Codice di Procedura Penale art. 496 - Ordine e modalità dell'assunzione delle prove 1 .Ordine e modalità dell'assunzione delle prove1. 1. L'istruzione dibattimentale inizia con l'assunzione delle prove richieste dal pubblico ministero e prosegue con l'assunzione di quelle richieste da altre parti, nell'ordine previsto dall'articolo 493 comma 2 [151 att.] 2. 2. Le parti possono concordare un diverso ordine di assunzione delle prove. 2-bis. Salvo che una particolare disposizione di legge preveda diversamente, il giudice può disporre, con il consenso delle parti, che l'esame dei testimoni, dei periti, dei consulenti tecnici, delle persone indicate nell'articolo 210 e delle parti private si svolga a distanza.3
[1] Rubrica sostituita dall'art. 30, comma 1, lett. f), n. 2 d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Il testo della rubrica era il seguente: «Ordine nell'assunzione delle prove». [2] Il rinvio è da riferire - attesa la riformulazione subita dell'art. 493 ad opera della l. 16 dicembre 1999, n. 479 - al comma 1 del predetto art. 493, nel quale è ora indicato l'ordine nel quale le parti sono ammesse alle richieste di prova. [3] Comma inserito dall'art. 30, comma 1, lett. f), n. 1 d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoL'articolo in esame disciplina l'ordine di assunzione delle prove seguendo la logica dell'onere probatorio (pubblico ministero, parte civile, responsabile civile, persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria e imputato: art. 493, comma 1). Si tratta di una regola che rientra nella disponibilità delle parti che possono concordare un ordine diverso. A seguito delle modifiche apportate dal d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 (c.d. riforma Cartabia), la norma in esame disciplina anche le modalità di assunzione della prova, attribuendo al giudice, con il consenso delle parti, la possibilità di scegliere fra quella ordinaria, ossia caratterizzata dalla contestuale presenza di tutti i soggetti interessati all'interno della medesima aula di udienza, e quella virtuale, ovvero caratterizzata dalla collocazione della persona da esaminare in uno spazio fisico diverso dall'aula di udienza e a questa collegato con mezzi telematici. Aspetti generaliNel sistema accusatorio le parti (accusatore ed accusato) si pongono in contrapposizione dialettica di fronte ad un giudice terzo ed imparziale. Il principio del contraddittorio regola la formazione della prova (art. 111, comma 4, Cost.) ed implica che alle parti siano riconosciuti gli stessi diritti in ordine alla formazione della prova. L'iniziativa probatoria è quindi affidata ad entrambe le parti, che sono libere di scegliere di presentare i propri testimoni secondo l'ordine ritenuto più efficace per lo sviluppo della propria strategia processuale (Ichino, 680). L'art. 496, comma 1, fissa l'ordine di assunzione delle prove secondo l'onere della prova che si ricava dalla presunzione di non colpevolezza sancita dall'art. 27, comma 2, Cost.: spetta all'organo che ha formato l'imputazione intervenire per primo in dibattimento per spiegarne le ragioni attraverso l'allegazione dei fatti che dovrebbero valere a rappresentarla e (la richiesta di ammissione e) l'assunzione delle prove funzionali a dimostrarne la fondatezza. Fornita la prova a carico (se questa è del tutto inconsistente o mancante potrebbe seguirne un'ordinanza di revoca dell'ammissione delle prove a discarico e una pronuncia di proscioglimento immediato: Marzaduri, in Chiavario, 1989, 122), spetta all'imputato l'onere di dimostrare la propria innocenza o la presenza di circostanze attenuanti. Se gli imputati sono più di uno, in assenza di accordo, spetta al presidente, ai sensi dell'art. 470, stabilire la successione delle prove da questi dedotte (Illuminati, 106). Sul piano operativo, qualora occorra pianificare un'attività istruttoria destinata a protrarsi per più giorni, il presidente, sentiti il pubblico ministero e i difensori, può stabilire un calendario ai sensi dell'art. 145, comma 2, disp. att. All'interno della “porzione di tempo” assegnata a ciascuna parte le prove sono assunte nell'ordine dettato da quest'ultima, secondo gli sviluppi della sua argomentazione probatoria. Solo per l'esame delle parti private è prevista una collocazione a cavallo fra le prove presentate dal pubblico ministero e dalla parte civile e quelle presentate dalla difesa (art. 150 disp. att.). Tuttavia, non è chiaro se l'art. 150 disp. att. fissi un ordine tassativo e inderogabile (così Avanzini, 54) oppure se anche la collocazione dell'esame delle parti rientri nei poteri dispositivi di cui all'art. 496, comma 2 (così Corbetta, in Giarda-Spangher, 6442). Deroga all'ordine di assunzioneIn linea con il modello accusatorio e con il principio di disponibilità delle prove, alle parti è consentito derogare alla sequenza standard dei turni istruttori, ma occorre che vi sia l'accordo (anche tacito) di tutte le parti (anche di quelle che non hanno avanzato richieste istruttorie). Di tale possibilità, nella prassi, le parti si avvalgono soprattutto per fronteggiare esigenze contingenti, come l'indisponibilità di un teste di accusa che rende opportuno anticipare l'esame di un teste della difesa per evitare il blocco dell'istruzione dibattimentale e il rinvio del processo. Anche le modifiche dell'accordo inizialmente raggiunto richiedono il consenso di tutte le parti. Al giudice non compete alcun potere, dovendo soltanto prendere atto del programma di escussione delle prove concordato dalle parti (Corbetta, in Giarda-Spangher, 6349). Violazione dell'ordine di assunzioneLa violazione dell'ordine di assunzione delle prove non è presidiata da alcuna sanzione di carattere processuale. Stante il principio di tassatività delle nullità, quindi, la decisione del giudice di anticipare, nonostante l'opposizione della parte civile, l'audizione dei testimoni della difesa prima dell'esaurimento della lista testimoniale presentata dal pubblico ministero comporta una mera irregolarità (Cass. VI, n. 3609/2019). Non produce alcuna nullità neppure il mancato esame dell'imputato, originariamente richiesto e ammesso, allorché questi non abbia mosso alcuna riserva alla dichiarazione di chiusura dell'istruzione dibattimentale. Infatti, tale omissione non genera alcuna violazione dei diritti della difesa perché l'imputato può chiedere in ogni momento di rendere dichiarazioni spontanee; inoltre, il suo silenzio di fronte alla chiusura dell'istruzione va inteso come implicita rinuncia all'esame (Cass. VI, n. 1081/2009). Richiesta probatoria comune a più partiQualora l'esame dell'imputato sia richiesto tanto da costui che dal pubblico ministero, l'ordine di escussione non è determinabile con esclusivo riferimento alla previsione dell'art. 503, comma 2, che non contempla l'ipotesi di una richiesta concorrente, ma tale disposizione va integrata con quella di cui all'art. 496, comma 1, assegnando la precedenza alla pubblica accusa in quanto l'esame richiesto dal pubblico ministero può essere qualificato come mezzo di prova a carico dell'imputato stesso (Cass. I, n. 30286/2002). La legge non contempla neppure l'ipotesi della richiesta concorrente delle parti di esaminare un testimone sulle stesse circostanze. In tal caso deve ritenersi che, non potendosi in concreto distinguere sul piano logico un esame diretto e un controesame, il contraddittorio resta assicurato sempre che la accusa e la difesa siano messe in grado di procedere all'esame, secondo l'ordine che, ai sensi dell'art. 496, comma 1, assegna la precedenza alla pubblica accusa (Cass. VI, n. 9901/1998, relativa ad un caso nel quale la difesa dell'imputato si era rifiutata di procedere all'esame del teste dopo quello effettuato dal pubblico ministero; la Suprema Corte ha in proposito affermato che tale rifiuto ben poteva dal giudice di merito essere messo a fondamento della revoca dell'ordinanza ammissiva del teste, equivalendo il rifiuto della parte privata a rinuncia all'esame del teste). Se, invece, le parti hanno richiesto di escutere la stessa fonte su circostanze diverse, l'esame dovrebbe essere reiterato tante volte quante sono le parti richiedenti, perché ciascuna parte ha diritto a collocare la prova dove meglio crede all'interno del proprio turno. Tuttavia, è possibile che le parti si accordino per consentire ad una di esse di porre domande sulle proprie circostanze già nell'ambito dell'altrui turno di escussione. Circostanze ignote e ordine di assunzione delle prove nuoveÈ possibile che nel corso dell'istruzione dibattimentale emergano circostanze in precedenza ignote. In tal caso alle parti è riconosciuto il diritto all'ammissione di prove nuove sul punto ai sensi degli artt. 493, comma 3 e 495, comma 4. Tuttavia, non essendo fissato un ordine di assunzione, si ritiene che la nuova prova vada inserita nel turno della parte che l'ha chiesta, ove non ancora concluso, oppure secondo la collocazione concordata dalle parti. Se, però, si tratta di prove di cui il pubblico ministero abbia ottenuto l'ammissione nel corso dell'assunzione dell'esame dell'imputato o delle prove a discarico e che si pongano in rapporto di pregiudizialità rispetto al percorso argomentativo della difesa, per rispettare l'onere probatorio dovrebbero essere assunte immediatamente. Ordine di assunzione delle prove acquisite ai sensi dell'art. 507Poiché l'art. 151 disp. att. rinvia all'art. 496, l'ordine di assunzione delle prove ivi previsto, così come la possibilità per le parti di apportarsi deroghe condivise, vale anche per le attività probatorie disposte dal giudice ai sensi dell'art. 507 su sollecitazione delle parti. Qualora, invece, si tratti di contributi probatori assunti di propria iniziativa dal giudice, sarà quest'ultimo a stabilire l'ordine di assunzione in base alle esigenze dell'accertamento da compiere. La prova a distanzaAl fine di realizzare gli obiettivi di «semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo penale» fissati dalla legge delega, il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. riforma Cartabia) ha introdotto numerose ipotesi di partecipazione a distanza ad atti e udienze (interrogatorio e sommarie informazioni dell'indagato, accertamenti tecnici irripetibili, udienza in camera di consiglio, interrogatorio di garanzia, udienza di convalida dell'arresto, giudizio di riesame di misure cautelari personali, procedimento di esecuzione, procedimento di estradizione). In quest'ottica si è intervenuti anche sulla disciplina dell'istruzione dibattimentale, inserendo nell'art. 496 un nuovo comma 2-bis che generalizza la possibilità di esaminare a distanza testimoni, imputati in procedimenti connessi, periti, consulenti tecnici e parti private. La scelta di procedere a distanza richiede due presupposti, uno negativo e uno positivo. Il primo consiste nell'assenza di una particolare disposizione di legge che preveda la presenza del dichiarante nell'aula di udienza, mentre il secondo consiste nel consenso delle parti. Occorre precisare che, se la decisione di procedere in modo virtuale non può essere imposta alle parti dal giudice, vale anche il contrario, nel senso che la scelta spetta sempre al giudice, il quale deve accertare la disponibilità della strumentazione tecnica necessaria per il collegamento e valutare l'opportunità, se non la necessità, di procedere secondo l'ordinario modulo dell'audizione in presenza. Una disposizione sostanzialmente identica è stata inserita nella disciplina dell'attività di integrazione probatoria nell'ambito dell'udienza preliminare (art. 422, comma 2), che in forza del rinvio ad essa compiuto dall'art. 441, comma 6, trova applicazione anche nell'ambito del giudizio abbreviato. Per quanto riguarda modalità e garanzie della partecipazione a distanza, si rinvia al commento all'art. 133-ter c.p.p., che detta la disciplina generale. È qui opportuno ricordare che il giudice provvede con decreto motivato e che il collegamento audiovisivo tra l'aula di udienza e il luogo in cui si trovano le persone da esaminate (luogo che è equiparato all'aula di udienza) deve essere attuato, a pena di nullità, con modalità idonee a salvaguardare il contraddittorio e l'effettiva partecipazione delle parti all'esame e ad assicurare la contestuale, effettiva e reciproca visibilità delle persone presenti nei diversi luoghi e la possibilità per ciascuna di essa di udire quanto viene detto dalle altre. Nei casi di udienza pubblica deve essere assicurata un'adeguata pubblicità degli atti compiuti a distanza. Dell'esame è sempre disposta la registrazione audiovisiva. Un ausiliario del giudice, presente nel luogo ove si trovano le persone da esaminare, ne attesta l'identità e redige verbale delle operazioni svolte dando atto delle cautele adottate per assicurare la regolarità dell'esame con riferimento al luogo in cui la persona si trova, nonché dell'assenza di impedimenti o limitazioni all'esercizio dei diritti e delle facoltà ad essa spettanti. BibliografiaAvanzini, L'esame dibattimentale delle fonti di prova personali, in Ubertis (a cura di), La conoscenza del fatto, Milano, 1992, 39; Famiglietti, Dibattimento (principi teorici), in Dig. d. pen., Agg., III, Torino, 2005, 347; Ferrua, Il «giusto processo», Bologna, 2005; Ichino, Il giudice del dibattimento, le parti e la formazione della prova nel nuovo processo penale, in Riv. it. dir. e proc. pen. 1989, 680; Illuminati, Ammissione e acquisizione della prova nell'istruzione dibattimentale, in Ferrua- Grifantini-Illuminati-Orlandi, La prova nel dibattimento penale, Torino, 2007; Sottani, Dibattimento (profili pratici), in Dig. d. pen., Agg., III, Torino, 2005, 356; Valentini, Istruzione dibattimentale, in Enc. Giur. Treccani, VIII, Roma, 2007, 358; Gialuz, Per un processo penale più efficiente e giusto. Guida alla lettura della riforma Cartabia. Profili processuali, in Sist. pen., 2 novembre 2022 |