Codice di Procedura Penale art. 508 - Provvedimenti conseguenti all'ammissione della perizia nel dibattimento.Provvedimenti conseguenti all'ammissione della perizia nel dibattimento. 1. Se il giudice, di ufficio [190] o su richiesta di parte, dispone una perizia [392 2], il perito è immediatamente citato a comparire e deve esporre il suo parere nello stesso dibattimento [227; 152 att.]. Quando non è possibile provvedere in tale modo, il giudice pronuncia ordinanza con la quale, se è necessario, sospende [477] il dibattimento e fissa la data della nuova udienza nel termine massimo di sessanta giorni [18 1e; 245 2l trans.]. 2. Con l'ordinanza il giudice designa un componente del collegio per l'esercizio dei poteri previsti dall'articolo 228. 3. Nella nuova udienza il perito risponde ai quesiti ed è esaminato a norma dell'articolo 501. InquadramentoLa norma in esame disciplina le modalità di assunzione della prova peritale in dibattimento, nel rispetto dei principi di oralità, immediatezza e concentrazione (salvo perizie complesse) e del principio del contraddittorio nella formazione della prova (anche tecnica). Aspetti generaliLa perizia è una prova necessaria per svolgere indagini od acquisire dati o valutazioni che richiedono specifiche competenze tecniche, scientifiche o artistiche. Essa trova ampio spazio nella fase investigativa in ragione del fatto che vi si ricorre non soltanto quando l'accertamento riguardi una persona, una cosa o un luogo il cui stato è soggetto a modificazione non evitabile, ma anche quando l'espletamento della stessa in dibattimento potrebbe determinarne una sospensione superiore a sessanta giorni. Ad avviso della giurisprudenza di legittimità, la perizia è un mezzo di prova essenzialmente discrezionale, essendo rimessa al giudice di merito la valutazione circa la necessità di disporre indagini scientifiche. Infatti, il giudice può ritenere superflua la perizia quando pensa di poter giungere alle medesime conclusioni di certezza sulla base di altre e diverse prove (comprese le eventuali consulenze delle prati), purché fornisca un'adeguata motivazione della sua decisione (Cass. VI, n. 34089/2003). Il giudice, però, non può rinunciare all'apporto del perito per avvalersi direttamente di proprie, personali, specifiche competenze scientifiche, tecniche ed artistiche. Invero, in tal modo non sarebbe consentito alla parte di intervenire a mezzo dei suoi consulenti tecnici e quindi, da un lato, di incidere sull'iter di acquisizione della prova, dall'altro, di esaminare e contrastare, prima della decisione, la prova eventualmente a lei sfavorevole. (Cass. V, n. 9047/1999). Una volta disposta la perizia, il giudice non è tenuto a motivare l'erroneità delle conclusioni alle quali sono pervenuti i consulenti delle parti, essendo invece sufficiente la dimostrazione del fatto che le conclusioni peritali siano state valutate in termini di affidabilità e completezza, e che non siano state ignorate le argomentazioni del consulente (Cass. VI, n. 5749/2014). Modalità di assunzione della periziaL'accertamento peritale può essere disposto dal giudice d'ufficio oppure su richiesta delle parti, senza che occorra il requisito dell'assoluta necessità della prova richiesto dall'art. 507 (Macchia, in Chiavario, V, 1991, 394). L'accertamento peritale può essere disposto o richiesto nel momento in cui il giudice o la parte ritiene che ve ne sia la necessità in base agli atti a disposizione (ad esempio, dopo l'escussione del consulente tecnico di parte). La perizia richiesta dalle parti si inserisce all'interno della sequenza stabilita dall'art. 496 (Macchia, 395), mentre quella disposta d'ufficio si colloca all'esito della fase istruttoria. Qualora l'esigenza di un approfondimento tecnico-scientifico di un determinato tema di prova sopravvenga all'esito dell'istruzione dibattimentale, allora la perizia sarà assunta ai sensi dell'art. 507. Resta comunque salva la facoltà delle parti di concordare un'assunzione anticipata della perizia, considerato che la stessa potrebbe presentare aspetti di pregiudizialità rispetto alle altre prove da assumere (Macchia, 397). Una volta disposta la perizia, il perito è immediatamente citato a comparire e deve esporre il suo parere nello stesso dibattimento, in ossequio ai principi di oralità, immediatezza e concentrazione che caratterizzano il dibattimento. Ai fini di salvaguardare il contraddittorio nell'assunzione della prova tecnica, quando il giudice dispone la citazione del perito ai sensi dell'art. 508, comma 1, le parti hanno la facoltà di presentare al dibattimento i propri consulenti, anche senza citazione (art. 152 disp. att.), dato che il rispetto di tale incombente rischierebbe di vanificare il diritto al contraddittorio tecnico. Quando l'immediata audizione del perito non sia possibile o gli accertamenti peritali non siano di agevole espletamento, il giudice può pronunciare un'ordinanza con la quale dispone la sospensione del dibattimento, fissando la nuova udienza entro un termine non superiore a sessanta giorni. Il termine è ordinatorio (Corbetta, in Giarda-Spangher, 6492) e prorogabile, dato che la complessità dell'indagine scientifica oggetto di accertamento peritale potrebbe richiedere anche un tempo maggiore. In tal caso il giudice designa un componente del collegio per l'esercizio dei poteri connessi alla direzione della perizia ex art. 228, comma 4. Espletata la perizia, il perito è citato a comparire al fine di rispondere ai quesiti che gli sono stati sottoposti al momento dell'assegnazione dell'incarico. Nel caso di perizie complesse, l'esperto può essere autorizzato a presentare una relazione scritta (Cass. VI, n. 6945/1991). L'elaborato peritale non esclude, però, l'esposizione in forma orale. Infatti, ove il perito abbia chiesto di poter rispondere con relazione scritta, e la relazione sia stata depositata, l'omessa citazione del perito comporta violazione degli artt. 501,508 e 511, perché impedisce alle parti di fare domande e avere chiarimenti sul contenuto dell'elaborato scritto (Cass. III, n. 8497/1999). In tal caso si configura una nullità relativa, deducibile nei termini previsti dall'art.182 c.p.p. (Cass. IV, n. 1288/2004). La relazione peritale può diventare prova attraverso il meccanismo delle letture ex art. 511, comma 3, solo dopo l'esame del perito o nel caso in cui l'esame non abbia luogo, perché non richiesto dalle parti (Adorno, 352).
In merito alla necessità di esaminare il consulente dopo il perito, in giurisprudenza si registrano decisioni difformi. Secondo alcune pronunce, l'obbligo per il giudice di esaminare il consulente vi sarebbe solo nel caso in cui il tecnico di parte abbia assunto iniziative di sollecitazione e di contestazione rispetto all'attività peritale ed ai relativi esiti (Cass. I, n. 54492/2017), mancando invece nei casi in cui i consulenti tecnici nominati dalle parti non abbiano esercitato le rispettive facoltà, sia al momento dell'incarico sia nel corso delle operazioni peritali, omettendo di formulare osservazioni e riserve (Cass. VI, n. 27928/2014). Ad avviso di altre pronunce, invece, ove la parte lo richieda, i tecnici di parte devono essere esaminati in contraddittorio nel dibattimento (o nell'incidente probatorio), senza che a tal fine sia necessario che la partecipazione dei medesimi allo svolgimento delle operazioni peritali sia stata "reattiva", in quanto caratterizzata dalla proposizione di specifiche critiche avverso il metodo utilizzato dal tecnico d'ufficio (Cass. II, n. 19134/2022). Esame dei periti e dei consulenti tecniciCfr. sub art. 501. CasisticaL'ordinamento processuale non prevede alcun dovere di procedere a perizia o ad accertamento tecnico per stabilire la qualità e quantità del principio attivo di una sostanza drogante. Infatti, da un lato, il giudice può attingere tale conoscenza dalle diverse fonti di prova offerte dalle parti o acquisite eccezionalmente di ufficio, liberamente, entro i limiti di una motivazione logica e puntuale; dall'altro lato, le parti, in un sistema ispirato al principio del diritto alla prova a cui corrisponde il rischio della mancata prova, hanno il diritto di fare esaminare la sostanza sequestrata da propri consulenti e di chiedere una perizia nell'incidente probatorio o nel dibattimento (Cass. VI, n. 3392/1992). BibliografiaV. sub Artt. 496-507. |