Codice di Procedura Penale art. 620 - Annullamento senza rinvio.Annullamento senza rinvio. 1. Oltre che nei casi particolarmente previsti dalla legge, la corte pronuncia sentenza di annullamento senza rinvio: a) se il fatto non è previsto dalla legge come reato, se il reato è estinto [150 s. c.p.] o se l'azione penale non doveva essere iniziata o proseguita [336 s., 649]; b) se il reato non appartiene alla giurisdizione del giudice ordinario [20]; c) se il provvedimento impugnato contiene disposizioni che eccedono i poteri della giurisdizione, limitatamente alle medesime [606 1a]; d) se la decisione impugnata consiste in un provvedimento non consentito dalla legge; e) se la sentenza è nulla a norma e nei limiti dell'articolo 522 in relazione a un reato concorrente; f) se la sentenza è nulla a norma e nei limiti dell'articolo 522 in relazione a un fatto nuovo; g) se la condanna è stata pronunciata per errore di persona [68, 129]; h) se vi è contraddizione fra la sentenza o l'ordinanza impugnata e un'altra anteriore concernente la stessa persona e il medesimo oggetto, pronunciata dallo stesso o da un altro giudice penale; i) se la sentenza impugnata ha deciso in secondo grado su materia per la quale non è ammesso l'appello [443, 448 2, 469, 593]; l) se la corte ritiene di poter decidere, non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, o di rideterminare la pena sulla base delle statuizioni del giudice di merito o di adottare i provvedimenti necessari, e in ogni altro caso in cui ritiene superfluo il rinvio1. [1] Lettera così sostituita dall’art. 1, comma 67, l. 23 giugno 2017, n. 103. Ai sensi dell’art. 1, comma 95, l. n. 103, cit., la stessa legge entra in vigore il trentesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 154 del 4 luglio 2017). Il testo della lettera era il seguente: «l) in ogni altro caso in cui la corte ritiene superfluo il rinvio ovvero può essa medesima procedere alla determinazione della pena o dare i provvedimenti necessari». InquadramentoFinalità unificante le previsioni dell'annullamento senza rinvio è senza dubbio quella del risparmio di attività processuali superflue. Sotto questo aspetto, l'elenco delle ipotesi di annullamento senza rinvio è tradizionalmente considerato esemplificativo e non tassativo. In quest'ottica si inserisce la riformulazione della lettera l) operata dalla novella del 2017 (l. n. 103/2017), che deve intendersi finalizzata ad ulteriormente estendere la possibilità da parte della Corte di dettare i provvedimenti conseguenti alle proprie stesse statuizioni, senza però modificare la natura del giudizio di legittimità e comunque rimanendo all'interno del giudizio di fatto operato dal giudice del merito, sulla scorta di principi affermati – in ambito diverso – da Cass. S.U., n. 13681/2016. All'interno di questa comune categoria logica, la sentenza di annullamento senza rinvio può essere una decisione a puro effetto rescindente ovvero una decisione rescindente con contestuale giudizio rescissorio quella con cui il giudice di legittimità annulla il provvedimento impugnato sostituendolo con una sua decisione. Così —ad esempio — l'annullamento della sentenza di condanna andrà disposto senza rinvio quando per la natura indiziaria del processo e per l'avvenuta puntuale e completa disamina del materiale acquisito ed utilizzato nei pregressi giudizi di merito, il giudizio di rinvio non potrebbe in alcun modo colmare la situazione di vuoto probatorio storicamente accertata (Cass. VI, n. 37098/2012); allo stesso modo vi sarà annullamento senza rinvio in tutti i casi si possa escludere la natura illecita degli atti posti in essere dall'imputato senza necessità di ulteriori accertamenti di fatto (Cass. S.U., n. 12213/2018). Sul punto, le sezioni unite (Cass., S.U., n. 3464/2018) hanno affermato che la Corte può pronunciare sentenza di annullamento senza rinvio qualora, anche all'esito di valutazioni discrezionali, possa decidere la causa alla stregua degli elementi di fatto già accertati o sulla base delle statuizioni adottate dal giudice di merito, non risultando necessari ulteriori accertamenti. In particolare, il caso che aveva determinato la rimessione alle sezioni unite riguardava i profili di illegalità della pena inflitta e la conseguente possibilità per la Corte di cassazione di rideterminare direttamente la stessa in misura corretta secondo la nuova formulazione dell'art. 620, comma 1, lett. l). La Corte ha affrontato ex professo – nonostante non sia giunta all'applicazione di tali principi nel caso sottoposto al proprio esame - una problematica di ben più ampio respiro, che, al di là del caso particolare, il significato complessivo della modifica dell'art. 620, comma 1, lett. l) e quindi la definizione dei presupposti che consentono alla Corte di cassazione, ove rilevi le condizioni per l'accoglimento di taluno dei motivi di ricorso e per l'annullamento della sentenza impugnata sui punti relativi, di ritenere superfluo il rinvio al giudice di merito e di provvedere direttamente alle statuizioni occorrenti, e dei limiti in cui tale potere può essere esercitato. Nell'affrontare tale questione, la Corte ha affermato che l'innovativa disposizione che individua le «statuizioni del giudice di merito» quale parametro per le valutazioni della Corte di cassazione dovrebbe essere logicamente collegato alla disposizione introduttiva sulla ritenuta possibilità, per la Corte di cassazione, di decidere direttamente il ricorso, riconducendo in termini generali all'esercizio di tale potere la funzione di quelle statuizioni, come sarebbe reso evidente dai lavori preparatori alla riforma e dalla interpretazione data in sede civile alla similare disposizione contenuta nell'art. 384 c.p.c. Peraltro, il vincolo costituito dalle statuizioni del giudice del merito andrebbe esteso fino a comprendere i passaggi argomentativi posti a sostegno delle decisioni sui punti controversi e gli accertamenti in fatto che li giustificano, senza che sia necessaria la consultazione di atti processuali diversi da quelli accessibili alla Suprema Corte, che si risolverebbe in ulteriori accertamenti in fatto, preclusi dall'espressa previsione contraria della norma in esame e del resto incompatibili con il giudizio di legittimità, rimanendo quindi rilevanti tutti gli elementi desumibili dalla motivazione del provvedimento impugnato ed eventualmente di quello di primo grado nonché i risultati di accertamenti esposti contestualmente ad argomentazioni decisorie. CasisticaDiversa qualificazione giuridica Quando, la Corte di Cassazione, in seguito all'accoglimento del ricorso immediato del P.M., dia al fatto una nuova e diversa qualificazione giuridica, con conseguente riconducibilità del reato nelle attribuzioni del tribunale in composizione collegiale e nel novero di quelli per i quali è previsto lo svolgimento dell'udienza preliminare e questa non si sia tenuta, deve annullare senza rinvio la sentenza del tribunale, in composizione monocratica, e trasmettere gli atti al P.M. (Cass. VI, n. 22813/2016). Per gli stessi motivi, La Corte di legittimità dovrà disporre l'annullamento della sentenza impugnata e la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero qualora il giudice di appello, avendo dato al fatto una nuova e diversa qualificazione giuridica, ritenendo il reato tra quelli per i quali è prevista la celebrazione dell'udienza preliminare e questa non si sia tenuta, ha giudicato nel merito dell'imputazione anziché disporre l'annullamento della sentenza di primo grado e la regressione del procedimento, al fine di consentire il recupero dell'udienza preliminare (Cass. VI, n. 8141/2019). Provvedimenti inappellabili e possibilità di riqualificazione Va annullata senza rinvio la sentenza del giudice d'appello che si sia erroneamente pronunciato sul gravame contro una sentenza inappellabile, con conseguente necessità di una pronuncia della Corte di cassazione sull'originario gravame, da qualificarsi come ricorso (Cass. V, n. 13905/2017), fermo restando che – ai sensi dell'art. 568 – l'erronea attribuzione del «nomeniuris» non può pregiudicare l'ammissibilità di quel mezzo di impugnazione di cui l'interessato, ad onta dell'inesatta «etichetta», abbia effettivamente inteso avvalersi. Infatti, il giudice ha il potere-dovere di provvedere all'appropriata qualificazione del gravame, privilegiando rispetto alla formale apparenza la volontà della parte di attivare il rimedio all'uopo predisposto dall'ordinamento giuridico (Cass. IV, n. 5291/2003). Limiti soglia nei reati tributari In tema di reati tributari, deve essere annullata senza rinvio perché il fatto non è previsto dalla legge come reato, la sentenza di condanna per il reato di omesso versamento dell’Iva — per un importo non superiore, per ciascun periodo di imposta a euro 102.291,38, con riferimento ai fatti commessi sino al 17 settembre 2011 — previsto dall’art. 10-ter d.lgs. n. 74/2000, dichiarato costituzionalmente illegittimo con sentenza della Corte cost. n. 80/2014 (Cass. V, n. 25532/2015). Diffamazione e valutazione dell'offensività In materia di diffamazione, la Corte di Cassazione può conoscere e valutare l'offensività della frase che si assume lesiva della altrui reputazione perché è compito del giudice di legittimità procedere in primo luogo a considerare la sussistenza o meno della materialità della condotta contestata e, quindi, della portata offensiva delle frasi ritenute diffamatorie, dovendo, in caso di esclusione di questa, pronunciare sentenza di assoluzione dell'imputato. Cass. V, n. 48698/2014) Attenuanti generiche Nel caso in cui il giudice di appello, giudicando in sede di rinvio, ometta di considerare, ai fini della determinazione del trattamento sanzionatorio, le circostanze attenuanti generiche, già riconosciute all'imputato e non incise dalla sentenza di annullamento, la sentenza impugnata deve essere annullata parzialmente senza rinvio, con riduzione della pena nella misura massima consentita dall'art. 62-bis c.p., ai sensi dell'art. 620, comma 1, lett. l), c.p.p. (come modificato dalla legge 23 giugno 2017 n. 103) trattandosi di calcolo puramente matematico che rende superfluo il rinvio al giudice di merito (Cass. IV, 46153/2021). Continuazione e assorbimento Coerentemente con la già citata Cass. S.U. , n. 12213/2018 , le sezioni unite della Corte hanno affermato che, in tema di applicazione della pena su richiesta delle parti per più reati unificati dalla continuazione, qualora sia sopravvenuta per uno dei reati satellite l'abolitio criminis, la Corte di cassazione, senza annullare l'intera sentenza, può procedere alla eliminazione della porzione di pena inflitta per il reato abrogato nella misura determinata dall'accordo. (Cass. S.U. , n. 40256/2018 ). Allo stesso modo, la sentenza di patteggiamento che abbia applicato una pena precisamente determinata o determinabile in relazione ad un reato satellite, ritenuto nel giudizio di legittimità interamente assorbito in altro reato più grave, deve essere annullata senza rinvio a norma dell'art. 620, comma 1, lett. l), limitatamente al reato assorbito, posto che, per il principio di conservazione degli atti giuridici, la Corte di Cassazione può, in tal caso, limitarsi ad eliminare la relativa pena e a rideterminare il trattamento sanzionatorio in attuazione dell'originario accordo concluso tra le parti per il reato base (Cass. III, n. 2011/2014). Al contrario, l'omessa quantificazione degli aumenti di pena per ogni singolo reato unificato ex art. 81, comma 2, c.p. costituisce causa di annullamento con rinvio della sentenza, non potendo trovare applicazione l'art. 620, lett. l), c.p.p., come modificato dalla l. n. 103/2017, in quanto la determinazione di detti aumenti costituisce l'esito di una complessiva valutazione discrezionale di merito da condursi alla luce dei criteri di cui all'art. 133 c.p., sottratta, come tale, alla cognizione della Corte di legittimità e rimessa unicamente al giudice di rinvio. (Cass. V, n. 14688/2020). Pena illegale L'illegalità della pena, dipendente da una statuizione “ab origine” contraria all'assetto normativo vigente al momento del perfezionamento del reato, è rilevabile d'ufficio nel giudizio di cassazione anche se il ricorso è proposto per motivi non consentiti dalla legge ai sensi dell'art. 606, comma 2-bis c.p.p., in quanto idoneo, a differenza del ricorso tardivo, ad instaurare un valido rapporto processuale (Cass. V, n. 13787/2020) dovendosi comunque valutare se vi siano elementi nelle sentenze annullate che permettano una determinazione della pena legittima senza effettivo esercizio di valutazioni discrezionali. Di conseguenza, l'errore del giudice di merito che abbia determinato la pena muovendo da un limite superiore al massimo edittale comporta l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata con la sostituzione, al limite di pena-base erroneo, del massimo della pena irrogabile, al quale evidentemente il giudice del merito intendeva riferirsi (Cass. III, n. 20399/2015). Allo stesso modo, qualora il giudice di appello, giudicando in sede di rinvio, ometta di considerare, ai fini della determinazione del trattamento sanzionatorio, le circostanze attenuanti generiche, già riconosciute all'imputato e non incise dalla sentenza di annullamento, la sentenza impugnata deve essere annullata parzialmente senza rinvio, con riduzione della pena nella misura massima consentita dall'art. 62-bis c.p., ai sensi dell'art. 620, comma 1, lett. l), trattandosi di calcolo puramente matematico che rende superfluo il rinvio al giudice di merito (Cass. VI, 52186/2017). Allo stesso modo, in tema di stupefacenti, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 40 del 2019, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 73, comma 1, d.P.R. 10 ottobre 1990, n. 309, nella parte in cui prevede la pena minima edittale di anni otto anziché di anni sei di reclusione per la detenzione delle droghe pesanti, la Corte di cassazione può rideterminare, così annullando senza rinvio la sentenza ai sensi dell'art. 620, comma 1, lett. l), c.p.p., la pena base irrogata nella nuova legittima misura minima in luogo di quella minima di anni otto già individuata dal giudice di merito e disporre l'aumento per la continuazione nella medesima misura sempre già stabilita dallo stesso giudice in relazione alla detenzione delle droghe leggere, non oggetto della declaratoria di incostituzionalità (Cass. III, n. 13097/2020). Illegalità sopravvenuta della pena e patteggiamento Nella sentenza di patteggiamento l’illegalità sopraggiunta della pena determina la nullità dell’accordo e la Corte di Cassazione deve annullare senza rinvio la sentenza basata su tale accordo (Cass. S.U., n. 33040/2015). Patteggiamento e ragguaglio pena detentiva - pena pecuniaria In ipotesi di patteggiamento, va annullata senza rinvio, a norma dell'art. 620, comma 1, lett. l), la sentenza di applicazione di pena concordata con la quale il giudice, in accoglimento della richiesta delle parti di sostituzione della pena detentiva con quella pecuniaria formulata senza specificazione alcuna del criterio di ragguaglio, né dell'entità complessiva della sanzione, abbia illegittimamente applicato, ad un fatto commesso dopo l'entrata in vigore, della l. n. 94/2009, i criteri di conversione previsti dalla disciplina previgente, potendo la Corte di Cassazione provvedere direttamente alla determinazione della pena pecuniaria attraverso una operazione di mero calcolo matematico che non viola il criterio sinallagmatico alla base della richiesta di patteggiamento (Cass. III, n. 30590/2014). Patteggiamento e annullamento parziale in caso di pluralità di reati o continuazione Le sezioni unite della Corte hanno stabilito che, in tema di applicazione della pena su richiesta delle parti per più reati unificati dalla continuazione, qualora sia sopravvenuta per uno dei reati satellite “l'abolitio criminis”, la Corte di cassazione, senza annullare l'intera sentenza, può procedere alla eliminazione della porzione di pena inflitta per il reato abrogato nella misura determinata dall'accordo (Cass. S.U.,n. 40256/2018). Anche in questo caso, coerentemente con i principi affermati in sede di riforma, è stato di fatto rinnegato precedente orientamento difforme (cfr. Cass. V, n. 20120/2016). Sospensione condizionale e non menzione Le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 3464/2018), hanno particolarmente rimarcato come la superfluità del rinvio possa derivare – non solo in punto determinazione della pena, ma anche in relazione a qualsiasi questione i cui termini di giudizio siano stati articolati nel contesto dei provvedimenti di merito (v. supra). Appare quindi avere ricevuto una espressa ratifica l'orientamento secondo cui deve essere annullata senza rinvio la sentenza d'appello che abbia immotivatamente disatteso la richiesta di concessione del beneficio della non menzione della condanna, proposta con specifico motivo di gravame, potendo il predetto beneficio essere direttamente disposto dalla Corte di cassazione allorché non implichi alcun accertamento di fatto (Cass. II, n. 42003/2021) e quindi quando vi siano già nelle sentenze di merito e in special modo nella sentenza di secondo grado considerazioni o elementi che permettendo di desumere un favorevole giudizio prognostico in relazione alla richiesta sospensione condizionale (Cass. II, 17010/2022), ovvero – con riferimento al diverso beneficio della non menzione – evidenzino valutazioni coerenti all'invocata concessione, ad es. l'incensuratezza dell'imputato e la presenza di una prognosi favorevole già formulata con il riconoscimento della sospensione condizionale della pena (Cass. III, n. 792/2017). Lo stesso principio è stato espresso quando la sospensione condizionale – oggetto di accordo fra le parti – non sia stata compresa nella sentenza di applicazione pena sempre che non sussista una contraddittorietà della decisione né un'incertezza sulla volontà chiaramente espressa dal giudicante con l'accoglimento della richiesta (Cass. VI, n. 6418/2016). Si imporrebbe invece il rinvio allorché non emergano elementi che consentano una rilevazione immediata di circostanze utili per esprimere un valido giudizio prognostico in ordine alla eventualità che l'imputato si astenga dal commettere ulteriori (Cass. V, n. 845/2021). Tali assunti non sono oggetto di applicazione costante. Si deve infatti rilevare la presenza di pronunce che escludono qualsivoglia intervento diretto qualora oggetto della decisione in sede di legittimità sia la mancata valutazione da parte della Corte territoriale in punto sospensione condizionale della pena. Al proposito, recente pronuncia ha avuto modo di rilevare che ostativo alla possibilità di una diretta valutazione da parte della Cassazione dei presupposti per concedere la sospensione è essenzialmente il fatto che he tale giudizio prognostico deve essere effettuato non solo sulla base della situazione esistente al momento in cui e stata pronunciata la condanna, ma anche degli elementi sopravvenuti, in ciò richiamandosi a (Cass. S.U., n. 4687/2005), attraverso una valutazione che, anche per tale aspetto, non spetta al giudizio di legittimità ma è rimessa alla discrezionalità del giudice di appello (Cass. VI, n. 22233/2021). Particolare tenuità del fatto e condotte riparatorie La causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, di cui all'art. 131-bis c.p., nel giudizio di legittimità va ritenuta o esclusa senza rinvio del processo nella sede di merito anche quando la sentenza impugnata è anteriore alla entrata in vigore del d.lgs. n. 28/2015, e se la Corte di cassazione, sulla base del fatto accertato e valutato nella decisione, riconosce la sussistenza della causa di non punibilità, la dichiara d'ufficio, ex art. 129, annullando senza rinvio la sentenza impugnata, a norma dell'art. 620, comma 1 lett. l) (Cass. S.U., n. 13681/2016) a condizione che si sia in presenza di un ricorso ammissibile (Cass. I, n. 27752/2017). Sulla base degli stessi principi, la Corte ha affermato che la richiesta di applicazione della causa di estinzione del reato per la riparazione del danno, prevista dall'art. 162-ter c.p. introdotto dall'art. 1 l. n. 103/2017, è applicabile anche ai processi in corso alla data di entrata in vigore della predetta legge e nei quali il pagamento delle somme sia stato effettuato prima di detta vigenza, ma può essere valutata nel giudizio di legittimità sempre che non siano necessari nuovi accertamenti in fatto (Cass. V, n. 21922/2018). Diniego di abbreviato e diminuzione di pena Nel giudizio di Cassazione, l'annullamento della sentenza impugnata, per omessa o erronea motivazione in ordine al diniego di accesso al rito abbreviato condizionato, va disposto senza rinvio, potendo la Corte provvedere essa stessa all'applicazione della diminuente ove ne sussistano i presupposti (Cass. III, n. 37837/2014). Prescrizione La Corte di Cassazione può procedere all'immediata declaratoria dell'estinzione del reato per intervenuta prescrizione solo in presenza di riferimenti temporali che siano di per sé sufficientemente univoci o di riferimenti temporali la cui incertezza sia insanabile; diversamente, si rende necessario l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata, per consentire al giudice di merito una nuova valutazione sul punto (Cass. III, n. 45158/2013). Comunque, la Corte di cassazione deve attribuire prevalenza alla declaratoria di estinzione del reato per prescrizione rispetto alla declaratoria di nullità della sentenza predibattimentale di appello con la quale sia stata dichiarata l'estinzione del reato per prescrizione, pronunciata in violazione del contraddittorio, sempreché non risulti evidente la prova dell'innocenza dell'imputato (Cass. S.U., n. 28954/2017). In applicazione di tale principio, la Corte ha ritenuto che, quando venga in considerazione in sede di legittimità il rilievo della sopravvenuta estinzione del reato per prescrizione unitamente ad un vizio di motivazione della sentenza impugnata in ordine alla responsabilità dell'imputato, la fondatezza dei motivi di ricorso importa l'annullamento senza rinvio della stessa e, ove questa contenga anche la condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile, l'annullamento delle statuizioni civili con rinvio al giudice civile competente per valore in grado di appello (Cass. IV, n. 13689/2020; Cass. I, n. 14822/2020), Deve tuttavia registrarsi la presenza di un orientamento apparentemente confliggente nei principi e di cui si darà conto anche in relazione al disposto dell'art. 622 c.p.p. Tale orientamento, espresso in relazione all'ipotesi in cui il termine prescrizionale venga a decorrere rispetto a fattispecie processuali in cui è avvenuto il ribaltamento dell'assoluzione di primo grado in violazione del disposto dell'art. 603 comma 1-bis c.p.p. (Cass. Sez. III, n. 14229/2020; Cass. III, n. 15758/2020), afferma in sostanza che il discrimen tra annullamento senza rinvio e rimessione delle parti al giudice civile e annullamento con rinvio davanti al giudice penale andrebbe individuato nella presenza di un principio generale per cui – una volta che l'azione civile sia stata proposta in sede penale – la scelta del legislatore sarebbe quella di assicurare costantemente (e quindi tendenzialmente in tutti i gradi del giudizio, e a prescindere dall'intervenuta irrevocabilità della sentenza agli effetti penali) il regime processuale e probatorio penale così come desumibile da una pluralità di norme (gli artt. 538,573,574,575,576 e 578 c.p.p.) e da un espresso orientamento del giudice delle leggi (Corte Cost. n. 176/2019) secondo cui il legislatore, con l'art. 576 c.p.p., non ha derogato al «criterio per cui, essendo stata la sentenza di primo grado pronunciata da un giudice penale con il rispetto delle regole processualpenalistiche, anche il giudizio d'appello è devoluto a un giudice penale (quello dell'impugnazione) secondo le norme dello stesso codice di rito. Sopravvenuta incostituzionalità della norma e giudizio di prevenzione In tema di misure di prevenzione, la Corte di cassazione, investita del ricorso in materia di confisca di prevenzione definitiva, adottata in relazione alle ipotesi di pericolosità generica ai sensi dell'art. 1, comma 1, lett. a) e lett. b), d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, per far valere gli effetti della declaratoria di illegittimità costituzionale pronunciata con sentenza n. 24 del 2019, è tenuta all'annullamento senza rinvio della sola misura fondata, in via esclusiva, sull'ipotesi di cui all'art. 1, comma 1, lett. a) (Cass. S.U., 3513/2022). Morte dell’imputato La morte dell'imputato, intervenuta successivamente alla proposizione del ricorso per cassazione, impone l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata, con l'enunciazione della relativa causa nel dispositivo, risultando esaurito il sottostante rapporto processuale ed essendo preclusa ogni eventuale pronuncia di proscioglimento nel merito ai sensi dell'art. 129, comma 2 (Cass. III, n. 23906/2016) e la possibilità di dichiarare la prescrizione o tenere conto della prescrizione precedentemente dichiarata a fronte di un ricorso tempestivamente proposto (Cass. IV, 16819/2022). False generalità Qualora sia stata processata una persona che ha fornito false generalità, e non sia possibile ricorrere all'istituto della correzione di errore materiale (non disponendosi delle reali generalità dell'autore del fatto), la sentenza impugnata deve essere annullata senza rinvio, con trasmissione degli atti al procuratore della Repubblica competente, affinché proceda ritualmente nei confronti dell'imputato esattamente identificato. (Fattispecie relativa a sentenza di patteggiamento emessa nei confronti di persona che, arrestata in flagranza, aveva declinato false generalità, corrispondenti a quelle riportate in un tesserino sanitario esibito agli operanti ma relativo ad altro soggetto, che ne aveva denunciato lo smarrimento, Cass. V, n. 32082/2014). Pene accessorie La sentenza che abbia omesso di applicare una pena accessoria è ricorribile per cassazione per violazione di legge da parte sia del Procuratore della Repubblica che del Procuratore Generale a norma dell'art. 608 c.p.p. La Corte di cassazione, ove rilevi l'illegittima omessa applicazione di pena accessoria predeterminata nella durata, pronuncia, ex art. 620, comma 1, lett. l), c.p.p., annullamento senza rinvio della sentenza impugnata (Cass. S.U., 29/9/2022, comunicazione di decisione). La medesima decisione si impone in relazione alla pena della omessa pubblicazione della sentenza (Cass. V, n. 16162/2022). È comunque ammissibile il ricorso per cassazione del pubblico ministero avverso la sentenza di condanna emessa all'esito di giudizio abbreviato che abbia omesso di statuire sull'applicazione di una pena accessoria anche ove questa non sia di durata fissa e richieda di essere commisurata in base ai parametri di cui all'art. 133 c.p. In questo caso, la relativa determinazione è rimessa al giudice del merito (Cass. VI, n. 46089/2021). Guida in stato di ebbrezza e confisca del veicolo In tema di guida in stato di ebbrezza, deve essere annullata senza rinvio, la sentenza con cui il giudice, applicando la pena su richiesta delle parti, ometta di disporre la confisca del veicolo utilizzato per commettere il reato, potendo il giudice di legittimità applicare direttamente detta sanzione amministrativa accessoria, ai sensi dell'art. 620, comma 1, lett. l) (Cass. IV, n. 18121/2015). Sospensione e revoca della patente La sanzione amministrativa accessoria della confisca del veicolo, prevista dall'art. 186, comma 2, lett. c), cod. strada, deve essere obbligatoriamente applicata con la sentenza di condanna o di patteggiamento (svolgendo il prefetto un ruolo meramente esecutivo della statuizione adottata dal giudice penale), e può essere disposta direttamente dalla Corte di cassazione, ai sensi dell'art. 620 lett. l), qualora a ciò non abbia provveduto il giudice di merito. (Cass., IV, 17186/2017). Qualora invece il giudice abbia applicato erroneamente la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente anziché quella della revoca, tale errore può essere corretto dalla Corte di Cassazione con l'annullamento senza rinvio della sentenza impugnata e con la diretta applicazione della revoca della patente (Cass. IV, n. 1880/2015). Per converso, ove la sentenza impugnata abbia sostituito la pena con quella del lavoro di pubblica utilità, ai sensi dell'art. 186, comma 9-bis, cod. strada e abbia omesso di ordinare la sospensione della sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida, la Corte di cassazione può provvedervi direttamente ai sensi dell'art. 620, lett. l), c.p.p. (Cass. IV, n. 48654/2019). Ordine di demolizione manufatti abusivi L'omessa irrogazione dell'ordine di demolizione di manufatto abusivo in sede di sentenza di patteggiamento comporta, in caso di ricorso per Cassazione, l'annullamento senza rinvio della stessa limitatamente a tale omissione, potendo la Corte adottare direttamente il provvedimento dovuto in quanto obbligatorio ex lege (Cass. III, n. 18509/2015). Patteggiamento, misure di sicurezza e sanzioni accessorie In tema di patteggiamento, qualora venga impugnata una pronuncia con cui il giudice, nel recepire l'accordo delle parti, abbia anche disposto una misura di sicurezza al di fuori dei presupposti di legge, la Corte di cassazione annulla senza rinvio la sentenza impugnata, limitatamente alla predetta, erronea statuizione. (Fattispecie in cui il Tribunale aveva disposto nei confronti del ricorrente anche l'assegnazione ad una colonia agricola, non consentita, invece, poiché la pena concordata rientrava nei limiti di cui all'art. 445, comma 1 – Cass. V, n. 11934/2016). In tema di bancarotta fraudolenta, il patteggiamento di una pena detentiva non superiore ai due anni preclude l'applicazione delle pene accessorie obbligatorie per legge, non rientrando il reato di cui all'art. 216 legge fall. tra le eccezioni previste dall'art. 445, comma 1-ter, c.p.p., introdotto dall'art. 1, comma 4, lett. e) della l. n. 3/2019. Effetti sui termini delle misure cautelari La pronuncia di annullamento senza rinvio della Corte di cassazione, con trasmissione degli atti al giudice competente per il merito, rientra tra le cause che determinano la regressione del procedimento ed una nuova decorrenza dei termini di custodia cautelare ai sensi dell'art. 303, comma 2, c.p.p. (Cass. VI, 47240/2021). Esecuzione e inammissibilità originaria In tema di esecuzione, l'inammissibilità della domanda che ha dato luogo alla instaurazione del relativo procedimento è rilevabile anche d'ufficio, nel giudizio di legittimità, operando per analogia, il generale principio contenuto nell'art. 591, comma 4, che prevede la rilevabilità dell'inammissibilità delle impugnazioni in ogni stato e grado del processo in coerenza con i principi della ragionevole durata del processo e della efficienza processuale. In applicazione del principio, la Corte ha annullato senza rinvio il provvedimento impugnato ritenendo la prevalenza della immediata dichiarazione della inammissibilità della domanda per manifesta infondatezza ex art. 666, comma 2, rispetto al rilievo della incompetenza del giudice a quo, che aveva rigettato nel merito una istanza di rideterminazione della pena (Cass. I, n. 34141/2015). Autorizzazione al lavoro esterno e magistrato di sorveglianza Il provvedimento di ammissione e revoca al lavoro esterno del detenuto è espressione di un potere rimesso dall'ordinamento all'Amministrazione penitenziaria, essendo l'intervento del Magistrato di sorveglianza previsto solo in funzione di mera approvazione dell'iniziativa della stessa; ne consegue che il provvedimento di revoca del lavoro esterno adottato direttamente dal Magistrato di sorveglianza si pone al di fuori delle attribuzioni del medesimo e, se impugnato in sede di legittimità, deve essere annullato senza rinvio (Cass. I, n. 16379/2015). Messa alla prova in difetto di contraddittorio In tema di processo penale a carico di imputati minorenni, l'ordinanza con la quale il giudice dispone, ai sensi dell'art. 28 d.P.R. n. 448/1988, la sospensione del processo e la messa alla prova, senza la preventiva audizione delle parti e in mancanza della predisposizione del progetto di intervento, è affetta da una nullità di ordine generale per violazione del contraddittorio, nonché dal vizio di «eccesso di potere» di cui alla lett. a) dell'art. 606, avendo il giudice esercitato un potere – quello relativo alla predisposizione della relazione sull'imputato – riservato all'amministrazione. (Nella fattispecie la Corte, ha annullato senza rinvio l'ordinanza, ex art. 620 lett. c, Cass. V, n. 7576/2004). Annullamento dell’ordinanza non convalida dell’arresto in flagranza L'annullamento da parte della Corte di Cassazione, su ricorso del P.M., dell'ordinanza di non convalida dell'arresto in flagranza, va disposto “senza rinvio”, avendo ad oggetto la rivisitazione di una fase ormai definitivamente perenta, è finalizzato esclusivamente alla definizione della correttezza dell'operato della polizia giudiziaria e l'eventuale rinvio solleciterebbe una pronuncia meramente formale, priva di ricadute quanto ad effetti giuridici (Cass. V, n. 21183/2016). Convalida di provvedimenti amministrativi e divieto di accesso ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive In tema di competizioni sportive, deve annullarsi senza rinvio la decisione del giudice per le indagini preliminari che, in sede di convalida del provvedimento del Questore in ordine all'imposizione di un obbligo, estenda il suo controllo anche alla parte dell'atto contenente il divieto di accesso ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive in quanto tale potere esorbita dalle attribuzioni del medesimo giudice (Cass. I, n. 38659/2004). Allo stesso modo, deve essere annullata senza rinvio l'ordinanza di convalida del provvedimento del Questore, impositivo dell'obbligo di presentazione all'autorità di polizia, intervenuta prima del decorso del termine a difesa di quarantotto ore, decorrente dalla notifica di detto provvedimento all'interessato, con conseguente decadenza della misura dell'obbligo di presentazione del sottoposto, posto che l'inosservanza di detto termine viola la regola processuale in tema di garanzie difensive, prevista dall'art. 178 (Cass. III, n. 8678/2016; Cass. III, n. 15089/2016). Sequestro Deve pronunciarsi annullamento sena rinvio allorché debba prendersi atto della impossibilità di integrare la carenza di motivazione individuando, di propria iniziativa, le specifiche finalità del sequestro, trattandosi di prerogativa esclusiva del Pubblico Ministero quale titolare del potere di condurre le indagini preliminari e di assumere le determinazioni sull'esercizio dell'azione penale (Cass. II, n. 49536/2019). Allorché l'ordinanza di accoglimento del riesame avverso il provvedimento di sequestro sia affetta da vizi di violazione di legge tali che in ogni caso la relativa richiesta avrebbe dovuto essere rigettata e il sequestro confermato, la Corte di cassazione annulla senza rinvio l'ordinanza impugnata, disponendo contestualmente la trasmissione di copia del dispositivo al Pubblico Ministero presso il Tribunale per l'esecuzione del ripristinando sequestro (Cass. III, n. 13149/2020). BibliografiaBeltrani, Il giudizio di rinvio, in Trattato di procedura penale, a cura di Spangher, Impugnazioni, V, Torino, 2009, 772; Canzio, Il ricorso per Cassazione, in AA.VV., Le impugnazioni, a cura di Aimonetto, Torino, 2005, 462; Gaito, Il ricorso per Cassazione, in AA.VV., Procedura penale, Torino, 2010, 806; Siracusano, I rapporti tra Cassazione e rinvio nel processo penale, Milano, 1967, 217. |