Codice di Procedura Penale art. 484 - Costituzione delle parti.Costituzione delle parti. 1. Prima di dare inizio al dibattimento [492], il presidente controlla la regolare costituzione delle parti [23 1 att.]. 2. Qualora il difensore dell'imputato non sia presente [179, 486 5], il presidente designa come sostituto [102] altro difensore a norma dell'articolo 97, comma 4. 2-bis. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni degli articoli 420, comma 2-ter, primo periodo, e 420-ter, nonché, nei casi in cui manca l'udienza preliminare, anche le disposizioni di cui agli articoli 420, 420-bis, 420-quater, 420-quinquies e 420-sexies1.
[1] Precedentemente il presente comma è stato aggiunto dall'art. 391l. 16 dicembre 1999, n. 479 e successivamente modificato dall'art. 30, comma 1, lett. c), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito le parole «degli articoli 420, comma 2-ter, primo periodo, e 420-ter, nonché, nei casi in cui manca l'udienza preliminare, anche le disposizioni di cui agli articoli 420, 420-bis, 420-quater, 420-quinquies e 420-sexies» alle parole «degli articoli 420-bis, 420-ter, 420-quater e 420-quinquies». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoIl capo II del titolo II del libro VII del codice di procedura penale (artt. 484-495) disciplina: a) i veri e propri atti introduttivi al dibattimento, tra i quali è possibile distinguere una fase inerente alla verifica della regolare costituzione delle parti (artt. 484, 420-bis, 420-quinquies ivi richiamati; artt. 489-490), ed una inerente alla trattazione delle questioni preliminari (art. 491); b) gli atti introduttivi all'istruzione dibattimentale (artt. 492-495), che presuppongono il superamento delle fasi precedenti (in senso stretto « introduttive » rispetto al dibattimento) e la dichiarazione di apertura del dibattimento, e nell'ambito dei quali hanno luogo l'indicazione (ad opera delle parti) e l'ammissione (da parte del giudice) delle prove che dovranno essere assunte nel corso della successiva istruzione dibattimentale. Questa disciplina è sicuramente applicabile anche nel procedimento dinanzi al tribunale in composizione monocratica, in virtù del rinvio contenuto nell'art. 559, comma 1. La necessità di coordinamento con la nuova disciplina dell'udienza preliminare (artt. 420-bis ss.), introdotta dall'art. 19 l. n. 479/1999, ha imposto l'abrogazione delle norme inserite nel contesto della disciplina dibattimentale (in tema di rinnovazione della citazione, impedimento a comparire dell'imputato o del difensore, contumacia, assenza od allontanamento volontario dell'imputato), che prevedevano adempimenti processuali attualmente anticipati alla fase dell'udienza preliminare, ed il contestuale richiamo (nel comma 2-bis) alle disposizioni dettate in relazione all'udienza preliminare (artt. 420-bis-420-quinquies), ivi comprese le sopravvenute disposizioni in tema di procedimento in absentia, introdotte dalla l. n. 67/2014. La costituzione delle partiPrima che l'udienza abbia inizio, l'ufficiale giudiziario o chi ne esercita le funzioni, deve annunciare ad alta voce l'ingresso del giudice in aula di udienza (art. 21 reg. esec. c.p.p.). Nessuna disposizione prescrive che la causa venga chiamata dall'ufficiale giudiziario, e tanto meno che essa debba essere chiamata anche all'esterno dell'aula di udienza: ed infatti, si esclude l'esistenza di tale necessità, poiché le parti private hanno l'obbligo di essere presenti in aula (e non semplicemente nell'edificio giudiziario) al momento della chiamata della causa, e devono sopportare le conseguenze della scarsa diligenza posta nell'adempimento di tale obbligo; d'altro canto, l'art. 146 disp. att. c.p.p. sembra chiaramente presupporre la presenza dell'imputato all'interno dell'aula di udienza. La giurisprudenza ha ritenuto che la mancata presenza dell'ufficiale giudiziario all'udienza produce una semplice irregolarità che non dà luogo a nullità del giudizio (Cass. VI, n. 2072/1970 e Cass. VI, n. 21/1970, per la quale la chiamata della causa fatta, invece che dall'ufficiale giudiziario, da un carabiniere in servizio d'ordine, non determina la nullità del dibattimento, e non si verifica alcuna nullità se la chiamata avvenga nell'interno della sala di udienza, anziché nel corridoio), sia perché una tale nullità non è prevista dalla legge, sia perché l'ufficiale giudiziario non è organo che rientri nella composizione dell'ufficio giudicante (Cass. IV, 13 febbraio 1976: nella specie, l'ufficiale giudiziario mancava per sciopero, ed era stato sostituito da un maresciallo il quale effettuò la chiamata dell'imputato all'udienza). Il dibattimento (e la conseguente sentenza) sarebbero nulli ex artt. 178 lett. c) e 181 qualora la celebrazione e la conclusione dell'udienza siano avvenute prima dell'ora di comparizione stabilita nel decreto di citazione a giudizio (Cass. III, n. 2699/1992). Verificata la presenza dei protagonisti, necessari (il p.m., l'ausiliario e l'interprete per gli imputati che non conoscono la lingua italiana) e non (l'ufficiale giudiziario; i testimoni, i periti ed i consulenti tecnici, la cui assenza non impedisce l'inizio del dibattimento, ma solo la conclusione di esso), il presidente del collegio (od il giudice monocratico) procede al compimento del primo atto formale, che precede l'inizio del dibattimento, ovvero il controllo della regolare costituzione delle parti (art. 484 comma 1), e cioè della ritualità dei titoli giuridici propedeutici all'intervento di ciascuna parte nel processo, oltre che alla verifica della presenza fisica di ciascuna delle parti, verificando, in particolare: a) la presenza od assenza delle parti private (imputato, parte civile, persona offesa, responsabile civile, persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria) e dei rispettivi difensori; b) la regolarità di eventuali procure speciali; c) la validità delle notificazioni del decreto di citazione e di eventuali comunicazioni successive (si pensi al provvedimento di anticipazione o differimento dell'udienza, ex art. 465); d) la regolare partecipazione del p.m. eventualmente delegato ai sensi dell'art. 72 ord. giudiz., per i procedimenti riguardanti reati per i quali si procede con citazione diretta a giudizio ex art. 550: il controllo si esaurisce, in tal caso, nella verifica dell'esistenza della delega rilasciata ai sensi dell'art. 162 disp. att. c.p.p. Nel caso in cui il tribunale abbia disposto il rinvio della prima udienza per impedimento legittimo del difensore di uno o più degli imputati, non può dirsi precedentemente perfezionata, a qualunque effetto, la costituzione delle parti (Cass. I, n. 24830/2001). La verifica della presenza dell'imputatoSe l'imputato, all'atto della costituzione delle parti, è presente, acquista il relativo status, che conserva per l'intera durata del processo (salvo il sopravvenire di legittimi impedimenti a comparire), a nulla rilevando che egli, anche nel corso della medesima udienza di costituzione, si allontani successivamente dall'aula; se egli non compare alle udienze eventualmente successive, andrà costituito come soggetto «assente, già presente». In caso di sua mancata presenza, il giudice deve in sequenza verificare: — la regolarità della citazione (disponendone, se del caso, la rinnovazione, come prescritto dall'art. 143 disp. att. c.p.p.); — l'eventuale esistenza di un legittimo impedimento a comparire (procedendo in tal caso a norma dell'art. 420-ter c.p.p., cui si rinvia); — l'eventuale possibilità di procedere legittimamente in sua assenza (procedendo in tal caso a norma dell'art. 420-bis c.p.p., cui si rinvia). Con riferimento all'imputato detenuto , si è chiarito che la rinuncia a comparire all'udienza da parte dell'imputato detenuto produce i suoi effetti non solo per l'udienza in relazione alla quale essa è formulata, ma anche per quelle successive, fissate a seguito di rinvio a un'udienza determinata, fino a quando questi non manifesti la volontà di essere tradotto » (Cass. II, n. 8439/2011 e Cass. V, n. 36609/2010). La verifica della presenza dei difensoriAi sensi dell'art. 484, comma 2, il presidente del collegio (od il giudice monocratico), in tutti i casi in cui nessun difensore dell'imputato sia presente, designa come sostituto altro difensore immediatamente reperibile a norma dell'art. 97, comma 4; questo difensore deve essere necessariamente scelto, ex art. 97 comma 4 ult. parte, tra quelli inseriti negli elenchi all'uopo predisposti (ex art. 97, comma 2), dai Consigli dell'ordine forense di ciascun distretto di corte d'appello. Detti elenchi mirano a garantire l'effettività della difesa, e sono compilati tenendo conto, tra l'altro, delle competenze specifiche e della prossimità alla sede del procedimento. Parte della dottrina (Beltrani, 184) ha osservato che l'inserimento nell'albo dei difensori abilitati alla difesa d'ufficio postula il conseguimento di una valutazione di idoneità, anche in riferimento al pregresso esercizio della professione in sede penale per almeno un biennio (come stabilito dal nuovo art. 29 disp. att. c.p.p.); d'altro canto, tenuto conto dell'innegabile rilevanza pubblicistica dell'istituto, è sicuramente ragionevole che il legislatore abbia inteso disciplinare i requisiti di legittimazione soggettiva all'esercizio dell'attività. Pertanto, la difesa d'ufficio svolta da soggetto che non abbia conseguito l'iscrizione nell'apposito albo (che non è automatica, non mira unicamente ad assicurare le finalità di miglior reperibilità dei difensori e razionale distribuzione degli incarichi, ma postula il riconoscimento di particolari requisiti soggettivi di idoneità), sembrerebbe risultare, per insindacabile valutazione discrezionale del legislatore, tecnicamente inidonea, con conseguente nullità delle attività svolte ai sensi dell'art. 178, comma 1, lett. c); la nomina di soggetto non legittimato potrebbe, inoltre, comportare (a carico del giudice, ma anche del difensore che abbia indebitamente accettato la nomina e svolto il patrocinio d'ufficio) conseguenze disciplinari. La giurisprudenza è orientata in senso contrario. Si è inizialmente ritenuto, in proposito, che la designazione quale difensore d'ufficio dell'imputato, in sostituzione del difensore di fiducia regolarmente citato ma non comparso, di un avvocato non inserito nell'apposito elenco dei difensori d'ufficio, non configura alcuna nullità ai sensi degli artt. 178, comma 1, lett. c) e art. 179, poiché la disciplina dettata dal comma 4 dell'art. 97 si riferisce alla designazione del difensore immediatamente reperibile quale sostituto del difensore fiduciario non comparso, ma tale adempimento non comporta alcun riferimento alle peculiari regole che presiedono alla nomina del difensore d'ufficio, istituto, questo, ben diverso e per il quale solo valgono le prescrizioni stabilite dal medesimo articolo e dalle corrispondenti norme di attuazione (Cass. II, n. 25718/2004;Cass. I, n. 22934/2006; Cass. V, n. 35178/2005, con la precisazione che l'ultima parte dell'art. 97, comma 4, non commina alcuna nullità in caso di inosservanza di tale obbligo, « di talché, per il principio della tassatività vigente in materia, la nomina quale difensore di ufficio di un professionista non iscritto in detto elenco non potrebbe ritenersi affetta da nullità »: la decisione richiama, peraltro, un precedente senz'altro non attinente — Cass. III, n. 8152/2004 — poiché riguardante una nomina che aveva avuto luogo in sede di esecuzione, laddove l'ultima parte dell'art. 97, comma 4, riguarda soltanto il giudizio). L'orientamento senz'altro dominante non valorizza la disposizione di cui all'ultima parte dell'art. 97, comma 4, cit. («nel corso del giudizio può essere nominato sostituto solo un difensore iscritto nell'elenco di cui al comma 2»), ed invoca malamente il principio di tassatività delle nullità, poiché, pacifico essendo che manca una sanzione ad hoc, non chiarisce le ragioni per le quali non sarebbe configurabile la nullità generale di cui all'art. 178, comma 1, lett. c). In seguito, detto orientamento è stato, sostanzialmente, superato, in parte accogliendosi la tesi della citata dottrina: infatti, pur essendosi ribadito che la nomina di altro difensore d'ufficio immediatamente reperibile, ma non iscritto nell'elenco predisposto dal Consiglio dell'ordine forense, per il caso di assenza del difensore d'ufficio originariamente designato, non è causa di nullità di ordine generale ai sensi dell'art. 178, comma 1, lett. c), si è precisato che « l'inosservanza della regola prevista dall'art. 97, comma 2, può configurare una nullità generale solo se la parte che la deduce dimostri che tale inosservanza abbia cagionato in concreto una lesione o menomazione del diritto di difesa » (Cass. III, n. 5496/2009). Tuttavia l'orientamento in atto dominante ribadisce che non è causa di nullità del giudizio la designazione in udienza, quale difensore di ufficio in sostituzione di altro difensore d'ufficio, di un legale occasionalmente presente in aula non iscritto nell'elenco del Consiglio dell'ordine forense di cui all'art. 97, comma 2, in quanto il comma quarto del medesimo articolo, nel prevedere l'obbligo di nominare un sostituto iscritto nell'elenco, fa riferimento ad un difensore immediatamente reperibile, senza richiamare le regole che presiedono alla designazione del difensore d'ufficio e senza comminare alcuna nullità nell'ipotesi di inosservanza dell'obbligo stesso (Cass. I, n. 3333/2015 e Cass. n. 36347/2017). La dottrina (F. Plotino, 67) ritiene che l'art. 484 si applichi nei soli casi in cui il difensore non sia presente e non abbia comunicato la sussistenza di un impedimento: la norma nascerebbe per porre rimedio alla mera « incuria » del difensore che, senza addurre alcuna giustificazione, non si presenti, mentre, al contrario, essa non sarebbe applicabile per il caso in cui il difensore non comparso abbia prospettato la sussistenza di un impedimento, la cui valutazione, in punto di legittimità o meno, non va fatta in contraddittorio (poiché l'art. 420-ter, comma 5, non prevede che siano sentite le parti); ne consegue che « alla semplice constatata assenza del difensore di fiducia non deve conseguire meccanicamente la nomina officiosa del sostituto », necessaria soltanto nel caso in cui l'impedimento sia ritenuto non legittimo, ma inammissibile in presenza di impedimento riconosciuto (V. Russo, 128). Fuori da tale ipotesi, la nomina del difensore d'ufficio, necessaria per la corretta instaurazione del contraddittorio, va fatta prima del compimento di qualsiasi altro atto, ed anche prima di valutare la sussistenza delle condizioni previste dall'art. 420-bis per il rinnovo delle citazioni, o della sussistenza di un impedimento legittimo dell'imputato. Ai sensi dell'art. 108, nei casi di « rinuncia, revoca, incompatibilità ed abbandono », sia il nuovo difensore dell'imputato che quello nominato di ufficio ex art. 97, comma 4 senza alcun preavviso, possono chiedere la concessione di un termine a difesa: il termine minimo non può essere inferiore a sette giorni, salvo consenso dell'imputato o del difensore alla concessione di un termine inferiore, ovvero salva la concorrenza di speciali ragioni di urgenza, ma in tali casi il termine non potrebbe comunque essere inferiore a ventiquattro ore. La violazione di tali previsioni integrerebbe la nullità assoluta ex artt. 178, comma 1, lett. c) e 179, per difetto di assistenza del difensore. Le conseguenze dell'omesso avviso ai difensori La rinnovazione dell'avviso di udienza in favore del difensore è dovuta solo quando sia dichiarata la nullità dell'avviso precedente o quando risulti che il difensore sia assente per assoluta impossibilità di comparire in forza di legittimo impedimento: « ne consegue che, quando l'udienza debba essere rinviata per l'omessa citazione dell'imputato, ed il difensore sia assente senza che ne risulti il legittimo impedimento, correttamente il giudice provvede ad avvisare della successiva udienza il sostituto nominato ai sensi del comma 4 dell'art. 97, ed è preclusa ogni successiva indagine sull'effettiva cognizione della nuova udienza in capo al difensore interessato » (Cass. II, n. 6488/2003, con la precisazione che già gli abrogati artt. 485 e 486 — al pari degli attualmente vigenti artt. 420, 420-bis e 420-ter — consentivano la rinnovazione degli avvisi, fuori dai casi di nullità, solo con riguardo all'imputato di cui risultasse provato o probabile l'impedimento a comparire o la mancata conoscenza del contenuto dell'avviso). Superando il contrasto di giurisprudenza insorto sul punto (un orientamento riteneva che l'omesso avviso al difensore di fiducia dell'imputato della data fissata per l'udienza integra una nullità di ordine generale, ma non assoluta, bensì a regime intermedio – essendo pur sempre presente in udienza un difensore nominato di ufficio - che andava dedotta dalla parte immediatamente e, quindi, all'udienza), si è autorevolmente chiarito che l'omesso avviso dell'udienza al difensore di fiducia tempestivamente nominato dall'imputato integra una nullità assoluta ai sensi degli artt. 178, comma 1, lett. c) e art. 179, comma 1, quando di esso è obbligatoria la presenza, a nulla rilevando che la notifica sia stata effettuata al difensore d'ufficio e che in udienza sia stato presente un sostituto nominato ex art. 97, comma 4, poiché, in presenza di una rituale e tempestiva nomina fiduciaria effettuata dall'interessato, il giudice che provveda irritualmente alla designazione di un difensore d'ufficio lederebbe il diritto dell'imputato "ad avere un difensore di sua scelta", riconosciuto dall'art. 6, comma 3, lett. c), della CEDU (Cass. S.U., n. 24630/2015; conforme Cass. III, n. 26266/2018, con la precisazione che la nullità assoluta ed insanabile è configurabile soltanto nel caso solo nel caso in cui abbia determinato l'assenza del difensore all'udienza, mentre se, nonostante l'omessa citazione, il difensore di fiducia sia comunque presente, anche al solo fine di eccepire il vizio, la nullità è di ordine generale, ai sensi dell'art. 180). Peraltro, quando l'imputato è assistito da due difensori, la nullità derivante dall'omesso avviso dell'udienza ad uno dei due difensori dell'imputato, è a regime intermedio ed è, pertanto, sanata dalla mancata proposizione della relativa, tempestiva, eccezione ad opera dell'altro difensore comparso, pur quando l'imputato non sia presente (Cass. S.U., n. 39060/2009), perché è onere del difensore presente, anche se nominato d'ufficio in sostituzione di quello di fiducia regolarmente avvisato e non comparso, verificare se sia stato avvisato anche l'altro difensore di fiducia ed il motivo della mancata comparizione di esso, eventualmente interpellando il giudice). La costituzione di parte civileLa costituzione di parte civile, a norma dell'art. 79, è consentita, a pena di decadenza, fino a che non sia stata verificata la regolare costituzione delle parti: il termine ultimo per la costituzione di parte civile deve, quindi, individuarsi nel momento, antecedente all'apertura del dibattimento, in cui il giudice ha esaurito l'accertamento della regolare costituzione delle parti e deciso le eventuali questioni sollevate al riguardo, ai sensi dell'art. 491, comma 1 (Cass. VI, n. 16394/2018 e Cass. V, n. 28157/2015). La parte civile, ove non si sia costituita nell'udienza preliminare o sia stata esclusa dal giudice ai sensi dell'art. 81 c.p.p., può, quindi, costituirsi, nel corso degli atti introduttivi al dibattimento, prima che si concludano gli accertamenti relativi alla regolare costituzione delle parti prevista dall'art. 484 c.p.p. e non successivamente, quando sia iniziata la fase della discussione delle questioni preliminari di cui all'art. 491, comma 1, la quale, facendo riferimento anche a quelle concernenti la costituzione di parte civile, presuppone che, in tale momento processuale, detta costituzione sia già avvenuta ( Cass. III, n. 15768/2020 ): sarebbe, pertanto, inammissibile la costituzione di parte civile per l'udienza successiva a quella in cui il giudice, in assenza della persona offesa e del suo difensore, abbia proceduto alla verifica della costituzione delle parti (Cass. VI, n. 10958/2015); d'altro canto, la persona offesa, non essendo « parte » del processo in senso tecnico, non può chiedere e ottenere, ai sensi dell'art. 175, di essere restituita nel termine per la costituzione di parte civile (Cass. V, n. 10111/2014). Nel caso di costituzione di parte civile per l'udienza preliminare, la richiesta di esclusione della stessa può essere proposta dall'imputato, a pena di decadenza, fino al momento degli accertamenti relativi alla costituzione delle parti nel dibattimento (Cass. S.U., n. 12/1999). Se avvenuta tempestivamente, la costituzione di parte civile resta è valida ed efficace anche se effettuata davanti al giudice incompetente (Cass. VI, n. 4243/2008: fattispecie nella quale la Corte ha ritenuto rituale la rinnovazione della costituzione di parte civile davanti al giudice territorialmente competente); essa non può più essere effettuata quando sia disposta esclusivamente la rinnovazione del dibattimento per mutamento del giudice, non integrando tale situazione processuale un'ipotesi di instaurazione ex novo del dibattimento, la quale, invece, presuppone la rinnovazione della citazione a giudizio o della relativa notificazione (Cass. I, n. 26855/2015). È stata ritenuta legittima e tempestiva la costituzione di parte civile avvenuta in sede di udienza di rinvio disposto dal giudice di pace, su richiesta dell'imputato della persona offesa, per tentare la conciliazione, prima del compimento delle formalità di apertura del dibattimento, poiché in tal caso gli adempimenti in ordine alla regolare costituzione delle parti devono considerarsi non ancora conclusi (Cass. V, n. 29208/2018). Un orientamento ha altresì ritenuto che la costituzione di parte civile può essere tempestivamente proposta anche nel dibattimento instaurato ex novo (Cass. fer., n. 38563/2014). La sospensione del dibattimento per verificare la regolare costituzione delle partiNell'ipotesi in cui le operazioni di verifica della regolarità della costituzione delle parti siano complesse e non possano essere esaurite in unica udienza, è legittimo sospendere il dibattimento con rinvio ad udienza fissa (Cass. I, n. 9567/1989); tuttavia, essendo stato, in tal caso, disposto il rinvio del dibattimento senza che si sia provveduto al completamento della verifica della costituzione delle parti, dovrà procedersi a nuova notificazione del decreto di citazione nei confronti degli imputati non comparsi: il rinvio del dibattimento ad udienza fissa prima della conclusione degli atti introduttivi va, infatti, qualificato come "rinvio vero e proprio", col conseguente obbligo di notifica del decreto di citazione cui equivale la lettura dell'ordinanza che fissa la nuova udienza per tutti coloro che sono o devono considerarsi presenti (cfr. Cass. VI, n. 30705/2016, per la quale, premessa, in tal caso, la necessità della rinnovazione della citazione dell'imputato per l'udienza successiva, detta nuova citazione può essere legittimamente eseguita attraverso la notificazione della sola ordinanza che abbia disposto il rinvio, senza rinnovare integralmente la notificazione dell'atto di citazione, poiché, a seguito della notificazione in ipotesi regolare della prima citazione, l'imputato è già utilmente a conoscenza degli elementi essenziali ai fini della corretta instaurazione del rapporto processuale). Al contrario, quando sia disposto dopo l'esaurimento degli atti introduttivi, il rinvio va qualificato « in prosieguo » e non determina l'obbligo di ripetere la notifica del decreto di citazione (Cass. V, n. 6065/1995). Il rinvio alle disposizioni valide per l’udienza preliminareIl richiamo, contenuto nell'art. 484, comma 2-bis, e riformulato dall'art. 30, comma 1, lett. c), d. lgs. n. 150 del 2022 (c.d. “riforma Cartabia”) agli artt. 420, comma 2-ter, primo periodo, e 420-ter, nonché, nei casi in cui manchi l'udienza preliminare, anche agli artt. 420, 420-bis, 420-quater, 420-quinquies e 420-sexies (ai quali in dettaglio si rinvia per le relative discipline), va riferito alle norme così come modificate dalla l. n. 67/2014 e dal d. lgs. n. 150 del 2022, che hanno rispettivamente introdotto e modificato la disciplina del «processo in assenza dell'imputato», e della «sospensione del procedimento nei confronti degli imputati irreperibili». Si tratta di novelle legislative che tentano di risolvere le criticità emerse in relazione al rito contumaciale, ritenuto da più parti, ed in particolare dalla costante giurisprudenza della Corte EDU, incompatibile con i principi costituzionali e convenzionali del giusto processo, posto che in quel sistema la tutela dell'imputato «assente involontario» era sostanzialmente affidata al solo istituto della rimessione in termini di cui all'art. 175, comma 2, c.p.p.. In un processo a carattere accusatorio, la partecipazione dell'imputato al suo processo è condizione indefettibile per il regolare esercizio della giurisdizione, afferisce al diritto di difesa e non è «confiscabile», potendo al più costituire oggetto di rinuncia da parte del suo titolare, in presenza di una non equivoca manifestazione di volontà. In armonia con tali principi di rango costituzionale (art. 111 Cost.), le nuove norme eliminano i riferimenti alla contumacia, e delineano ex novo i presupposti in presenza dei quali il processo può essere celebrato in assenza dell'imputato, ed escludono comunque la possibilità di procedere in assenza nei confronti di coloro per i quali non vi sia la prova della conoscenza dell'esistenza del procedimento e dell'intervenuta citazione in giudizio. BibliografiaE. Andolina, Gli atti anteriori all'apertura del dibattimento, Milano, 2008; E. Aprile, Gli atti introduttivi, in E. Aprile-P. Silvestri, Il giudizio dibattimentale, Milano, 2006, 137; S. Beltrani, Il dibattimento penale monocratico, Torino, 2003; R. BRICCHETTI, L'impedimento del difensore rinvia la causa, in Guida dir. 2000, n. 1, 70; BRICCHETTI - CASSANO, Il procedimento in absentia. Principi sovranazionali e profili applicativi a confronto, Milano, 2015; F. G. CATULLO, Il dibattimento, Torino, 2006; M. D'ANDRIA, Sub art. 484, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, diretta da G. LATTANZI-E. LUPO, VI, Agg. 2003-2007, (artt. 465-567), a cura di M. D'ANDRIA-G. FIDELBO-E. GALLUCCI, Milano, 2008, 54; L. GRILLI, Il dibattimento penale, Padova, 2007; A. MELCHIONDA, Sub art. 484, in Commento al nuovo codice di procedura penale, coordinato da M. CHIAVARIO, Torino, V, 1991, 129; F. PLOTINO, Il dibattimento nel nuovo codice di procedura penale, Milano, 1996; V. RUSSO, Per una lettura organica dell'art. 484, 2° co. c.p.p., in Giust. pen. 1998, III, 128; G. SANTALUCIA, Gli atti introduttivi al dibattimento, in Trattato di procedura penale, diretto da G. SPANGHER, IV, t. II, Procedimenti speciali. Giudizio. Procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica, a cura di G. Spangher-L. Filippi, Torino, 2009, 109; N. TRIGGIANI, L'omessa notifica dell'avviso della data dell'udienza a uno dei difensori nominati dall'imputato tra vecchio e nuovo codice, in Cass. pen. 1993, 1706. |