiesta fondata su fonti di prova regolarmente acquisite, ma in concreto non valutate dal giudice, è destinata al rigetto. I nuovi elementi di prova che consentono di disporre la revoca della sentenza di non luogo a procedere debbono essere contrassegnati dal requisito della «casualità» rispetto alle precedenti acquisizioni (Cass. V, n. 32547/2020, nella quale la S.C. ha escluso tale requisito in quanto gli elementi su cui si fondava la domanda di revoca della sentenza consistevano in dichiarazioni auto ed etero-accusatorie rese da uno degli imputati in un diverso procedimento avviato sulla base della medesima notizia di reato di quello concluso con sentenza di non luogo a procedere; cfr.,Cass. VI, n. 31970/2013, nella quale la S.C, ha escluso tale requisito in quanto gli elementi su cui fondava la domanda di revoca della sentenza provenivano da indagini coordinate con quelle già valutate nella sentenza di non luogo a procedere, svolte dagli stessi organi investigativi ed acquisite dal P.m. in epoca precedente alla richiesta di rinvio a giudizio). La valutazione del giudice Le nuove prove poste a sostegno della richiesta devono essere oggetto, nel merito, di una valutazione d'idoneità a determinare, nel caso concreto, il rinvio a giudizio, non a fondare o meno un giudizio di colpevolezza (Cass. IV, n. 19481/2008). Il che comporta che la fonte di prova deve avere idoneità ad essere valutata positivamente ai fini di un'ipotesi di affermazione di responsabilità dell'eventualmente rinviato a giudizio e che, a tal fine, occorre, da parte del G.i.p., un esame nel merito di quella idoneità (Cass. VI, n. 2970/1999). In modo ancora più esplicito, si è affermato come il giudice debba verificare se le fonti di prova sopraggiunte giustifichino la riapertura delle indagini, compiendo una valutazione diversa ed in nulla assimilabile rispetto a quella propria dei giudizi di impugnazione (Cass. IV, n. 47755/2014). La ricerca delle nuove fonti di prova Le nuove fonti di prova non possono scaturire da indagini predisposte ai fini del loro reperimento, pena la loro inutilizzabilità a ragione della manifesta elusione dei termini massimi di durata delle indagini. Ai fini della sentenza di non luogo a procedere, sono utilizzabili i soli nuovi elementi di prova contrassegnati dal requisito della “casualità” rispetto alle precedenti acquisizioni, che siano stati acquisiti nel corso di indagini estranee al procedimento già definito o provenienti da procedimenti diversi, ovvero reperiti in modo casuale o spontaneamente offerti (Cass. VI, n. 46488/2019). Nuove metodiche di ricerca scientifica o nuove tecniche di investigazione costitutive di mezzi e strumenti per una disamina in chiave diversa del medesimo sapere processuale, non configurano il carattere della novità normativamente richiesta. Possono essere utilizzati ai fini della revoca della sentenza di non luogo a procedere i nuovi elementi di prova acquisiti dal P.m. «aliunde» nel corso di indagini estranee al procedimento già definito (Cass. I, n. 18396/2008). L'efficacia preclusiva Il divieto per il giudice di riesaminare il decisum sulla base del medesimo materiale probatorio, fa assumere al provvedimento un'efficacia preclusiva con doppi effetti, una negativa ed una positiva. In negativo, in quanto la sentenza di non luogo a procedere non possiede efficacia extrapenale (tipica delle sentenze di assoluzione pronunciate in dibattimento). In positivo, sotto un triplice versante: innanzitutto, perché al P.m. sarà consentita un'attività investigativa, per così dire, limitata (con elementi di prova raccoglibili solo incidentalmente ovvero in modo casuale); poi, perché il successivo esercizio dell'azione penale sarà impedito e, in assenza di revoca, il giudice dovrà pronunciare sentenza di improcedibilità per totale improduttività di effetti dell'atto o dell'attività preclusi (ne consegue che le nuove prove, intervenute successivamente alla detta sentenza, possono essere valorizzate soltanto dopo che, a seguito della revoca ex art. 434 sia stata disposta la riapertura delle indagini; diversamente il giudice, in assenza della prescritta procedura autorizzatoria, dovrà dichiarare in ogni stato e grado del procedimento l'improcedibilità dell'azione penale: Cass. VI, n. 927/1999); infine, perché vi sarà preclusione all'applicazione di misure coercitive, che non possono essere disposte per lo stesso fatto, nei confronti dell'imputato prosciolto, in pendenza della sola richiesta di revoca. La legittimazione alla presentazione della richiesta e la competenza a provvedereIl legislatore ha inteso limitare l'esperibilità della revoca al solo P.m. presso il giudice competente. Nessuno spazio di intervento è stato riservato al prosciolto: ciò comporta, in modo estremamente irragionevole, una forte limitazione, posto che tale soggetto potrebbe ben essere interessato ad ottenere una formula di proscioglimento maggiormente favorevole, ancorché questa tipologia di decisione non produca alcun effetto civile. Parimenti esclusa dal novero dei soggetti legittimati alla richiesta di revoca risulta la persona offesa dal reato: e ciò in perfetta aderenza con l'intenzione del legislatore di non dotare questo soggetto di un potere equivalente a quello del P.m., a cui comunque potrà pur sempre rivolgersi per compulsarlo ad un'eventuale richiesta. Alla persona offesa verrà comunque garantito il diritto al contraddittorio, dovendo la stessa essere destinataria dell'avviso della data dell'udienza camerale per decidere sulla revoca. L'organo competente alla decisione sarà sempre il G.i.p., nella persona fisica diversa da quella che ha pronunciato la sentenza di cui si chiede la revoca: sussiste, infatti, una situazione di incompatibilità tra i soggetti chiamati a rivestire i due ruoli ex art. 34, comma 2-bis. In base al consolidato orientamento giurisprudenziale, l'esistenza della causa di incompatibilità, non incidendo sulla capacità a giudicare, non è sanzionata da nullità assoluta del provvedimento pronunciato dal giudice incompatibile ex art. 178, comma 1, lett. a), ma costituisce soltanto motivo di ricusazione. Il controllo di legittimitàL'ordinanza con la quale, ai sensi dell'art. 434, in caso di ritenuta sopravvenienza o scoperta di nuove fonti di prova, venga disposta dal giudice per le indagini preliminari la revoca della sentenza di non luogo a procedere, non è assoggettata dalla legge ad alcun mezzo di impugnazione, né può essere assimilata, onde consentirne la ricorribilità per cassazione, ad una sentenza o ad un provvedimento incidente sulla libertà personale (Cass. VI, n. 34/1997). Poiché la sentenza di non luogo a procedere implica esclusivamente la scelta del giudice di inibire allo stato l'esercizio dell'azione penale contro l'imputato, salvo potenziale revoca ex art. 434, tali caratteristiche si riflettono sul controllo che la S.C. può effettuare a seguito del ricorso per cassazione proposto dal P.m. Infatti, anche a fronte della prevista motivazione sommaria di inidoneità degli elementi acquisiti per l'accusa in giudizio (cfr. art. 426, comma 1, lett. d), il giudice di legittimità non può, né deve, verificare il puntuale rispetto dei parametri di cui all'art. 192, il quale disciplina i criteri valutativi di riferimento ai fini della potenziale condanna e non può essere esteso al convincimento esclusivamente prognostico negativo di tale condanna, proprio della sentenza di non luogo a procedere, che si riassume solo in una valutazione di inidoneità dell'accusa. In questa prospettiva, l'unico controllo della motivazione consentito in sede di legittimità, ai sensi dell'art. 606, comma 1, lett. d) ed e), concerne la giustificazione prognostica negativa della condanna resa dal giudice nella valutazione d'insieme degli elementi acquisiti dal P.m.: diversamente opinando, si finirebbe con l'attribuire al giudice di legittimità un compito di merito, in quanto anticipatorio delle valutazioni sulla prova da assumere, che si porrebbe in contrasto insanabile con la possibilità di revoca della sentenza da parte dello stesso G.i.p., sopravvenute o scoperte nuove fonti di prova da combinare eventualmente con quelle già valutate (Cass. IV, n. 2669/2008). CasisticaIl G.i.p. che ha emesso la sentenza di non luogo a procedere è competente a decidere sull'istanza di restituzione delle cose rimaste in sequestro, dopo la pronuncia della sentenza medesima (Cass. I, n. 111/2013). La riapertura delle indagini preliminari non costituisce l'inizio di un nuovo procedimento penale: ne consegue che la competenza ad emettere i provvedimenti conseguenti alla richiesta del P.m. di riaprire le indagini appartiene allo stesso giudice che ha emesso la sentenza di non luogo a procedere. BibliografiaCalamandrei, La novità della prova come presupposto per revocare la sentenza di non luogo a procedere, in Dir. pen. e proc. 1998; Garuti, La verifica dell'accusa nell'udienza preliminare, Padova, 1996; Giostra, L'archiviazione. Lineamenti sistematici e questioni interpretative, Torino, 1994; Russo, Riapertura delle indagini e revoca della sentenza di non luogo a procedere, in Riv. pen. 1997; Sechi, Revoca della sentenza di non luogo a procedere, in Le impugnazioni penali, diretto da Gaito, Torino, 1998; Tirelli, La revoca della sentenza di non luogo a procedere, in Riv. it. dir. proc. pen. 1994, 95. |