Codice di Procedura Penale art. 539 - Condanna generica ai danni e provvisionale.

Donatella Perna

Condanna generica ai danni e provvisionale.

1. Il giudice, se le prove acquisite non consentono la liquidazione del danno, pronuncia condanna generica e rimette le parti davanti al giudice civile.

2. A richiesta della parte civile, l'imputato e il responsabile civile sono condannati al pagamento di una provvisionale nei limiti del danno per cui si ritiene già raggiunta la prova [574, 575].

2-bis. Nel caso di cui al comma 1, quando si procede per l'omicidio del coniuge, anche legalmente separato o divorziato, dell'altra parte dell'unione civile, anche se l'unione civile è cessata, o della persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza, il giudice, rilevata la presenza di figli della vittima minorenni o maggiorenni economicamente non autosufficienti, costituiti come parte civile, provvede, anche d'ufficio, all'assegnazione di una provvisionale in loro favore, in misura non inferiore al 50 per cento del presumibile danno, da liquidare in separato giudizio civile; nel caso vi siano beni dell'imputato già sottoposti a sequestro conservativo, in deroga all'articolo 320, comma 1, il sequestro si converte in pignoramento con la sentenza di condanna in primo grado, nei limiti della provvisionale accordata1.

Inquadramento

L'art. 539 espressamente dispone che il giudice, ove pronunci la condanna penale dell'imputato e la conseguente responsabilità agli effetti civili, se le prove acquisite non consentono la liquidazione del danno, si limiti a una condanna generica, rimettendo le parti davanti al giudice civile, cosicché l’interessato dovrà promuovere autonomo giudizio civile nel quale richiedere al giudice la liquidazione del danno; la disposizione si applica anche al caso in cui la condanna penale sia mancata, e la responsabilità dell'imputato sia accertata ai soli effetti civili, in accoglimento dell'impugnazione proposta dalla parte civile avverso la pronuncia assolutoria (Cass. V, n. 45118/2013).

Al comma secondo della norma in commento è invece previsto l’istituto della provvisionale.

In dottrina si è osservato che la statuizione di condanna generica al risarcimento del danno è una tipica decisione allo stato degli atti, poiché gli elementi cognitivi acquisiti, pur essendo idonei a supportare un accertamento circa la responsabilità penale dell’imputato e l’esistenza di un danno risarcibile, non consentono di pervenire ad una sua concreta quantificazione, sicchè la questione viene devoluta al giudice civile (LORUSSO).

La condanna generica al risarcimento del danno

Per giurisprudenza costante, la condanna generica al risarcimento dei danni contenuta nella sentenza penale, pur presupponendo che il giudice abbia riconosciuto il relativo diritto alla costituita parte civile, non comporta alcuna indagine in ordine alla concreta esistenza di un danno risarcibile: essa postula soltanto l'accertamento della potenziale capacità lesiva del fatto dannoso e dell'esistenza - desumibile anche presuntivamente, con criterio di semplice probabilità - di un nesso di causalità tra questo ed il pregiudizio lamentato; rimane quindi impregiudicato l'accertamento riservato al giudice civile sulla liquidazione e l'entità del danno, ivi compresa la possibilità di escludere l'esistenza stessa di un danno eziologicamente collegato all'evento illecito (Cass. III, n. 36350/2015).

Più precisamente, ai fini della pronuncia di condanna generica al risarcimento dei danni in favore della parte civile, non è necessario che il danneggiato provi la effettiva sussistenza dei danni ed il nesso di causalità tra questi e l'azione dell'autore dell'illecito, essendo sufficiente l'accertamento di un fatto potenzialmente produttivo di conseguenze dannose (Cass. IV, n. 32899/2021); la suddetta pronuncia infatti costituisce una mera "declaratoria juris" da cui esula ogni accertamento relativo sia alla misura sia alla stessa esistenza del danno, il quale è rimesso al giudice della liquidazione (Cass. IV, n. 12175/2017).

Tuttavia, secondo altro orientamento, ai fini della condanna generica al risarcimento dei danni non è sufficiente accertare l'illegittimità della condotta, ma occorre anche accertarne, sia pure con modalità sommaria e valutazione probabilistica, la portata dannosa di essa, senza la quale il diritto al risarcimento di cui si chiede anticipatamente la tutela, non può essere configurato; nel caso di condanna generica ciò che viene rinviato al separato giudizio è soltanto l'accertamento in concreto del danno nella sua determinazione quantitativa, mentre l'esistenza del fatto illecito e della sua potenzialità dannosa devono essere accertati nel giudizio relativo all'an debeatur e di essi va data la prova (Cass. VI, n. 16765/2020).

In tale ultimo senso anche la dottrina, la quale invece osserva che, per supportare una condanna al risarcimento del danno, per quanto generica, è necessario un minimo di prova del danno, basato su elementi concreti e non meramente ipotetici (Kostoris).

Il giudice può anche procedere alla liquidazione immediata di una sola tipologia di danno, in relazione alla quale sussistano in atti gli elementi sufficienti per deliberare, e rimettere le parti dinanzi al giudice civile per ciò che concerne le eventuali altre (Cass. VI, n. 2545/2009).

Va poi segnalato che, per quanto l'art. 523 comma 2 stabilisca che la parte civile ha l'onere di concludere presentando richieste scritte, l'omessa determinazione in tali richieste dell'ammontare dei danni pretesi non produce alcuna nullità, e non impedisce al giudice di pronunciare condanna generica al risarcimento, poiché l'esercizio dell'azione civile ha come unica condizione essenziale la richiesta di risarcimento, la cui entità può essere precisata in altra sede dalla stessa parte, o rimessa alla prudente valutazione del giudice (Cass. VI, n. 7128/2015).

Nel caso di condanna al risarcimento del danno, anche generica,  il giudice penale è competente ad adottare in favore della parte civile il sequestro conservativo, atteso che la condanna generica non è ostativa alla concessione del sequestro conservativo (Cass. III, n. 26105/2009); tuttavia, la conversione del sequestro conservativo in pignoramento, a seguito del passaggio in giudicato della sentenza penale di condanna al risarcimento in favore della parte civile, presuppone che la pronuncia abbia dichiarato l'esistenza di un credito certo, liquido ed esigibile, così da costituire titolo esecutivo; ne consegue che se vi è stata solo  condanna generica, la conversione può verificarsi solo in seguito al passaggio in giudicato della sentenza del giudice civile, il quale, sulla base della certezza del danno acquisita in sede penale, abbia proceduto alla sua liquidazione (Cass. IV, n. 9851/2015).

Infine, va ricordato che anche a fronte di una condanna generica al risarcimento il giudice deve procedere alla liquidazione delle spese di difesa in favore della parte civile: la condanna dell'imputato al risarcimento del danno è pronuncia diversa da quella della liquidazione, e la condanna generica è comunque statuizione che accoglie la richiesta di risarcimento del danno, riconoscendone la sussistenza dei presupposti, costituendo evento del processo penale cui l'art. 541 ricollega il diritto alla rifusione delle spese di difesa (Cass. VI, n. 27817/2015).

Si è anche osservato che nel caso di condanna in primo grado dell'imputato al risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede, il giudice d'appello, in assenza di una impugnazione della parte civile sul punto, non può procedere alla liquidazione definitiva del danno, in quanto ne risulterebbe violato il principio devolutivo dell'appello (Cass. V, n. 12725/2020).

Invece, nel giudizio di primo grado, non incorre nel vizio di ultrapetizione il giudice penale il quale, disattendendo la richiesta della parte civile di rimettere la liquidazione del danno al giudice civile, provveda alla liquidazione immediata (Cass. V, n. 12722/2020)

È certamente illegittima la subordinazione della sospensione condizionale della pena all'obbligo del risarcimento dei danni, nel caso in cui il giudice penale abbia pronunciato condanna generica e demandato al giudice civile la liquidazione del danno, poiché l'art. 165 c.p. attribuisce al giudice di merito l'esercizio di tale facoltà solo ove abbia proceduto direttamente alla quantificazione dell'obbligo risarcitorio del condannato ovvero abbia assegnato una provvisionale (Cass. V, n. 20502/2019).

La provvisionale

Quando la parte civile ne abbia fatto espressa richiesta,  il giudice può condannare l'imputato e il responsabile civile al pagamento di una somma di denaro nei limiti del danno per cui ritiene già raggiunta la prova: si tratta della provvisionale (art. 539, comma 2).

Secondo la dottrina, il modo indicativo utilizzato dalla norma in commento consentirebbe di affermare che il giudice è tenuto, ricorrendone i presupposti, a pronunziare condanna generica e rimettere le parti innanzi al giudice civile, nonché a pronunziare condanna provvisionale, a mera richiesta della parte civile ( Cordero , 640), con la conseguenza  di un preciso obbligo motivazionale quando rigetti la richiesta stessa (Manzione).

Quanto alla natura giuridica della provvisionale, secondo parte della dottrina si tratta di un parziale riconoscimento del danno, e quindi di una condanna parziale, suscettibile di passare in giudicato una volta che la sentenza sia divenuta irrevocabile (Cordero); secondo altra parte, si tratterebbe invece di un provvedimento cautelare (Amodio).

A parere della giurisprudenza, invece, trattasi di statuizione di natura discrezionale, meramente delibativa e non necessariamente motivata (Cass. V, n. 32899/2011), non impugnabile per cassazione, in quanto per sua natura insuscettibile di passare in giudicato e destinata ad essere travolta dall'effettiva liquidazione dell'integrale risarcimento (Cass. S.U., n 186722/1990; conf. Cass. V, n. 5001/2007 Cass. II, n. 43886/2019 ).

Per costante giurisprudenza, non è necessaria, ai fini della liquidazione della provvisionale, peraltro accordabile anche nel caso di danno non patrimoniale, la prova dell'ammontare del danno stesso, ma è sufficiente la certezza della sua sussistenza sino all'ammontare della somma liquidata (Cass. VI, n. 39542/2016).

Nel caso in cui le prove acquisite consentano di liquidare solo in parte l'importo del danno, nel senso che esso è maggiore ma certamente non inferiore di una somma già risultante in base agli atti, il giudice deve, su richiesta della parte civile, aggiungere alla condanna generica la condanna al pagamento di una provvisionale, per sua natura immediatamente e provvisoriamente esecutiva, a prescindere dalla capacità economica della parte civile (Cass. V, n. 29064/2012).

L'immediata esecutività della condanna provvisionale ha indotto parte della giurisprudenza a ritenere legittima la subordinazione della sospensione condizionale della pena al pagamento della somma ivi indicata (Cass. V, n. 11738/2020;), ma l'orientamento prevalente è nel senso di ritenere che il detto beneficio non possa essere subordinato al pagamento della provvisionale da effettuarsi anteriormente al passaggio in giudicato della sentenza, determinandosi, altrimenti, un'esecuzione "ante iudicatum" delle statuizioni penali della pronuncia (Cass. IV, n. 44400/2019; Cass. VI, n.  54647/2018; Cass. V, n. 36154/2018).

Si ritiene che il termine entro il quale l'imputato deve provvedere all'adempimento dell'obbligo risarcitorio, qualora non sia stato fissato in sentenza, coincida con quello del passaggio in giudicato della stessa, trattandosi di obbligazione pecuniaria immediatamente esigibile(Cass. I, n. 13776/2021): l'individuazione del termine non può che collegarsi alla natura e al contenuto specifico dell'obbligazione il cui adempimento determina l'inizio di efficacia della concessa sospensione condizionale della pena, cosicché, qualora questa consista nell'obbligo di pagare una somma di denaro alla persona offesa, a titolo di restituzione o di risarcimento, anche solo parziale, del danno, detto termine non può che identificarsi con quello di adempimento delle obbligazioni pecuniarie previsto dall'art. 1183, comma 1, c.c. (Cass. I, n. 10867/2020; Cass. V, n. 40480/2019).

 Per il riconoscimento della provvisionale non è richiesto dall'art. 539 il presupposto dello stato di bisogno della parte civile, essendo sufficiente l'accertamento di un danno nella misura corrispondente (Cass. V. n. 29064/2012); tuttavia, è illegittima la decisione del giudice d'appello che disponga l'assegnazione della provvisionale in assenza della richiesta della parte civile, poiché l'art. 539 subordina tale statuizione alla specifica richiesta della parte civile stessa; specifica richiesta cui non equivale l'istanza di provvisoria esecuzione della eventuale condanna al risarcimento del danno, disciplinata dalla diversa previsione dell'art. 540 (Cass. V, 9779/2006).

La provvisionale realizza un titolo esecutivo riguardante i danni morali e gli ulteriori danni per il cui ristoro il creditore non sia già munito di titolo, sicchè essa non può comprendere crediti già accertati ed assistiti da titolo esecutivo: in relazione a tale tipo di crediti, la liquidazione della provvisionale creerebbe le condizioni per un'inammissibile duplicazione del pagamento (Cass, VI, n. 18988/2012).

Secondo altro orientamento, in tema di risarcimento del danno da reato, il giudice può disporre la condanna al pagamento della provvisionale di crediti già muniti di titolo esecutivo, in quanto il pagamento dell'unico debito estingue entrambi gli obblighi nascenti dai due titoli (Cass. VI, n. 3357/2018).

In conclusione, se il giudice ritenga assente la prova della quantificazione del risarcimento, è tenuto a pronunziare condanna generica ed a rimettere le parti innanzi al giudice civile. Laddove ritenga raggiunta la prova di una somma minore della quantificazione totale del danno è tenuto, a mera richiesta della parte civile, a pronunziare condanna provvisionale per somma di importo pari alla quantificazione di cui ritenga già raggiunta la prova.

La richiesta di provvisionale può essere avanzata anche per la prima volta in appello: secondo la prevalente giurisprudenza, avallata dalle S.U., non viola il principio devolutivo né il divieto di "reformatio in peius la sentenza di appello che accolga la richiesta di una provvisionale proposta per la prima volta in quel giudizio dalla parte civile non appellante, con la conseguenza che il giudice del gravame ha il dovere di pronunciarsi sulla domanda, utilizzando gli stessi criteri di giudizio previsti dall'art. 539 comma II  per il giudice di prime cure  (Cass. S.U., n. 53153/2016; Cass. III, n. 42684/2015; vedi anche, Cass. V, n. 19069/2020).

Differenze con il giudizio civile di danno

Occorre osservare che alle statuizioni civili contenute nella sentenza penale non si applica il generale principio proprio del giudizio civile per cui ogni domanda sfornita di prova deve essere disattesa. La disciplina in commento prevede che quando le domande della parte civile, relative alla quantificazione del danno, siano sfornite di prova o siano assistite da prova soltanto parziale, il giudice penale è tenuto comunque a pronunziare condanna generica, e, ove richiesto, dalla parte civile, a pronunziare condanna provvisionale limitata alla quantificazione del danno desumibile dalla prova già raggiunta.

L'importo della provvisionale

La condanna provvisionale deve essere pronunziata nei limiti della quantificazione del danno di cui sia stata acquisita la prova, (Cass. VI, n. 46728/2007), anche con riferimento al danno non patrimoniale (Cass. IV, n. 38809/2005). L'espressione legislativa consente di affermare che la provvisionale non potrà ovviamente eccedere il limite quantitativo già accertato, ma potrà essere contenuta in una somma inferiore alla prova già raggiunta.

Quanto alla determinazione della somma assegnata, essa è riservata insindacabilmente al giudice di merito, che non ha l'obbligo di espressa motivazione quando, per la sua non particolare rilevanza, l'importo rientri nell'ambito del danno prevedibile (Cass. IV, n. 20318/2017; da ultimo, Cass. II, n. 9750/2019).

L'efficacia della provvisionale nel successivo giudizio civile di liquidazione del danno

La somma indicata nella condanna provvisionale, pur essendo liquidata dal giudice penale in base alla prova del danno che egli ritiene già raggiunta, non spiega efficacia di giudicato nel successivo giudizio civile instaurato dalla parte interessata per la liquidazione del danno.

Se il giudice civile investito della liquidazione ritiene che la quantificazione del danno sia minore rispetto alla somma liquidata dal giudice penale in sede di condanna provvisionale, dovrà liquidare il minore importo, (Cass. II, n. 49016/2014; Cass. VI, n. 50746/2014; Cass. V, n. 40410/2004; Cass. II, n. 36536/2003). Tale orientamento si fonda sulla natura provvisionale della pronunzia del giudice penale, ma potrebbe essere superato considerando che mentre nel giudizio civile la condanna provvisionale è ordinariamente fondata su un esame sommario o interinale degli atti, nel giudizio penale il fondamento della provvisionale è l'accertamento da parte del giudice penale circa il fatto che la prova della quantificazione del danno è già compiutamente acquisita in relazione ad una parte del danno medesimo. La differenza, sottile ma percepibile, è tra la prova semipiena dell'intero danno (che giustifica la riduzione dell'importo della liquidazione rispetto alla provvisionale nell'ordinario giudizio civile) e la prova piena di una parte del danno (che pone problemi di giustificazione della riduzione, da parte del giudice civile investito della liquidazione del danno, dell'importo della provvisionale).

In tal senso, peraltro, pare muoversi la dottrina (Cordero, 1002).

Casi e soggetti esclusi

La norma non si applica alle restituzioni, essendo prevista esclusivamente in relazione alla condanna al risarcimento del danno e non avendo alcun senso la condanna generica o la liquidazione di beni specificamente già individuati in natura in sé o perché fungibili. Non si applica altresì al civilmente obbligato per la pena pecuniaria, dal momento che la responsabilità di questi si fonda esclusivamente sulla legge e attiene alla pena pecuniaria e non già al danno civile o alle restituzioni.

È altresì preclusa in ogni caso in cui la sentenza non pronunzi la condanna dell'imputato,e nemmeno ove applichi una misura di sicurezza (Cass. I, n. 45228/2013).

La provvisionale in caso di danno da sinistro stradale

La l. 24 dicembre 1969, n. 990, istitutiva dell'assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, ha introdotto, con l'art. 24, un istituto volto ad offrire alle vittime degli incidenti da circolazione un acconto sulla futura prevedibile liquidazione dei danni.

 In base a tale norma  "Nel corso del giudizio di primo grado, gli aventi diritto al risarcimento che, a causa del sinistro, vengono a trovarsi in stato di bisogno, possono chiedere che sia loro assegnata una somma da imputarsi nella liquidazione definitiva del danno. Il Giudice istruttore civile o penale, sentite le parti, qualora da un sommario accertamento risultino gravi elementi di responsabilità a carico del conducente, con ordinanza immediatamente esecutiva provvede all'assegnazione della somma ai sensi del comma 1, nei limiti dei quattro quinti della presumibile entità del risarcimento che sarà liquidato con la sentenza".

 La l. n. 990/1969, è stata integralmente ed espressamente abrogata dall’art. 354 d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209 (codice delle assicurazioni private) il cui art. 147, ha ripreso (con gli opportuni aggiornamenti: non si parla più del giudice istruttore penale) il testo dell’art. 24 l n. 990/1969.  Anche in base alla nuova norma il presupposto è che l'avente diritto al risarcimento si trovi in stato di bisogno a causa del sinistro; e la norma prevede espressamente che la concessione possa avvenire "nel corso del giudizio di primo grado".  Ancora più di recente, l’art. 5 della l. 21 febbraio 2006, n. 102 (disposizioni in materia di conseguenze derivanti da incidenti stradali) ha ampliato il campo di applicazione dell'istituto, prevedendo che l'assegnazione della somma da imputarsi nella liquidazione definitiva possa essere concessa, sia pure in misura inferiore, anche agli aventi diritto che non si trovino in stato di bisogno. In questo specifico caso la norma parla espressamente di "provvisionale" e, dimenticandosi dell’abrogazione, introduce la novella come ultimo comma dell’abrogato art. 24 l. n. 990/1969.

Ciò nondimeno, non si dubita in giurisprudenza che la previsione sia perfettamente vigente, e che la provvisionale di che trattasi possa essere accordata anche dal giudice per le indagini preliminari, nonostante la norma faccia esplicito riferimento alla fase del giudizio (Cass. IV, n. 8080/2008). .

Secondo la dottrina, tale figura atipica di provvisionale può concorrere con quella di cui all’art. 539 co. II, nell’ambito dello stesso procedimento penale, ma può essere concessa solo a carico del responsabile civile e non anche dell’imputato (PALMIERI).

La provvisionale in favore degli orfani per crimini i domestici

La l. n. 4/2018, recante " Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici", in vigore dal 16 febbraio 2018, ha introdotto alcune modifiche a diverse norme del Codice civile, del Codice penale e del Codice di procedura penale, in favore dei c.d. orfani di crimini domestici.

Sono tali, per legge, i figli minori o maggiorenni economicamente non autosufficienti, i quali siano divenuti orfani di un genitore a seguito di omicidio posto in essere in danno dello stesso genitore dal coniuge, anche separato o divorziato, dall'altra parte dell'unione civile, pure se l'unione civile è cessata, ovvero dalla persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza.

Come evidenziato nella relazione illustrativa al progetto di legge, l'omicidio del genitore comporta, per i figli della vittima, la perdita non solo del genitore ucciso, ma anche di quello autore della violenza, cosicchè al dramma della violenza e della perdita del genitore, per i figli si aggiungono innumerevoli difficoltà di ordine pratico ed economico, che la legge n. 4/18 ha voluto attenuare, intervenendo su una serie di istituti, quali il patrocinio a spese dello Stato (ammettendo sempre al beneficio i figli della vittima); l'indegnità a succedere (per evitare che nonostante il grave crimine commesso, il genitore colpevole possa concorrere all'eredità della sua vittima, a scapito dei figli), e intervenendo anche sugli strumenti messi a disposizione dalla procedura penale.

Il comma 2 – bis dell'art. 539 (operando sulla falsariga della provvisionale in caso di danno da sinistro stradale)  ha appunto lo scopo di accelerare i tempi del risarcimento del danno: in base a tale norma, quando si procede per questo particolare tipo di omicidio, e le prove acquisite nel corso del procedimento penale non consentono la liquidazione del danno, se vi sono  figli della vittima costituiti parte civile il giudice, in sede di condanna e a prescindere dal carattere definitivo della stessa, deve assegnare loro a titolo di provvisionale una somma pari almeno al 50% del presumibile danno, che sarà liquidato poi in sede civile.

La particolare tutela è rafforzata collegando la provvisionale al sequestro conservativo: il nuovo comma 2-bis prevede infatti che, se i beni dell'imputato sono già soggetti a sequestro, quest'ultimo con la sentenza di primo grado si converte in pignoramento, nei limiti della provvisionale accordata.

Tale conversione del sequestro in pignoramento è realizzata in deroga all'art. 320 c.p.p., il quale consente in via generale la conversione solo a seguito di sentenza irrevocabile di condanna. Al fine di coordinare le due previsioni, l'art. 3, comma 2, l. n. 4/18 inserisce espressamente tale deroga nel corpo dell'art. 320 c.p.p.

Casistica

 

La Corte di cassazione può, in caso di annullamento parziale, procedere direttamente, qualora non siano necessari nuovi accertamenti di fatto, alla rideterminazione del danno liquidato in favore della parte civile - ai sensi dell'art. 620, comma 1, lett. l), come modificato dall'art. 1, comma 67, l. n. 103/2017 - sulla base degli elementi di fatto già accertati e delle statuizioni adottate dal giudice di merito (Cass. V, n. 3539/2019).

In caso di riconoscimento alla parte civile di una provvisionale ai sensi dell'art. 539, commi 2 e 2-bis, il sequestro conservativo sui beni dell'imputato disposto - anche dopo la sentenza di primo grado - in favore di detta parte si converte in pignoramento nei limiti della provvisionale, conservando i suoi effetti per l'importo residuo sino alla liquidazione dello stesso da parte del giudice civile, anche solo con sentenza di primo grado ex lege immediatamente esecutiva (Cass. I, n. 45343/2019).

E’ stato altresì precisato che ai fini della condanna generica dell’imputato al risarcimento dei danni in favore degli enti rappresentativi di interessi collettivi costituiti parte civile, occorre che questi ultimi (sui quali – in quanto, ai fini de quibus, attori – grava ordinariamente l’onere della prova), forniscano la prova del danno lamentato; soltanto nel caso in cui sia costituita parte civile la persona offesa dal reato, detto onere può ritenersi soddisfatto attraverso la mera prova della sussistenza del fatto-reato potenzialmente produttivo di conseguenze dannose in ordine al quale l’imputato abbia riportato condanna agli effetti penali (Cass. II, udienza del 9 maggio 2023, notizia di decisione). 

Bibliografia

Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2013.

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