Codice di Procedura Penale art. 604 - Questioni di nullità.Questioni di nullità. 1. Il giudice di appello, nei casi previsti dall'articolo 522, dichiara la nullità in tutto o in parte della sentenza appellata e dispone la trasmissione degli atti al giudice di primo grado [24, 6231b], quando vi è stata condanna per un fatto diverso [516] o applicazione di una circostanza aggravante [517] per la quale la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato o di una circostanza aggravante ad effetto speciale [63 c.p.], sempre che non vengano ritenute prevalenti o equivalenti circostanze attenuanti. 2. Quando sono state ritenute prevalenti o equivalenti circostanze attenuanti o sono state applicate circostanze aggravanti diverse da quelle previste dal comma 1, il giudice di appello esclude le circostanze aggravanti, effettua, se occorre, un nuovo giudizio di comparazione [69 c.p.] e ridetermina la pena. 3. Quando vi è stata condanna per un reato concorrente [517] o per un fatto nuovo [518], il giudice di appello dichiara nullo il relativo capo della sentenza ed elimina la pena corrispondente, disponendo che del provvedimento sia data notizia al pubblico ministero per le sue determinazioni. 4. Il giudice di appello, se accerta una delle nullità indicate nell'articolo 179, da cui sia derivata la nullità del provvedimento che dispone il giudizio [429, 450, 456, 464, 552] o della sentenza di primo grado [529 s.], la dichiara con sentenza e rinvia gli atti al giudice che procedeva quando si è verificata la nullità. Nello stesso modo il giudice provvede se accerta una delle nullità indicate nell'articolo 180 che non sia stata sanata e da cui sia derivata la nullità del provvedimento che dispone il giudizio o della sentenza di primo grado. 5. Se si tratta di altre nullità che non sono state sanate [183, 184], il giudice di appello può ordinare la rinnovazione degli atti nulli [185] o anche, dichiarata la nullità, decidere nel merito, qualora riconosca che l'atto non fornisce elementi necessari al giudizio. 5-bis. Nei casi in cui nel giudizio di primo grado si è proceduto in assenza dell'imputato, se vi è la prova che la dichiarazione di assenza è avvenuta in mancanza dei presupposti previsti dall'articolo 420-bis, commi 1, 2 e 3, il giudice di appello dichiara la nullità della sentenza e dispone la trasmissione degli atti al giudice che procedeva quando si è verificata la nullità. La nullità è sanata se non è stata eccepita nell'atto di appello. In ogni caso, la nullità non può essere rilevata o eccepita se risulta che l'imputato era a conoscenza della pendenza del processo ed era nelle condizioni di comparire in giudizio prima della pronuncia della sentenza impugnata1. 5-ter. Fuori dai casi previsti dal comma 5-bis, ferma restando la validità degli atti regolarmente compiuti in precedenza, l'imputato è sempre restituito nel termine per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto: a) se fornisce la prova che, per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, si è trovato nell'assoluta impossibilità di comparire in tempo utile per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto e che non ha potuto trasmettere tempestivamente la prova dell'impedimento senza sua colpa; b) se, nei casi previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo 420-bis, fornisce la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non essere potuto intervenire senza sua colpa in tempo utile per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto2. 5-quater. Nei casi di cui al comma 5-ter, il giudice di appello annulla la sentenza e dispone la trasmissione degli atti al giudice della fase nella quale può essere esercitata la facoltà dalla quale l'imputato è decaduto, salvo che questi chieda l'applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444 ovvero l'oblazione o esclusivamente la rinnovazione dell'istruzione dibattimentale. In questi casi provvede il giudice di appello. Quando il giudice di appello rigetta l'istanza di applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444 o di oblazione, le stesse non possono essere riproposte3. 6. Quando il giudice di primo grado ha dichiarato che il reato è estinto [150 s. c.p.; 531] o che l'azione penale non poteva essere iniziata o proseguita [336 s., 529], il giudice di appello, se riconosce erronea tale dichiarazione, ordina, occorrendo, la rinnovazione del dibattimento [603] e decide nel merito. 7. Quando il giudice di primo grado ha respinto la domanda di oblazione [162, 162-bis c.p.], il giudice di appello, se riconosce erronea tale decisione, accoglie la domanda e sospende il dibattimento [477] fissando un termine massimo non superiore a dieci giorni per il pagamento delle somme dovute. Se il pagamento avviene nel termine, il giudice di appello pronuncia sentenza di proscioglimento [531]. 8. Nei casi previsti dal comma 1, se annulla una sentenza della corte di assise o del tribunale collegiale, il giudice di appello dispone la trasmissione degli atti ad altra sezione della stessa corte o dello stesso tribunale ovvero, in mancanza, alla corte o al tribunale più vicini. Se annulla una sentenza del tribunale monocratico o di un giudice per le indagini preliminari, dispone la trasmissione degli atti al medesimo tribunale; tuttavia il giudice deve essere diverso da quello che ha pronunciato la sentenza annullata [34] 4.
[1] Comma inserito dall'art. 11, comma 3 l. 28 aprile 2014, n. 67 e successivamente sostituito dall'articolo 34, comma 1, lett. l) num. 1) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Il testo precedente era il seguente: <<5-bis. Nei casi in cui si sia proceduto in assenza dell'imputato, se vi è la prova che si sarebbe dovuto provvedere ai sensi dell'articolo 420-ter o dell'articolo 420-quater, il giudice di appello dichiara la nullità della sentenza e dispone il rinvio degli atti al giudice di primo grado. Il giudice di appello annulla altresì la sentenza e dispone la restituzione degli atti al giudice di primo grado qualora l'imputato provi che l'assenza è stata dovuta ad una incolpevole mancata conoscenza della celebrazione del processo di primo grado. Si applica l'articolo 489, comma 2>>. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199 e, da ultimo, dall'art. 17, comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112. [2] Comma inserito dall'articolo 34, comma 1, lett. l) num. 2) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199 e, da ultimo, dall'art. 17, comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112. [3] Comma inserito dall'articolo 34, comma 1, lett. l) num. 2) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199 e, da ultimo, dall'art. 17, comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112. [4] Comma così sostituito dall'art. 203 d.lgs. 19 febbraio 1998, n. 51. Ai sensi dell'art. 247, comma 1, d.lgs. n. 51, cit., come modificato dalla L. 16 giugno 1998, n. 188 "Il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e diventa efficace a decorrere dal 2 giugno 1999 , fatta eccezione per le disposizioni previste dagli articoli 17, 33, comma 1, 38, comma 1 e 40, commi 1 e 3". InquadramentoL'art. 604 esprime la natura bifronte dell'appello, dato che il mezzo di impugnazione può atteggiarsi, secondo i contenuti dei motivi, anche come mera querela nullitatis. In tal caso, la parte non denunzia un vizio in iudicando ma una patologìa non sanata della serie procedimentale, tale da comportare - ove ritenuta sussistente - la tendenziale regressione (salve le ipotesi di limitata incidenza del vizio sulla decisione o la sua possibile limitazione 'ortopedica' ad una parte della decisione impugnata). La disciplina dei primi tre commi dell'art. 604 va correlata a quella degli artt. da 516 a 522 c.p.p., ponendosi come conseguenza di vizi relativi alle modalità della contestazione o alla inosservanza del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunziato. Se il giudice di secondo grado accerta che il fatto su cui è intervenuta condanna è diverso da come descritto nella imputazione' (e non vi è stata modifica ai sensi dell'art. 516 c.p.p.) trasmette gli atti al giudice di primo grado dichiarando la nullità della sentenza; analogo provvedimento va emesso nel caso in cui sia stata applicata una circostanza aggravante ad effetto speciale (o che importi pena di specie diversa) - sempre non ritualmente contestata - che non abbia trovato almeno bilanciamento con una circostanza attenuante. Lì dove, invece, l'aggravante in questione sia stata ritenuta equivalente o subvalente in sede di comparazione, o siano state ritenute sussistenti altre aggravanti non ritualmente contestate, il giudice di secondo grado può direttamente escluderle, rideterminando al ribasso - se occorre - la pena (il legislatore sacrifica, in effetti, il possibile accertamento della sussistenza in fatto dell'aggravante - lì dove la stessa abbia incidenza potenziale modesta sul trattamento sanzionatorio - e ciò al fine di evitare una regressione). Lì dove il vizio riguardi un reato concorrente o un fatto nuovo (sempre non ritualmente contestati) la decisione verrà annullata limitatamente a tali capi, con 'notizia' al pubblico ministero. Le ipotesi di nullità non sanata degli atti di impulso processuale o della sentenza di primo grado (qui per aspetti formali, ma non per assenza di motivazione, potendo in tal caso il giudice di secondo grado effettuare 'in proprio' il giudizio di merito) sono regolamentate dal comma 4, con applicazione del principio della regressione espresso - in via generale - dall'art. 185, commi 1 e 3. L'ipotesi del comma 5, che consente al giudice di appello di evitare la regressione, eventualmente rinnovando l'atto nullo, concerne essenzialmente gli atti a rilievo probatorio, così come previsto, in via generale, dall'art. 185 comma 4. Con il d.lgs. n. 150 del 2022 è stata ulteriormente riordinata la disciplina dell'assenza. I commi 5 bis, ter e quater realizzano il coordinamento tra la disciplina generale e il giudizio di appello (introdotto esclusivamente con specifico mandato, il che presuppone la conoscenza della avvenuta decisione di primo grado). Va rilevato che in ipotesi di erronea dichiarazione di assenza in primo grado (ove sia provata la erroneità)deve essere espressamente eccepita, nei motivi di appello, la nullità della sentenza, che altrimenti non può essere dichiarata La disciplina tende a prevenire le richieste di rescissione del giudicato lì dove il giudice di appello sia chiamato a valutare la effettiva conoscenza del procedimento e del processo di primo grado, fermo restando che l'abolizione dell'istituto della notifica dell'estratto contumaciale della sentenza di primo grado rende statisticamente improbabile il venire in essere della questione in secondo grado. Va inoltre segnalato che la remissione in termini per la celebrazione dei riti alternativi è stata ritenuta necessaria (Cass. S.U., n. 52274/2016) anche nella ipotesi in cui, secondo la disciplina previgente, sia stata accolta una istanza di restituzione nel termine ai sensi dell'art. 175 comma 2, c.p.p. con riapertura del giudizio di appello. Il comma 6 attribuisce al giudice di appello, in caso di controllo sulla dichiarazione di estinzione del reato o pronunzia di improcedibilità, risultate erronee, la facoltà di decidere nel merito, previa rinnovazione istruttoria, se necessaria. Il comma 7 attribuisce al giudice di appello il controllo sul diniego di ammissione all'oblazione ed anche in tal caso consente l'esercizio di poteri decisòri. Il comma 8 individua il giudice competente in caso di annullamento con regressione. La diversità e la novità del fattoLa diversità del fatto può essere riconosciuta e dichiarata anche per la prima volta nel giudizio di appello (Cass. VI, n. 40966/2015; Cass. IV, n. 18135/2010). Il fatto è diverso quando presenti connotati materiali difformi da quelli contestati che incidano sugli elementi costituitivi del reato tanto da rendere necessaria una puntualizzazione, mentre è nuovo quando si tratta di un episodio storico ulteriore e nuovo rispetto a quello contestato (Cass. VI, n. 26284/2013; Cass. II, n. 18868/2012). Non vi è vizio di difformità tra contestazione e decisione nelle ipotesi in cui la diversa condotta realizzativa sia emersa dalle risultanze probatorie portate a conoscenza dell’imputato, con pieno esercizio delle facoltà di controdeduzione (Cass.VI, n.38061/2019). Quando il giudice d'appello dichiari la nullità della sentenza per errata qualificazione giuridica del fatto e trasmetta gli atti al pubblico ministero per le sue determinazioni, è tenuto a precisare se il fatto sia diverso o no e, in tal caso, deve astenersi dallo svolgere valutazioni circa la fondatezza dell'accusa (Cass. VI, n. 14595/2010). Quando la diversità del fatto dipenda dall'errore commesso nelle contestazioni suppletive svolte nel giudizio di primo grado, trova applicazione la norma in commento e dunque la sentenza va dichiarata nulla con rinvio degli atti al giudice di primo grado, mentre quando essa dipenda esclusivamente dal raffronto tra il fatto contestato e il fatto accertato in dibattimento, il giudice d'appello che lo accerti, anche per la prima volta, deve trasmettere gli atti al pubblico ministero in applicazione dell'art. 521, richiamato dall'articolo 598, ma sempre dichiarando nulla la sentenza, che altrimenti acquisirebbe autorità di giudicato (Cass. VI, n. 40966/2015; Cass. IV, n. 18135/2010). In dottrina si è sottolineato come la regressione del processo debba configurarsi come rimedio eccezionale, contrassegnato pertanto dai caratteri della stretta legalità (Gaeta-Macchia, 553). La nullità della sentenza di primo grado per nullità del procedimentoQuando il giudice d'appello dichiari la nullità della sentenza per effetto di nullità di ordine generale del decreto che dispone il giudizio o della sentenza, non può adottare alcuna statuizione di merito che confermi la sentenza medesima (Cass. VI, n. 46760/2012). Qualora più procedimenti siano stati riuniti, se la nullità riguarda solo alcuni di essi, il giudice d'appello deve dichiarare la nullità della sentenza con esclusivo riferimento ad essi (Cass. VI, n. 15080/2011). In tema di poteri del giudice di appello, l'illegittimo diniego di accesso al rito abbreviato non rientra tra i casi tassativi di atti affetti da nullità assolute ed insanabili che, ai sensi dell'art. 604, legittimano l'annullamento della sentenza, determinando, invece, solo l'effetto di inficiare la legalità del procedimento di quantificazione della pena da infliggere qualora si pervenga, in esito al dibattimento, ad una sentenza di condanna; va pertanto ritenuto possibile il sindacato sulla entità della pena lì dove la richiesta di rito abbreviato condizionato sia stata riproposta in dibattimento e respinta illegittimamente, lì dove la parte appellante abbia formulato specifico motivo di doglianza (Cass. I, n. 22136/2016). La nullità della sentenza di primo grado per carenza degli elementi costitutivi La nullità della sentenza non deriva da qualsivoglia carenza o irregolarità degli elementi che, secondo la norma in commento, essa deve contenere, ma esclusivamente per carenza assoluta della motivazione, della sottoscrizione o del dispositivo, o degli elementi essenziali di quest'ultimo. La nullità è prevista esclusivamente quando la motivazione manchi del tutto, sicché non ricorre ipotesi di nullità quando la motivazione sia illegittima o incompleta (Cass. IV, n. 36757/2004) o contenga refusi che non incidano sulla chiarezza della motivazione (Cass. II, n. 43434/2013; Cass. VI, n. 34493/2013), mentre è affetta da nullità di ordine generale a regime intermedio, come opportunamente chiarito in giurisprudenza, la sentenza graficamente illeggibile in misura tale da impedire l'apprestamento di adeguata difesa (Cass. S.U., n. 42363/2006; Cass. V, n. 46124/2014), medesimo vizio ricorrente nel caso di carenza grafica della motivazione (Cass. II, n. 3154/2012). In ogni caso, la carenza della motivazione determina nullità della sentenza ma non già inesistenza della stessa, perché il dispositivo assume autonomo contenuto decisorio, come precisato in giurisprudenza (Cass. V, n. 43035/2015; Cass. VI, n. 31965/2013), ove si è precisato che deve qualificarsi inesistente esclusivamente la sentenza che non reca alcuna statuizione decisoria (Cass. II, n. 29427/2011). Anche nel caso in cui la motivazione esista ma riguardi un caso diverso da quello deciso, la sentenza è senz'altro nulla ma non già inesistente (Cass. VI, n. 244/2014; Cass. III, n. 48975/2014; Cass. III, n. 51000/2013). E' ammissibile il ricorso per cassazione avverso la sentenza d'appello che, ritenuto, ex art. 521 cod. proc. pen., la ricorrenza di un fatto diverso e più grave rispetto a quello contestato, annulli la sentenza assolutoria di primo grado e ordini la trasmissione degli atti al pubblico ministero, sussistendo un concreto interesse dell'imputato ad impugnare in ragione della situazione peggiorativa che consegue alla sentenza di annullamento (Cass., II, n.455/2021). Il contrasto tra motivazione e dispositivo Quando si verifichi un contrasto tra motivazione e dispositivo, nel caso di sentenze pubblicate con contestuale redazione dei motivi ricorre nullità della sentenza, mentre in caso di sentenze pubblicate con la lettura del solo dispositivo, esso va risolto generalmente in favore del dispositivo (Cass. III, n. 125/2008; Cass. II, n. 25530/2008; Cass. IV, n. 10588/2006), salvi i casi in cui la lettura della motivazione consenta di interpretare il dispositivo in senso conforme alla volontà del giudice, perché in tali casi il contrasto va risolto in favore della lettura razionale dell'intero provvedimento (Cass. VI, n. 28212/2018; Cass. IV, n. 43419/2015; Cass. fer., n. 47576/2014; Cass. V, n. 7427/2013; Cass. fer., n. 35516/2013; Cass. II, n. 3186/2013; Cass. III, n. 19462/2013; Cass. V, n. 8363/2013), salvo che il contrasto sia del tutto insanabile (Cass. VI, n. 29348/2013; Cass. fer., n. 42922/2012). I rimedi La sentenza nulla per carenza assoluta di motivazione è impugnabile esclusivamente dalla parte soccombente secondo le statuizioni contenute nel dispositivo, avendo la giurisprudenza sottolineato l'assenza di un generico interesse a rimuovere la nullità di una sentenza in quanto tale (Cass. V, n. 43035/2015; Cass. VII, n. 21809/2014; Cass. II, n. 23029/2013). In caso di carenza di motivazione della sentenza di primo grado, il giudice d'appello deve integrarla redigendo la motivazione, anche integralmente, (Cass. S.U., n. 3287/2008; Cass. V, n. 7401/2013), dal momento che la carenza di motivazione non rientra nei casi in cui l'art. 604 prevede la restituzione degli atti al giudice di primo grado. Nel giudizio di legittimità la nullità della sentenza impugnata carente di motivazione va dichiarata ed all'esito dell'annullamento il giudice del rinvio non è vincolato dalla decisione, ma è destinatario della devoluzione dell'intero giudizio, sicché deve assumere nuova autonoma decisione (Cass. VI, n. 24059/2014; Cass. fer., n. 38927/2014; Cass. VI, n. 26075/2011; Cass. V, n. 19051/2010). La mancanza del dispositivo La nullità della sentenza è inoltre comminata nel caso in cui il dispositivo manchi del tutto oppure sia incompleto in elementi essenziali, tra i quali rientra l'indicazione della pena inflitta (Cass. III, n. 19537/2015; Cass. V, n. 43039/2012; Cass. III, n. 34776/2011), salvo che si tratti di pena accessoria il cui contenuto sia determinato per legge (Cass. I, n. 46254/2012), mentre ne sono escluse l'indicazione del termine per il deposito dei motivi (Cass. I, n. 40282/2013) e la sottoscrizione, al pari di ogni atto pronunziato in udienza (Cass. III, n. 38355/2013; Cass. VI, n. 39541/2005), nonché la trascrizione del dispositivo letto in udienza nella motivazione della sentenza (Cass. V, n. 13094/2011) e le statuizioni civili (Cass. VI, n. 7643/2009; Cass. VI, n. 7643/2009), sicché non è causa di nullità un errore materiale nel dispositivo o una imprecisa redazione dello stesso come nel caso in cui non siano indicati gli articoli di legge applicati (Cass. V, n. 25424/2014; Cass. II, n. 27185/2010). Omissioni irrilevanti In generale, la giurisprudenza ha precisato che non sussiste nullità nel caso in cui i capi d'imputazione siano erroneamente riportati nell'intestazione della sentenza, purché la motivazione ed il dispositivo facciano riferimento ai fatti effettivamente in contestazione (Cass. VI, n. 43465/2015; Cass. II, n. 5500/2013), né nel caso in cui non siano indicate in sentenza le conclusioni delle parti (Cass. VI, n. 5907/2011; Cass. III, n. 19077/2009) o siano errate le generalità dell'imputato se egli è comunque esattamente identificato (Cass. VI, n. 5907/2011) o delle parti civili (Cass. V, n. 1137/2008) e nemmeno nel caso in cui non sia indicata la data o sia indicata in modo erroneo, ove dagli atti essa sia comunque desumibile (Cass. IV, n. 26387/2009; Cass. V, n. 31404/2004). Con specifico riferimento alla sentenza d'appello, è stato poi chiarito che l'omessa esplicita conferma della sentenza appellata, in caso di riforma parziale, non determina alcuna nullità se può trarsi dalla motivazione (Cass. II, n. 40611/2012). La nullità è infine prevista quando l'esposizione dei motivi di fatto e diritto e della valutazione delle prove non sia affatto eseguita, come nel caso in cui la sentenza si limiti a riprodurre il contenuto di una memoria difensiva (Cass. VI, n. 25544/2012) o dei verbali di esame testimoniale (Cass. II, n. 43732/2007). La carenza della sottoscrizione È prevista la nullità della sentenza altresì nel caso in cui manchi del tutto la sottoscrizione del giudice. La sentenza collegiale va sottoscritta dal presidente e dal giudice che ha esteso la motivazione, e nel caso in cui la motivazione sia stata estesa dal presidente, è sufficiente la sola firma di quest'ultimo, come precisato in giurisprudenza (Cass. V, n. 51252/2014), anche se la firma sia illeggibile (Cass. V, n. 36712/2012) o se manchi su alcuni fogli (Cass. I, n. 33029/2012; Cass. V, n. 625/2010; Cass. V, n. 21052/2003). Se il presidente è impedito, per ragioni serie, gravi e durevoli (Cass. S.U., n. 600/2009), tra cui rientra senz'altro il collocamento a riposo (Cass. VI, n. 3920/2009) e il trasferimento ad altra sede (Cass. I, n. 8452/2007), ma non il congedo per ferie (Cass. II, n. 10083/2008; Cass. V, n. 35769/2004), sottoscrive il giudice anziano, dando conto della causa di impedimento, senza obbligo di specificarne la natura, come ritenuto in giurisprudenza (Cass. I, n. 20446/2014; Cass. VI, n. 34628/2008), e sottoscrive egli solo ed una sola volta (Cass. III, n. 26341/2014). Se invece è il giudice estensore ad essere impedito, sottoscrive il solo presidente, alle stesse condizioni citate. L'errore commesso nell'individuazione dei magistrati tenuti a sottoscrivere la sentenza determina tuttavia nullità relativa della sentenza, ove, al di fuori dei casi di impedimento già indicati, sia apposta la sottoscrizione di uno solo dei componenti il collegio giudicante che ha pronunziato la sentenza (Cass. S.U., n. 14978/2012; Cass. III, n. 7959/2011), nullità che tuttavia investe il giudice del rinvio esclusivamente della corretta sottoscrizione della sentenza-documento. Il potere del presidente del tribunale di sostituire il giudice monocratico impedito si estende non solo alla sottoscrizione della sentenza, ma anche alla redazione dei motivi (Cass. S.U., n. 3287/2008), mentre sarebbe abnorme il provvedimento assunto dal Presidente del Tribunale in sostituzione della sentenza non depositata a causa della mancata redazione della motivazione per la morte del giudice che aveva pronunciato la decisione e pubblicato il dispositivo, quando lo stesso sia adottato senza esperire il procedimento di cui all'art. 546, comma 2, e consista nella mera riproduzione del dispositivo e delle indicazioni contenute in una delibera adottata in argomento dal C.S.M. (Cass. VI, n. 36378/2014). La nullità derivante dall'applicazione di circostanze aggravanti non contestateQuando il giudice d'appello rilevi che nella sentenza sia stata applicata all'imputato una circostanza aggravante speciale o ad effetto speciale sottratta al giudizio di comparazione, deve dichiarare nulla la sentenza e rinviare gli atti al giudice di primo grado, e non già dichiarare parzialmente nulla la sentenza limitatamente all'applicazione della circostanza aggravante (Cass. V, n. 34643/2008). L'impugnazione della sentenza dichiarativa di nullitàLa sentenza d'appello che dichiara la nullità della sentenza appellata e trasmette gli atti al pubblico ministero o al giudice di primo grado può essere impugnata per cassazione dall'imputato esclusivamente se ricorre uno specifico interesse in capo al ricorrente (Cass. S.U., n. 29529/2009; Cass. VI, n. 40966/2015; Cass. IV, n. 11228/2015; Cass. IV, n. 51751/2014; Cass. II, n. 17879/2014; Cass. VI, n. 26284/2013), ed altrettanto dicasi con riferimento all'impugnazione proposta dalla parte civile (Cass. IV, n. 11228/2015; Cass. III, n. 23219/2012). La rinnovazione degli atti nulliIl giudice d'appello può procedere alla rinnovazione di atti nulli. In tema di prova, può rinnovare la prova che sia stata dichiarata inutilizzabile per violazione delle regole che disciplinano l'assunzione della prova, non già quando l'inutilizzabilità dipenda da uno specifico divieto probatorio (Cass. V, n. 2912/2014; Cass. V, n. 24033/2010; Cass. II, n. 23627/2006). Può dunque il giudice d'appello citare i testimoni di riferimento la cui omessa citazione abbia determinato l'inutilizzabilità della testimonianza indiretta (Cass. VI, n. 2966/2005). Nel caso in cui il giudice d'appello rilevi l'erroneità della sentenza che abbia dichiarato estinto il reato, non è tenuto a rinnovare l'istruzione dibattimentale con riferimento alle prove, originariamente ammesse dal giudice di primo grado, che questi abbia poi revocato senza che le parti abbiano sollevato eccezioni (Cass. VI, n. 29639/2010), ma è in ogni caso tenuto a pronunziarsi nel merito, sicché l'esito del giudizio sarà in ogni caso una sentenza di riforma e di merito (Zappalà, 217). Il giudice d'appello è invece tenuto a dichiarare ogni altra nullità non sanata che non imponga il rinvio degli atti al giudice di primo grado o al pubblico ministero, ma non è obbligato a rinnovare gli atti nulli che non forniscano elementi necessari per il giudizio (Cass. V, n. 22770/2004). Le conseguenze della dichiarazione di nullitàLa dichiarazione di nullità della sentenza, con rinvio degli atti al giudice di primo grado, non rende revocabile l'istanza di giudizio abbreviato (Cass. III, n. 14403/2013). Nel nuovo giudizio di primo grado successivo alla dichiarazione di nullità, non si applica il principio del divieto di riforma peggiorativa, neanche se l'appello era stato proposto dal solo imputato, sicché nel nuovo giudizio di primo grado il giudice non è vincolato alla pena inflitta con la sentenza di primo grado annullata dal giudice d'appello (Cass. S.U., n. 17050/2006; Cass. II, n. 24820/2009). Nel nuovo giudizio di primo grado, tuttavia, il giudice è vincolato alle statuizioni della sentenza d'appello declaratoria della nullità, sicché non può ricusare la propria competenza e deve considerare gli atti dichiarati nulli come tali, non potendoli in alcun modo recuperare (Cass. I, n. 31641/2004). La dottrina ha raggiunto la medesima conclusione (Zappalà, 215). L'oblazioneIl giudice d'appello ammette all'oblazione l'imputato sia nel caso in cui la richiesta sia stata erroneamente respinta dal giudice di primo grado sia nel caso in cui l'istanza sia stata presentata subordinatamente alla riqualificazione del fatto, nel caso in cui essa riqualificazione sia stata erroneamente disattesa dal giudice di primo grado (Cass. S.U., n. 7645/2006; Cass. I, n. 14944/2008), mentre l'oblazione è preclusa anche in appello quando l'imputato non abbia presentato istanza subordinata alla riqualificazione del fatto, anche se il giudice di primo grado abbia poi, con la sentenza, riqualificato il fatto nel reato che avrebbe consentito l'oblazione (Cass. S.U., n. 32351/2014; Cass. II, n. 8606/2015). BibliografiaGaeta-Macchia, L'appello, in Spangher, Trattato di procedura penale, Torino, 2009; Zappalà, Art. 604, in Chiavario, Commento al nuovo codice di procedura penale, Torino, 1989-1991. |