Codice di Procedura Penale art. 436 - Provvedimenti del giudice.Provvedimenti del giudice. 1. Sulla richiesta di revoca il giudice provvede con ordinanza. 2. Quando revoca la sentenza di non luogo a procedere, il giudice, se il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio, fissa l'udienza preliminare [418], dandone avviso agli interessati presenti [148 5] e disponendo per gli altri la notificazione; altrimenti ordina la riapertura delle indagini [414 2]. 3. Con l'ordinanza di riapertura delle indagini, il giudice stabilisce per il loro compimento un termine improrogabile non superiore a sei mesi. 4. Entro la scadenza del termine, il pubblico ministero, qualora sulla base dei nuovi atti di indagine non debba chiedere l'archiviazione [408, 411], trasmette alla cancelleria del giudice la richiesta di rinvio a giudizio [416, 417]. InquadramentoL'art. 436 individua, negli epiloghi procedimentali, i provvedimenti del giudice a seguito della richiesta di revoca della sentenza di non luogo a procedere. Il provvedimento conclusivo del procedimento di revocaLe forme e i contenuti Tre sono le possibili tipologie: la declaratoria di inammissibilità, il rigetto, l'accoglimento. La decisione assumerà sempre la forma dell'ordinanza. Sia l'eventuale dichiarazione di inammissibilità che quella di rigetto della richiesta, non precludono al P.m. la possibilità di riproposizione dell'istanza, con più appropriata motivazione ovvero completata dei requisiti mancanti. Tuttavia, nel caso di pronunzie di rigetto, queste avranno un effetto preclusivo per eventuali future domande fondate su un immutato supporto probatorio, ritenuto già insufficiente per giustificare un provvedimento di revoca. L'accoglimento della richiesta di revoca della sentenza di non luogo a procedere condurrà verso due distinti epiloghi: il giudice, nel caso il P.m. abbia richiesto il rinvio a giudizio, fisserà l'udienza preliminare, dandone avviso agli interessati presenti e disponendo per gli altri la notificazione; altrimenti, ordinerà la riapertura delle indagini. Gli esiti processuali nel caso di accoglimento della richiesta di revocaLa fissazione dell'udienza preliminare e la sua celebrazione Il provvedimento di fissazione dell'udienza preliminare comporta la revoca della sentenza di non luogo a procedere e la conseguente riassunzione della qualifica di imputato per il prosciolto. L'udienza preliminare si svolgerà secondo le regole ordinarie contenute negli artt. 420 e ss. L'itinerario processuale instauratosi successivamente alla revoca, comunque, seguirà il corso ordinario, e potrà certamente trovare definizione mediante un rito alternativo. L'imputato sarà legittimato, infatti, a richiedere il giudizio immediato ai sensi dell'art. 419 comma 5, ovvero il giudizio abbreviato, oppure l'applicazione della pena, ancorché una medesima richiesta fosse stata rigettata nella precedente udienza preliminare. Anche il danneggiato dal reato, che pur non avesse già esercitato i propri diritti, potrà costituirsi parte civile senza ricadere nella decadenza prevista dall'art. 79. Ulteriore conseguenza del provvedimento di accoglimento è la sospensione dell'eventuale procedimento avviato per ottenere la riparazione dall'ingiusta detenzione patita. La riapertura delle indagini L'ulteriore epilogo che si prospetta nel caso di accoglimento di una richiesta di revoca della sentenza di non luogo a procedere è la riapertura delle indagini che dovranno concludersi nel termine improrogabile di sei mesi. Peraltro, nonostante la improrogabilità prevista dal legislatore, l'inoltro al giudice della richiesta di rinvio a giudizio effettuato in violazione del termine suddetto, è privo di sanzione processuale, dovendosi escludere la sanzione della nullità della richiesta, non specificamente prevista dalla legge e neppure riconducibile alla categoria generale di cui all'art. 178 lett. b), non afferendo tale ipotesi all'esecuzione dell'azione penale (qui semplicemente ripresa) o alla partecipazione del P.m. Le nuove investigazioni Le indagini, riaperte con l'ordinanza di revoca, seguiranno il loro naturale corso ed il P.m. potrà compiere qualsiasi atto ritenuto necessario, prescindendo da quelli proposti nella richiesta di revoca, non derivando da questa alcun vincolo nello svolgimento delle proprie attività. Il richiamo alle fonti di prova già acquisite, operato dall'art. 434, salda la nuova fase processuale con quella precedente, realizzando una procedura unitaria, in cui le attività di indagine già realizzate risulteranno utilizzabili senza alcuna necessità di rinnovazione, a meno che ciò non sia dovuto in ragione delle nuove acquisizioni processuali. Ove ne sussistano le condizioni, il P.m. potrà richiedere l'applicazione di una misura cautelare nei confronti del nuovamente indagato ovvero l'esperimento dell'incidente probatorio. Dubbi sono emersi, invece, con riferimento all'invio dell'informazione di garanzia, secondo l'opinione maggioritaria non richiesta in forza dell'instaurato contraddittorio in sede di udienza camerale: l'invio potrebbe apparire necessario, tuttavia, nell'ipotesi in cui l'indagato non abbia preso parte al contraddittorio ovvero nell'ipotesi in cui il P.m. ritenesse di estendere le proprie attività d'indagine ben oltre i profili indicati nella richiesta di revoca. Le ulteriori iniziative del pubblico ministero Decorso il termine per lo svolgimento delle indagini, si riproporrà per il P.m. l'alternativa tra la richiesta di rinvio a giudizio e quella di archiviazione. L'efficacia preclusiva del provvedimento di archiviazione risulta ben più attenuata rispetto a quella legata ad una sentenza di non luogo a procedere, circostanza che, paradossalmente, potrebbe comportare una nuova istanza di riapertura delle indagini ex art. 414 e un successivo rinvio a giudizio fondato sul medesimo materiale probatorio, con conseguente affievolimento delle garanzie per il soggetto passivo: da qui la ritenuta preferibilità del carattere permanente dell'effetto preclusivo della sentenza di non luogo a procedere anche dopo un provvedimento di archiviazione, tale da precludere per il P.m., di fronte ad un'immutata situazione fattuale, di esercitare nuovamente l'azione penale. CasisticaLe condizioni ed i limiti stabiliti dall'art. 300, comma 5, per l'applicazione delle misure coercitive all'imputato prosciolto o nei cui confronti sia stata emessa sentenza di non luogo a procedere non operano nel caso di revoca di quest'ultima, senza che abbia rilievo alcuno la circostanza di mero fatto che egli sia stato, prima di detta sentenza, sottoposto o meno a custodia cautelare (Cass. S.U., n. 8/2000; in cui la S.C. ha precisato che le condizioni ed i limiti di cui all'art. 300, comma 5, operano, viceversa, nella diversa ipotesi di riforma «in malam partem» della sentenza di non luogo a procedere a seguito di impugnazione). Va censurato il provvedimento con il quale il G.i.p., nel respingere la richiesta di revoca della sentenza di non luogo a procedere sul rilievo che il reato ascritto sarebbe caduto in prescrizione, ipotizzi, per poter ritenere decorso il tempo necessario a determinare la prescrizione, la concedibilità, da parte del giudice del dibattimento, dell' attenuante di cui all'art. 62-bis c.p., non potendo la detta attenuante esser tenuta in considerazione, conseguendo essa ad una attività di cognizione che non compete al G.i.p. nella fase delle indagini preliminari (Cass. I, n. 234/1993). BibliografiaCalamandrei, La novità della prova come presupposto per revocar la sentenza di non luogo a procedere, in Dir. pen. e proc. 1998, 356; Dani, Revoca della sentenza di non luogo a procedere, in Dig. d. pen. XII, Torino, 1997; Daniele, Profili sistematici della sentenza di non luogo a procedere, Torino, 2005; Garuti, La verifica dell'accusa nell'udienza preliminare, Padova, 1996; Russo, Riapertura delle indagini e revoca della sentenza di non luogo a procedere, in Riv. pen. 1997, 442; Sechi, Revoca della sentenza di non luogo a procedere, in Le impugnazioni penali, diretto da Gaito, Torino, 1998; Tirelli, La revoca della sentenza di non luogo a procedere, in Riv. it. dir. proc. pen. 1994. |