Codice di Procedura Penale art. 464 septies - Esito della messa alla prova 1 .Esito della messa alla prova 1. 1. Decorso il periodo di sospensione del procedimento con messa alla prova, il giudice dichiara con sentenza estinto il reato se, tenuto conto del comportamento dell'imputato e del rispetto delle prescrizioni stabilite, ritiene che la prova abbia avuto esito positivo. A tale fine acquisisce la relazione conclusiva dell'ufficio di esecuzione penale esterna che ha preso in carico l'imputato e fissa l'udienza per la valutazione dandone avviso alle parti e alla persona offesa. 2. In caso di esito negativo della prova, il giudice dispone con ordinanza che il procedimento riprenda il suo corso2.
[1] [1] Articolo inserito dall'art. 4, l. 28 aprile 2014, n. 67 . [2] [2] Comma modificato dall'art. 29, comma 1, lett. c), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito la parola «procedimento» alla parola «processo». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoL'art. 464-septies si limita a prevedere le conseguenze derivanti dall'esito, positivo o negativo, della messa alla prova. L'esito positivo e quello negativo della provaIl legislatore individua — all'art. 168-ter c.p., in generale, ed all'art. 464-septies, in particolare — i due possibili esiti che la sospensione del procedimento con messa alla prova può avere, lasciando poi agli artt. 168-quater c.p. e 464-octies la disciplina in caso di revoca del beneficio. Decorso il periodo di sospensione del procedimento fissato dal giudice, questi, ricevuta la relazione conclusiva redatta dall'U.e.p.e. (cha va depositata in cancelleria almeno dieci giorni prima dell'udienza, con facoltà per le parti di prenderne visione ed estrarne copia), fissa l'udienza per la sua valutazione, dandone avviso alle parti ed alla persona offesa. Al fine di evitare aggravi per la cancelleria e comunque inutili dilazioni, pur se il legislatore prevede che il giudice, decorso il periodo, acquisisca la relazione e fissi quindi udienza, appare decisamente più opportuno che il giudice, nel disporre la sospensione del procedimento, indichi già, in quella sede, l'udienza per la valutazione dell'esito della prova, fissandola ad una data di poco successiva alla decorrenza del periodo di sospensione, che tuttavia rispetti il termine dei dieci giorni, dato all'U.e.p.e. per la trasmissione della relazione conclusiva e per altro riconosciuto alle parti, onde consentire loro di prendere visione ed estrarre copia della stessa. Valutata la relazione nel contraddittorio tre le parti, l'esito è positivo quando il giudice, tenuto conto del comportamento dell'imputato e del rispetto delle prescrizioni stabilite, ritiene che la prova abbia avuto un esito favorevole sotto il profilo rieducativo. In questo caso, il giudice pronuncia sentenza con la quale dichiara l'estinzione del reato: tale pronuncia non pregiudica tuttavia l'applicazione delle sanzioni amministrative accessorie (art. 168-ter c.p.) ed in questo caso sorge immediata la problematica relativa al contenuto della sentenza, se cioè essa debba limitarsi a dichiarare estinto il reato, senza alcuna pronuncia in fatto, o se una, pur concisa, esposizione del fatto e della ascrivibilità della condotta all'imputato debba esservi, considerando che, non diversamente da quanto accade per le ipotesi di cui all'art. 129, comma 2, il giudice è tenuto a dare conto della insussistenza di cause che avrebbero potuto imporre una sentenza di assoluzione o di non luogo a procedere e soprattutto e, se del caso, ad applicare le sanzioni amministrative accessorie, che non solo presuppongono una pronuncia, sia pur per incidens, sulla responsabilità penale, ma richiedono necessariamente che quel medesimo giudice possa prendere visione degli atti del fascicolo del P.m., con tutte le problematiche, in precedenza analizzate ed a cui si rinvia, conseguenti alla mancata previsione di una apposita norma sul punto. Nella relazione redatta dall'Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione (nr. III/07/2014 del 5 maggio 2014) si evidenzia sul punto che il contenuto della sentenza non dovrebbe differenziarsi da quello di una sentenza di patteggiamento: se si segue tale orientamento, che da un lato si concilia anche con il disposto di cui all'art. 464-quater (in ragione del quale il giudice non può decidere sulla messa alla prova se deve pronunciare sentenza di proscioglimento a norma dell'art. 129) ma, dall'altro, presuppone che il giudice, nonostante la mancanza di una apposita norma in tal senso, prenda visione degli atti contenuti nel fascicolo del P.m., si finisce implicitamente con l'avallare la tesi secondo cui la cognizione del giudice in questo tipo di procedimento giammai può essere sommaria, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di incompatibilità del giudice a trattare, dopo aver deciso sulla messa alla prova, i reati connessi per i quali il beneficio non è stato concesso o non si poteva concedere. Qualora l'esito della prova sia negativo, il giudice, ai sensi dell'art. 464-septies, comma 2 dispone con ordinanza che il processo riprenda il suo corso: in tale ipotesi l'istanza non potrà più essere riproposta, ma il P.m., in sede di esecuzione della pena, dovrà detrarre un periodo corrispondente a quello della prova eseguita (ed ai fini della detrazione, a norma dell'art. 657-bis introdotto ex novo con la riforma, “tre giorni di prova sono equiparati a un giorno di reclusione o di arresto, ovvero a 250 euro di multa o di ammenda”). CasisticaIn tema di messa alla prova, l'ordinanza che, ai sensi dell'art. 464-septies, dispone la ripresa del procedimento per l'esito negativo della prova - a differenza di quello di revoca del provvedimento di sospensione di cui all'art. 464-octies - non è immediatamente ricorribile per cassazione, ma è appellabile unitamente alla sentenza che definisce il grado di giudizio (Cass. V, n. 15812/2020). In tema di sospensione del procedimento con messa alla prova, non è possibile disporre la revoca della sospensione se il reato pregiudicante viene commesso dopo il termine del periodo di prova anche se prima del decorso del termine di sospensione e, comunque, dell'udienza di cui all'art. 464-septies, ma il giudice, comunque, con adeguata motivazione, può ricavare dalla ricaduta nel reato elementi negativi di valutazione idonei a compromettere la corretta esecuzione della prova (Cass. V, n. 13315/2020). In caso di esito negativo della messa alla prova, disposta a seguito dell'opposizione al decreto penale con richiesta di sospensione del procedimento, il giudice non deve dichiarare l'esecutività del decreto opposto, ma disporre la prosecuzione del processo nelle forme ordinarie, mediante emissione di decreto di giudizio immediato (Cass. IV, n. 22141/2023). BibliografiaCesari, Commento agli artt. 28 e 29 d.P.R. n. 448 del 1998, in Aa.Vv., Il processo penale minorile. Commento al D.P.R. 448/1988, in Giostra (a cura di), Milano, 2009, 341 ss.; Colamussi, La messa alla prova, Padova, 2010; Coppetta, La definizione anticipata del processo. La sospensione del processo con messa alla prova, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Zatti, vol. V, Dir. e proc. pen. min. in Palermo Fabris – Presutti (a cura di), Milano, 2011, 607 ss.; Palazzo, Sulla riforma del sistema sanzionatorio e discrezionalità giudiziale, in Dir. pen. e proc. 2013, 99 ss. |