Codice di Procedura Penale art. 458 - Richiesta di giudizio abbreviato 1 .

Andrea Pellegrino

Richiesta di giudizio abbreviato 1.

1. L'imputato, a pena di decadenza, può chiedere il giudizio abbreviato [438] depositando nella cancelleria del giudice per le indagini preliminari [328] la richiesta, con la prova della avvenuta notifica al pubblico ministero [153], entro quindici giorni dalla notificazione del decreto di giudizio immediato [456]. Si applicano le disposizioni di cui all’articolo 438, comma 6-bis. Con la richiesta l’imputato può eccepire l’incompetenza per territorio del giudice234.

2. Il giudice fissa in ogni caso con decreto l’udienza in camera di consiglio per la valutazione della richiesta, dandone avviso almeno cinque giorni prima al pubblico ministero, all’imputato, al difensore e alla persona offesa. Qualora riconosca la propria incompetenza, il giudice la dichiara con sentenza e ordina la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il giudice competente. Nel giudizio si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni degli articoli 438, commi 3, 5 e 6-ter, 441, 441-bis, 442 e 443; nel caso di cui all’articolo 441-bis, comma 4, il giudice, revocata l’ordinanza con cui era stato disposto il giudizio abbreviato, fissa l’udienza per il giudizio immediato 56.

2-bis. Se il giudice rigetta la richiesta di giudizio abbreviato di cui all'articolo 438, comma 5, l'imputato, alla stessa udienza, può chiedere il giudizio abbreviato ai sensi dell'articolo 438, comma 1, l'applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444 oppure la sospensione del procedimento con messa alla prova7.

2-ter. Se non è accolta alcuna richiesta di cui al comma precedente, il giudice rimette le parti al giudice del dibattimento, dandone comunicazione in udienza alle parti presenti o rappresentate8.

3. Le disposizioni del presente articolo non si applicano quando il giudizio immediato è stato richiesto dall'imputato a norma dell'articolo 419, comma 5 [453 3].

 

[1] [1] La Corte cost. 22 gennaio 2015, n. 1, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente articolo e dell'art. 1, comma 1, d.P.R. 22 settembre 1988, n. 448 (min.), nella parte in cui prevedono che, nel processo minorile, nel caso di giudizio abbreviato richiesto dall'imputato in seguito a un decreto di giudizio immediato, la composizione dell'organo giudicante sia quella monocratica del giudice per le indagini preliminari e non quella collegiale prevista dall'art. 50-bis, comma 2 r.d. 30 gennaio 1941, n. 12 (ord. giud.).

[2] [2] Comma dapprima modificato dall'art. 36, comma 1 lett.a) l. 16 dicembre 1999, n. 479, e successivamente così modificato dall'art. 14, comma 2 l. 1° marzo 2001, n. 63.

[3] [3] La Corte cost., con sentenza 15 febbraio 1991, n. 81, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dei commi 1 e 2 del presente articolo nella parte in cui «non prevede che il pubblico ministero, in caso di dissenso, sia tenuto ad enunciarne le ragioni e nella parte in cui non prevede che il giudice, quando, a dibattimento concluso, ritiene ingiustificato il dissenso del pubblico ministero, possa applicare all'imputato la riduzione di pena contemplata dall'art. 442, secondo comma, dello stesso codice». Inoltre i commi 1 e 2 dell'art. 458 e il comma 1 dell'art. 464 c.p.p. sono stati dichiarati costituzionalmente illegittimi dalla sentenze della Corte cost. 31 gennaio 1992, n. 23, «nella parte in cui tali disposizioni non prevedono che il giudice, all'esito del dibattimento, ritenendo che il processo poteva - su richiesta dell'imputato e con il consenso del pubblico ministero - essere definito allo stato degli atti dal giudice per le indagini preliminari, possa applicare la riduzione di pena prevista dall'art. 442, comma 2, dello stesso codice». V. anche sub art. 438. Successivamente la Corte cost., con sentenza 16 aprile 2002, n. 120, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del solo comma 1 «nella parte in cui prevede che il termine entro cui l'imputato può chiedere il giudizio abbreviato decorre dalla notificazione del decreto di giudizio immediato, anziché dall'ultima notificazione, all'imputato o al difensore, rispettivamente del decreto ovvero dell'avviso della data fissata per il giudizio immediato».

[4] [4] L’art. 1, comma 46, l. 23 giugno 2017, n. 103, ha inserito, in fine, i seguenti periodi «Si applicano le disposizioni di cui all’articolo 438, comma 6-bis. Con la richiesta l’imputato può eccepire l’incompetenza per territorio del giudice». Ai sensi dell’art. 1, comma 95, l. n., cit., la stessa legge entra in vigore il trentesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 154 del 4 luglio 2017).

[5] [5] Comma dapprima modificato dall'art. 36, comma 1 lett. b) l. n. 479, cit., successivamente modificato dall'art. 2-nonies, comma 2 d.l. 7 aprile 2000, n. 82, conv., con modif., nella l. 5 giugno 2000, n. 144 e, sostituito dall’art. 1, comma 47,  l. 23 giugno 2017, n. 103.  Ai sensi dell’art. 1, comma 95, l. n. 103, cit., la stessa legge entra in vigore il trentesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 154 del 4 luglio 2017). Il testo del comma era il seguente: «2. Se la richiesta è ammissibile il giudice fissa con decreto l’udienza dandone avviso almeno cinque giorni prima  al pubblico ministero, all’imputato, al difensore e alla persona offesa. Nel giudizio si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni degli articoli 438, commi 3 e 5, 441, 441-bis, 442 e 443; nel caso di cui all’articolo 441-bis, comma 4, il giudice, revocata l’ordinanza con cui era stato disposto il giudizio abbreviato, fissa l’udienza per il giudizio immediato.». Il presente comma è stato da ultimo modificato dall'art. 27, comma 1, lett. b), n. 1, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha inserito le parole «in ogni caso» dopo le parole «Il giudice fissa» e le parole «per la valutazione della richiesta,» dopo le parole: «camera di consiglio» ed infine ha sostituito le parole «commi 3, 5 e 6-ter» alle parole «commi 3 e 5».

[6] [6] La Corte cost., con sentenza 23 maggio 2003, n. 169, aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente comma nella versione precedente alla modifica operata dalla l. n. 103, cit.  nella parte in cui «non prevede che, in caso di rigetto della richiesta di giudizio abbreviato subordinata ad una integrazione probatoria, l'imputato possa rinnovare la richiesta prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado e il giudice possa disporre il giudizio abbreviato».

Inquadramento

L'art. 458 disciplina le modalità di esercizio della facoltà dell'imputato, il quale abbia ricevuto decreto di giudizio immediato, di richiedere la trasformazione del rito in giudizio abbreviato. Nulla è previsto per l'applicazione della pena su richiesta, ma l'evidente difetto di coordinamento induce a richiamare il riferimento al termine per la richiesta di patteggiamento previsto dall'art. 446, comma 1. All'imputato che ha chiesto il giudizio immediato ex art. 419, comma 5, non è riservata tale chance, avendo rinunciato all'udienza preliminare.

In forza del richiamo alle disposizioni dell’art. 438, comma 6-bis, operato dalla l. 23 giugno 2017, n. 103, nell’ipotesi di trasformazione del giudizio immediato in giudizio abbreviato si determina la sanatoria delle nullità non assolute, e la non rilevabilità delle inutilizzabilità, salve quelle derivanti dalla violazione di un divieto probatorio; tuttavia, con la richiesta di giudizio abbreviato, l’imputato conserva la facoltà di eccepire l’incompetenza per territorio del giudice. Si prevede altresì la fissazione di udienza camerale per la valutazione di ammissibilità della richiesta.

L'eventuale richiesta di giudizio abbreviato o di applicazione della pena

Al fine di impedire che l'instaurazione autoritativa da parte del P.m. del rito immediato concretizzi un ostacolo per l'accesso dell'imputato ai riti premiali, il legislatore ha previsto la possibilità di conversione del procedimento in uno dei riti consensuali.

L'imputato, infatti, ai sensi dell'art. 458, comma 1, può richiedere, entro quindici giorni (termine così modificato dall'art. 14 l. 1 marzo 2001, n. 63) dalla notificazione del decreto di giudizio immediato, il rito abbreviato.

Ai sensi dell'art. 446, comma 1, inoltre, può essere formulata richiesta di patteggiamento entro il termine e con le forme stabilite dall'art. 458, comma 1.

In merito, va ricordato che la Corte costituzionale (Corte cost. n. 120/2002) ha dichiarato la parziale illegittimità del comma 1 dell'art. 458, stabilendo che tale termine debba decorrere dall'ultima notificazione, all'imputato o al difensore, rispettivamente del decreto ovvero dell'avviso della data fissata per il giudizio immediato, salvaguardando così la difesa tecnica dell'imputato nella scelta del rito. Deve ritenersi inoltre che la dichiarazione di parziale illegittimità di tale articolo non possa non ripercuotersi anche sul patteggiamento la cui disciplina, per ciò che concerne il termine, richiama, appunto, la suddetta disposizione normativa.

Con riferimento agli interventi del giudice delle leggi, va detto che, la Corte costituzionale con la sentenza Corte cost. n. 127 del 2021, ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale degli artt. 438, comma 6, e 458, comma 2, sollevate, in riferimento agli artt. 24 e 111 Cost., dal Tribunale ordinario di Lecce, nella parte in cui tali disposizioni non prevedono che, nel caso in cui il G.i.p. rigetti la richiesta di giudizio abbreviato condizionato, l’imputato possa tempestivamente, nella fase dedicata alle questioni preliminari, riproporre la richiesta di rito alternativo al giudice del dibattimento, e che questo possa sindacare la decisione del G.i.p. e ammettere il rito chiesto dall’imputato. La Corte ha inoltre ordinato la trasmissione degli atti del giudizio al Procuratore generale presso la Corte di cassazione per gli eventuali provvedimenti di competenza, per aver il giudice procedente disposto la prosecuzione del giudizio a quo, nonostante la pendenza dell’incidente di costituzionalità. La Consulta ha ritenuto le questioni inammissibili, in ragione della erroneità delle premesse interpretative da cui ha mosso il rimettente, il quale lamenta una lacuna in realtà non sussistente, stante la perdurante operatività della sentenza n. 169 del 2003 in relazione alle disposizioni censurate, con la quale il giudice delle leggi aveva dichiarato costituzionalmente illegittimo l’art. 438, comma 6 «nella parte in cui non prevede che, in caso di rigetto della richiesta di giudizio abbreviato subordinata ad una integrazione probatoria, l’imputato possa rinnovare la richiesta prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado e il giudice possa disporre il giudizio abbreviato». Con la medesima decisione, e in relazione ad analoga censura, era stato dichiarato illegittimo anche l’art. 458, comma 2 attribuendo così all’imputato, in sede di giudizio immediato, la facoltà di riproporre nelle fasi preliminari del dibattimento la richiesta di rito abbreviato già respinta dal G.i.p. Le leggi successive alla sentenza n. 169 del 2003, secondo i Giudici costituzionali, hanno introdotto soltanto “modificazioni aggiuntive” alle norme previgenti e dunque non possono essere interpretate come espressive di una volontà del legislatore di derogare al decisum della sentenza medesima. La pronuncia costituzionale del 2003 – ha ribadito la Corte – continua a spiegare i propri effetti anche dopo le modifiche apportate agli artt. 438, comma 6, e 458, comma 2, c.p.p., rispettivamente, dalla legge n. 33 del 2019 e dalla legge n. 103 del 2017.

L'art. 458, comma 1, prevede, inoltre, che la richiesta debba essere depositata nella cancelleria del G.i.p. unitamente alla prova della avvenuta notifica al P.m.

Tale disposizione trovava la sua ragione nella precedente disciplina del rito abbreviato che, come noto, subordinava la celebrazione del rito alternativo al consenso del P.m., per cui la prova della notifica si ergeva a requisito di ammissibilità del rito abbreviato richiesto a seguito di emissione di decreto di giudizio immediato.

Alla luce delle modifiche apportate dal legislatore alla disciplina del rito abbreviato, che non riconosce al P.m. alcun potere interlocutorio sulla scelta del rito, la valenza di detta notifica è profondamente mutata e si ritiene che la sua mancanza non possa determinare la inammissibilità della richiesta di giudizio abbreviato, nonostante la permanenza della disposizione nella norma in esame.

Tale disposizione, nell'attuale contesto normativo, ha unicamente la funzione di rendere edotto il P.m. del mutamento del rito, compito, tra l'altro, assolto anche dal decreto di fissazione dell'udienza, notificato all'organo di accusa cinque giorni prima, e deve ritenersi che la sua inosservanza comporti una mera irregolarità.

Unici presupposti di ammissibilità della richiesta del rito abbreviato che il G.i.p. dovrà verificare restano, pertanto, la tempestività della stessa e l'effettiva legittimazione processuale del richiedente.

La richiesta di conversione nel rito abbreviato da parte dell'imputato potrà essere semplice o subordinata ad integrazione probatoria e, in tal caso, il giudice dovrà, altresì, valutarne la non superfluità e la compatibilità con le finalità di economia processuale.

Per quanto concerne, invece, la conversione del giudizio immediato in patteggiamento si è discusso se fosse competente a decidere sulla applicazione della pena, il G.i.p. o il giudice del dibattimento.

La questione è stata risolta dalla giurisprudenza che ha individuato la competenza del G.i.p., essendo questi il giudice che procede in quanto la richiesta di giudizio immediato è presentata presso il suo ufficio ove, altresì, è depositato il fascicolo processuale.

Il giudizio abbreviato richiesto dall'imputato a seguito della notificazione del decreto di giudizio immediato, non può essere considerato già instaurato a seguito del decreto di fissazione dell'udienza, ma si apre soltanto con l'adozione dell'ordinanza di ammissione, con la conseguenza che, fino alla adozione di quest'ultima, non è precluso al P.m. il potere di effettuare contestazioni suppletive indipendentemente dai casi previsti dall'art. 441-bis (Cass. II, n. 23573/2020)

In tema di giudizio abbreviato instaurato a seguito di richiesta di giudizio immediato, gli atti d'indagine assunti dal P.m. dopo l'emissione del decreto che dispone il giudizio immediato, alterando la piattaforma probatoria sulla cui base è stata avanzata la richiesta di abbreviato, sono affetti da inutilizzabilità relativa, sanata ove non dedotta prima dell'ammissione del giudizio abbreviato (Cass. IV, n. 35896/2023, nella quale la S.C. ha precisato che è onere dell'imputato richiedere, nell'udienza fissata per il rito speciale, l'espunzione degli atti di indagine integrativi sopravvenuti rispetto al momento in cui era stata avanzata la richiesta di rito abbreviato, non essendo legittimato ad avanzare richiesta di revoca della istanza di ammissione a tale rito).

La legge Orlando

Nel testo normativo di riforma l. 23 giugno 2017, n. 103 (c.d. Legge Orlando)   si prevede che, nell'ipotesi di richiesta di rito abbreviato dopo la notifica del decreto di giudizio immediato, si determini la sanatoria delle nullità non assolute, e la non rilevabilità delle inutilizzabilità, salve quelle derivanti dalla violazione di un divieto probatorio. Rimane fermo, tuttavia, il diritto dell'imputato di eccepire, nel termine di decadenza di quindici giorni dalla notifica del decreto di giudizio immediato ed all'atto della formalizzazione della propria richiesta di rito abbreviato, l'incompetenza per territorio del giudice adito. Si prevede altresì che il giudice fissi con decreto l'udienza camerale per la valutazione di ammissibilità della richiesta e per la pronuncia nel merito della stessa dandone avviso almeno cinque giorni prima al P.m., all'imputato, al difensore e alla persona offesa. In questa sede il giudice valuterà anche l'eccezione di incompetenza territoriale che, se riterrà fondata, lo costringerà a dichiarare con sentenza la propria incompetenza e a trasmettere gli atti al P.m. presso il giudice individuato come competente.

Difficoltà interpretative sorgono dalla mancata previsione di una norma derogatoria anche per il rito abbreviato instaurato in sede di opposizione al decreto penale di condanna che, al pari dell’immediato, dà luogo al passaggio diretto alla fase dibattimentale.

La riforma Cartabia

Il decreto legislativo n. 150 del 10 ottobre 2022, di attuazione della l. 27 settembre 2021, n. 134 recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari, con l'art. 27 ha previsto che, in caso di rigetto da parte del G.i.p. della richiesta di giudizio abbreviato subordinata ad un'integrazione probatoria formulata a seguito di notificazione del decreto di giudizio immediato, l'imputato possa proporre la richiesta di giudizio abbreviato “secco”, oppure la richiesta di applicazione pena, oppure la sospensione del procedimento con messa alla prova. Se nessuna di queste richieste venga accolta, il G.i.p. rimetterà le parti avanti al giudice del dibattimento, dandone comunicazione in udienza alle parti presenti o rappresentate.

Tali modifiche normative sono volte a superare lo sbarramento processuale (e segnatamente il termine, a pena di decadenza, di quindici giorni dalla notifica del decreto di giudizio immediato previsto dal combinato disposto degli artt. 456, comma 2 e 457, comma 1) ai fini della presentazione di, ulteriori, richieste. Si tratta, in sostanza, di una sorta di rimessione in termini per la proposizione di una nuova richiesta di definizione del procedimento con un rito alternativo diverso da quello originariamente indicato all'esito della notifica del decreto di giudizio immediato, allorquando la prima opzione formulata sia risultata non praticabile, con conseguente ampliamento significativo delle facoltà difensive di accesso ai riti speciali.

Viene così eliminato un – poco ragionevole – ostacolo alla definizione del giudizio immediato con un rito alternativo o con la richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova, causa di forti criticità nella prassi applicativa, cui la giurisprudenza aveva cercato di ovviare in via interpretativa, ora riconoscendo – ferma la non convertibilità dell'originaria scelta per il giudizio abbreviato in una richiesta di patteggiamento – la legittimità della formulazione ab origine di una richiesta principale e di una o più richieste subordinate, attivabili in caso di mancato accoglimento della prima istanza in rito (Cass. III, n. 21456/2015), ora ritenendo non tardiva e, quindi, ammissibile, la richiesta di rito abbreviato semplice formulata all'udienza camerale di cui all'art. 458, comma 2 all'esito del rigetto della richiesta di rito abbreviato condizionato, tempestivamente presentata e respinta dal G.i.p. (Cass. I, n. 21439/2019).

Profili di diritto intertemporale

In mancanza di diversa disposizione, trattandosi di norma processuale, si applica il principio del “tempus regit actum”. Si richiamano le considerazioni esposte nel par. 8.1 a commento dell’art. 438.

Il giudizio immediato conseguente alla opposizione al decreto penale di condanna

Il giudizio immediato conseguente ad opposizione a decreto penale ha caratteristiche proprie e differenti rispetto alle forme disciplinate dall'art. 453, ed è quindi assolutamente indipendente dai presupposti di evidenza della prova e del previo interrogatorio.

Ai sensi dell'art. 461 l'imputato può proporre opposizione, nel termine di quindici giorni dalla notifica del decreto penale di condanna, avverso tale provvedimento. Con l'atto di opposizione, lo stesso imputato può richiedere il giudizio immediato ed il giudice è tenuto ad emettere il relativo decreto.

Inoltre, qualora l'imputato si limiti a proporre opposizione senza formulare alcuna specifica richiesta di rito semplificativo, si instaurerà ope legis il rito in esame.

Ancora. Al rito immediato si approda nell'ipotesi in cui l'imputato abbia chiesto, in sede di opposizione, il patteggiamento ma il P.m. non abbia prestato il proprio consenso; medesima conseguenza si verificherà allorquando, pur sussistendo il consenso dell'organo di accusa, il giudice non ritenga congrua la pena concordata tra le parti, non apparendo conferente la possibilità che questi, rigettando il patteggiamento, trasmetta gli atti al P.m.

Il rito immediato costituisce in tal senso l'esito necessitato della opposizione ogni volta che, a seguito di questa, difettino, per qualsiasi causa, i presupposti per l'accesso agli altri riti semplificati.

Infine, il giudizio immediato costituisce conseguenza automatica della opposizione presentata dalla persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria.

Casistica

In tema di giudizio immediato, è irrituale, ma non abnorme, il provvedimento con cui il G.i.p. revochi, al di fuori degli specifici casi consentiti, quello adottato ai sensi dell'art. 458, comma 2, a seguito della formulazione - da parte dell'imputato - di richiesta di rito abbreviato non condizionato, procedendo all'emissione di un nuovo decreto di giudizio immediato, giacché esula la ricorrenza di un'ipotesi di stasi procedimentale, in considerazione della possibilità per l'imputato, che abbia ritualmente eccepito dinanzi al giudice del dibattimento l'illegittima privazione della facoltà di essere giudicato con rito alternativo, di ottenere comunque dal medesimo, in caso di condanna, il recupero della diminuzione di pena per il rito (Cass. V, n. 15691/2020).

È ricorribile per cassazione il provvedimento di rigetto dell'istanza di restituzione delle cose sottoposte a sequestro probatorio, adottato dal G.i.p. dopo aver emesso il decreto di giudizio immediato, ma in costanza del decorso del termine previsto dall'art. 458, comma 1 (Cass. I, n. 21356/2021, nella quale la S.C. ha precisato che il G.i.p., chiamato a decidere sull'istanza di restituzione di cose sottoposte a sequestro probatorio, provvede nel contraddittorio delle parti, con le modalità stabilite dall'art. 263, comma 5).

In tema di giudizio abbreviato conseguente alla notifica del decreto di giudizio immediato, è consentita la revoca della richiesta nel caso in cui la piattaforma probatoria, in relazione alla quale è stata esercitata l'azione penale ed emesso l'indicato decreto, si arricchisca dell'esito di un accertamento di particolare rilievo per la posizione dell'imputato, di cui lo stesso non sia stato reso edotto con l'avviso di deposito dell'atto e che risulti acquisito al fascicolo successivamente alla formalizzazione della richiesta definitoria con rito alternativo (Cass. II, n. 34854/2023).

L'errata indicazione, nel decreto di citazione per il giudizio immediato, di un termine più breve per la richiesta di riti alternativi (nella specie sette, anziché quindici giorni per il giudizio abbreviato) comporta la nullità a regime intermedio dell'atto, che è sanata se l'imputato non abbia formulato istanza di rito alternativo (Cass. VI, n. 9062/2023, in cui la S.C. ha precisato che l'imputato avrebbe potuto richiedere il rito abbreviato anche dopo la scadenza del termine di legge, formulando istanza di rimessione in termini fondata sulla fuorviante indicazione contenuta nel decreto).

E' irrituale, ma non abnorme, il provvedimento con cui il G.i.p., investito della trattazione del giudizio abbreviato e ritenuta la nullità del decreto di giudizio immediato (nella specie, per non essere stato tradotto in lingua nota all'imputato), ne abbia disposto la rinnovazione, così revocando, al di fuori degli specifici casi consentiti, l'ammissione del rito alternativo, in quanto la conseguente regressione del giudizio non determina una stasi del procedimento e, in ogni caso, non comporta il sacrificio dei diritti della difesa, posto che l'imputato, a seguito della rinnovazione del decreto nullo, conserva la facoltà di reiterare la richiesta di rito abbreviato (Cass. VI, n. 47127/2023).

In tema di giudizio immediato, è tempestiva la richiesta di definizione con rito abbreviato formulata all'udienza camerale fissata ai sensi dell'art. 458, comma 2, a seguito del rigetto di una precedente richiesta definitoria con rito abbreviato condizionato presentata, a sua volta, entro i termini di legge, in quanto intercorre tra tali riti un rapporto di genere a specie, essendo, invece, preclusa la presentazione, in detta sede, di una nuova richiesta definitoria con rito abbreviato condizionato all'acquisizione di una prova diversa, atteso che vi osta la perentorietà del termine decadenziale di quindici giorni previsto dall'art. 458, comma 1 (Cass. III, n. 29332/2024, in fattispecie verificatasi antecedentemente alla modifica dell'art. 458 ad opera dell'art. 27, comma 1, lett. b, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150).

In tema di giudizio abbreviato chiesto dall'imputato dopo la notifica del decreto di giudizio immediato, l'incompetenza per territorio può essere rilevata d'ufficio dal giudice all'udienza camerale fissata per la valutazione della richiesta (Cass. I, n. 46689/2024).

Bibliografia

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Gatta, Riforma della giustizia penale: contesto, obiettivi e linee di fondo della “legge Cartabia”, in Sistema penale, 15 ottobre 2021; Varraso, La “legge Cartabia” e l’apporto dei procedimenti speciali al recupero dell’efficienza processuale, in Sistema penale, 2/2022, 29 e ss.; Conte, L’immediatezza nella riforma Cartabia, in Giur. pen. web, 2022, 6; Donini, Efficienza e principi della legge Cartabia. Il legislatore a scuola di realismo e cultura della discrezionalità, in Politica del diritto, 4/2021, 591 e ss.; Bassi, I riti speciali nella riforma Cartabia: un’occasione mancata ?, in Il Penalista, 25 ottobre 2021; Relazione dell’Ufficio del Massimario n. 60/2021, 3 novembre 2021; Relazione dell’Ufficio del Massimario n. 68/2022, 7 novembre 2022; Relazione dell’Ufficio del Massimario n. 2/2023, 5 gennaio 2023.

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