Codice di Procedura Penale art. 435 - Richiesta di revoca.Richiesta di revoca. 1. Nella richiesta di revoca il pubblico ministero indica le nuove fonti di prova, specifica se queste sono già state acquisite o sono ancora da acquisire e richiede, nel primo caso, il rinvio a giudizio [416, 417] e, nel secondo, la riapertura delle indagini. 2. Con la richiesta sono trasmessi alla cancelleria del giudice [328] gli atti relativi alle nuove fonti di prova. 3. Il giudice, se non dichiara inammissibile la richiesta, designa un difensore all'imputato che ne sia privo [97], fissa la data dell'udienza in camera di consiglio e ne fa dare avviso al pubblico ministero, all'imputato, al difensore e alla persona offesa [90, 91]. Il procedimento si svolge nelle forme previste dall'articolo 127. InquadramentoL'art. 435 regolamenta il procedimento di revoca garantendo il principio del contraddittorio. Grava sulla pubblica accusa l'onere di evidenziare le ragioni per cui sono ritenute rilevanti le nuove fonti di prova ai fini di un'affermazione della penale responsabilità, non solo per una finalità di mera chiarezza espositiva, ma anche, e soprattutto, per consentire all'imputato un'adeguata difesa e al giudice il corretto esercizio di sindacato di ammissibilità dell'istanza. Il procedimento di revocaApertura Il procedimento di revoca si apre con la richiesta del P.m. che deve essere trasmessa alla cancelleria del G.i.p. L'inquirente, oltre ad indicare le nuove fonti di prova, deve specificare se queste siano già state acquisite ovvero se siano ancora da acquisire. Nel primo caso, i relativi atti sono allegati alla richiesta e con essa fatti pervenire alla cancelleria del giudice. L'assenza o la lacunosità di uno o più di tali requisiti, determina la inammissibilità della richiesta. La delibazione di ammissibilità La richiesta di revoca inoltrata dal P.m. dovrà preliminarmente superare un vaglio preliminare di ammissibilità teso a verificare l'esistenza di eventuali vizi che impediscano l'esame nel merito della domanda. L'ammissibilità sarà certamente negata quando: la richiesta venga presentata da un soggetto non legittimato; ovvero sia mancante della specificazione richiesta sull'acquisizione o meno delle fonti di prova; ovvero, ancora, se si riferisca ad una persona diversa o ad un nuovo fatto rispetto a quelli indicati nella sentenza di non luogo a procedere. Tra i casi che possono comportare un giudizio di inammissibilità, potrebbero altresì ricomprendersi le ipotesi nelle quali dalla documentazione allegata alla richiesta emerga la mancata sopravvenienza o scoperta delle nuove fonti di prova, ovvero si riscontri la mancanza del requisito della novità delle stesse. Infine, laddove si aderisca alla diffusa opinione che subordina la richiesta di revoca al mancato o infruttuoso esperimento delle impugnazioni della sentenza di non luogo a procedere, anche l'inoppugnabilità della stessa sarà condizione per l'ammissibilità della domanda di revoca. La valutazione relativa alla idoneità del materiale fondante la richiesta a determinare un'affermazione positiva di responsabilità del rinviato a giudizio deve costituire oggetto di esplicita e adeguata motivazione da parte del giudice. L'eventuale inammissibilità della richiesta sarà dichiarata con ordinanza contro la quale il P.m. potrà proporre ricorso per cassazione. La declaratoria di inammissibilità della richiesta di revoca della sentenza di non luogo a procedere può essere adottata anche all'esito dell'udienza fissata a norma dell'art. 435, comma 3 e non solo in sede di valutazione preliminare «de plano» (Cass. VI, n. 31970/2013). L'itinerario processuale diversificato Se il materiale probatorio è preesistente e non è stato oggetto di pregressa valutazione da parte del giudice, il P.m. chiede il rinvio a giudizio del prosciolto; se, viceversa, il materiale risulta ancora da acquisire, il P.m. formula istanza di riapertura delle indagini. Nell'ipotesi di richiesta di rinvio a giudizio, il prosciolto riacquisterà la qualità di imputato; diversamente, nell'ipotesi in cui il P.m. si orienti a chiedere la riapertura delle indagini, il prosciolto assumerà la qualifica di persona sottoposta alle indagini. Revoca della sentenza di non luogo a procedere e richiesta di misura cautelare Il P.m. non deve necessariamente richiedere la revoca della sentenza di non luogo a procedere già emessa dal G.i.p. prima della richiesta e dell'emissione di una misura cautelare per il medesimo fatto, quando siano emerse nuove fonti di prova che legittimano il provvedimento restrittivo. I principi regolatori dei due istituti conservano in pieno la rispettiva normativa: mentre la necessità dell'emissione del provvedimento restrittivo dovrà essere valutata in base ai criteri che sono propri di tale misura (gravi indizi di colpevolezza ed esigenze cautelari ), la revoca della sentenza potrà essere richiesta, con il rinvio a giudizio o la riapertura delle indagini quando gli elementi di prova sopravvenuti siano in grado di «determinare il rinvio a giudizio», solo in tale momento infatti si verificano le condizioni di legge che rendono operante il potere-dovere di natura funzionale consacrato dalla legge (Cass. V, n. 684/1997). Devono ritenersi legittimamente acquisiti, e quindi pienamente ed immediatamente utilizzabili unitamente a quelli precedenti ai fini dell'adozione del provvedimento coercitivo cautelare, i nuovi elementi raccolti dal P.m. al fine di presentare al G.i.p. la richiesta di revoca della sentenza di non luogo a procedere ai sensi dell'art. 435, comma 1 (Cass. V, n. 4931/1998). Il divieto di applicazione di una misura cautelare, sulla base di nuovi elementi di prova, a carico di soggetto nei cui confronti sia stata pronunciata sentenza di non luogo a procedere, prima che tale pronuncia sia stata revocata, in tanto opera in quanto il fatto sia sempre lo stesso; il che è da escludere quando vi sia diversità in ordine alla condotta, all'evento o al nesso di causalità (Cass. I, n. 29671/2003). Nell'ipotesi di reati permanenti, per i quali l'incolpazione sia stata formulata con cosiddetta «contestazione chiusa», ossia con l'indicazione della data iniziale e finale della condotta addebitata, costituisce fatto nuovo e diverso il protrarsi della condotta al di là della pronuncia della sentenza di non luogo a procedere, sicché può essere legittimamente disposta, per tale fatto, l'applicazione di una misura cautelare senza che sia intervenuta la revoca della pronuncia di proscioglimento (Cass. VI, n. 45889/2011). L’ordinanza con cui il G.i.p. dispone la revoca della sentenza di non luogo a procedere non è autonomamente ricorribile per cassazione (Cass. VI, n. 44590/2023). Il contraddittorioLe forme del rito camerale Superato il vaglio di ammissibilità, il giudice designerà un difensore all'imputato che ne sia privo e fisserà l'udienza in camera di consiglio dando avviso al P.m., all'imputato, al difensore e alla persona offesa; il procedimento si svolgerà «nelle forme previste dall'art. 127». Nella evidente prospettiva di apprestare idonee garanzie per l'imputato, consentendogli di interloquire sulla fondatezza della domanda e sul conseguente secondo giudizio per il medesimo fatto, sembra ragionevole immaginare un'estensione del contraddittorio anche alle questioni attinenti l'ammissibilità della richiesta, risolte preliminarmente dal giudice: infatti, l'eventuale preclusione di qualsivoglia forma di controllo su questi profili della domanda in sede di udienza camerale, comporterebbe una compressione ingiustificata delle garanzie per l'imputato, a cui verrebbe negata qualsiasi possibilità di far valere un eventuale vizio non ravvisato nel primo vaglio operato dal giudice, ovvero un'eventuale mancanza di presupposti emersa solo nel corso dell'udienza. La tutela del contraddittorio è assicurata dalla conoscibilità degli atti posti a sostegno dell'istanza del P.m., di cui le parti possono prendere visione ed estrarre copia, con l'ulteriore diritto di depositare memorie fino a cinque giorni prima dell'udienza secondo le peculiarità proprie del modello camerale. I vizi del procedimento La mancanza di una esplicita previsione che consenta una generale impugnabilità del provvedimento di revoca da parte dell'imputato, non è di per sé sufficiente a precluderne la ricorribilità nel caso in cui non venga garantito il rispetto delle forme stabilite dal rito camerale e, in particolare, la corretta formazione del contraddittorio (Cass. I, n. 29175/2005; contra, Cass. I, n. 32348/2008, secondo cui l'ordinanza che dispone la revoca della sentenza di non luogo a procedere non è autonomamente ricorribile per cassazione. La garanzia di accesso agli attiDa più parti si è sottolineato come se l'accesso agli atti è scelta certamente opportuna nell'ipotesi in cui il P.m. si orienti per chiedere immediatamente il rinvio a giudizio, di contro, è parso problematico conciliare le esigenze investigative con tali garanzie nel caso in cui vi sia, invece, una richiesta di riapertura delle indagini per il compimento di atti di “urgente necessità”: in una simile evenienza, la prospettazione all'indagato del nuovo piano investigativo, potrebbe vanificare il risultato degli atti di indagine (quali, ad esempio, quelli a sorpresa) che, evidentemente, necessitano, per la loro stessa natura, di una totale segretezza. CasisticaÈ inammissibile la richiesta di revoca della sentenza di non luogo a procedere quando gli atti relativi alle nuove fonti di prova siano contenuti in un altro procedimento, iscritto nei confronti di uno solo degli imputati e trasmesso al medesimo giudice con richiesta di rinvio a giudizio, non potendo il giudice acquisire di propria iniziativa il corredo probatorio, ai sensi dell'art. 435, comma 2, da un diverso fascicolo processuale, l'accesso ai cui atti è precluso agli altri imputati che non sono parti del relativo procedimento, con conseguente violazione del principio del contraddittorio (Cass. V, n. 32547/2020). BibliografiaBellantoni, Urgenza e perquisizioni, in Ind. pen., 1991; Conso e Bargis, Glossario della nuova procedura penale, Milano, 1992; Cordero, Procedura penale, Milano, 2006; Daniele, Profili sistematici della sentenza di non luogo a procedere, Torino, 2005; Kostoris, Revoca della sentenza di non luogo a procedere, in Enc. dir., XL, Milano, 1989; Pastore, La “forma” e la “norma” di cui all'art. 127 c.p.p.: la differente formulazione del rinvio al procedimento camerale ai fini del ricorso per cassazione, in Cass. pen., 2001, 259; Russo, Riapertura delle indagini e revoca della sentenza di non luogo a procedere, in Riv. pen., 1997, 442; Spangher, Sub art. 435, in Commento al codice di procedura penale, coord. da Chiavario, IV, Torino, 1991. |