Codice di Procedura Penale art. 587 - Estensione dell'impugnazione.Estensione dell'impugnazione. 1. Nel caso di concorso di più persone in uno stesso reato [110 c.p.], l'impugnazione proposta da uno degli imputati, purché non fondata su motivi esclusivamente personali, giova anche agli altri imputati [592 2, 595 3, 601 1]. 2. Nel caso di riunione di procedimenti per reati diversi [17], l'impugnazione proposta da un imputato giova a tutti gli altri imputati soltanto se i motivi riguardano violazioni della legge processuale e non sono esclusivamente personali. 3. L'impugnazione proposta dall'imputato giova anche al responsabile civile [83 s.] e alla persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria [89]. 4. L'impugnazione proposta dal responsabile civile o dalla persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria giova all'imputato anche agli effetti penali, purché non sia fondata su motivi esclusivamente personali. InquadramentoL'art. 587 regolamenta l'estensione ai non impugnanti degli effetti della impugnazione proposta - in caso di concorso nel reato - da uno dei concorrenti. Il presupposto per l'estensione è rappresentato dal fatto che i motivi proposti non siano esclusivamente personali (come ad es. il riconoscimento di circostanze attenuanti generiche o il contributo di minima importanza) . Il concorrente nel medesimo reato non impugnante, pertanto, nel caso di motivo “estensibile” va citato nel giudizio di appello (art. 601 comma 1 ) di cui diventa parte e ciò garantisce la cognizione comune (sul medesimo reato commesso in concorso) ed evita il passaggio in giudicato della decisione nei suoi confronti. Analogo obbligo di citazione (del coimputato per il medesimo fatto, non ricorrente) sussiste nel caso in cui la Corte di Cassazione abbia annullato con rinvio la sentenza di secondo grado, salvo che il motivo dell'annullamento sia esclusivamente personale (art. 627 comma 5) . L' effetto estensivo si produce, inoltre, in caso di unica decisione cumulativa con cui siano stati giudicati fatti di reato diversi, lì dove il motivo proposto dall'impugnante riguardi violazione di norme processuali e possa essere ritenuto comune. Ciò pone il tema della mancata osservanza di tale obbligo di citazione aggiuntiva del soggetto non impugnante (violazione dell'art. 601 o dell'art. 627). La giurisprudenza ritiene che la decisione non impugnata dai soggetti pretermessi passi - nelle more - in giudicato ma costoro sono ritenuti titolari della facoltà di promuovere incidente di esecuzione - lì dove si sia prodotto un giudicato favorevole ed estensibile a seguito della definizione della impugnazione proposta dal soggetto diligente - nel cui ambito il giudice dell'esecuzione è titolare del potere di intervenire sul titolo esecutivo, eliminando la pronunzia di condanna o ridimensionandone gli effetti in rapporto ai contenuti della decisione emessa in sede di impugnazione (in ciò si rende più agevole il riequilibrio della tutela che, in caso diverso, sarebbe assicurata esclusivamente dal giudizio di revisione di cui all'art. 630, comma 1, lett. a). L'impugnazione proposta dall'imputato, inoltre, va estesa al responsabile civile e alla persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria (per il medesimo fatto), così come quella proposta da tali soggetti può giovare all'imputato, purché non sia fondata su motivi esclusivamente personali. L'estensione degli effetti favorevoli dell'impugnazioneIn generale, gli effetti favorevoli dell'impugnazione proposta dall'imputato diligente per motivi non esclusivamente personali si estendono anche al coimputato concorrente che non abbia proposto impugnazione o abbia proposto impugnazione inammissibile o vi abbia successivamente rinunziato (Cass. S.U., n. 30347/2007; Cass., I, n. 2940/2014), mentre è esclusa nel caso in cui l'impugnazione del coimputato sia stata decisa nel merito (Cass. III, n. 43296/2014; Cass. II, n. 40254/2014; Cass. II, n. 8026/2014). La dottrina ha sottolineato che la norma tende a garantire il principio di parità di trattamento (Galati-Zappalà, 476) ed a prevenire il conflitto teorico di giudicati (Lozzi, 668). La separazione dei processiPoiché il principio dell'estensione opera nei confronti di più persone concorrenti nello stesso reato, o imputate di reati diversi in procedimenti riuniti ma in tal caso limitatamente alle questioni processuali, il principio di unicità della sentenza di condanna va inteso in senso non rigidamente formale, sicché la separazione dei processi non osta all'estensione nei confronti degli originari coimputati, non impugnanti, degli effetti favorevoli della sentenza pronunziata a séguito di impugnazione proposta da altri originari coimputati, che non dipendano da ragioni esclusivamente personali degli impugnanti (Cass. I, n. 8861/2015; Cass. V, n. 30428/2011), salvo che la separazione sia dipesa da scelte dei coimputati non impugnanti che abbiano introdotto riti alternativi incompatibili con l'estensione degli effetti favorevoli, come nel caso dell'applicazione della pena su richiesta delle parti (Cass. III, n. 43296/2014; Cass. II, n. 40254/2014; Cass. II, n. 8026/2014; Cass. I, n. 18351/2013; Cass. I, n. 16678/2013). L'estensione della sentenza che dichiara l'estinzione del reato per prescrizione o remissione di querelaRisolvendo un contrasto interpretativo, la decisione Cass. S.U., n. 3391/2018 ha affermato che La declaratoria di estinzione del reato per prescrizione non può essere pronunciata anche nei confronti del coimputato non impugnante in forza dell'effetto estensivo dell'impugnazione previsto dall'art. 587, comma 1, se il giudicato di colpevolezza nei suoi confronti si è formato prima del verificarsi della predetta causa estintiva. (In motivazione la S.C. ha chiarito che l'opzione del coimputato impugnante di protrarre il procedimento configura una scelta processuale "esclusivamente personale" che rende perciò inoperante l'art. 587, comma 1 con riguardo alla prescrizione). In seguito a tale arresto, è stato anche precisato (Cass. II n. 17603/2019) che la situazione non cambia nella ipotesi in cui il coimputato abbia impugnato tardivamente la sentenza di primo grado. Anche in tal caso costui non può beneficiare dell'effetto estintivo prodottosi nel giudizio 'proseguito' dall'impugnante, atteso che il giudicato si è formato, nei confronti dell'impugnante tardivo, prima del maturare della prescrizione. L'estensione della riqualificazione del fattoNel caso in cui, a séguito dell'impugnazione da parte del coimputato diligente, sia stata mutata in senso a lui favorevole la qualificazione giuridica del fatto, gli effetti della riqualificazione, che non dipendano da cause esclusivamente personali, si estendono anche ai coimputati concorrenti non impugnanti, a condizione che la riqualificazione non costituisca violazione del diritto di difesa per violazione del contraddittorio (Cass. V, n. 30971/2015). Gli effetti processuali dell'estensioneL'accoglimento dell'impugnazione dell'imputato diligente, di cui si giovi il coimputato la cui impugnazione sia stata dichiarata inammissibile, preclude la condanna di quest'ultimo al pagamento delle spese processuali (Cass. IV, n. 46344/2014), sebbene si registri un precedente orientamento di segno contrario (Cass. I, n. 1385/1995; Cass. I, n. 10354/1985) di recente ribadito per la fase di legittimità (Cass. I, n. 30737/2015). Gli imputati non impugnanti che si giovino degli effetti favorevoli dell'impugnazione proposta dal coimputato diligente hanno altresì diritto a partecipare alle successive fasi del giudizio, in particolare al giudizio d'appello, di cassazione, che ha il potere di estendere direttamente gli effetti favorevoli (Cass. III, n. 20509/2011; Cass. V, n. 7557/1999), e di rinvio (Cass. IV, n. 47323/2014; Cass. VI, n. 16509/2010), ma i motivi di gravame non si estendono, sicché il coimputato non impugnante non ha diritto all'esame di un motivo di doglianza da lui non proposto e dichiarato assorbito dall'accoglimento di altro motivo (Cass. I, n. 44319/2014), e nel caso in cui l'impugnazione dell'imputato diligente non sia accolta, il coimputato destinatario dell'effetto estensivo non è titolare di autonomo diritto di impugnazione di tale decisione, ma ha diritto di godere dell'effetto estensivo dell'ulteriore impugnazione proposta dall'imputato diligente (Cass. II, n. 49444/2013; Cass. VI, n. 46202/2013; Cass. III, n. 10223/2013), fermo restando che qualora i coimputati non impugnanti destinatari del diritto all'estensione non siano stati citati a partecipare al giudizio d'impugnazione e non abbiano beneficiato effettivamente dell'estensione degli effetti favorevoli applicati al coimputato diligente, possono invocare il beneficio mediante ricorso al giudice dell'esecuzione nella forma dell'incidente esecutivo (Cass. I, n. 1454/2014; Cass. I, n. 16678/2013; Cass. VI n. 29408/2018). La mera proposizione dell'impugnazione da parte del coimputato diligente, tuttavia, non determina la sospensione dell'esecuzione della sentenza irrevocabile nei confronti dei coimputati, perché tale effetto si genera soltanto nel momento in cui l'impugnazione sia accolta (Cass. S.U., n. 9/1995; Cass. I, n. 52972/2014; Cass. I n. 9929/2020). La dottrina ha fieramente avversato questa soluzione, ritenendo maggiormente conforme al sistema, ed al principio di non colpevolezza, ritenere che l'effetto estensivo dell'impugnazione si ponga, invece che come uno strumento per travolgere il giudicato all'esito dell'accoglimento dell'appello proposto dall'imputato diligente, come una causa di sospensione della formazione del giudicato dipendente dalla proposizione di quell'appello (Lozzi, 668; Galati-Zappalà, 479; Cordero, 1108). Gli effetti civili dell'estensioneL'estensione degli effetti favorevoli dell'impugnazione ha natura penalistica. Pertanto essa si estende alle statuizioni civili che dipendono dalle statuizioni penali destinatarie dell'estinzione degli effetti favorevoli al reo, ma non già alle statuizioni civili in quanto tali, pertanto il coimputato non impugnante non può giovarsi dell'impugnazione del coimputato diligente che abbia ad oggetto le sole statuizioni civili (Cass. V, n. 32352/2014; Cass. IV, n. 12489/2000). Le misure cautelari personaliIl principio dell'estensione si applica anche alla materia cautelare, purché la decisione più favorevole non sia stata annullata (Cass. I, n. 8244/2010), e non vi osta la frammentazione dei procedimenti (Cass. S.U., n. 41/1996; Cass. V, n. 30428/2011; Cass. I, n. 8139/2010). In tema di effetto estensivo dell'impugnazione in materia cautelare, la frammentazione del procedimento derivante dalla diversità dei mezzi di impugnazione proposti non preclude l'estensione degli effetti favorevoli della decisione allorché il vizio del provvedimento cautelare sia così radicale da essere necessariamente comune a tutti i coindagati (Cass., VI, n. 10809/2021). Le misure cautelari reali Il principio dell'estensione si applica anche alle misure cautelari reali ed al sequestro probatorio, purché il procedimento sia unitario (Cass. S.U., n. 19046/2012; Cass. II, n. 8056/2014). La diminuente per il rito abbreviatoSi tratta di diminuente non personale, sicché nel caso in cui, denegata in primo grado, sia riconosciuta dal giudice dell'impugnazione nei confronti dell'imputato diligente, va estesa anche ai coimputati anche non impugnanti (Cass. II, n. 3750/2013; Cass. IV, n. 45496/2008; Cass. V, n. 25074/2002). CasisticaAi fini dell'operatività dell'istituto dell'estensione dell'impugnazione, di cui all'art. 587, deve considerarsi non ricorrente anche il coimputato presente nel giudizio di cassazione che non abbia impugnato il punto della decisione annullata dalla S.C. in accoglimento di motivi non esclusivamente personali proposti da altro imputato con estensione degli effetti che va direttamente disposta dal giudice di legittimità, ove non sia necessario il giudizio di rinvio (Cass. VI, n. 1940/2016; Cass. II, n.4159/2020). Gli effetti della sentenza di annullamento con rinvio pronunciata dalla Corte di cassazione in merito alla eccezione di incompetenza per territorio si estendono anche ai coimputati non impugnanti, i quali devono poter partecipare al giudizio di rinvio (Cass., II, n. 26771/2021). Non è proponibile il ricorso straordinario per cassazione per errore di fatto per rimediare all'omessa estensione degli effetti favorevoli della sentenza impugnata dall'imputato diligente nei confronti del coimputato non impugnante da parte della corte di cassazione, dal momento che il coimputato ha diritto a partecipare al giudizio di rinvio (Cass. VI, n. 46202/2013). BibliografiaBargis, Impugnazioni, in Conso-Grevi-Bargis, Compendio di procedura penale, Padova, 2012; Cordero, Procedura penale, Milano, 2012; Galati-Zappalà, Le impugnazioni, in Siracusano-Galati-Tranchina-Zappalà, Diritto processuale penale, Milano, 2011; Lozzi, Lezioni di procedura penale, Milano, 2013. |