Codice di Procedura Penale art. 441 bis - Provvedimenti del giudice a seguito di nuove contestazioni sul giudizio abbreviato 1 .

Andrea Pellegrino

Provvedimenti del giudice a seguito di nuove contestazioni sul giudizio abbreviato1.

1. Se, nei casi disciplinati dagli articoli 438, comma 5, e 441, comma 5, il pubblico ministero procede alle contestazioni previste dall'articolo 423, comma 1, l'imputato può chiedere che il procedimento prosegua nelle forme ordinarie.

1-bis. Se, a seguito delle contestazioni, si procede per delitti puniti con la pena dell'ergastolo, il giudice revoca, anche d'ufficio, l'ordinanza con cui era stato disposto il giudizio abbreviato e fissa l'udienza preliminare o la sua eventuale prosecuzione. Si applica il comma 42.

2. La volontà dell'imputato è espressa nelle forme previste dall'articolo 438, comma 3.

3. Il giudice, su istanza dell'imputato o del difensore, assegna un termine non superiore a dieci giorni, per la formulazione della richiesta di cui ai commi 1 e 2 ovvero per l'integrazione della difesa, e sospende il giudizio per il tempo corrispondente.

4. Se l'imputato chiede che il procedimento prosegua nelle forme ordinarie, il giudice revoca l'ordinanza con cui era stato disposto il giudizio abbreviato e fissa l'udienza preliminare o la sua eventuale prosecuzione. Gli atti compiuti ai sensi degli articoli 438, comma 5, e 441, comma 5, hanno la stessa efficacia degli atti compiuti ai sensi dell'articolo 422. La richiesta di giudizio abbreviato non può essere riproposta. Si applicano le disposizioni dell'articolo 303, comma 23.

5. Se il procedimento prosegue nelle forme del giudizio abbreviato, l'imputato può chiedere l'ammissione di nuove prove, in relazione alle contestazioni ai sensi dell'articolo 423, anche oltre i limiti previsti dall'articolo 438, comma 5, ed il pubblico ministero può chiedere l'ammissione di prova contraria.

 

[1] Articolo inserito dall'art. 2-octies d.l. 7 aprile 2000, n. 82, conv., con modif. dalla l. 5 giugno 2000, n. 144.

[2] Comma inserito dall'art. 2, comma 1,  l. 12 aprile 2019, n. 33. L'art. 5 l. n. 33, cit. prevede che: «1. Le disposizioni di cui alla presente legge si applicano ai fatti commessi successivamente alla data di entrata in vigore della medesima legge. 2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.» ( 20 aprile 2019).

[3] Comma così modificato, in sede di conversione, dall'art. 7-bis d.l. 24 novembre 2000, n. 341, conv., con modif., in l. 19 gennaio 2001, n. 4.

Inquadramento

I meccanismi di integrazione dello «stato degli atti» previsti dalla novella del 1999 avevano sollevato non poche critiche atteso il semplice rinvio dell'art. 423 contenuto negli artt. 438, comma 5 e 441, comma 5 e non già a norme ritenute più confacenti al carattere proprio del decisum conclusivo del giudizio abbreviato quali gli artt. 516 e ss. In sede di conversione del d.l. 7 aprile 2000, n. 82, il legislatore per ovviare alle lamentate disfunzioni ha introdotto una normativa che pur lasciando inalterato il rinvio all'art. 423, prevede un meccanismo azionabile dall'imputato al quale è rimessa la potestà in caso di modifica in peius dell'imputazione per effetto di nuove contestazioni di ricondurre il processo nell'alveo del rito ordinario.

Il potere dell'Accusa di modificare l'imputazione: fondamento e limiti

Profili generali

Mutato il quadro probatorio per l'effetto dell'acquisizione dei nuovi elementi di prova, il P.m. può modificare l'imputazione ai sensi dell'art. 423, contestando un reato connesso ai sensi dell'art. 12 lett. b) o una circostanza aggravante, ovvero modificando l'incriminazione se il fatto risulta diverso da come originariamente descritto.

Di rilievo è la previsione introdotta dall'art. 2 della l. 12 aprile 2019, n. 33 che, nell'introdurre il nuovo comma 1-bis dell'art. 441-bis, ha previsto che, se a seguito delle contestazioni, si procede per delitti puniti con la pena dell'ergastolo, il giudice revoca, anche d'ufficio, l'ordinanza con cui era stato disposto il giudizio abbreviato e fissa l'udienza preliminare o la sua eventuale prosecuzione, con conseguente successiva applicazione delle previsioni di cui al quarto comma dell'art. 441-bis.

 Resta al di fuori della previsione normativa la contestazione del «fatto nuovo» prevista dal comma 2 dell'art. 423, norma, quest'ultima, che già prevede quale requisito indefettibile il consenso dell'imputato. Parimenti, la previsione di cui all'art. 441-bis — stabilendo che, in sede di giudizio abbreviato, l'imputato a fronte della contestazioni di cui all'art. 423 (modificazione dell'imputazione per fatto diverso, reato connesso ex art. 12, comma 1, lett. b) o circostanza aggravante) possa chiedere che il processo prosegua con il rito ordinario — non si applica se le nuove contestazioni non derivino da nuove emergenze ma riguardino fatti o circostanze già in atti e, quindi, noti all'imputato allorché ebbe ad avanzare la richiesta di rito abbreviato (Cass. VI, n. 5200/2018).

All’udienza del 18 aprile 2019 le Sezioni Unite chiamate a decidere «se, nel corso del giudizio abbreviato condizionato ad integrazione probatoria o nel quale l'integrazione sia stata disposta d'ufficio dal giudice, sia consentito procedere alla modificazione dell'imputazione o a contestazioni suppletive con riguardo a fatti già desumibili dagli atti delle indagini preliminari e non collegati agli esiti dei predetti atti istruttori» hanno dato risposta negativa.

Non è rara l'evenienza per cui, a causa di un originario difetto di formulazione della contestazione o per emergenze successive (determinate dall'esercizio dei poteri istruttori del G.u.p. o dall'integrazione probatoria richiesta od ufficiosa), vi sia la necessità di adeguamento dell'imputazione.

Quest'esigenza, che nel procedimento ordinario, rinviene, per ciascun sintagma del giudizio, dei meccanismi processuali (talora di elaborazione giurisprudenziale) finalizzati a consentire la riformulazione dell'imputazione, incontra invece dei limiti nel caso di giudizio abbreviato. Nulla quaestio se la modifica dell'imputazione avviene in udienza preliminare prima che il giudice abbia pronunciato l'ordinanza ammissiva del rito.

Diverso è il caso in cui la necessità dell'adeguamento intervenga dopo l'incardinamento del rito speciale. In tal caso, con riferimento al rito abbreviato non condizionato è costante l'orientamento giurisprudenziale secondo cui, una volta instaurato il giudizio abbreviato non subordinato ad integrazione probatoria, e al di fuori del caso di integrazione probatoria disposta di ufficio, non è consentita al P.m. la modificazione dell'imputazione, in quanto il giudizio medesimo deve svolgersi secondo la sua struttura tipica, e cioè allo stato degli atti e con la conseguente immutabilità dell'originaria imputazione, sì che è nulla in parte qua la sentenza che si formi sui fatti o sulle circostanze ulteriori che siano stati eventualmente contestati (Cass. VI, n. 13117/2010). Ciò perché la disposizione di cui all'art. 423 in tema di modifica dell'imputazione nel corso dell'udienza non si applica nel giudizio abbreviato per l'esplicito divieto di cui al comma primo dell'art. 441.

L’intervento delle Sezioni Unite imporrà nuove riflessioni sulla possibilità di un’iniziativa sollecitatoria in tal senso da parte dello stesso giudice nelle ipotesi di fatti nuovi successivamente emersi e non precedentemente ricavabili dagli atti, iniziativa precedentemente consentita sia nell’abbreviato semplice che in quello condizionato a ragione del carattere esclusivamente ordinatorio del provvedimento privo di reale efficacia imperativa nei confronti della pubblica accusa.

La modifica dell'imputazione può legittimamente essere oggetto di sollecitazione da parte dello stesso giudice, sia nell'abbreviato condizionato che in quello semplice, dal momento che il relativo provvedimento assume un carattere esclusivamente ordinatorio e rimane privo di efficacia imperativa nei confronti della pubblica accusa, che non è obbligata a conformarsi all'invito del giudice (Cass. V, n. 18732/2012).

Per contro, un'analoga facoltà di sollecitazione non può essere esercitata dal giudice dopo l'ammissione del giudizio abbreviato incondizionato, senza che sia stato implementato il materiale probatorio a seguito dell'acquisizione di nuove prove ai sensi dell'art. 441, comma 5: nondimeno, in tal caso il provvedimento, pur se illegittimo, non è abnorme e la sua illegittimità può essere fatta valere nel corso del processo con i normali mezzi di impugnazione (Cass. VI, n. 13471/2006).

Sull'opposto versante, però, è preclusa all'imputato la possibilità di eccepire il vizio di genericità e indeterminatezza dell'imputazione, perché la richiesta incondizionata di giudizio abbreviato implica necessariamente l'accettazione dell'imputazione formulata dall'accusa (Cass. VI, n. 32363/2009; contra, Cass. IV, n. 26653/2009).

Secondo l'ormai consolidato orientamento della S.C,, il divieto di adeguamenti sull'imputazione non coinvolgerebbe, invece, la qualificazione giuridica che sarebbe emendabile dal P.m. anche in caso di abbreviato incondizionato ( Cass. II, n. 35350/2010).

Alla stregua di queste indicazioni della giurisprudenza di legittimità, è da chiedersi se sia possibile procedere a modifica dell'imputazione contenuta in un decreto di giudizio immediato, rispetto al quale l'imputato abbia tempestivamente attivato il suo diritto di chiedere la definizione del procedimento nelle forme del giudizio abbreviato incondizionato.

Come accennato in precedenza, la possibilità di procedere a modifiche dell'imputazione è prevista solo nel caso in cui si sia provveduto ad integrazione probatoria ex artt. 438, comma 5 o 441, comma 5 e sempre che la necessità di adeguamento della contestazione sia collegata alle emergenze probatorie per queste vie introdotte. Dunque, nessuno spazio vi sarebbe per la modifica dell'imputazione (eventualmente erronea) quando il P.m. abbia esercitato l'azione nelle forme della richiesta di giudizio immediato (cfr., Cass. V, n. 9429/2017, secondo cui nel giudizio abbreviato disposto su richiesta dell'imputato a seguito della notifica del decreto di giudizio immediato, non possono essere proposte le questioni processuali relative alla corretta instaurazione del giudizio immediato, avendo l'imputato accettato di essere giudicato con un rito in cui manca il segmento processuale dedicato alla trattazione delle questioni processuali ed essendo irrevocabile l'istanza di definizione del processo nelle forme del giudizio abbreviato, salvo che nelle ipotesi tassativamente previste dall'art. 441-bis). Tuttavia, se si aderisce all'orientamento secondo cui il decreto di fissazione dell'udienza per la celebrazione del giudizio abbreviato non equivale ad ordinanza di ammissione del rito nemmeno nei casi di richiesta di abbreviato «base», allora potrebbe ritenersi possibile che il P.m., all'udienza all'uopo fissata, modifichi l'imputazione prima del provvedimento ammissivo. Anche questa soluzione non è indenne da criticità, dal momento che in una situazione siffatta non sarebbe possibile — stante l'attuale disciplina del rito e salvo interpretazioni estensive del rinvio contenuto nell'art. 458 — prevedere la possibilità dell'imputato di revocare la propria richiesta di giudizio abbreviato e chiedere di procedere nelle forme ordinarie. Infatti, questa via d'uscita è prevista solo per i casi in cui la modifica dell'imputazione consegua ad un'integrazione probatoria (cfr., art. 441-bis, comma 1). Allo stesso modo non sarebbe applicabile la disciplina dell'ultimo comma dell'art. 441-bis.

La giurisprudenza più recente ritiene che la richiesta di giudizio abbreviato sia revocabile fino al provvedimento del giudice che lo dispone, sicchè è abnorme l’ordinanza con cui viene revocata l’ammissione al rito abbreviato, se pronunciata al di fuori delle eccezionali ipotesi di cui all’art. 441-bis (Cass. II, n. 13969/2020).

Contestazione e decisione

Altra situazione è quella della verifica demandata al giudice circa la corrispondenza tra imputazione e fatto ritenuto in sentenza. In questi casi, ove il giudice rilevi una distonia insanabile dovrà necessariamente disporre la restituzione degli atti al P.m. Il potere del giudice di dare in sentenza al fatto una definizione giuridica diversa da quella enunciata nell'imputazione, previsto dall'art. 521, comma 1, è esercitabile, infatti, anche con la sentenza emessa a seguito di giudizio abbreviato, non rilevando che in tale rito non sia applicabile, per l'esclusione fattane dall'art. 441, l'art. 423, in quanto tale ultima norma prevede soltanto la facoltà del P.m. di modificare l'imputazione procedendo alla relativa contestazione, non avendo nulla a che vedere con l'autonomo ed esclusivo potere-dovere del giudice di dare al fatto una diversa definizione giuridica, contemplato dall'art. 521, comma 1, applicabile, benché non specificamente richiamato in sede di giudizio abbreviato. La situazione normativizzata di modifica dell'imputazione è descritta nell'art. 441-bis. Qui si considera la necessità di un adeguamento dell'imputazione conseguente all'esercizio dei poteri d'integrazione probatoria.

Dunque, può indifferentemente trattarsi di giudizio abbreviato «base» o condizionato. Ciò che conta è che vi sia stata quanto meno un'attivazione dei poteri probatori da parte del giudice che abbia influito sul quadro dell'accusa cristallizzato nell'imputazione. Di fronte ad un tale mutamento della situazione, l'imputato (o il suo procuratore speciale) può scegliere se proseguire nella trattazione del giudizio abbreviato o chiedere la definizione nelle forme ordinarie. A tal fine il giudice, se richiesto dall'imputato o dal suo difensore, sospenderà il giudizio per un tempo non inferiore a dieci giorni affinché sia possibile valutare questa scelta.

Se l'imputato rinuncia al giudizio abbreviato il giudice revocherà l'ordinanza di ammissione del rito e fisserà l'udienza preliminare o la sua prosecuzione. In tal caso, ove sia in corso di applicazione una misura cautelare personale, opererà la disciplina di cui all'art. 303, comma 2, e, conseguentemente, dalla data in cui viene disposto il rinvio decorreranno nuovamente i termini di fase (salva sempre restando la computabilità dei periodi omogenei decorsi). È stata affermata la legittimità del provvedimento con il quale il giudice ordina la sospensione dei termini di custodia cautelare ai sensi dell'art. 304 in relazione al rinvio disposto su richiesta del difensore per predisporre idonea difesa a seguito della modifica dell'imputazione (Cass. I, n. 44943/2007).

Gli atti d'integrazione probatoria compiuti avranno, infine, la stessa efficacia di quelli previsti dall'art. 422. Se, al contrario, l'imputato sceglie di proseguire nel giudizio abbreviato, potrà chiedere l'ammissione di nuove prove in relazione alle contestazioni suppletive mossegli, senza incontrare — questa volta — i limiti di cui all'art. 438, comma 5. A sua volta, il P.m. potrà, in relazione ai mezzi istruttori richiesti, avanzare richiesta di prova contraria. Alla parte pubblica non è invece consentito di proporre istanze istruttorie finalizzate a corroborare la nuova imputazione. L’Accusa dovrà sopperire a tale lacuna normativa sollecitando il giudice affinché egli faccia uso dei propri poteri ufficiosi.

Le garanzie dell'imputato

Da più parti si è ritenuto che la disciplina in parola tuteli scarsamente la posizione dell'imputato assente o contumace. Infatti, diversamente da quanto si verifica quando la modifica dell'imputazione ha luogo nel corso dell'istruzione dibattimentale, non è prevista la notificazione all'imputato del verbale dal quale risulta la modifica stessa (art. 520). Il difensore, rappresentante ex lege dell'imputato ai fini della contestazione suppletiva, qualora privo di procura speciale, non potrà esercitare la potestà di recedere dal rito abbreviato. Per ovviare a possibili inerzie difensive, si è proposto di applicare in via analogica l'art. 446, comma 5, previsto in tema di patteggiamento, in modo da consentire al giudice di disporre la comparizione dell'imputato per verificare la conoscenza degli effetti giuridici della scelta e per consentire l'eventuale revoca della richiesta del rito speciale. Sotto altro profilo, sono stati mossi rilievi alla scelta di limitare l'applicabilità dell'art. 441-bis ai soli casi previsti dal comma 1 dell'art. 423, ritenendosi compatibile pure la contestazione del «fatto nuovo» in corso di giudizio abbreviato per esigenze di economia processuale.

Quanto alla procedura prevista per l'esercizio della potestà di scelta, il giudice, avvenuta la contestazione suppletiva, su richiesta dell'imputato o del difensore, assegnerà un termine (perentorio) non superiore a dieci giorni: entro detto termine, durante il quale il giudizio sarà sospeso, l'imputato potrà chiedere che il processo prosegua nelle forme ordinarie.

La retrocessione del rito

Premesse

Se l'imputato opta per la retrocessione del rito, tale scelta può essere validamente revocata prima che il giudice provveda sulla stessa, non potendosi in tal caso qualificare la suddetta revoca come riproposizione della domanda di abbreviato (Cass. V, n. 24125/2012). La facoltà di revoca dell'abbreviato è atto di natura personale: pertanto la volontà di retrocessione deve essere espressa personalmente o a mezzo di procuratore speciale. Qualora l'imputato abbia manifestato la volontà di retrocedere alla fase precedente alla richiesta di giudizio abbreviato e il giudice abbia revocato l'ordinanza di ammissione del procedimento speciale, assumendo le determinazioni conseguenti, alla parte privata è precluso di riformulare successivamente una nuova istanza di rito abbreviato (art. 441-bis, comma 4).

Conseguenze

Nel giudizio abbreviato “tipico”, il processo retrocede all'udienza preliminare.

Se il giudizio abbreviato è stato promosso nel procedimento a citazione diretta o nel giudizio direttissimo, il processo torna alla fase immediatamente precedente alla dichiarazione di apertura del dibattimento. In questi casi, non ci sono ostacoli a consentire alle parti di formulare un'istanza di applicazione pena. Tale soluzione si giustifica in virtù del fatto che, una volta uscito dal giudizio abbreviato, viene meno quel pericolo di “innesto” del patteggiamento sull'abbreviato che la giurisprudenza considera da sempre come causa di un'inammissibile commistione tra i due procedimenti speciali.

Se il giudizio abbreviato è stato introdotto a seguito di decreto di giudizio immediato, il giudice disporrà la trasmissione degli atti al giudice del dibattimento, mentre se il rito speciale ha fatto seguito al decreto penale di condanna, il giudice emetterà il decreto di citazione a giudizio, poiché la rinuncia dell'imputato al giudizio abbreviato non incide sulla validità e sugli effetti prodotti dall'atto di opposizione al decreto penale. In questi ultimi due casi è tuttavia preclusa la possibilità di definire il procedimento con un accordo sulla pena, essendo orami superato il termine ultimo per la formulazione dell'istanza di patteggiamento.

La modifica del capo d'imputazione ha effetti irreversibili, di tal che l'imputato dovrà comunque difendersi dalla nuova contestazione, come integrata o modificata dal P.m.

La revoca del giudizio abbreviato non può essere parziale e, nel caso di contestazione di un reato concorrente, essa ha ad oggetto anche l'imputazione originaria.

Nel caso di retrocessione dall'abbreviato “atipico”, gli atti assunti ai sensi degli artt. 438, comma 5 e 441, comma 5 seguiranno le disposizioni ordinarie: essi devono pertanto essere inseriti nel fascicolo del P.m. e potranno essere utilizzati nel dibattimento per le contestazioni.

La richiesta di nuove prove da parte dell'imputato

Se l'imputato decide di accettare la modifica dell'incriminazione, può chiedere l'ammissione di nuove prove. L'istanza è svincolata dai limiti indicati dall'art. 438, comma 5; peraltro, i mezzi istruttori indicati dall'imputato devono concernere l'imputazione come modificata o integrata dal P.m., in quanto l'esercizio, da parte dell'organo dell'accusa, del potere di rettifica non può costituire pretesto per l'imputato per la richiesta di elementi di prova che egli avrebbe dovuto chiedere in sede di abbreviato condizionato, ovvero aventi ad oggetto fatti diversi da quelli che integrano la nuova imputazione. Se ne deduce che l'esercizio di tale facoltà è circoscritto alla prova contraria, diretta o indiretta, del fatto emendato, del reato concorrente o della circostanza aggravante.

Se da un lato l'art. 441-bis, comma 5, accorda l'acquisizione di mezzi probatori indipendentemente dal duplice requisito della necessità e della compatibilità con le finalità di economia processuale, dall'altro non esonera il giudice dal valutare se le prove indicate rispondono ai requisiti generali di ammissibilità, pertinenza, rilevanza e non superfluità contenuti nell'art. 190. Considerata la diversa funzione che assume la richiesta dell'imputato in tale fase, la stessa non può condizionare la prosecuzione del procedimento speciale; ne consegue che, anche in caso di rigetto dell'istanza, il processo continua nelle forme del giudizio abbreviato. Si ritiene che il giudice possa accogliere anche parzialmente la domanda dell'imputato: l'ordinanza di rigetto, totale o parziale, potrà essere impugnata davanti al giudice d'appello insieme con la sentenza di condanna, secondo le regole generali.

Casistica

Non è abnorme, ma affetto da nullità, il provvedimento con il quale il G.i.p., dopo avere accolto la richiesta dell'imputato (formulata a seguito dell'emissione del decreto di giudizio immediato) di procedere nelle forme del giudizio abbreviato non condizionato, dopo avere ritenuto ammissibile la contestazione suppletiva della recidiva, e dopo avere chiesto all'imputato se intendesse ancora procedere con le forme del giudizio abbreviato abbia revocato, preso atto della opzione per il giudizio ordinario, il decreto di ammissione del giudizio abbreviato ed emesso nuovo decreto di giudizio immediato (Cass. IV, n. 43014/2011).

L'ordinanza di ammissione al giudizio abbreviato condizionato ad integrazione probatoria non è revocabile all'esito di una nuova valutazione che escluda la rilevanza della prova (Cass. VI, n. 25256/2018, nella quale si è affermato che il vizio della sentenza derivante dalla mancata assunzione della prova cui era stato condizionato il giudizio è deducibile in secondo gravame ed è emendabile con la sua assunzione in grado d'appello).

In tema di giudizio abbreviato condizionato alla richiesta dell'imputato di integrazione probatoria, ove il P.m. contesti un fatto nuovo non enunciato nella richiesta di rinvio a giudizio e non connesso al reato originario, il consenso dell'imputato, quale presupposto affinché il giudice autorizzi detta contestazione, dev'essere formulato in modo esplicito non potendo farsi derivare, dal mero silenzio, una presunzione di consenso, trattandosi di condizione espressamente richiesta dalla legge anche in relazione alla natura e alla peculiarità del rito abbreviato (Cass. IV, n. 27777/2007).

L'art. 441-bis, nel prevedere che in sede di giudizio abbreviato l'imputato, a fronte delle contestazioni previste dall'art. 423, comma 1, possa chiedere che il processo prosegua con rito ordinario, esclude che la modifica dell'imputazione possa essere comunicata al difensore, quale rappresentante dell'imputato assente (Cass. V, n. 44319/2004).

È abnorme il provvedimento del G.u.p. che, investito della richiesta di giudizio abbreviato avanzata dall'imputato, disponga, in accoglimento della richiesta del P.m., la restituzione a quest'ultimo degli atti, ritenuta l'esistenza di un fatto diverso da quello contestato (Cass. I, n. 14491/2004con la quale si è osservato che, anche nell'ipotesi di giudizio abbreviato non condizionato, il giudice ha la possibilità di acquisire, in caso di non decidibilità allo stato degli atti, gli elementi necessari ai fini della decisione, con conseguente potere del P.m., ove il fatto risulti diverso da come originariamente indicato, di modificare l'imputazione e di procedere alla contestazione, ai sensi dell'art. 423, all'imputato, il quale potrà chiedere che il procedimento prosegua nelle forme ordinarie).

Il giudizio abbreviato richiesto dall'imputato a seguito della notificazione del decreto di giudizio immediato, non può essere considerato già instaurato a seguito del decreto di fissazione dell'udienza, ma si apre soltanto con l'adozione dell'ordinanza di ammissione, con la conseguenza che, fino alla adozione di quest'ultima, non è precluso al P.M. il potere di effettuare contestazioni suppletive (nella specie, recidiva reiterata specifica) indipendentemente dai casi previsti dall'art. 441-bis(Cass. II, n. 23573/2020).

In tema di giudizio abbreviato, nel caso di contestazione "aperta" di un reato permanente, estendendosi la cognizione giudiziale all'intero sviluppo della fattispecie criminosa temporalmente non delimitata, non è necessaria alcuna contestazione suppletiva, né all'imputato spettano le correlate facoltà processuali, in relazione al protrarsi della condotta fino alla sentenza, essendo invece la modifica dell'imputazione ex art. 516 necessaria nell'opposto caso di contestazione "chiusa" (Cass. VI, n. 30145/2023, in fattispecie in cui la S.C., con riferimento a contestazione di maltrattamenti "aperta", ha dichiarato inammissibile il ricorso avverso la condanna per le condotte maltrattanti oggetto di una querela integrativa).

Bibliografia

 Bricchetti, Contestazioni suppletive: “slalom” all’abbreviato, in Guida dir. 2000, n. 22, 48; Catalano, Il giudizio abbreviato, in Giudice unico e garanzie difensive in Amodio e Galantini (a cura di), Milano, 2000; Frigo, Dietro la miniriforma della legge Carotti si nasconde una inutile ortopedia legislativa, in Guida dir. 2000, n. 22, 12; Lozzi, Giudizio abbreviato e contraddittorio: dubbi non risolti di legittimità costituzionale, in Riv. it. dir. proc. pen. 2002, 1087; Maffeo, Il giudizio abbreviato, in Le recenti modifiche al codice di procedura penale. Le innovazioni in tema di riti alternativi in Normando (a cura di), Milano, 2000; Marzaduri, Subito altri strumenti per raddrizzare gli squilibri, in Guida dir. 2000, n. 15, 64; Peroni, Premessa, in Il processo penale dopo la riforma del giudice unico, Appendice di aggiornamento, in Peroni (a cura di), Padova, 2000; Zacchè, Il giudizio abbreviato, Milano, 2004.

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