Codice di Procedura Penale art. 505 - Facoltà degli enti e delle associazioni rappresentativi di interessi lesi dal reato.

Alessandro Trinci

Facoltà degli enti e delle associazioni rappresentativi di interessi lesi dal reato.

1. Gli enti e le associazioni intervenuti nel processo a norma dell'articolo 93 possono chiedere al presidente di rivolgere domande ai testimoni [194 s.], ai periti [220 s.], ai consulenti tecnici [225, 233, 359, 360] e alle parti private che si sono sottoposte a esame. Possono altresì chiedere al giudice l'ammissione di nuovi mezzi di prova utili all'accertamento dei fatti [511 6].

Inquadramento

La norma in esame riconosce agli enti e alle associazioni rappresentativi degli interessi lesi dal reato che siano intervenuti nel processo di rivolgere, attraverso la mediazione del presidente, domande ai testimoni, periti, consulenti tecnici e alle parti private che si sono sottoposte ad esame.

Ai medesimi soggetti è altresì riconosciuta la facoltà di richiedere l'ammissione di nuovi mezzi di prova utili all'accertamento dei fatti.

I diritti e le facoltà attribuite agli enti e alle associazioni sono riconosciuti alla Consob nei procedimenti per i reati di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato (art. 187-undecies, comma 1, d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 5).

Sollecitazione a rivolgere domande

L'art. 505 consente agli enti e alle associazioni rappresentativi degli interessi lesi dal reato che siano intervenuti nel processo ai sensi dell'art. 93 di chiedere al presidente di rivolgere domande ai testimoni, ai periti, ai consulenti tecnici e alle parti private che si sono sottoposte all'esame.

Per evitare un rallentamento dei ritmi tipici dell'esame incrociato deve ammettersi la possibilità, per il difensore dell'ente, di rivolgere direttamente domande al teste su permesso del presidente.

Il presidente non è vincolato alla richiesta del difensore dell'ente, potendo valutare discrezionalmente l'opportunità di formulare all'esaminato i quesiti sollecitati (Rivello, 374).

Stante l'omogeneità di interessi, si ritiene che l'ente possa rivolgere domande al teste dopo l'esame ad opera della parte civile ovvero, in mancanza di questo, dopo l'esame del pubblico ministero (Corbetta, in Giarda-Spangher, 6456).

Richiesta di nuove prove

Agli enti esponenziali è attribuita anche la facoltà di chiedere al giudice l'ammissione di nuovi mezzi di prova utili all'accertamento dei fatti.

Anche in questo caso il presidente mantiene un potere discrezionale in ordine alla richiesta, in quanto gli enti non sono titolari di un diritto alla prova, bensì di un potere di istanza (Rivello, 376). Il giudice dovrà quindi valutare (e motivare) l'utilità dei nuovi mezzi di prova in ordine all'accertamento del fatto.

Per prova nuova deve intendersi una prova non disposta in precedenza e non una prova sopravvenuta o scoperta successivamente, perché altrimenti l'iniziativa probatoria riconosciuta agli enti sarebbe di impossibile attuazione (Cass. S.U., n. 11227/1992).

Posizione della persona offesa

La disposizione in esame non attribuisce analoghe facoltà alla persona offesa, in quanto alla stessa è comunque concessa la possibilità, attraverso la costituzione di parte civile, di diventare parte processuale ed esercitare i diritti che ne conseguono, mentre gli enti esponenziali possono farlo solo nei rari casi in cui siano direttamente offesi o danneggiati dal reato.

Bibliografia

V. sub Artt. 496-503.

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