Codice di Procedura Penale art. 511 bis - Lettura di verbali di prove di altri procedimenti 1 .Lettura di verbali di prove di altri procedimenti1. 1. Il giudice, anche di ufficio, dispone che sia data lettura dei verbali degli atti indicati nell'articolo 238. Si applica il comma 2 dell'articolo 511.
[1] Articolo inserito dall'art. 8 d.l. 8 giugno 1992, n. 306, conv., con modif., nella l. 7 agosto 1992, n. 356. InquadramentoL'articolo in esame prevede il meccanismo delle letture (reali) per l'acquisizione in funzione probatoria degli atti di altri procedimenti ex art. 238. Aspetti generaliSi discute dell'utilità concreta della previsione in esame, dato che la possibilità di acquisire verbali di prove mediante lettura di atti di altri procedimenti sarebbe potuta derivare dall'art. 511 (Rivello, 270). Poiché la norma in esame richiama la disposizione di cui al capoverso dell'art. 511, la lettura può essere disposta solo dopo l'esame del dichiarante, salvo che questo non abbia luogo. Tuttavia, il suddetto richiamo genera qualche dubbio in ordine all'applicabilità delle altre disposizioni contenute nell'art. 511. Se non sembrano esservi dubbi in ordine all'operatività della regola scolpita al comma quarto dell'art. 511, dato che il valore della querela non cambia al mutare del procedimento (Grifantini, 203), la giurisprudenza ha invece ritenuto non operante il disposto del comma terzo della predetta norma, di talché l'acquisizione di una perizia disposta in altro procedimento civile o penale non è subordinata al previo esame del perito che l'ha svolta, trovando la sua fonte di disciplina nel disposto dell'art. 238 (Cass. III, n. 43498/2012). Si è, infatti, osservato che l'omesso preventivo esame del perito non potrebbe costituire causa di nullità non essendo specificatamente sanzionato in tal senso né risultando inquadrabile in alcuna delle invalidità generali di cui all'art. 178. D'altro canto, non ricorrerebbe un'ipotesi di prova illegittimamente acquisita ai sensi degli artt. 191 e 526, in quanto dette norme fanno riferimento al solo concetto di «acquisizione» e quindi ad una attività che, logicamente e cronologicamente si distingue, precedendola, da quella della lettura o indicazione degli atti inseriti nel fascicolo del dibattimento (Cass. I, n. 8854/2000). Si tratta di una soluzione che ha incontrato le critiche di buona parte della dottrina che ne ha messo in evidenza le frizioni con l'art. 111 Cost. in quanto il contraddittorio svolto nel procedimento di origine non è sufficiente a ritenere che quella prova, nel nuovo procedimento, si sia formata in modo dialettico (Buzzelli, 109). Il tenore letterale della disposizione in commento non lascia dubbi al fatto che la lettura degli atti ex art. 238 debba essere effettiva (Buzzelli, 108; Grifantini, 203), senza possibilità di ricorso alla forma surrogatoria dell'indicazione ex art. 511, comma 5. Per le conseguenze derivanti dall'omessa lettura si rinvia al commento dell'art. 511. Dichiarazioni dell'imputatoIn base al combinato disposto degli artt. 238, comma 3 e 511-bis c.p., le dichiarazioni rese dall'imputato in un diverso procedimento penale possono essere utilizzate qualora egli rifiuti di sottoporsi ad esame, in quanto detto rifiuto, rendendo irripetibile l'atto compiuto con l'interrogatorio davanti al pubblico ministero, legittima l'acquisizione del relativo verbale (Cass. V, n. 16703/2008; Cass. I, n. 5219 /2020). Il giudice di merito, qualora l'imputato eserciti il diritto al silenzio, non ha alcun obbligo di acquisire le dichiarazioni da lui eventualmente rese in altro processo, in quanto egli ben avrebbe potuto direttamente difendersi innanzi al predetto giudice (Cass. V, n. 4384/1999). La soluzione non sembra condivisibile perché trascura il fatto che per l'acquisizione di un verbale di prova di altro procedimento occorre che l'impossibilità sopravvenuta ex art. 238, comma 3 derivi da circostanze imprevedibili, tale non potendo ritenersi il legittimo esercizio, da parte dell'imputato, della facoltà di non rispondere. In relazione ai processi di criminalità organizzata, l'art. 190-bis, comma 1, prevede che nei procedimenti per i delitti di cui all'art. 51, comma 3-bis, quando è richiesto l'esame di un testimone o di una delle persone indicate nell'art. 210, e queste hanno già reso dichiarazioni i cui verbali sono stati acquisiti ex art. 238, l'esame è ammesso solo se riguarda fatti o circostanze diversi da quelli oggetto delle precedenti dichiarazioni e se il giudice o taluna delle parti lo ritengono necessario sulla base di specifiche esigenze. Bibliografiav. sub Art. 511; Ferrua-Grifantini-Illuminati-Orlandi, La prova nel dibattimento penale, Torino, 2007; Rivello, Il dibattimento nel processo penale, Torino, 1997. |