Codice di Procedura Penale art. 599 - Decisioni in camera di consiglio con la partecipazione delle parti 1 2 .

Raffaello Magi

Decisioni in camera di consiglio con la partecipazione delle parti12.

 1. Quando dispone che l'udienza si svolga con la partecipazione delle parti, la corte provvede con le forme previste dall'articolo 127, oltre che nei casi particolarmente previsti dalla legge, quando l'appello ha ad oggetto una sentenza pronunciata a norma dell'articolo 442 o quando ha esclusivamente per oggetto la specie o la misura della pena, anche con riferimento al giudizio di comparazione fra circostanze, o l'applicabilità delle circostanze attenuanti generiche, di pene sostitutive, della sospensione della pena o della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziario3

2. L'udienza è rinviata se sussiste un legittimo impedimento dell'imputato che ha manifestato la volontà di comparire [127 4, 420-ter].

3. Nel caso di rinnovazione dell'istruzione dibattimentale, il giudice assume le prove in camera di consiglio, a norma dell'articolo 603, con la necessaria partecipazione del pubblico ministero e dei difensori. Se questi non sono presenti quando è disposta la rinnovazione, il giudice fissa una nuova udienza e dispone che copia del provvedimento sia comunicata [153] al pubblico ministero e notificata ai difensori 4.

4. 5.

5. 6.

 

 

 

[1] Rubrica modificata dall'articolo 34, comma 1, lett. e) num. 2) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 che ha aggiunto le parole seguenti: «con la partecipazione delle parti»Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto  dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199  e, da ultimo, dall'art. 17 , comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112.

[2] Con riferimento alle misure urgenti per contrastare l’emergenza epidemiologica da COVID-19,  v. art. 23 d.l. 9 novembre 2020, n. 149, per le modalità di assunzione delle deliberazioni nei giudizi penali di appello. Successivamente l'intero decreto è stato abrogato dall'articolo 1, comma 2, della legge 18 dicembre 2020, n. 176. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo decreto. V. ora l'art. 23-bis del d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 176. Da ultimo, v. art. 16 , comma 1, d.l. 30 dicembre 2021, n. 228, conv., con modif. in l. 25 febbraio 2022, n. 15, che stabilisce che «Le disposizioni di cui all'articolo 221, commi 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 10 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nonché le disposizioni di cui all'articolo 23, commi 2, 6, 7, 8, primo, secondo, terzo, quarto e quinto periodo, 8-bis, primo, secondo, terzo e quarto periodo, 9, 9-bis e 10, e agli articoli 23-bis, commi 1, 2, 3, 4 e 7, e 24 del decreto-legge 28 ottobre 2020 n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, in materia di processo civile e penale, continuano ad applicarsi fino alla data del 31 dicembre 2022»; in particolare, ai sensi dell'art. 16, comma 1-bis, aggiunto in sede di conversione, l'art. 23, comma 4, del d.l. n. 137/2020 cit., in materia di processo penale, continua ad applicarsi fino alla data di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19. V. anche art. 16, comma 2, d.l. n. 228, cit.

[3] Comma sostituito dall'articolo 34, comma 1, lett. e) num. 1) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, il testo precedente alla sostituzione era il seguente:<<1. Quando l'appello ha esclusivamente per oggetto la specie o la misura della pena , anche con riferimento al giudizio di comparazione fra circostanze , o l'applicabilità delle circostanze attenuanti generiche , di sanzioni sostitutive, della sospensione condizionale della penao della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale , la corte provvede in camera di consiglio con le forme previste dall'articolo 127 >>,  in vigore dal 30 dicembre 2022, ai sensi dell’art. 99-bis d.ls., n. 150, cit., inserito dall’art. 6 d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.  Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto  dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199  e, da ultimo, dall'art. 17 , comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112.. Con riferimento alla formulazione precedente la sostituzione, per le sanzioni sostitutive, v. artt. 53 s. l. 24 novembre 1981, n. 689; v. anche Corte cost., che con ordinanza 12 ottobre 1990, n. 449, ha dichiarato la manifesta infondatezza di una questione di costituzionalità riguardante gli artt. 4434, 599 e 1278 c.p.p., sollevata sull'erroneo presupposto interpretativo secondo il quale la decisione in camera di consiglio adottata dal giudice di appello in caso di gravame avverso una sentenza pronunciata a seguito di giudizio abbreviato debba assumere la forma dell'ordinanza. Al riguardo la Corte ha rilevato che la regola generale posta dall'art. 6051 impone che la decisione in camera di consiglio prevista dall'art. 599 sia assunta con sentenza, salvi i casi espressamente indicati da tale articolo. 

[4] Sull'applicabilità dell'art. 603 nel giudizio abbreviato d'appello, v. Corte cost. 19 dicembre 1991, n. 470 sub art. 443.

[5] Comma introdotto dall'art. 1 l. 19 gennaio 1999, n. 14. La l. n. 14 del 1999 ha «ripristinato» la norma vigente anteriormente alla sentenza della Corte cost. 10 ottobre 1990, n. 435, con la quale la Corte aveva dichiarato l'illegittimità, per eccesso di delega, dell'art. 5994 e 5, e dell'art. 602, nella parte in cui consentivano «la definizione del procedimento nei modi ivi previsti anche al di fuori dei casi elencati nel comma 1 dello stesso art. 599» e successivamente abrogato dall'art. 2 d.l.23 maggio 2008, n. 92, conv., con modif., dalla legge 24 luglio 2008, n. 125. Il testo precedente l'ultima modifica recitava: «4. La corte, anche al di fuori dei casi di cui al comma 1, provvede in camera di consiglio altresì quando le parti, nelle forme previste dall'articolo 589, ne fanno richiesta dichiarando di concordare sull'accoglimento, in tutto o in parte, dei motivi di appello, con rinuncia agli altri eventuali motivi. Se i motivi dei quali viene chiesto l'accoglimento comportano una nuova determinazione della pena, il pubblico ministero, l'imputato e la persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria indicano al giudice anche la pena sulla quale sono d'accordo». V. l'art. 3 della stessa legge.

[6] Comma introdotto dalla l. 19 gennaio 1999, n. 14, la quale ha «ripristinato» la norma vigente anteriormente alla sentenza della Corte cost. n. 435 del 1990 citata nella nota precedente e successivamente abrogato dall'art. 2 d.l.23 maggio 2008, n. 92, conv., con modif., dalla legge 24 luglio 2008, n. 125. Il testo precedente l'ultima modifica recitava: «Il giudice, se ritiene di non potere accogliere, allo stato, la richiesta, ordina la citazione a comparire al dibattimento. In questo caso la richiesta e la rinuncia perdono effetto, ma possono essere riproposte nel dibattimento».

Inquadramento

L'oggetto del giudizio di secondo grado, delimitato dai motivi, condiziona le modalità di trattazione (v. sub art. 598-bis per la comprensione del nuovo assetto post d.lgs. n. 150/2022). Lì dove l'appellante abbia sottoposto a critica questioni relative al trattamento sanzionatorio (specie o misura della pena, anche in rapporto al giudizio di comparazione tra circostanze, o applicabilità delle circostanze attenuanti generiche) o alla applicazione di sanzioni sostitutive o benefici di legge, nonché in tutti i casi di appello avverso decisione emessa in sede di rito abbreviato, la corte di appello provvede in camera di consiglio con le forme previste dall'art. 127, nelle ipotesi di fissazione ex officio o di intervenuta richiesta di trattazione partecipata. Tale modalità di trattazione nel caso di scelta ex officio va indicata nel decreto di citazione. Secondo tale assetto la trattazione camerale partecipata è ricollegata alla semplicità dell'oggetto del giudizio. Il comma 2 prevede, in ogni caso, il rinvio dell'udienza se sussiste un legittimo impedimento dell'imputato che ha manifestato la volontà di comparire.

Al comma 3 è prevista l'ipotesi di rinnovazione dell'istruzione dibattimentale, con partecipazione necessaria del pubblico ministero e dei difensori. L'udienza resta una camerale partecipata.

È intervenuta l'abrogazione del comma 4 e del comma 5 (con il d.lgs. n. 150/2022) in ragione della nuova disciplina del concordato con rinuncia ai motivi di appello.

Verrà pertanto riportata, nei limiti della utilità, la giurisprudenza maturata durante la vigenza del precedente testo di legge.

Quanto alla disciplina emergenziale è stato ritenuto che l'omessa valutazione delle conclusioni scritte inviate dalla difesa a mezzo PEC ex art. 23-bis d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, conv., con modif.,in l. 18 dicembre 2020 n. 176, integra un'ipotesi di nullità generale a regime intermedio per lesione del diritto di intervento dell'imputato, ai sensi dell'art. 178, comma 1, lett. c), c.p.p., a condizione che esse abbiano un autonomo contenuto argomentativo volto a sostenere le ragioni del gravame, perché solo in tal caso costituiscono effettivo esercizio del diritto di difesa (Cass. VI, n. 44424/2022).

La volontà dell'imputato di partecipare all'udienza in camera di consiglio

L'imputato può manifestare, personalmente e non a mezzo del difensore (Cass. V, n. 30788/2014), la volontà di partecipare all'udienza in camera di consiglio sia esprimendo formale richiesta sia mediante comportamenti concludenti (Cass. S.U., n. 4694/2012), e tale volontà, espressa una volta, vale per tutte le successive udienze in assenza specifica rinunzia (Cass. IV, n. 45392/2013). L'imputato ha diritto di partecipare all'udienza anche se detenuto o sottoposto a misure limitative della libertà personale in luogo posto al di fuori della circoscrizione del giudice competente, purché abbia manifestato la volontà di essere presente all'udienza (Cass. S.U., n. 35399/2010) in modo tempestivo, così da consentire di organizzare la sua traduzione in udienza od autorizzare la sua comparizione a piede libero (Cass. III, n. 50443/2015; Cass. VI, n. 36128/2014; Cass. II, n. 5950/2014), e la violazione della regola è sanzionata con la nullità assoluta del provvedimento che definisce il giudizio (Cass. S.U., n. 35399/2010).

La deducibilità delle nullità relative agli avvisi

Il termine ultimo per eccepire la nullità di ordine generale a regime intermedio derivante dall'omessa notifica ad uno dei due difensori del decreto di citazione è la pronunzia della sentenza d'appello, anche se all'udienza non siano presenti né l'imputato né l'altro difensore ritualmente citati (Cass. S.U., n. 22242/2011; Cass. II, n. 28563/2015; Cass. II, n. 21631/2015). Tale termine si applica anche alla nullità derivante dalla violazione del termine dilatorio, anch'essa di ordine generale a regime intermedio (Cass. V, n. 39221/2015).

L'impedimento dell'imputato e del difensore

La norma in commento prevede espressamente che qualora l'imputato che abbia manifestato la volontà di comparire all'udienza sia impedito, il giudizio deve essere rinviato ad altra udienza, perché, come sottolineato dalla dottrina, il rito camerale d'appello è caratterizzato da maggiori garanzie difensive rispetto al medesimo rito di primo grado, governato dalla disciplina dell'articolo 127 (Bargis, 962; Gaeta-Macchia, 572).

Non così nel caso in cui sia impedito il difensore, perché nel procedimento d'appello in camera di consiglio, tranne che per l'ipotesi del giudizio di secondo grado su decisione emessa in sede di rito abbreviato, il legittimo impedimento del difensore è privo di rilievo (Cass. S.U., n. 7551/1998; Cass. IV, n. 25143/2015; Cass. V, n. 25501/2015; Cass. VI, n. 51498/2013; Cass. I, n. 5722/2013; Cass. I, n. 6907/2012). Occorre ricordare che l'astensione del difensore dalla celebrazione delle udienze non è qualificabile come impedimento del difensore ma come esercizio di un diritto di libertà regolato da fonti normative regolamentari (Cass. S.U., n. 40187/2014; Cass. VI, n. 1826/2014; Cass. VI, n. 18753/2014), e pertanto il giudice deve valutare se esso sia esercitato nel rispetto delle norme che lo regolano (Cass. S.U., n. 40187/2014; Cass. VI, n. 11638/2015) e, in caso affermativo, il procedimento camerale d'appello deve essere rinviato (Cass. I, n. 3113/2015) anche se sia trattato nelle forme camerali (Cass. III, n. 19856/2014), purché il difensore ne abbia fatto richiesta (Cass. II, n. 18681/2015; Cass. VI, n. 47285/2015), a pena di nullità di ordine generale a regime intermedio (Cass. S.U., n. 15232/2015; Cass. II, n. 45158/2015) della sentenza definitoria del giudizio, sanata se non eccepita prima della pronunzia di quest'ultima (Cass. II, n. 32990/2015), dal momento che il procedimento camerale d'appello non prevede la partecipazione necessaria del difensore (Cass. IV, n. 25143/2015). Va evidenziato, tuttavia, che in ipotesi di giudizio camerale di appello derivante da decisione emessa a seguito di rito abbreviato, le Sezioni Unite (n. 41432/2016) hanno di recente mutato indirizzo (aderendo a quanto affermato da Cass. VI n. 10157/2015) circa l'assenza di rilievo del legittimo impedimento del difensore, affermando che rileva - in tal caso - il legittimo impedimento del difensore di fiducia dell'appellante che abbia manifestato la volontà di prendere parte alla udienza ma sia stato impossibilitato a comparire (nel caso in esame per ragioni di salute).

Il giudizio d'appello con il rito abbreviato

Il giudizio abbreviato in grado d'appello si svolge nelle forme camerali a prescindere dai motivi d'appello e dalle richieste dell'appellante, ed anche se questi richieda procedersi in udienza pubblica (Cass. I, n. 8163/2015). Nel giudizio abbreviato d'appello le parti non hanno diritto a richiedere l'assunzione di ulteriori prove, ma il giudice d'appello ha il potere di disporre d'ufficio prove nuove che siano indispensabili per la decisione, che le parti possono sollecitare (Cass. S.U., n. 930/1996; Cass. VI, n. 21314/2015; Cass. IV, n. 6274/2015). L'imputato detenuto che abbia manifestato tempestivamente la volontà di comparire in udienza ha diritto di presenziare al giudizio camerale di appello avverso sentenza pronunciata in giudizio abbreviato, anche se ristretto in luogo posto fuori dalla circoscrizione del giudice procedente (Cass. S.U., n. 35399/2010). Va ricordato, sul punto, che l'art. 45-bis disp. att. prevede anche per le udienze camerali la partecipazione all'udienza a distanza mediante video-collegamento nelle ipotesi di cui all'art. 146-bis disp. att.

L’omesso avviso al difensore di fiducia della data fissata per la celebrazione della udienza di appello su sentenza emessa in rito abbreviato determina nullità di ordine generale intermedio che non è sanata dalla mancata eccezione del vizio di notifica da parte del sostituto di ufficio (Cass. V, n.11756/2020).

La legittimità del procedimento camerale

Il divieto per l'imputato di chiedere che il procedimento d'appello in camera di consiglio si svolga in udienza pubblica è compatibile con l'articolo 6 della Cedu, a condizione che il giudizio di primo grado si sia svolto o si sia potuto svolgere in forma pubblica, dal momento che la norma citata prevede il diritto dell'imputato di ottenere la trattazione in forma pubblica di almeno un grado di giudizio (Cass. I, n. 8163/2015). La celebrazione del giudizio di appello con il rito camerale fuori dai casi previsti dall'art. 599 determina una nullità relativa soggetta ai limiti di deducibilità di cui all'art. 182 (Cass. II n. 3663/2016;  Cass., V, n. 14863/2021 ).

La pubblicazione della sentenza

La pubblicazione della sentenza d'appello deve avvenire mediante lettura del dispositivo (Spangher, 3215), tuttavia qualora sia invece solo depositata in cancelleria, non ricorre alcuna nullità, ma soltanto la postergazione della decorrenza dei termini per proporre impugnazione (Cass. S.U., n. 12822/2010; Cass. V, n. 3547/2015). In ogni caso, la sentenza definitoria del giudizio d'appello deve essere notificata all'imputato non comparso, e dalla data della notificazione decorre il termine per impugnare (Cass. S.U., n. 1/2000), anche nel caso in cui la sentenza sia stata pubblicata mediante lettura del dispositivo in udienza (Cass. III, n. 29286/2015; Cass. III, n. 17846/2005). Nel caso in cui il procedimento sia iniziato in forma pubblica, e nel corso di esso l'imputato abbia rinunziato a parte dei motivi, insistendo in motivi che avrebbero, se proposti in esclusiva, determinato la trattazione dell'appello nelle forme camerali, non si verifica mutamento del rito, sicché il procedimento resta regolato dalla disciplina dell'appello nelle forme pubbliche, e l'imputato non ha diritto alla notificazione della sentenza (Cass. I, n. 16672/2013).

Quanto alla decisione di primo grado va segnalato che con la decisione Cass. n. 689/2020 è stato affermato il principio per cui la sentenza emessa nel giudizio abbreviato non deve essere notificata per estratto all’imputato assente, in virtù delle modifiche apportate con la l. n. 67/2014, abolitiva dell’istituto della contumacia e della disposizione (art. 548 comma 3) che prevedeva la notifica dell’estratto contumaciale.

Bibliografia

Spangher, Atti processuali penali, Milano, 2013; Gaeta-Macchia, L'appello, in Spangher, Trattato di procedura penale, Torino, 2009; Bargis, Impugnazioni, in Conso-Grevi-Bargis, Compendio di procedura penale, Padova, 2012; Garavelli, Art. 599, in Chiavario, Commento al nuovo codice di procedura penale, Torino, 1989-1991.

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