Codice di Procedura Penale art. 467 - Atti urgenti.Atti urgenti. 1. Nei casi previsti dall'articolo 392, il presidente del tribunale o della corte di assise [554] dispone, a richiesta di parte, l'assunzione delle prove non rinviabili [3, 41, 47, 70 2, 344 3], osservando le forme previste per il dibattimento [496 s.; 240-bis coord.]. 2. Del giorno, dell'ora e del luogo stabiliti per il compimento dell'atto è dato avviso almeno ventiquattro ore prima al pubblico ministero, alla persona offesa [90, 91] e ai difensori. 3. I verbali degli atti compiuti sono inseriti nel fascicolo per il dibattimento [431, 432, 466]. InquadramentoL'art. 467 (applicabile anche ove si proceda con rito monocratico, essendo richiamato dall'art. 554) prevede la possibilità di assumere atti che, per documentate ragioni di urgenza, non possano essere differiti, indicando: - quali atti possano essere assunti; - quali siano le forme da osservare per l' assunzione; - quali siano gli adempimenti in tema di «pubblicità»; - quale sia la sorte processuale dei verbali degli atti compiuti. Nulla viene stabilito, al contrario, per quanto riguarda: - la forma del provvedimento ammissivo ed il suo regime; - il problema della reiterabilità o meno (ove possibile) del compimento dell'atto urgente in dibattimento. L'assunzione ha sempre luogo su istanza della parte interessata. Ai sensi dell'art. 240-bis disp. coord., la sospensione dei termini processuali nel periodo feriale non opera in relazione al compimento degli atti urgenti indicati dall'art. 467; inoltre, si procede a norma dell'art. 467 anche quando, nel corso del dibattimento, prima dell'udienza di rinvio si presenti la necessità di assumere prove in periodo feriale: in tal caso, se le prove non sono state già ammesse, il giudice del dibattimento, nella prima udienza successiva, provvede a norma dell'art. 495, ammettendo le prove già assunte perché urgenti, se ne ricorrano le condizioni; le prove già assunte, ma successivamente dichiarate inammissibili non possono essere utilizzate. La ratioLa possibilità dell'assunzione, da parte del giudice del dibattimento, di «atti urgenti» nei modi e nei tempi di cui all'art. 467, trova la sua ratio nella duplice esigenza: - di impedire che, prima dell'istruzione dibattimentale (che spesso ha luogo molto tempo dopo l'emissione del decreto di citazione), diventi impossibile l'assunzione di prove espletabili soltanto entro improrogabili limiti temporali (si pensi, ad esempio, al pericolo di non poter assumere una prova dichiarativa per morte del testimone); - di non sancire, in tal caso, la necessità della regressione del procedimento, dopo l'inizio della fase degli atti preliminari al dibattimento, dinanzi al g.i.p./g.u.p. La competenzaLa competenza all'assunzione degli «atti urgenti», sia che si proceda con citazione diretta a giudizio da parte del p.m. (artt. 550-554-467), sia che su proceda previo svolgimento dell'udienza preliminare (artt. 467-549), è attribuita: - al g.i.p./g.u.p. fino a quando il decreto di citazione diretta a (ovvero che dispone il) giudizio, unitamente al fascicolo per il dibattimento, non sia trasmesso al giudice del dibattimento; - al giudice (monocratico o collegiale) del dibattimento, a partire dal momento della suddetta trasmissione. La suddetta ripartizione delle competenze, con specifico riguardo alle prove urgenti, non lascia scoperta alcuna fase del procedimento, poiché: - nel corso delle indagini preliminari (ed anche in sede di udienza preliminare: Corte cost. n. 77/1994) le prove «urgenti» possono essere assunte dal g.i.p., nei casi di cui all'art. 392, con incidente probatorio; - dopo l'emissione del decreto di citazione, e fino alla sua trasmissione (insieme al fascicolo) al giudice del dibattimento, è competente il g.i.p./g.u.p., ai sensi degli artt. 554 e 467; - a partire dalla trasmissione del decreto e del fascicolo alla cancelleria del giudice competente per il giudizio, e fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento, è competente il giudice del dibattimento ai sensi degli artt. 554 e 467. Le prove urgentiAi sensi dell'art. 467, comma 1, dopo la materiale ricezione del decreto di citazione a giudizio e del fascicolo per il dibattimento, il giudice è competente ad assumere le prove non rinviabili (e quindi «urgenti»), purché si versi in uno dei casi previsti dall'art. 392 (e cioè quando sarebbe possibile procedere con incidente probatorio): la norma è senz'altro eccezionale (comportando l'estensione, in presenza di ragioni d'urgenza, del campo d'applicazione della normativa sull'incidente probatorio), e come tale, riguarda soltanto i casi tassativi da essa indicati, ed è insuscettibile di interpretazione analogica. La previsione è del tutto rispettosa della legge delega, il cui art. 2 dir. 103 prevede la « (...) possibilità di incidenti probatori solo in casi eccezionali (...)»: nel caso in esame, le connotazioni dell'eccezionalità (già ravvisabili con riguardo al ristretto novero di casi nei quali l'incidente probatorio è possibile ex art. 392) sono rafforzate dal presupposto della non rinviabilità al dibattimento. La previsione testuale della «non rinviabilità» ed il riferimento (nella rubrica dell'art. 467) all'urgenza dell'atto delimitano ulteriormente i casi nei quali è possibile l'assunzione della prova in fase predibattimentale. Richiamando la ratio della norma, appare evidente che possano essere anticipatamente assunte soltanto quelle prove per le quali sussista il rischio di dispersione entro i tempi ordinariamente necessari per la compiuta celebrazione del dibattimento; esulano, pertanto, dal campo d'applicazione della normativa in esame: - sia la fattispecie di cui all'art. 392, comma 1-bis; - sia la fattispecie di cui all'art. 392, comma 2, trattandosi, in entrambi i casi, di incidenti probatori non collegati a ragioni di urgenza (nel primo caso, il legislatore vuole, infatti, rafforzare la tutela della dignità e della riservatezza del minore evitando, per quanto possibile, l'esame incrociato dibattimentale; nel secondo caso, si vuole favorire la concentrazione delle udienze dibattimentali). Una non recente giurisprudenza di merito (Trib. Milano 25 settembre 1992) ha ritenuto che i poteri di intervento riservati al giudice relativamente all' ammissione ed alla raccolta della prova nella fase preliminare del dibattimento a condizione che sussista l'urgenza dell'assunzione in una fase processuale interinale, non consentirebbero l'assunzione della prova richiedibile — o già richiesta — in precedenza, nella fase delle indagini preliminari. L'affermazione non può, tuttavia, essere condivisa. La norma in esame, nel fare riferimento, come presupposto dell'assunzione dell'atto istruttorio, alla «non rinviabilità» od «urgenza» di esso, non richiede anche che tale «non rinviabilità» od «urgenza» siano sopravvenute rispetto alla fase delle indagini preliminari (che costituisce il campo di elezione per lo svolgimento dell'incidente probatorio), ovvero che l'istanza di parte sia proposta per la prima volta (cioè non già rigettata in precedenza dal g.i.p.), od infine che essa non fosse proponibile anche in precedenza. Quello che rileva, ai sensi dell'art. 467, è soltanto che (nei casi di cui all'art. 392, comma 1, lett. a/g) le ragioni di urgenza sussistano effettivamente, e cioè che esista la probabilità che, nelle more dell'istruzione dibattimentale, diventi impossibile l'assunzione della prova; ne consegue che la proponibilità dell'istanza di incidente probatorio nel corso delle indagini preliminari, od il rigetto della richiesta già proposta, da parte del g.i.p., non precludono alle parti la proponibilità dell'istanza ex art. 467, sempreché ricorra uno dei casi di cui all'art. 392, comma 1, e la prova risulti allo stato non rinviabile. Va, al contrario, condivisa l'affermazione (pure contenuta nella citata decisione di merito) dell'inammissibilità dell'istanza, nei casi in cui la prova appaia esperibile anche nel corso del futuro dibattimento, poiché, in tal caso, difetterebbe il fondamentale presupposto della «non rinviabilità» della prova. L'assunzione delle prove «non rinviabili» non è preclusa dalla fissazione della data per l'inizio del dibattimento (che tuttavia, in fatto, potrà incisivamente condizionare l'interesse delle parti all'assunzione anticipata delle prove «non rinviabili», a seconda che sia fissata a breve oppure in tempi lunghi): secondo la dottrina, «è da ritenere, tuttavia, che si possa differire l'udienza, a norma dell'art. 465, nei casi eccezionali in cui non vi sia il tempo di assumere la prova prima dell'udienza ed esista un reale periculum in mora, rigorosamente valutato» (Plotino 35). La possibilità di procedere, ai sensi dell'art. 467, su richiesta di parte, all'assunzione di prove non rinviabili da parte del giudice anche aventi ad oggetto accertamenti urgenti sulla pericolosità dell'imputato, soccorre alla ritenuta impossibilità (ex art. 430) per il pubblico ministero di utilizzare, ai fini della valutazione della pericolosità dell'imputato inerente all'applicazione provvisoria di una misura di sicurezza, l'accertamento sulla persona dell'imputato disposto dallo stesso pubblico ministero (ex art. 359) nella fase degli atti preliminari al dibattimento: dopo l'emissione del decreto che dispone il giudizio, è, infatti, precluso al pubblico ministero lo svolgimento di atti che implichino la partecipazione dell'imputato, e ciò anche ai fini dell'applicazione di misure cautelari, non operando al riguardo l'art. 430 alcuna distinzione (Cass. V, n. 601/1997). Considerato che tra gli «atti urgenti» menzionati dall'art. 467 rientrano soltanto quelli di cui all'art. 392, comma 1, aventi finalità eminentemente istruttorie, va esclusa la possibilità di compiere ogni altra attività processuale, pur urgente, avente diversa finalità. Differenze con l'incidente probatorio Sotto il profilo procedimentale, la dottrina ha posto in luce una differenza tra l'incidente probatorio e l'assunzione delle prove non rinviabili: - il primo è un vero e proprio procedimento «incidentale», perché «l'intervento del giudice è limitato al compimento dell'atto richiesto e realizza un episodio autonomo e parentetico rispetto al corso normale dell'indagine condotta dal pubblico ministero»; - nel secondo, «lo stesso organo investito della cognizione del procedimento principale è, invece, chiamato ad “anticipare” il proprio intervento in relazione ad uno specifico atto, comunque di sua competenza, su istanza della parte interessata. Il procedimento che ne consegue non rappresenta una deviazione dal continuum processuale da cui accidentalmente ramifica, bensì un'eventualità destinata ad interferire solo sull'ordine cronologico degli atti di cui il procedimento (principale) si compone, uno dei quali viene anticipato rispetto alla sua cadenza normale. Si tratta, dunque, di un tipico procedimento “ eventuale”, introdotto da un'istanza della parte che vi ha interesse» (Bonetto 41) Altra dottrina ha posto in luce una importante differenza pratica tra l'incidente probatorio e l'assunzione delle «prove non rinviabili» ai sensi dell'art. 467: in quest'ultimo caso, infatti, il patrimonio delle conoscenze del giudice è più ampio rispetto a quello del g.i.p., in quanto il primo, oltre alle cose ed ai documenti prodotti dall'istante (cfr. art. 395), conosce l'intero fascicolo per il dibattimento, e quindi anche tutti gli atti irripetibili compiuti nel corso delle indagini preliminari. Le conseguenze sono parecchio significative: «il contraddittorio può ricevere nel predibattimento un'articolazione inimmaginabile nel corso dell'incidente probatorio; ed il potere integrativo... del giudice del predibattimento può assumere una consistenza, inconcepibile nella fase precedente, ermeticamente «chiusa» all'esperienza conoscitiva del giudice» (Siracusano 270). In argomento, anche la giurisprudenza (Cass. I, n. 42449/2009) ha osservato che la decisione in ordine alla richiesta di assunzione nella fase degli atti preliminari al dibattimento delle prove non rinviabili può essere adottata sulla base di tutti gli atti inseriti nel fascicolo per il dibattimento, in ragione del rinvio alle forme dibattimentali e non a quelle proprie dell'incidente probatorio; ne consegue ulteriormente che, non trovando applicazione le disposizioni sull'incidente probatorio, la richiesta del pubblico ministero non deve essere notificata alla difesa. Segue . CasisticaL'assunzione dell'esame dei soggetti indicati nell'art. 210 Il requisito della «non rinviabilità», richiesto dall'art. 467 per l'assunzione di prove nella fase degli atti preliminari al dibattimento, deve sussistere anche ai fini dell'esame in fase predibattimentale delle persone indicate dall'art. 210, ed impone una valutazione in concreto della sussistenza di ragioni che impongano di procedere al relativo esame con urgenza (Cass. I, n. 42449/2009). Altre applicazioni La competenza del giudice per le indagini preliminari, nella fase che intercorre tra l'emissione del decreto di citazione a giudizio e la celebrazione dell'udienza dibattimentale, è riservata all'espletamento dei soli atti urgenti, tra i quali non rientrano né la richiesta di assegnazione alla parte civile di una somma di denaro a titolo di provvisionale, ai sensi dell'art. 24 l. n. 990/1969 (Cass. IV, n. 2661/1995), né la richiesta di proscioglimento immediato ai sensi dell'art. 129 (cfr., con riguardo al “vecchio” rito pretorile, Cass. I, n. 2221/1998): in entrambi i casi, sulla richiesta dovrà provvedere, e solo dopo aver ricevuto gli atti, il giudice dibattimentale, non il g.i.p. Il procedimentoLa necessità dell'istanza di parte L'art. 467 prevede espressamente, ai fini dell'ammissione e del successivo espletamento di «atti urgenti», la necessità di una istanza di parte: il giudice non potrebbe mai disporre d'ufficio l'assunzione di un atto istruttorio urgente, e ciò appare conforme all'impianto codicistico, che attribuisce al giudice, in relazione all'ammissione di prove, poteri officiosi meramente residuali (cfr. art. 507), esercitabili soltanto all'esito dell'assunzione delle prove ammesse su istanza di parte. La legittimazione a proporre la richiesta spetta (oltre che al p.m.) a tutte le parti private, e per esse, ai rispettivi difensori, cui, ai sensi degli articoli 99 e 100, comma 4, compete l'esercizio di tutte le facoltà e di tutti i diritti che la legge, come nel caso in esame, non riconosce soltanto ai loro rappresentati personalmente; tra le parti private (parte civile, responsabile civile, persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria) non rientra, peraltro, la persona offesa, cui, tuttavia, in altra sede, viene attribuito il diritto (che deve analogicamente ritenersi esercitabile anche con riguardo agli atti di cui all'art. 467) di chiedere al p.m. di promuovere l'incidente probatorio (cfr. artt. 393, 394 e 551, comma 3), e la tutela dei cui diritti viene garantita dall'avviso del giorno, dell'ora e del luogo stabiliti per il compimento dell'atto, previsto dall'art. 467, comma 2. La forma del provvedimento ammissivo Nel silenzio dell'art. 467, una (pur isolata e non recente) giurisprudenza (Cass. I, n. 748/1988) ha ritenuto che il giudice deve provvedere sull'istanza presentata da una parte ex art. 467 con ordinanza motivata (in analogia con le forme previste dall'art. 398, comma 1, per l'incidente probatorio). La dottrina (Plotino, 35) ha precisato che il provvedimento: - stabilisce l'oggetto della prova nei limiti della richiesta di parte; - indica le persone interessate all'assunzione della prova, individuandole in virtù di quanto emergente dall'istanza; - fissa la data dell'udienza per l'assunzione. Per quanto riguarda i criteri cui il giudice deve attenersi, nel valutare l'ammissibilità o meno dell'istanza ex art. 467, la dottrina è divisa: - un orientamento (Cristiani, 349) ritiene che il giudice abbia la possibilità (secondo quanto stabilito in generale dal combinato disposto degli artt. 495 e 190) di non ammettere sia le prove vietate dalla legge, sia quelle manifestamente superflue od irrilevanti; - altro orientamento (Giarda, 3), considerato che il giudice, pur disponendo di una conoscenza più completa delle vicende oggetto del processo (rispetto a quella del g.i.p. all'atto dell'ammissione dell'incidente probatorio), nondimeno non conosce i fatti di causa nella loro globalità, ritiene preferibile che la sua valutazione sia limitata unicamente all'esclusione delle prove vietate o manifestamente sovrabbondanti, con applicazione analogica della disciplina prevista dall'art. 468 in ordine alla citazione di testimoni, periti e consulenti. Si è, peraltro, chiarito che proprio la disciplina di cui all'art. 467 consente di risolvere il dubbio nel senso ritenuto dal primo orientamento: ed invero, se i verbali delle prove non rinviabili sono destinati ad entrare nel fascicolo per il dibattimento e conseguentemente ad essere utilizzabili ai fini della decisione, è evidente che l'iter che porta alla loro ammissione deve necessariamente essere lo stesso tracciato dall'art. 495; al contrario, il richiamo all'art. 468 non appare attinente, in quanto la norma non comporta alcun effetto diretto sulla composizione del fascicolo del dibattimento (l'autorizzazione alla citazione di testimoni et c. è, infatti, cosa ben diversa dall'ammissione di una prova, che dovrà pur sempre aver luogo previa valutazione di ammissibilità e rilevanza ai sensi degli artt. 495 e 190). Il giudice non è, pertanto, vincolato all'accoglimento dell'istanza di parte, ma potrà, ed anzi dovrà, valutare: - l'ammissibilità e la rilevanza del mezzo di prova richiesto ai fini del giudizio: a tal proposito, è onere della parte instante colmare, attraverso le opportune allegazioni, le eventuali lacune conoscitive del giudice (derivanti dal fatto che egli può e deve conoscere, nel momento in cui ha luogo la sua valutazione, unicamente gli atti facenti parte del fascicolo per il dibattimento), pena il rigetto dell'istanza; - la sussistenza in concreto del presupposto della sua «non rinviabilità» al dibattimento, e cioè dell'urgenza che sola può legittimare l'assunzione «anticipata» della prova (Beltrani, 101). Il regime del provvedimento ammissivo Il provvedimento con il quale viene ammessa o non ammessa l'assunzione anticipata delle «prove non rinviabili» non è autonomamente impugnabile, in difetto dell'espressa previsione della sua impugnabilità (cfr. art. 568, comma 1). Le forme previste per l'assunzione La dottrina (Beltrani, 99), considerato che l'assunzione delle prove non rinviabili deve avvenire «osservando le forme previste per il dibattimento», aveva osservato che, ai sensi degli artt. 470 ss., essa deve quindi aver luogo dinanzi al presidente del collegio, oppure al giudice monocratico, in udienza pubblica (non in camera di consiglio, come accade per l'incidente probatorio, fatti salvi i casi in cui debba procedersi a porte chiuse ex artt. 472 s.), con la partecipazione necessaria del p.m. e del difensore dell'imputato (in mancanza, il giudice dovrà designare come sostituto altro difensore immediatamente reperibile, ai sensi dell'art. 97, comma 4), a pena di nullità, ex artt. 178, comma 1, lett. b) e c), 179, comma 1, e 180 In senso contrario, una (pur isolata) giurisprudenza ha ritenuto che l'assunzione delle prove urgenti nella fase degli atti preliminari al dibattimento si svolge in camera di consiglio, davanti al presidente del collegio giudicante, perché il rinvio alle forme dibattimentali non starebbe a significare che l'acquisizione delle prove debba avvenire in pubblica udienza ad opera dell'intero collegio (Cass. I, n. 42449/2009). Gli adempimenti in tema di «pubblicità» Ai sensi dell'art. 467, comma 2, è dato avviso del giorno, dell'ora e del luogo stabiliti per il compimento dell'atto almeno ventiquattro ore prima al P.M., alla persona offesa ed ai difensori. Dubbi sono stati avanzati, in dottrina, sulla mancata previsione della necessità di notificare detto avviso anche all'imputato, «che nell'esercizio della propria autodifesa può avere un interesse diretto ad assistere al compimento dell'atto (e che, a differenza delle altre parti, non è necessariamente domiciliato presso chi lo difende)» (Bonetto, 42); tra l'altro, l'art. 398, comma 3, per l'incidente probatorio, prevede espressamente la notificazione dell'avviso anche alla persona sottoposta alle indagini, e la ingiustificata disparità di trattamento appare macroscopica, tenuto conto del fatto che gli esiti della prova urgente sono destinati ad essere utilizzati nel futuro dibattimento, relativamente al quale non è in discussione il diritto personale dell'imputato alla partecipazione, e quindi ai relativi avvisi, che non può essere soppresso unicamente in considerazione dell'urgenza dell'atto; pur in difetto di espressa previsione normativa, si è, pertanto, ritenuto, onde ovviare ad una omissione che renderebbe la disposizione palesemente incostituzionale, che l'avviso all'imputato vada effettuato, pena la nullità dell'atto (assunto in sua assenza) per difetto di intervento ed assistenza, ai sensi del combinato disposto degli artt. 178, comma 1, lett. c) — 179, comma 1 — 180 (Beltrani, 100). Diversamente, le parti private diverse dall'imputato sono necessariamente domiciliate, ai sensi dell'art. 100, comma 5, presso i rispettivi difensori; per quanto riguarda la persona offesa, la dottrina (Cordero, 537) sostiene che, per non ingenerare incomprensibili disparità di trattamento rispetto alla posizione dell'imputato, cui non spetta l'avviso (ma vale in senso contrario quanto appena osservato), l'avviso spetti in difetto della nomina di un difensore, altrimenti sarà dovuto soltanto a quest'ultimo (che, tra l'altro, ne sarebbe domiciliatario ex lege, ai sensi dell'art. 33 disp. att.). L'art. 467 non indica se l'avviso debba aver luogo nelle forme della comunicazione o della notificazione (al contrario di altre norme: cfr., ad es., art. 465): ne consegue che dovrà ritenersi utilizzabile qualsiasi forma di pubblicità idonea in concreto a dar notizia ai soggetti legittimati a ricevere l'avviso del giorno, dell'ora e del luogo stabiliti per il compimento dell'atto, e consentire loro di prendere parte all'assunzione della prova «non rinviabile». La “sorte“ processuale dei verbali degli atti compiuti I verbali degli atti compiuti (redatti ai sensi degli artt. 510 e 559, comma 2) sono inseriti nel fascicolo per il dibattimento ex art. 467, comma 3, rientrano tra le letture consentite ai sensi dell'art. 511, e sono, pertanto, utilizzabili ai fini della decisione. È sempre possibile che il giudice del dibattimento sia diversamente composto rispetto a quello che aveva ammesso il mezzo di prova ex art. 467, e le valutazioni di giudici diversamente composti possono essere diverse: - per quanto riguarda l'ammissibilità e/o rilevanza della prova, se il giudice che celebra il dibattimento ritiene inammissibile e/o irrilevante la prova (assunta anticipatamente) ai fini del giudizio, potrà dichiarare l'inutilizzabilità dei relativi verbali (e conseguentemente la loro espunzione dal fascicolo per il dibattimento); - per quanto riguarda il presupposto della «non rinviabilità» dell'assunzione, pur se il giudice che celebra il dibattimento dovesse ritenere inesistente l'urgenza della prova anticipatamente assunta, nondimeno le risultanze dell'atto resterebbero ugualmente utilizzabili, poiché le risultanze della prova non sono inficiate dal difetto del presupposto della «non rinviabilità», in difetto della previsione di una qualsiasi sanzione di nullità o di inutilizzabilità (che dovrebbe essere testuale, espressa: cfr., ad esempio, art. 240-bis, comma 7, disp. coord.), e non ricorrendo i casi di cui agli artt. 178 e 179, comma 1. La reiterazione in dibattimento della prova già assunta ex art. 467 perché «non rinviabile»Può porsi il problema della possibilità o meno di reiterare in dibattimento la prova assunta anticipatamente sul presupposto della sua «non rinviabilità», ma che nondimeno risulti tuttora assumibile. È pacifico che l'utilizzabilità in dibattimento della prova assunta in incidente probatorio non esclude che, se vi sia richiesta di parte, il mezzo di prova, ove non sia manifestamente superfluo od irrilevante, deve essere rinnovato in sede dibattimentale (Corte cost. n. 181/1994); soltanto nei procedimenti per taluno dei delitti indicati nell'art. 51, comma 3-bis, oltre a quelli di cui agli artt. 600-bis, comma 1, 600-ter , 600-quinquies, 609-bis a 609-quinquies, e 609-octies (per tutti, se l'esame richiesto riguardi un testimone minore degli anni 16), l'art. 190-bis stabilisce che l'esame può essere ammesso soltanto «se riguarda fatti o circostanze diversi da quelli oggetto delle precedenti dichiarazioni», e può essere reiterato sui medesimi fatti o circostanze «se il giudice o taluna delle parti lo ritengono necessario sulla base di specifiche esigenze». Per quanto riguarda le prove ammesse ai sensi dell'art. 467 la conclusione, in difetto di una disciplina espressa, deve essere diversa. L'assunzione delle prove non rinviabili costituisce pacificamente (non mera prosecuzione della fase delle indagini preliminari, bensì) vera e propria anticipazione del dibattimento: ciò è confermato anche dalla previsione dell'osservanza delle forme previste per il dibattimento; se ciò è vero, la nuova assunzione in dibattimento del mezzo di prova già assunto ai sensi dell'art. 467 sul presupposto (successivamente non concretizzatosi) della sua non rinviabilità, costituirebbe ingiustificata ed inutile duplicazione di una attività istruttoria già espletata, con tutte le garanzie previste dal codice di rito per le parti, ed in contradditorio (i relativi verbali fanno, inoltre, parte del fascicolo per il dibattimento e sono, pertanto, utilizzabili ai fini della decisione): le prove urgenti sono, infatti, assunte con le forme previste per il dibattimento, e nessuna parte risulta pregiudicata nel proprio diritto alla prova (garantito dagli artt. 190, 493 e 495, e più in generale dall'art. 24, comma 2, Cost., che sancisce il fondamentale diritto di difesa, del quale il diritto alla prova costituisce insopprimibile corollario) dalla mancata reiterazione in dibattimento del mezzo di prova tuttora assumibile. Sotto altro profilo, pur se volesse ritenersi la reiterazione dell'assunzione della prova (in difetto di espressa previsione contraria) ammissibile in rito, essa risulterebbe, nondimeno, sicuramente superflua nel merito, ove la nuova richiesta istruttoria verta sulle stesse circostanze in ordine alle quali il mezzo di prova sia già stato espletato (in proposito, occorrerà necessariamente fare riferimento alle circostanze indicate nella lista depositata ex art. 468), e le parti non si siano avvalse del potere, legittimamente esercitabile, di indicare nuove circostanze (ed, inoltre, sempreché il giudice non ritenga di dover attivare i poteri istruttori di cui all'art. 506). La competenza in caso di restituzione degli atti al P.m.Si pone il problema della competenza in tema di «atti urgenti» nel caso in cui il giudice del dibattimento abbia dichiarato nullo il decreto di citazione a giudizio, ed ordinato (ove si proceda con citazione diretta a giudizio ai sensi dell'art. 550) la restituzione degli atti al p.m., con conseguente regressione del procedimento alla fase delle indagini preliminari. In proposito, si impone il rilievo che l'art. 467 ha una portata generale, ed appare del tutto irrilevante la circostanza che il procedimento regredisca (per qualunque ragione) al p.m.: in tal caso deve, infatti, ritenersi che riviva, per così dire, la competenza del g.i.p., fino a che gli atti (decreto e fascicolo d'ufficio) non siano nuovamente trasmessi al giudice del dibattimento (Cass. I, n. 167/1994, per la quale il predetto assunto trova applicazione anche nel caso in cui il giudice abbia ritenuto l'inapplicabilità del rito alternativo richiesto, ed il p.m. non abbia trasmesso il fascicolo per il dibattimento a causa della mancata ricezione delle copie notificate del decreto di citazione a giudizio). BibliografiaBeltrani, Il dibattimento penale monocratico, Torino, 2003; Bonetto, Sub art. 467, in Commento al nuovo codice di procedura penale, coordinato da Chiavario, Torino, V, 1991; Bonetto, Il predibattimento, in Giurisprudenza sistematica di diritto processuale penale, diretta da Chiavario- Marzaduri, Torino, 2002, 35; Cristiani, Manuale del nuovo processo penale, Torino, 1991; D'Andria, in AA. VV., Commento al nuovo codice di procedura penale, coordinato da Chiavario, vol. V, Torino, 1991; Giarda ed altri, Codice di procedura penale - commentario (a schede), Milano, sub art. 467; Plotino, Il dibattimento nel nuovo codice di procedura penale, Milano, 1996; Siracusano-Dalia-Galati-Tranchina-Zappalà, Manuale di diritto processuale penale, vol. II, Milano, 1991. |