Codice di Procedura Penale art. 585 - Termini per l'impugnazione.

Raffaello Magi

Termini per l'impugnazione.

1. Il termine per proporre impugnazione [591], per ciascuna delle parti, è:

a) di quindici giorni, per i provvedimenti emessi in seguito a procedimento in camera di consiglio [127] e nel caso previsto dall'articolo 544, comma 1;

b) di trenta giorni, nel caso previsto dall'articolo 544, comma 2;

c) di quarantacinque giorni, nel caso previsto dall'articolo 544, comma 3.

1-bis. I termini previsti dal comma 1 sono aumentati di quindici giorni per l'impugnazione del difensore dell'imputato giudicato in assenza.1.

2. I termini previsti dal comma 1 decorrono:

a) dalla notificazione o comunicazione dell'avviso di deposito del provvedimento emesso in seguito a procedimento in camera di consiglio [128];

b) dalla lettura del provvedimento in udienza, quando è redatta anche la motivazione [544, 545], per tutte le parti che sono state o che debbono considerarsi presenti nel giudizio, anche se non sono presenti alla lettura [475 2, 420-ter, 420-quater 2];

c) dalla scadenza del termine stabilito dalla legge o determinato dal giudice per il deposito della sentenza [544] ovvero, nel caso previsto dall'articolo 548, comma 2, dal giorno in cui è stata eseguita la notificazione o la comunicazione dell'avviso di deposito;

d) dal giorno in cui è stata eseguita 2 la comunicazione dell'avviso di deposito con l'estratto del provvedimento, 3 per il procuratore generale presso la corte di appello rispetto ai provvedimenti emessi in udienza da qualsiasi giudice della sua circoscrizione diverso dalla corte di appello [548 3] .

3. Quando la decorrenza è diversa per l'imputato e per il suo difensore, opera per entrambi il termine che scade per ultimo.

4. Fino a quindici giorni prima dell'udienza [172 5] possono essere presentati nella cancelleria del giudice della impugnazione motivi nuovi [311 4, 611 1] , con le forme previste dall'articolo 582 [167 att.]. L'inammissibilità dell'impugnazione si estende ai motivi nuovi 4.

5. I termini previsti dal presente articolo sono stabiliti a pena di decadenza [173].

 

[1] Comma inserito dall'articolo 33, comma 1, lett. f) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di assenza v. art. 89, comma 3 che dispone che:  «Le disposizioni degli articoli 157-ter, comma 3, 581, commi 1-ter e 1-quater, e 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale si applicano per le sole impugnazioni proposte avverso sentenze pronunciate in data successiva a quella di entrata in vigore del presente decreto». Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto  dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall’ art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199, e da ultimo, dall'art. 17, comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, in corso di conversione in legge.

[2] Le parole: « la notificazione o », che figuravano dopo la parola « eseguita », e le parole «per l'imputato contumace e », che figuravano dopo le parole « del provvedimento, » sono state soppresse dall'art. 11, comma 1, l. 28 aprile 2014, n. 67. Ai sensi del comma 1 dell'art. 15-bis l. n. 67, cit., inserito dall'art. 1 l. 11 agosto 2014, n. 118, tale disposizione si applica ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore (17 maggio 2014) della suddetta l. n. 67, cit., « a condizione che nei medesimi procedimenti non sia stato pronunciato il dispositivo della sentenza di primo grado ». Il successivo comma 2 stabilisce che, in deroga a quanto previsto dal comma 1, « le disposizioni vigenti prima della data di entrata in vigore della [suddetta] legge continuano ad applicarsi ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della [medesima] legge quando l'imputato è stato dichiarato contumace e non è stato emesso il decreto di irreperibilità ».

[3] Le parole: « la notificazione o », che figuravano dopo la parola « eseguita », e le parole «per l'imputato contumace e », che figuravano dopo le parole « del provvedimento, » sono state soppresse dall'art. 11, comma 1, l. 28 aprile 2014, n. 67. Ai sensi del comma 1 dell'art. 15-bis l. n. 67, cit., inserito dall'art. 1 l. 11 agosto 2014, n. 118, tale disposizione si applica ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore (17 maggio 2014) della suddetta l. n. 67, cit., « a condizione che nei medesimi procedimenti non sia stato pronunciato il dispositivo della sentenza di primo grado ». Il successivo comma 2 stabilisce che, in deroga a quanto previsto dal comma 1, « le disposizioni vigenti prima della data di entrata in vigore della [suddetta] legge continuano ad applicarsi ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della [medesima] legge quando l'imputato è stato dichiarato contumace e non è stato emesso il decreto di irreperibilità ».

[4] Comma modificato dall'articolo 33, comma 1, lett. f) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito le parole« , con le forme previste dall'articolo 582» alle parole «nel numero di copie necessarie per tutte le parti».  Con riferimento alle disposizioni transitorie in materia di processo penale telematico, v. art. 87, comma 4 d.lgs. 150 , cit. che prevede:  «4. Sino al quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero sino al diverso termine di transizione previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati, continuano ad applicarsi, nel testo vigente al momento dell'entrata in vigore del presente decreto, le disposizioni di cui agli articoli 110, 111, comma 1, 116, comma 3-bis, 125, comma 5, 134, comma 2, 135, comma 2, 162, comma 1, 311, comma 3, 391-octies, comma 3, 419, comma 5, primo periodo, 447, comma 1, primo periodo, 461, comma 1, 462, comma 1, 582, comma 1, 585, comma 4, del codice di procedura penale, nonché le disposizioni di cui l'articolo 154, commi 2, 3 e 4 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271» .Per una disposizione transitoria, entro i limiti stabiliti dall'art. 606, comma 1 lett. d) ed e) come novellato dall'art. 8 l. 20 febbraio 2006, n. 46, v. l'art. 10, comma 5, l. n. 46, cit., sub art. 593. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto  dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall’ art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199,e da ultimo, dall'art. 17, comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112.

Inquadramento

La disciplina dei termini per proporre impugnazione - la cui violazione è causa di inammissibilità - è stata definita in dottrina come capace di indurre qualche vertigine aritmetica (Cordero,1105) . Se da un lato è di piana lettura la scansione crescente della entità del termine, stabilita in : a) quindici giorni per i provvedimenti emessi a seguito di procedimento camerale e nella ipotesi di sentenza con motivazione contestuale; b) trenta giorni nella ipotesi di deposito della sentenza avvenuto entro il termine ordinario di quindici giorni dalla lettura del dispositivo (art. 544 comma 2); c) quarantacinque giorni nel caso in cui la sentenza veda indicato nel dispositivo il maggior termine di cui all'art. 544 comma 3 (ex lege non superiore ai novanta giorni), dall'altro non appare di semplice individuazione il dies a quo di tale decorrenza. In caso di procedimento trattato in camera di consiglio il termine (giorni 15) decorre dalla notifica o comunicazione dell'avviso di deposito. Più complessa è la ricostruzione della voluntas legis in rapporto alle decisioni emesse in dibattimento, stante la necessità di coordinare nella operazione interpretativa il contenuto di più norme. In caso di motivazione contestuale la decorrenza del termine ( giorni 15) ha inizio con la lettura del provvedimento in udienza. Se la sentenza viene depositata entro il termine legale di quindici giorni (art. 544 comma 2) il termine (di giorni 30) decorre da tale scadenza (anche ove il deposito intervenga prima); se la sentenza viene depositata entro il maggior termine indicato in dispositivo, il termine per impugnare ( giorni 45) decorre dalla scadenza di quello indicato nel dispositivo della sentenza (anche ove il deposito intervenga prima); se invece il deposito della sentenza avviene fuori termine (ossia in epoca successiva ai quindici giorni dal dispositivo, in assenza di indicazione in tal sede del maggior termine, o in epoca successiva al maggior termine indicato in dispositivo) è dovuto l'avviso di deposito (art. 548, pur se in tale norma ancora si menziona il termine ordinario di deposito in giorni trenta).

In tale ultimo caso il termine (pari a giorni 30 come precisato, risolvendo un contrasto, da Cass. S.U.,  n. 5878/1997) decorre dal giorno in cui è stata eseguita la notificazione o comunicazione dell'avviso di deposito (avviso che va, in ogni caso, comunicato al Procuratore Generale presso la Corte di Appello per i provvedimenti emessi in udienza da qualsiasi giudice della sua circoscrizione, ad esclusione della stessa Corte di Appello). Dopo l'entrata in vigore della l. n. 67/2014 (sulla cui disciplina transitoria v. infra) non è più prevista la notifica dell'estratto contumaciale e l'imputato - ove dichiarato assente - è rappresentato ex lege dal difensore in sede di udienza. Dunque soltanto in caso di decisione dibattimentale depositata fuori termine è dovuto l'avviso di deposito, sia all'imputato che al difensore che risulti tale al momento di deposito della sentenza (art. 548 comma 2) con dies a quo da tale notifica e durata pari a trenta giorni. Tale scelta legislativa, pur adottata con legge che tende a rafforzare - nel suo complesso - le garanzie partecipative dell'imputato comporta una oggettiva diminuzione di tutela rispetto alla previgente disciplina della contumacia.   

La verifica della tempestività dell'atto di impugnazione è rimessa al giudice : n tema di computo dei termini processuali, ai fini della tempestività dell'impugnazione assumono rilievo esclusivamente gli eventi indicati dall'art. 585, comma 2, lett. a), b) e c), cod. proc. pen., sicchè nessun significato può attribuirsi all'eventuale erronea apposizione, sull'originale del provvedimento, dell'attestazione di passaggio in giudicato da parte della cancelleria, che costituisce un adempimento amministrativo di carattere interno (Cass. I, n. 48012/2022)  .  

Va inoltre segnalato che con il d.lgs. n.150 del 2022 è stato previsto che : a) in caso di sentenza emessa nei confronti di imputato assente, i termini di impugnazione sono di diritto aumentati di giorni quindici (in ragione della necessità di conferire procura speciale al difensore. V. sub art. 581) ;  b) i motivi nuovi vanno depositati, a pena di inammissibilità, nelle forme di cui all'art. 582 .

La traslazione dei termini

Quando un termine scade in un giorno festivo, e da esso decorra un altro termine, la traslazione del primo al primo giorno non festivo successivo determina anche la traslazione del secondo, a meno che i due termini siano soggetti a discipline differenti che determinino una discontinuità, come nel caso della sospensione feriale, che si applica ai termini per l'impugnazione ma non ai termini per il deposito delle motivazioni (Cass. S.U., n. 155/2012; Cass. IV n. 51325/2018).

La sentenza di non luogo a procedere

Il termine per impugnare la sentenza di non luogo a procedere pronunziata dal giudice dell'udienza preliminare ai sensi dell'articolo 425 è pari a quindici giorni e decorre dalla lettura della motivazione se contestualmente redatta oppure dal trentesimo giorno successivo alla lettura del dispositivo, mentre se il giudice dell'udienza preliminare non deposita i motivi entro il trentesimo giorno oppure fissa irritualmente un termine più lungo per il deposito, il termine è sempre di quindici giorni ma decorre dalla data in cui è notificato alle parti l'avviso di deposito della motivazione (Cass. S.U., n. 21039/2011; Cass. S.U., n. 31312/2002). Correlativamente, se irritualmente sia notificato avviso di deposito prima della scadenza del trentesimo giorno, il termine decorre ugualmente dalla scadenza di tale termine (Cass. VI, n. 23358/2014).

Gli atti abnormi

Il termine per impugnare per cassazione gli atti abnormi è quello ordinariamente previsto per i singoli atti, se applicabile, e decorre dal momento in cui l'impugnante ne abbia avuto conoscenza e, in difetto di prova contraria, tale momento può desumersi dalla dichiarazione resa in proposito dallo stesso ricorrente (Cass. S.U. , n. 34526/2001). Se l'abnormità si concreta nell'inesistenza fisica o giuridica del provvedimento, o nella stasi insuperabile del processo, l'impugnazione è ammessa in ogni tempo (Cass. S.U. , n. 11/1997;Cass. VI, n. 19209/2015; Cass. IV, n. 22470/2015).

In tal senso, è stato di recente ribadito che i termini per la proposizione dell'impugnazione operano anche con riferimento al ricorso per cassazione avverso atti abnormi, salvo che l'atto sia affetto da anomalia genetica così radicale da determinarne l'inesistenza materiale e giuridica (Cass., IV, n. 3939/2022).

I motivi nuovi

I motivi nuovi proposti nel corso del giudizio d'impugnazione devono riguardare i medesimi capi e punti della decisione impugnata che sono stati oggetto di censura nell'originario atto d'impugnazione, sicché sono inammissibili motivi nuovi che introducano questioni nuove e diverse rispetto a quelle trattate nell'atto d'impugnazione (Cass. S.U. , n. 4683/1998 ; Cass. II, n. 17693/2018 ; Cass. VI, n. 6075/2015; Cass. V, n. 4184/2015; Cass. III, n. 18293/2014), anche se si tratti di questioni già sollevate in primo grado, disattese dalla sentenza impugnata e, in tesi, rilevabili anche di ufficio in ogni stato e grado del giudizio (Cass. VI, n. 11399/2015).

Il termine per la presentazione dei motivi nuovi deve essere calcolato avendo riguardo alla prima udienza in cui l'imputato viene ritualmente citato (Cass. II, n. 47108/2021).

La inammissibilità dei motivi originari del ricorso per cassazione non può essere sanata dalla proposizione di motivi nuovi (e sono tali anche le memorie, lì dove contengano questioni ulteriori rispetto a quelle già dedotte), atteso che si trasmette a questi ultimi il vizio radicale che inficia i motivi originari, per l'imprescindibile vincolo di connessione esistente tra gli stessi, e considerata anche la necessità di garantire l'osservanza della disciplina dei termini per proporre impugnazione (Cass. S.U., n. 12778/2020).

In dottrina si è osservato che, fermo restando che i motivi nuovi non possono estendersi a capi della sentenza non già impugnati con i motivi principali, può tuttavia ritenersi legittima la censura, tramite i motivi nuovi, di altri punti della sentenza, sia pure in origine non censurati, che incidano sui medesimi capi impugnati (Bargis, 928).

Tali nuovi motivi, quando tardivamente proposti, non vanno esaminati nemmeno se presentati con memorie difensive (Cass. I, n. 34461/2015), mentre se sono ammissibilmente proposti ma all'interno di una memoria difensiva, vanno esaminati (Cass. III, n. 3200/2015). I motivi nuovi devono essere, a pena di inammissibilità, depositati nella cancelleria del giudice dell'impugnazione e non altrove (Cass. VII, n. 44277/2015; Cass. II, n. 1381/2015), nemmeno nella cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato (Cass. II, n. 1381/2015), e qualora siano spediti per posta la tempestività del deposito si apprezza con riferimento al giorno di pervenimento e non già al giorno di spedizione (Cass. V, n. 7449/2014; Cass. I, n. 44324/2013), mentre è preclusa la spedizione a mezzo telefax (Cass. I, n. 44324/2013). Il termine dilatorio di quindici giorni prima dell'udienza, anch'esso previsto a pena di inammissibilità, va riferito alla prima udienza alla quale l'impugnante sia stato ritualmente citato, sicché esso termine non decorre di nuovo per l'udienza successiva nel caso in cui alla precedente le parti fossero ritualmente avvisate, anche se impedite (Cass. V, n. 29604/2014; Cass. VI, n. 42627/2009). I quindici giorni, peraltro, devono intendersi giorni liberi (Cass. I, n. 16356/2015; Cass. I, n. 3559/1996).

L'omessa o erronea fissazione dei termini per il deposito della motivazione

Se nella sentenza non è indicato alcun termine per il deposito della motivazione, e il giudice non osserva il termine di trenta giorni previsto dalla legge, il termine per l'impugnazione è di trenta giorni e decorre dalla notificazione alla parte dell'avviso di deposito della sentenza (Cass. S.U., n. 5878/1997; Cass. S.U., n. 5857/1994), perché soltanto la fissazione di un termine maggiore di quello ordinario determina l'ampliamento del termine per impugnare (Cass. VI, n. 11/2014; Cass. VI, n. 16825/2010). La decorrenza del termine è collegata alla notificazione dell'avviso di deposito anche nel caso in cui il giudice abbia erroneamente indicato un termine superiore a novanta giorni, come nel caso in cui abbia fatto riferimento a tre mesi (Cass. VI, n. 3914/2016). Non diversamente, nel caso della sentenza di estradizione, il termine per l'impugnazione è pari a quindici giorni trattandosi di procedimento camerale, e resta tale anche nel caso di irrituale fissazione di termine più lungo per il deposito della motivazione, ma decorre dalla data di notificazione dell'avviso di deposito della sentenza (Cass. VI, n. 45127/2014). Il principio si applica anche alle sentenze del giudice di pace, al quale è precluso fissare un termine per il deposito della motivazione diverso da quello di quindici giorni previsto dalla legge (Cass. V, n. 43487/2015; Cass. V, n. 39217/2015; Cass. IV, n. 15697/2015).

La proroga del termine fissato dal giudice

Quando il capo dell'ufficio giudiziario dispone ai sensi dell'articolo 154, comma 4-bis, disp. att., la proroga del termine fissato nel dispositivo della sentenza per il deposito della motivazione (per un periodo massimo di ulteriori novanta giorni), il termine per l'impugnazione decorre dalla scadenza di tale nuovo termine, purché il provvedimento sia notificato alle parti. Qualora la proroga non sia notificata alle parti, oppure il giudice non depositi la motivazione nel termine prorogato, il termine per impugnare decorre dall'avviso di deposito della motivazione (Cass. VI, n. 15477/2014). E' stata ritenuta manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della disciplina dei termini per proporre impugnazione per il difensore lì dove il giudice si sia avvalso della facoltà di cui all'art. 154 comma 4-bis disp. att. (Cass. III n. 31415/2016) .  

Le misure cautelari reali

Il termine per proporre ricorso per cassazione avverso ordinanza del tribunale del riesame che si sia pronunziato in materia di misure cautelari reali non è quello di dieci giorni previsto dall'articolo 311, perché tale norma si riferisce solo alle misure personali e non è richiamata dall'articolo 325, ma il termine di quindici giorni previsto in generale per l'impugnazione dei provvedimenti emessi a séguito di procedimento camerale e decorre dalla data di notificazione dell'avviso di deposito del provvedimento (Cass. S.U., n. 5/1994; Cass. III, n. 13737/2019).

Le ordinanze endoprocessuali che determinano la regressione del giudizio

Le ordinanze endoprocessuali sono generalmente impugnabili insieme con la sentenza, secondo il disposto dell'art. 586. Qualora tuttavia l'ordinanza endoprocessuale determini la regressione del giudizio, che dunque non è definito in quella fase con sentenza, è ammessa l'autonoma impugnazione dell'ordinanza, ed il termine è di quindici giorni decorrenti dalla lettura in udienza del provvedimento, anche se sia abnorme, a meno che, inutilmente scaduto il termine, l'impugnazione sia indispensabile per evitare la definitiva stasi del procedimento, nel qual caso è data impugnazione in ogni tempo (Cass. VI, n. 19209/2015; Cass. I, n. 4477/2014).

La sentenza di patteggiamento

Quando la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti sia pronunziata in fase di indagini preliminari e la motivazione non sia contestualmente redatta, il termine per l'impugnazione, che è sempre di quindici giorni (Cass. IV, n. 31395/2013; Cass. IV, n. 43040/2011; Cass. I, n. 5496/2010; Cass. I, n. 5984/2009), decorre dalla data di notificazione alla parte dell'avviso di deposito del provvedimento (Cass. I, n. 1609/2015). 

Sul tema sono intervenute le Sezioni Unite nel corpo della decisione Cass. S.U., n. 40986/2018 (su un punto preliminare alla trattazione del contrasto interpretativo ad esse devoluto, stante la necessità di valutare la tempestività del ricorso). La lettura delle disposizioni incidenti -operata in tale decisione- muove da una statuizione preliminare : la sentenza di patteggiamento ha un proprio modello legale, rappresentato dal contenuto dell'art.448  (lì dove si afferma che il giudice, nelle varie situazioni procedimentali che possono venire in rilievo pronunzia immediatamente sentenza) e, pertanto, non si applicano, a tale tipologìa di decisione terminativa del procedimento di primo grado, le disposizioni contenute nell'art. 544 c.p.p . La regola legale è dunque quella della motivazione contestuale e non vi è possibilità di indicare nel dispositivo un termine differito di deposito della sentenza. Al contempo, le Sezioni Unite hanno ribadito che, tranne i casi di sentenza pronunciata dopo la chiusura del dibattimento di primo grado o nel giudizio di impugnazione (in sede di sindacato sul diniego del consenso del pubblico ministero o sul rigetto della richiesta) la sentenza di patteggiamento deve ritenersi pronunciata in camera di consiglio . Ne deriva che il termine per proporre impugnazione è pari a giorni quindici, ai sensi dell'art. 585 comma 1 lett. a).  Detto termine decorre dalla pronunzia della sentenza nel caso, ordinario, di motivazione contestuale. Lì dove il giudice abbia irritualmente indicato un termine di deposito dei motivi, ciò, pur non avendo conseguenza alcuna sulla validità della sentenza, non può determinare una diversa decorrenza del termine per impugnare. Pertanto, in tutti i casi di motivazione differita (sia stato o meno indicato un termine di deposito) il termine per proporre impugnazione - pari a giorni quindici - decorre dalla dall'ultima comunicazione o notificazione dell'avviso di deposito, ai sensi dell'art. 585 comma 2 lett. a) c.p.p. Da tale decisione discende, pertanto, l'obbligo di provvedere alla notificazione dell'avviso di deposito della sentenza di patteggiamento, tranne il caso di sentenza emessa con motivazione contestuale (pubblicata in udienza con lettura o sintesi della motivazione) o quello di sentenza sentenza pronunciata dopo la chiusura del dibattimento di primo grado o nel giudizio di impugnazione.  

La sentenza predibattimentale

La sentenza di proscioglimento pronunziata prima dell'apertura del dibattimento ai sensi dell'articolo 469 è impugnabile nel termine di quindici giorni previsto per il rito camerale e decorre, in assenza di altre forme di comunicazione, dalla data di notificazione dell'avviso di deposito (Cass. VI, n. 36374/2014).

La sentenza pronunziata all'esito di giudizio abbreviato

La sentenza pronunziata con il rito abbreviato è equiparata alla sentenza dibattimentale (Cass. VI, n. 12003/2014; Cass. II, n. 49434/2013; Cass. IV, n. 12377/2008). Va ricordato che in tema di giudizio abbreviato la sentenza emessa a conclusione del giudizio di appello tenutosi con le forme camerali (art. 599) - nel cui ambito non vi è dichiarazione di contumacia - deve essere notificata all'imputato non comparso a norma degli artt. 127 comma 7 e 128 e solo dalla data di tale notificazione decorre il termine per impugnare (Cass. S.U., n. 1/2000; Cass. III, n. 29286/2015).Quanto alla decisione di primo grado va segnalato che con la decisione Cass. S.U., 689/2020 è stato affermato il principio per cui la sentenza emessa nel giudizio abbreviato non deve essere notificata per estratto all'imputato assente, in virtù delle modifiche apportate con la l. n. 67/2014, abolitiva dell'istituto della contumacia e della disposizione (art. 548, comma 3) che prevedeva la notifica dell'estratto contumaciale.

Quanto alla decisione di primo grado va segnalato che con la decisione Cass. S.U., 689/2020 è stato affermato il principio per cui la sentenza emessa nel giudizio abbreviato non deve essere notificata per estratto all'imputato assente, in virtù delle modifiche apportate con la l. n. 67/2014, abolitiva dell'istituto della contumacia e della disposizione (art. 548, comma 3) che prevedeva la notifica dell'estratto contumaciale.

L'ordinanza di riparazione per l'ingiusta detenzione

Trattandosi di provvedimento emesso all'esito di procedura camerale, il termine per impugnare per cassazione l'ordinanza di riparazione è pari a quindici giorni e decorre dalla data della notificazione alla parte dell'avviso di deposito dell'ordinanza medesima (Cass. III, n. 26370/2014; Cass. IV, n. 45409/2013).

La disciplina transitoria del giudizio contumaciale

Nella disciplina vigente sino alla emanazione della legge n.67 del 2014 l'omessa notifica dell'estratto contumaciale - se dovuta - determinava la formazione solo apparente del titolo esecutivo, non essendo mai decorsi i termini per impugnare da parte del soggetto contumace (Cass. S.U., n. 35402/2003e ciò anche in ipotesi di impugnazione proposta dal difensore (Cass. I, n. 52358/2014). Da ciò deriva la necessità di precisare in quali casi, in rapporto alla disciplina transitoria dettata con l. n. 118/2014, debba ritenersi necessaria la notifica dell'estratto contumaciale in virtù della ultrattività delle disposizioni previgenti. Il significato della disciplina transitoria è infatti quello di ritenere “ultrattiva” la previgente disciplina della contumacia (con relativo obbligo di notifica dell'estratto della sentenza al contumace) nelle ipotesi di avvenuta dichiarazione di contumacia ante 17 maggio 2014 e di giudizio in corso in tale data, salva l'ipotesi in cui detta contumacia sia derivata da irreperibilità incolpevole. In tal caso, infatti, la nuova disciplina dell'assenza - che prevede l'obbligo di nuova notifica personale all'imputato e la eventuale  sospensione del procedimento - è da ritenersi immediatamente applicabile, non potendosi consentire la prosecuzione del giudizio nei confronti dell'irreperibile. In altre parole, una contumacia dichiarata prima della entrata in vigore della l. n. 67/2014 e che non sia derivante dalla mera irreperibilità resta valida se il giudizio era in corso il 17 maggio del 2014 e ciò impone la notifica dell'estratto contumaciale (Cass. I, n. 20485/2016; Cass. I, n. 36343/2016).     

  

Casistica

Si applica anche al procedimento di sorveglianza il principio per cui in caso di diversa decorrenza del termine per l'impugnazione tra interessato e difensore, si applica per entrambi il termine che scade per ultimo (Cass. I, n. 17630/2013).

Il termine assegnato al pubblico ministero per impugnare le ordinanze del giudice dell'esecuzione decorre dalla data di pervenimento in segreteria del provvedimento (Cass. I, n. 3872/2013).

Il termine per impugnare la sentenza contumaciale decorre dalla scadenza del termine stabilito dalla legge per il deposito della sentenza, ancorchè la notifica dell'estratto contumaciale sia avvenuta prima di detta scadenza (Cass. II, n. 21486/2019).

L' adempimento della lettura della sentenza, comprensiva di dispositivo e motivazione ove questa sia contestuale, deve risultare con certezza, ai fini della pubblicazione e, quindi, della decorrenza del termine di impugnazione, dal verbale di udienza che costituisce unico dato rilevante ai fini della decorrenza del termine di impugnazione (Cass., I, n. 28610/2021).

Ai fini dell'individuazione del "dies a quo" per l'impugnazione, è ritualmente produttiva di effetti la lettura del provvedimento in udienza qualora l'imputato, per problemi tecnici legati al collegamento in videoconferenza, non ne abbia recepito il contenuto ma i suoi difensori siano stati regolarmente presenti (Cass., IV, n. 28191/2021).

  In tema di confisca di prevenzione, il ricorso per cassazione avverso la decisione di rigetto della richiesta di revocazione ex art. 28 d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, da presentarsi nelle forme di cui all'art. 630 e ss. cod. proc. pen., deve essere proposto nel termine di quindici giorni ai sensi dell'art. 585, comma 1, lett. a), cod. proc. pen. (Cass., VI, n. 23391/2022).

La  mancata traduzione della sentenza nella lingua nota all'imputato alloglotta che non conosce la lingua italiana non integra un'ipotesi di nullità ma, se vi sia stata specifica richiesta della traduzione, i termini per impugnare, nei confronti del solo imputato, decorrono dal momento in cui egli abbia avuto conoscenza del contenuto del provvedimento nella lingua a lui nota (Cass., VI, n. 40556/2022). 

Profili di diritto intertemporale relativi alla impugnazione della decisione emessa nei confronti dell’imputato assente

Il regime transitorio relativo alla modifica apportata con il d.lgs. n. 150 del 2002 (incremento del termine per la impugnazione proposta a favore dell'assente, di cui al comma1 bis) è stato determinato dal legislatore nel senso che le nuove disposizioni trovano applicazione esclusivamente nella ipotesi di decisione emessa in data successiva al 30 dicembre 2022 (ai sensi dell' art. 89, comma 3 del medesimo d.lgs.  le disposizioni degli articoli 157-ter, comma 3, 581, commi 1-ter e 1-quater, e 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale si applicano per le sole impugnazioni proposte avverso sentenze pronunciate in data successiva a quella di entrata in vigore del presente decreto).

Bibliografia

Bargis, Impugnazioni, in Conso-Grevi-Bargis, Compendio di procedura penale, Padova, 2012.

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