Codice di Procedura Penale art. 534 - Condanna del civilmente obbligato per la pena pecuniaria.Condanna del civilmente obbligato per la pena pecuniaria. 1. Nei casi previsti dagli articoli 196 e 197 del codice penale e nelle leggi speciali, il giudice condanna la persona, civilmente obbligata [89] a pagare, se il condannato risulterà insolvibile, una somma pari alla pena pecuniaria a questo inflitta [460 2, 575 2]. InquadramentoL'art. 534 prevede che il giudice condanna la persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria (multa e/o ammenda) a pagare una somma di danaro di importo pari a tale pena, nel caso in cui il condannato dovesse risultare insolvibile, e ricorrano i presupposti previsti dal codice penale. Infatti, la norma va letta congiuntamente agli artt. 196 e 197 c.p., che disciplinano la responsabilità del civilmente obbligato per il pagamento della multa o dell’ammenda: trattasi di un’obbligazione civile di contenuto economico identico alla multa o ammenda inflitta all’autore del reato, indicato nella norma come “persona dipendente”, cui è tenuto a determinate condizioni chi sia con il condannato in rapporto di autorità, direzione o vigilanza. L’obbligazione in oggetto ha natura: a) accessoria, perché nasce con il reato e ne segue le sorti; b) civile, il che significa che non partecipa della personalità della pena, non si estingue con la morte dell’obbligato, ma si trasmette ai suoi eredi; c) sussidiaria, poiché sorge se ed in quanto il condannato sia insolvibile (ROMANO-GRASSO-PADOVANI, 396). L'obbligazione civile al pagamento della pena pecuniariaL’obbligazione in oggetto sorge in capo alla persona rivestita di autorità, o incaricata della direzione o vigilanza nei confronti della persona condannata ad una multa o ammenda ma anche a multa o ammenda congiunta a pena detentiva, nel qual caso l’obbligazione resterà limitata alla pena pecuniaria. Presupposti I presupposti dell'obbligazione in commento sono (ROMANO-GRASSO-PADOVANI, 397): - La commissione di un reato e la condanna del suo autore alla pena della mullta o dell'ammenda: può trattarsi sia di un delitto che di una contravvenzione, ma la condanna deve intendersi in senso formale, sicchè va esclusa ogni forma di proscioglimento, anche per concessione del perdono giudiziale. Nel caso di sospensione condizionale della pena, pure l'obbligazione del civilmente obbligato resterà sospesa, non potendosi procedere all'accertamento dell'insolvibilità del condannato penalmente. - Che l'obbligato fosse tenuto a fare osservare all'autore del reato la disposizione violata: il tipo di disposizione rientrante nell'obbligo si ricaverà volta per volta, dal tipo di controllo che concretamente verrà in rilievo; nel caso del controllo genitore-figlio, essendo molto stringente, non possono esservi limiti di materia. Diversamente, nel caso del rapporto datore di lavoro-lavoratore, o nel caso del tutore o dell'educatore cui il minore sia affidato, essendo il controllo meno stretto, deve essere esclusa la rilevanza di iniziative dell'autore del reato che fuoriescano dai limiti del controllo cui è sottoposto. - Che l'obbligato non debba a sua volta rispondere penalmente: il concorso di persone nel reato preclude il sorgere dell'obbligazione civile. L'obbligazione in questione non implica alcuna culpa in vigilando o in eligendo, sicchè sussisterà anche nei casi in cui la persona giuridicamente tenuta a fare osservare la norma violata si sia penalmente attivata, sottraendosi a qualsiasi rimprovero, ed il reato si realizzi per fatto doloso o colposo del subordinato (ALESSANDRI). Civilmente obbligata per il pagamento della multa o dell'ammenda può essere anche la persona giuridica, quando si tratti di reato che rappresenta l'infrazione di un dovere inerente alla qualità che il colpevole riveste nell'ente collettivo, o di reato commesso nell'interesse di quest'ultimo (modifica inserita con la l. n. 689/1981). La condanna del civilmente obbligato, per la sua natura derivata, non deve essere iscritta nel certificato del casellario giudiziale del civilmente obbligato e non assume rilievo in relazione alla recidiva, (Spangher, 2906). L'insolvibilità del condannatoL'insolvibilità del condannato consiste nella previa escussione del suo patrimonio. Essa ricorre, dunque, allorché l'autorità giudiziaria, direttamente o attraverso il concessionario del servizio di riscossione, abbia accertato che il tentativo di pignoramento dei beni o dei crediti del condannato abbia sortito esito negativo oppure che la procedura di vendita forzata degli stessi non abbia garantito il pagamento di una somma pari alla pena pecuniaria. Soltanto in questo caso il condannato potrà essere ritenuto insolvibile e la persona civilmente obbligata per il pagamento della pena pecuniaria sarà tenuta al pagamento. Se l’obbligazione civile viene adempiuta, la vicenda è definita; altrimenti, si procede a norma dell’art. 136, ovvero si procede alla conversione della pena pecuniaria inadempiuta nei confronti del condannato (art. 196 comma 2 c.p.). L'insolvibilità parziale Pur nel silenzio della legge, deve ritenersi che laddove il condannato abbia pagato, spontaneamente o all'esito dell'escussione del suo patrimonio, una parte della pena pecuniaria, restando insolvibile per la differenza, l'obbligazione del soggetto civilmente obbligato per il pagamento della pena pecuniaria sarà riferita a tale differenza e non all'intero importo della pena pecuniaria. L'anticipazione della condanna Occorre considerare attentamente che la sentenza di condanna nei confronti del civilmente obbligato per il pagamento della pena pecuniaria, che è parte del processo e deve essere messo nelle condizioni di parteciparvi pena la nullità della sentenza nei suoi confronti, è pronunziata prima, e non dopo, l'accertamento dell'eventuale insolvibilità del condannato. Non si versa dunque nel caso in cui il giudice, accertata l'insolvibilità del condannato, condanni il civilmente obbligato al pagamento della somma di importo pari alla pena pecuniaria non versata, ma nel diverso caso in cui il giudice, nell'infliggere la pena pecuniaria al condannato, condanna il civilmente obbligato al pagamento di somma di pari importo per il caso in cui il condannato sia insolvibile. L'accertamento penale si riferisce, dunque, alla sussistenza di tutti i presupposti che fondano l'obbligazione civile del soggetto civilmente obbligato per la pena pecuniaria, ad eccezione dell'insolvibilità del condannato, da accertarsi all'esito del futuro eventuale mancato pagamento della pena pecuniaria. Tale scelta legislativa posticipa alla fase dell'esecuzione il contraddittorio relativo alla sussistenza dell'insolvibilità del condannato, sicché l'autorità giudiziaria, direttamente o attraverso il concessionario del servizio di riscossione, verificherà autonomamente l'insolvibilità del condannato e procederà nei confronti del civilmente obbligato il quale, ove intenda contestare l'importo preteso o la ritenuta insolvibilità del condannato, dovrà promuovere apposito incidente di esecuzione, nella forma dell'opposizione all'esecuzione innanzi al giudice competente (Cass. civ. III, n. 14528/2013). È stato autorevolmente affermato in dottrina (Spangher, 2906) che nel caso in cui la sentenza non pronunzi espressamente la condanna del civilmente obbligato, essa debba ritenersi nulla per incompletezza del dispositivo. CasisticaL'impugnazione degli atti di riscossione coattiva della pena pecuniaria deve essere proposta con le forme dell'opposizione agli atti esecutivi, se è contestata la regolarità formale degli atti, o all'esecuzione, se è contestato il diritto ad eseguire (Cass. civ. III, n. 14528/2013). In tema di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro, ai fini del sorgere del credito dell'INAIL nei confronti della persona civilmente obbligata, è necessario che il fatto costituisca reato perseguibile d'ufficio, ma l'accertamento giudiziale, sempre che si renda necessario in mancanza di adempimento spontaneo del soggetto debitore o di bonario componimento della lite, può avvenire sia in sede penale che in sede civile (Cass. Civ. lav., n. 2138/2015). Il civilmente obbligato per la pena pecuniaria è legittimato a proporre opposizione avverso il decreto penale di condanna solo nel caso in cui esso contenga nei suoi confronti una espressa statuizione di condanna al pagamento della pena corrispondente alla sanzione pecuniaria inflitta all'imputato (Cass. III, n. 17713/2013). BibliografiaCordero, Procedura penale, Milano, 2012. |