Codice di Procedura Penale art. 501 - Esame dei periti e dei consulenti tecnici.

Alessandro Trinci

Esame dei periti e dei consulenti tecnici.

1. Per l'esame dei periti [220s.,508] e dei consulenti tecnici [, 233, 359, 360] si osservano le disposizioni sull'esame dei testimoni [497-500], in quanto applicabili.

1-bis. Almeno sette giorni prima dell'udienza fissata per il suo esame, il perito autorizzato ai sensi dell'articolo 227, comma 5, deposita in cancelleria la propria relazione scritta. Nello stesso termine la parte che ha nominato un consulente tecnico deposita in cancelleria l'eventuale relazione scritta del consulente.1

1-ter. Fuori dai casi previsti al comma 1-bis, la parte che ha chiesto l'esame di un consulente tecnico deposita l'eventuale relazione almeno sette giorni prima dell'udienza fissata per quell'esame2.

2. Il perito e il consulente tecnico hanno in ogni caso facoltà di consultare documenti, note scritte e pubblicazioni, nonché le relazioni depositate ai sensi dei commi 1-bis e 1-ter, che possono essere acquisiti anche di ufficio [136]3.

[1] Comma inserito dall'art. 30, comma 1, lett. h), n. 1  d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. 

[2] Comma inserito dall'art. 30, comma 1, lett. h), n. 1  d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. 

[3] Comma modificato dall'art. 30, comma 1, lett. f), n. 2  d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha inserito «nonché le relazioni depositate ai sensi dei commi 1-bis e 1-ter,» dopo le parole «e pubblicazioni,», e ha sostituito la parola «acquisiti» alla parola  «acquisite». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. 

Inquadramento

La norma in esame disciplina l'esame dei periti e dei consulenti tecnici rinviando, con una clausola di applicabilità, alle disposizioni sull'esame dei testimoni.

Unico elemento distintivo tratteggiato dalla disposizione è la facoltà dei tecnici di consultare documenti, note scritte e pubblicazioni, acquisibili, anche d'ufficio, al fascicolo dibattimentale.

Aspetti generali

L'art. 501, comma 1, estendendo la disciplina dell'esame testimoniale all'escussione orale dei periti e dei consulenti tecnici, da un lato, amplia il panorama conoscitivo del giudice ai contributi di natura tecnico-scientifica, e, dall'altro, colloca su un piano paritario perito e consulente, senza privilegiare il primo rispetto al secondo. Del resto, pubblico ministero e difensore possono nominare propri consulenti tecnici anche quando il giudice non ha nominato un perito.

Secondo la giurisprudenza, le dichiarazioni rese dai consulenti tecnici, indipendentemente dallo svolgimento del proprio incarico in ambito peritale ovvero extraperitale, hanno il medesimo valore probatorio di quelle testimoniali (Cass. III, n. 8377/2008).

L'equiparazione della figura del consulente tecnico a quella del testimone determina, come logica conseguenza, che il giudice potrà desumere elementi di prova dalle sue dichiarazioni, senza necessità di dover disporre apposita perizia se, con adeguata e logica motivazione, dimostri che essa non è indispensabile per essere gli elementi forniti dall'ausiliario privi di incertezze, scientificamente corretti e basati su argomentazioni logiche e convincenti (Cass. III, n. 4672/2014; Cass. IV, n. 25127/2018).

Una parte della dottrina ritiene, invece, che la qualità di testimone possa essere riconosciuta solo al consulente tecnico del pubblico ministero, che, quindi, è tenuto a rispondere secondo verità, avendo le sue dichiarazioni piena valenza probatoria (Marini, 77).

Inoltre, l'assimilazione alla posizione dei testimoni comporta anche la possibilità di espletare un confronto, in sede dibattimentale, tra periti e consulenti (Cass. I, n. 34947/2006)

Deve escludersi l'incompatibilità con l'ufficio di testimone per il consulente tecnico incaricato dal pubblico ministero, non rivestendo costui la qualità di ausiliario dell'organo inquirente, in quanto è tale solo l'ausiliario in senso tecnico che appartiene al personale della segreteria o della cancelleria dell'ufficio giudiziario e non già un soggetto estraneo all'amministrazione giudiziaria che si trovi a svolgere, di fatto ed occasionalmente, determinate funzioni previste dalla legge (Cass. III, n. 8377/2008).

L'esame dell'esperto non può costituire uno strumento per rintrodurre conoscenze acquisite in violazione di prescrizioni codicistiche. Così non è ammissibile la testimonianza in dibattimento del consulente tecnico del pubblico ministero sul contenuto di accertamenti tecnici non ripetibili dichiarati inutilizzabili per violazione dell'art. 360 (Cass. III, n. 3908/2009, che ha precisato che tale prova dichiarativa è affetta da inutilizzabilità derivata).

Atti preliminari all'esame degli esperti

L'esame degli esperti si inserisce all'interno della sequenza scandita dall'art. 496, ferma restando la facoltà delle parti di stabilire un diverso ordine. Proprio con riferimento all'esame degli esperti la predetta facoltà consente alle parti di fare seguire immediatamente all'esame del perito quello dei consulenti tecnici, in modo da concentrare in un unico contesto la dialettica processuale in ordine alle tematiche tecniche proposte dalla regiudicanda.

Qualora l'esigenza di un approfondimento tecnico-scientifico emerga alla fine dell'istruttoria dibattimentale, il giudice potrà disporre l'assunzione di una perizia ai sensi dell'art. 507.

In relazione agli adempimenti preliminari all'esame, una parte della dottrina esclude che il consulente tecnico debba dare lettura della dichiarazione di impegno, essendo lo stesso chiamato a fornire un'interpretazione tecnico-scientifica di parte sulla base di un incarico fiduciario (Bazzani, 1283; Cesaris, 326; Macchia, Art. 501, in Chiavario, V, 305).

Ad avviso di altri autori, invece, il consulente tecnico è a tutti gli effetti un testimone e, in quanto tale, ha l'obbligo di dire la verità sia in riferimento alle proprie conoscenze scientifiche, tecniche e artistiche, sia in merito a quanto percepito durante l'espletamento delle operazioni compiute nell'ambito del procedimento (Corbetta, in Giarda-Spangher, 6421; Nappi, 480).

Secondo la giurisprudenza, la natura processuale del consulente tecnico è del tutto assimilabile a quella del testimone, con la conseguenza che egli ha l'obbligo di dire la verità durante l'esame (con conseguente lettura della formula di impegno) e nei suoi confronti si applica la regola stabilita dall'art. 149 disp. att., in base alla quale il teste, prima del suo esame, deve essere posto in condizione di non assistere all'attività istruttoria dibattimentale (Cass. III, n. 10808/2014).

Su quest'ultimo punto, tuttavia, si registrano decisioni di segno opposto che ritengono integrata una nullità di ordine generale (da ritenersi sanata se non dedotta immediatamente dopo la pronuncia della relativa ordinanza) nel caso in cui sia negata alla parte l'autorizzazione a farsi assistere dal proprio consulente nel corso dell'esame testimoniale in dibattimento (Cass. III, n. 35702/2009; Cass. III, n. 24979/2017).

Anche una parte della giurisprudenza di merito risulta allineata a quest'ultimo orientamento. Si è, infatti, affermato che l'esigenza di evitare che i testimoni, magari inconsapevolmente, siano portati ad allineare la propria narrazione della vicenda alle precedenti deposizioni non può dirsi sussistente in relazione ai consulenti, che non sono meri e occasionali spettatori dei fatti, bensì professionisti incaricati da una parte a svolgere indagini e accertamenti di tipo tecnico su una specifica questione, attinente alle loro competenze. Inoltre, la presenza dei consulenti tecnici all'esame dei testi, dei periti e degli altri consulenti è strumentale alle esigenze difensive, in quanto consente ai difensori di avvalersi del sapere dei consulenti nel corso dell'esame incrociato, specie nel caso in cui vengano in rilievo questioni di natura tecnica di particolare difficoltà (Trib. Reggio Calabria 24 novembre 2015).

In ogni caso, anche aderendo all’orientamento più garantista, il giudice non è tenuto a rinviare l'udienza dibattimentale per consentire ai consulenti di parte, assenti per loro asserito impedimento, di assistere l'imputato durante l'esame del perito, qualora essi abbiano partecipato agli sviluppi dell'attività peritale ed abbiano quindi avuto la possibilità di presentare sia al giudice che al perito osservazioni e riserve, in quanto la nomina dei consulenti tecnici e lo svolgimento delle loro attività non devono comportare ritardo alle attività processuali (Cass. III, n. 24979/2017).

Per quanto concerne il perito, la dottrina esclude l'applicabilità dell'art. 497, comma 2, in considerazione della differenza che corre fra l'obbligo di dire la verità che grava sul testimone e l'impegno assunto da perito di « svolgere l'incarico senza altro scopo che quello di far conoscere la verità » ex art. 226, comma 1 (Corbetta, 6424; Macchia, 305).

Il perito può assistere all'esame delle parti e all'assunzione delle prove solo se autorizzato dal giudice ai sensi dell'art. 228, comma 2.

Regole per l'esame degli esperti

In ragione del rinvio alle disposizioni concernenti l'esame testimoniale, anche i periti e i consulenti tecnici sono sottoposti all'esame incrociato delle parti, che si svolgerà osservando le disposizioni di cui agli artt. 498, 499 e 500.

Per quanto riguarda le regole applicabili, si ritiene che anche l'esperto debba essere esaminato su fatti specifici, al fine di evitare che egli possa ripetere una versione precostituita (Macchia, 307). Tuttavia, l'esame dell'espero non potrà riguardare esclusivamente fatti, essendo egli chiamato a fornire un contributo conoscitivo di tipo tecnico (Adorno, 369; Corbetta, 6426).

In merito al divieto di domande suggestive e nocive, si osserva che la sincerità e la spontaneità delle risposte, valori che i suddetti divieti tendono a preservare, hanno poco significato con riferimento ad un soggetto chiamato ad esprimere un parere di carattere tecnico, scientifico o artistico (Macchia, 309).

Non vi sono dubbi, invece, sul fatto che anche durante l'esame degli esperti debba essere assicurato il rispetto della dignità personale, con la possibilità per il giudice di intervenire al fine di assicurare la pertinenza delle domande e la lealtà dell'esame (art. 499, commi 4 e 6).

È dubbia l'applicabilità del regime delle contestazioni all'esame di periti e consulenti tecnici, sia per l'ontologica diversità fra chi esprime un parere tecnico e chi è chiamato a descrivere un accadimento da lui percepito, sia, soprattutto, perché, il più delle volte, gli elaborati degli esperti sono già inseriti nel fascicolo per il dibattimento, o, se confluiti nel fascicolo del pubblico ministero, possono essere acquisiti anche d'ufficio ex art. 501, comma 2 (Adorno, 370; Corbetta, 6427).

Non è data ai consulenti tecnici la facoltà di controesame dei periti, giacché le disposizioni sull'esame dei testimoni richiamate, in quanto applicabili, dall'art. 501, comma 1, c.p.p. non prevedono alcuna forma di controesame dei testi tra di loro.

Non sussiste, altresì, alcun obbligo per il giudice di disporre un confronto diretto tra gli stessi, restando affidata al difensore l'eventuale esposizione dei motivi di dissenso dalle conclusioni dell'elaborato (Cass. II, n. 6381/2005; contra Macchi, 306, favorevole alla possibilità per il tecnico nominato dalle parti di « saggiare direttamente la consistenza delle tesi esposte dall'esaminato », così da evitare « un poco coerente quanto farisaico dialogo a tre: tra l'esperto sottoposto all'esame e chi formula le domande e tra questi e il proprio consulente »).

Come già detto, la Suprema Corte individua nel confronto la sede più idonea per l'instaurarsi di un dialogo fra esperti su questioni tecnico-scientifiche (Cass. I, n. 34947/2006).

Dalla previsione che consente a chi ha chiesto l'audizione di proporre “nuove domande« la giurisprudenza ricava la possibilità di proporre, per analogia, »quesiti “nuovi" in corso di perizia, una volta salvaguardato il contraddittorio anche tecnico, garantito dal secondo comma dell'art. 226 alle parti che a tanto vogliono far ricorso (Cass. VI, n. 31330/2015).

Deposito preventivo di perizie e consulenze tecniche

Con lo scopo di rendere più consapevole ed efficace il contraddittorio sulla prova scientifica, il d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 (c.d. riforma Cartabia), con previsione immediatamente efficace, ha previsto che il perito autorizzato a rispondere per iscritto ai quesiti e i consulenti nominati dalle parti debbano depositare in cancelleria i rispettivi elaborati almeno sette giorni prima dell'udienza fissata per il loro esame. Fuori dai casi di perizia, ad analogo deposito preventivo devono provvedere le parti che abbiano chiesto l'esame di un consulente. Al perito e al consulente tecnico è riconosciuta la facoltà di prendere visione delle relazioni depositate. Codificando una prassi da tempo diffusa nelle aule di giustizia, la riforma intende consentire al giudice e alle parti, nonché agli esperti da loro nominati, uno studio preliminare degli elaborati tecnici, così da permettere loro di partecipare con maggiore preparazione al contraddittorio scientifico. Va detto che la previsione in argomento non è presidiata da alcuna sanzione, di talché l'omesso o tardivo deposito della relazione tecnica non può pregiudicare la validità dell'esame orale dell'esperto (cfr. Relazione illustrativa, p. 310) Anche le relazioni di cui si tratta possono essere acquisite dopo l'esame del perito e del consulente.

Consultazione di documenti, note scritte e pubblicazioni e relazioni scritte

Il capoverso dell’art. 501 consente al perito e al consulente tecnico di consultare documenti, note scritte, pubblicazioni e relazioni depositate prima dell’esame, che possono essere acquisite anche d’ufficio.

Scopo della previsione è quello di consentire all'esperto di esprimere con la massima precisione la sua opinione su attività complesse.

A differenza della facoltà concessa al testimone dall'art. 499, comma 5, di consultare documenti da lui redatti, quella in esame non necessita di preventiva autorizzazione da parte del giudice del dibattimento, né viene prevista in aiuto alla memoria, trattandosi di soggetti chiamati a rispondere su quesiti tecnici, e non su fatti storici. Inoltre, il perito e il consulente tecnico possono visionare una categoria più ampia di documenti, rispetto a quelli consultabili dal testimone e non è necessario che siano stati redatti dal dichiarante.

La possibilità di acquisire al fascicolo del dibattimento i materiali consultati dall'esperto si limita agli scritti effettivamente consultati durante l'esame ed ha funzione meramente integrativa ed esplicativa delle dichiarazioni rese oralmente.

Ai fini dell'acquisizione non è rilevante il momento in cui tali materiali sono stati formati. Quindi, la relazione di consulenza può essere legittimamente acquisita, a nulla rilevando che sia stata formata anni prima della nomina come consulente e che la documentazione presa in considerazione per la consulenza non sia stata inserita negli atti processuali (Cass. II, n. 23439/2007).

L'acquisizione della relazione di consulenza tecnica di parte in assenza della previa audizione del suo autore non ne comporta l'inutilizzabilità, ma integra una nullità di ordine generale a regime intermedio ex art. 178, comma 1, lett. c), soggetta ai limiti di deducibilità di cui all'art. 182 e alla sanatoria di cui all'art. 183, comma 1, lett. a); ne deriva che, in tal caso, la parte presente al compimento di detta nullità deve dolersene immediatamente nelle forme prescritte, pena la decadenza dal potere di deducibilità e la conseguente sanatoria dovuta all'accettazione degli effetti dell'atto (Cass. VI, n. 25807/2014).

Secondo la giurisprudenza, documentazione scientifica in lingua straniera allegata alla consulenza e acquisita al fascicolo per il dibattimento a seguito dell'esame del consulente non deve necessariamente essere tradotta. Infatti, l'obbligo di usare la lingua italiana si riferisce agli atti da compiere nel procedimento, non agli atti, già formati, da acquisire al processo, per i quali la necessità della traduzione si pone solo qualora l'utilizzazione, ai fini della decisione, di uno scritto in lingua straniera possa, in concreto, pregiudicare i diritti di difesa dell'imputato o di altra parte del procedimento; in questo caso, tuttavia, il pregiudizio concretamente derivante dalla mancata traduzione deve essere eccepito dalla parte (Cass. fer., n. 35729/2013).

Riforma in appello della sentenza assolutoria e rinnovazione della prova tecnico-scientifica di tipo dichiarativo

Risolvendo un contrasto giurisprudenziale, le Sezioni Unite hanno stabilito che le dichiarazioni rese dal perito o dal consulente tecnico nel corso del dibattimento, in quanto veicolate nel processo a mezzo del linguaggio verbale, costituiscono prove dichiarative, sicché sussiste, per il giudice di appello che, sul diverso apprezzamento di esse, fondi, sempreché decisive, la riforma della sentenza di assoluzione, l'obbligo di procedere alla loro rinnovazione dibattimentale attraverso l'esame del perito o del consulente, mentre analogo obbligo non sussiste ove la relazione scritta del perito o del consulente tecnico sia stata acquisita mediante lettura, ivi difettando la natura dichiarativa della prova (Cass. S.U., n. 14426/2019).

Bibliografia

Adorno, Perizia (diritto processuale penale), in Enc. dir., Annali, Milano, 2010, 885; Amodio, Perizia e consulenza tecnica nel quadro probatorio del nuovo processo penale, in Cass. pen., 1989, 170; Bazzani, Il consulente estromesso: tra obblighi di verità e diritto di difesa, in Riv. it. dir. e proc. pen. 2005, 127; Bellocchi, Perito e perizia, in Dig. d. pen., Agg.,III, Torino, 2005, 1067; Cesaris, Consulenti tecnici, periti e testimoni: nuovi equivoci e vecchi sospetti, in Foro ambr., 1999, 326; Consolo, Perito e interprete (dir. proc. pen.), in Enc. giur. Treccani, XXIII, Roma, 1990, 1; Gialuz, Per un processo penale più efficiente e giusto. Guida alla lettura della riforma Cartabia. Profili processuali, in Sist. pen., 2 novembre 2022; Marini, Obbligo di veridicità del consulente tecnico?, in Giur. it., 1994, 77; Procaccino, Consulenza tecnica, in Dig. d. pen., Agg., VI, Torino, 2011, 109; Rivello, Perito e perizia, in Dig. d. pen., Agg., vol. I, Torino, 2000, 502; Ubertis, Prova (in generale), in Dig. d. pen., X, Torino, 1995, 320. V. sub Artt. 496-500.

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