Codice di Procedura Penale art. 624 - Annullamento parziale.Annullamento parziale. 1. Se l'annullamento non è pronunciato per tutte le disposizioni della sentenza, questa ha autorità di cosa giudicata [648] nelle parti che non hanno connessione essenziale con la parte annullata. 2. La corte di cassazione, quando occorre, dichiara nel dispositivo quali parti della sentenza diventano irrevocabili. L'omissione di tale dichiarazione è riparata [130 1] dalla corte stessa in camera di consiglio con ordinanza che deve trascriversi in margine o in fine della sentenza e di ogni copia di essa posteriormente rilasciata. L'ordinanza può essere pronunciata di ufficio ovvero su domanda del giudice competente per il rinvio, del pubblico ministero presso il medesimo giudice o della parte privata interessata. La domanda si propone senza formalità. 3. La corte di cassazione provvede in camera di consiglio senza l'osservanza delle forme previste dall'articolo 127 [130 2]. InquadramentoNei casi in cui l'intera questione non sia nuovamente rimessa al giudice di merito, l'articolo in commento stabilisce che diventino definitive tutte quelle parti della sentenza che non abbiano connessione essenziale con la parte annullata, salva rimanendo la possibilità che sia la stessa Corte indicare quali parti della sentenza diventino irrevocabili, fermo restando che la declaratoria in dispositivo delle parti della sentenza impugnata divenute irrevocabili, ex art. 624, comma 2, ha efficacia meramente dichiarativa e non costitutiva, conseguentemente, ove tale dichiarazione sia stata omessa, è comunque consentito alla Corte — adita con ricorso avverso la sentenza del giudice di rinvio — di individuare, sulla base della lettura e dell'interpretazione della sua precedente sentenza, le parti passate in giudicato (Cass. IV, n. 29186/2018). In particolare, Nell'ipotesi in cui il giudice di legittimità abbia disposto l'annullamento con rinvio limitatamente al trattamento sanzionatorio, deve ritenersi che si sia formato il giudicato sull'affermazione di responsabilità dell'imputato, con la conseguenza che i termini di custodia cautelare cui deve farsi riferimento sono, ai sensi dell'art. 303, comma 1, lett. d), seconda parte, quelli stabiliti per la durata massima delle misure cautelari dal quarto comma dello stesso articolo, e non invece quelli di fase rapportati alla pena in concreto irrogata (Cass. II, n. 45905/2017). Come affermato dalla Suprema Corte, anche nel giudizio penale, sensibile allo sviluppo dinamico del rapporto processuale, il giudicato può avere una formazione non simultanea, bensì progressiva: ciò accade non solo quando la sentenza di annullamento parziale viene pronunciata nel processo cumulativo e riguarda solo alcuni degli imputati ovvero alcune delle imputazioni contestate, ma anche quando la stessa pronuncia ha ad oggetto una o più statuizioni relative ad un solo imputato e ad un solo capo di imputazione (Cass. S.U. n. 6903/2017), perché anche in questa ipotesi il giudizio si esaurisce in relazione a tutte le disposizioni non annullate né a queste inscindibilmente connesse. Le sezioni unite hanno evidenziato in particolare come debba distinguersi tra “capi” della sentenza e “punti” della decisione. Con il termine "capo" della sentenza deve intendersi «ciascuna decisione emessa relativamente ad uno dei reati attribuiti all'imputato» e tale nozione ha rilievo in particolare per la sentenza plurima o cumulativa, caratterizzata dalla confluenza nell'unico processo dell'esercizio di più azioni penali e dalla Costituzione di una pluralità di rapporti processuali, ciascuno dei quali inerisce ad una singola imputazione, «tale da poter costituire da solo, anche separatamente, il contenuto di una sentenza». Il concetto di "punto della decisione", cui fa espresso riferimento l'art. 597, comma 1, c.p.p., ha invece una portata più ristretta, riguardando «tutte le statuizioni - ma non le relative argomentazioni svolte a sostegno - suscettibili di autonoma considerazione necessarie per ottenere una decisione completa su un capo». I punti della decisione vengono a coincidere con le parti della sentenza relative alle «statuizioni indispensabili per il giudizio su ciascun reato» e nell'ambito di ogni capo i singoli punti della decisione segnano un "passaggio obbligato" per la completa definizione di ciascuna imputazione, sulla quale il potere giurisdizionale del giudice non può considerarsi esaurito se non quando siano stati decisi tutti i punti che costituiscono i presupposti della pronuncia finale su ogni reato (l'accertamento del fatto, l'attribuzione di esso all'imputato, la qualificazione giuridica, l'inesistenza di cause di giustificazione, la colpevolezza, e - nel caso di condanna - l'accertamento delle circostanze aggravanti ed attenuanti e la relativa comparazione, la determinazione della pena e l'eventuale sospensione condizionale, e le altre eventuali questioni dedotte dalle parti o rilevabili di ufficio). La Corte ha definito il capo come «un atto giuridico completo, tanto che la sentenza che conclude una fase o un grado del processo può assumere struttura monolitica o composita, a seconda che l'imputato sia stato chiamato a rispondere di un solo reato o di più reati, nel senso che, nel primo caso, nel processo è dedotta un'unica regiudicanda, mentre, nel secondo, la regiudicanda è scomponibile in tante autonome parti quanti sono i reati per i quali è stata esercitata l'azione penale. Nell'ipotesi di processo cumulativo o complesso la cosa giudicata può coprire uno o più capi e il rapporto processuale può proseguire per gli altri, investiti dall'impugnazione, onde, in una simile situazione, è corretto utilizzare la nozione di giudicato parziale». In caso di sentenza cumulativa relativa a più imputazioni, quindi, i singoli capi della sentenza sono autonomi ad ogni effetto giuridico e, perciò, anche ai fini dell'impugnazione, stante il principio della pluralità delle azioni penali, tante per quanti sono gli imputati e, per ciascun imputato, tante quante sono le imputazioni; con la conseguenza che, per quanto i diversi capi siano contenuti in una sentenza documentalmente unica con la quale il giudice di merito ha statuito in ordine alle distinte imputazioni, ognuno di essi conserva la propria individualità e passa in cosa giudicata se non investito da impugnazione e con l'ulteriore conseguenza che le cause estintive del reato sono applicabili indipendentemente dai limiti devolutivi dell'impugnazione, tranne l'ipotesi in cui esse attengano ad un capo di sentenza passato in giudicato perché non toccato, nella sua interezza, dalle censure formulate con i motivi di gravame operando in tal caso la preclusione processuale correlata all'effetto devolutivo delle impugnazioni ed al principio della disponibilità del processo nella fase delle impugnazioni. In sostanza, ciascun capo di sentenza, proprio in ragione della autonomia dei rapporti processuali, malgrado la trattazione unitaria del processo, mantiene una autonoma attitudine al giudicato, a prescindere dalla sorte delle altre imputazioni; ciò sia nel caso di impugnazione parziale, per i capi di sentenza non impugnati, ma anche in ipotesi di annullamento parziale ex art. 624 c.p.p., a seguito dell'accoglimento del ricorso solo per alcuni capi di condanna e non per altri. L'unicità del ricorso non equivale infatti a inscindibilità delle sottese situazioni processuali corrispondenti ad imputazioni diverse, come confermato dal fatto che, nel disciplinare la riunione o separazione in fase di legittimità, il codice di rito (art. 610, comma 3) non fa riferimento ai ricorsi bensì ai "giudizi", riconoscendo implicitamente che al singolo ricorso ben possono corrispondere giudizi e, quindi, rapporti processuali distinti e che può procedersi alla separazione anche tra giudizi promossi, per più capi di condanna, da un unico ricorrente con un unico ricorso (Cass. VI, 50334/2013).Specularmente, non saranno coperte da giudicato tutte le statuizioni che siano legate a quella annullata da un nesso di concatenazione logica, anche solo eventuale, con la parte annullata. Da tali assunti discende che, in caso di annullamento parziale della sentenza di condanna, ai sensi dell'art. 624 cod. proc. pen., è eseguibile la pena principale irrogata in relazione ad un capo (o a più capi), non in connessione essenziale con quelli attinti dall'annullamento, per il quale abbiano acquistato autorità di cosa giudicata i punti relativi all'affermazione di responsabilità, anche in relazione alle circostanze del reato, ed alla determinazione della pena principale, individuata alla stregua delle sentenze pronunciate in sede di cognizione ed immodificabile nel giudizio di rinvio e che spetta agli organi dell'esecuzione l'accertamento relativo ad eventuali questioni sulla eseguibilità e sulla specifica individuazione della pena inflitta in relazione al capo, o ai capi, non in connessione essenziale con quelli attinti dall'annullamento, potendo la Corte di cassazione, con la sentenza rescindente o con l'ordinanza di cui all'art 624, comma 2, cod. proc. pen., solo dichiarare, quando occorre, quali parti della sentenza parzialmente annullata siano diventate irrevocabili (Cass., S.U., n. 3423/2021). CasisticaPer il principio della c.d. «formazione progressiva del giudicato», qualora venga rimessa dalla Corte di Cassazione al giudice di rinvio la sola determinazione della pena, la formazione del giudicato progressivo riguarda esclusivamente l'accertamento del reato e la responsabilità dell'imputato; pertanto, la detenzione dell'imputato deve essere considerata come custodia cautelare, e non come esecuzione di pena definitiva (Cass. VI, n. 2324/2013). Allo stesso modo, qualora l'annullamento incida sulla la statuizione relativa ad un capo di imputazione, sarà la parte della sentenza riguardante l'affermazione definitiva della responsabilità per i restanti delitti ad acquistare autorità di cosa giudicata (Cass. I, n. 36331/2015). Infatti, caso di annullamento parziale con rinvio a norma dell'art. 624 della sentenza di condanna soltanto per alcuni reati, l'eventuale modifica del trattamento sanzionatorio finale, a seguito dell'assoluzione pronunciata dal giudice del rinvio, non incide sui fatti non interessati dalla sentenza parzialmente rescindente, con la conseguenza che il nuovo assetto sanzionatorio disposto non rileva ai fini del computo dei termini di prescrizione dei reati già irrevocabilmente accertati (Cass. I, n. 5753/2016). Tuttavia, qualora i molteplici titoli siano avvinti dal vincolo della continuazione, la possibilità di esecuzione parziale del titolo sussiste solo se è stata determinata la pena minima che il condannato deve comunque espiare (Cass. I, n. 32477/2014). La possibilità di porre in esecuzione il titolo non esaurisce le conseguenze della formazione progressiva del giudicato. Ancora, qualora siano rimesse al giudice del rinvio questioni relative al riconoscimento di una circostanza aggravante, il giudicato formatosi sull'accertamento del reato e della responsabilità dell'imputato, impedisce la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, sopravvenuta alla pronuncia di annullamento (Cass. I, n. 43710/2015). Viceversa, l'intervenuto annullamento relativo alla concedibilità di una circostanza attenuante, implica la formazione del giudicato relativamente alla parte della sentenza che concerne la pena base per il reato ritenuto più grave, in quanto quest'ultima non ha connessione essenziale con la parte oggetto dell'annullamento, sicché nel giudizio di rinvio è preclusa la possibilità di procedere alla rideterminazione di essa (Cass. II, n. 37689/2014). In ogni caso, l'annullamento con rinvio disposto dalla Corte di Cassazione ai soli fini della rideterminazione della pena comporta la definitività dell'accertamento del reato e della responsabilità dell'imputato, sicchè la formazione del giudicato progressivo impedisce in sede di giudizio di rinvio, di dichiarare l'estinzione del reato per intervenuta prescrizione, maturata successivamente alla sentenza di annullamento parziale (Cass. II, n. 4109/2016). Qualora quindi la Corte di Cassazione annulli con rinvio limitatamente all'accertamento dell'esistenza della causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto, il giudice di rinvio è tenuto a verificare esclusivamente l'applicabilità in fatto di tale causa di esclusione della punibilità, ma non può rilevare l'eventuale decorso del termine di prescrizione, stante la formazione del giudicato progressivo in punto di accertamento del reato e affermazione di responsabilità dell'imputato (Cass. III, n. 38380/2015) ed è stata più volte ritenuta manifestamente infondata la questione costituzionale — per violazione degli artt. 27, comma 2, e 111 Cost. e degli artt. 624 e 627 comma 3, là dove non consentono di dichiarare estinto il reato per la maturazione del termine di prescrizione decorso nel giudizio di rinvio disposto soltanto per la rideterminazione della pena (Cass. II, n. 44949/2013) posto che rientra nella ragionevole durata anche il tempo occorrente alla determinazione della pena nel giudizio di rinvio a seguito di annullamento da parte della Cassazione — e 3 Cost. — risultando ragionevolmente differenziata l'incidenza della sopravvenienza della causa estintiva sulla base della formazione del giudicato progressivo, rispetto al caso in cui quest'ultimo non si è verificato (Cass. VI, n. 45900/2013). In tema di misure cautelari personali, l'intervenuto annullamento parziale dell'ordinanza applicativa di una misura coercitiva in punto di esigenze cautelari, preclude ulteriori questioni in ordine alla sussistenza dei gravi indizi di reità in assenza di successivo apprezzabile mutamento del fatto (Cass. I, n. 23264/2013). Anche in tema di patteggiamento, pur in mancanza di una pronuncia di accertamento, l'individuazione e la qualificazione giuridica del fatto, per come risultanti dall'atto di accusa, dall'accordo delle parti e dalla valutazione del primo giudice, in mancanza di impugnazione sul punto, rimangono coperte da giudicato interno parziale; con la conseguenza che, se dalle stesse deriva una errata determinazione della pena, quest'ultima non può essere messa in discussione con impugnazione che deduce esclusivamente l'illegittimità della determinazione del trattamento sanzionatorio (Cass. III, n. 38296/2014). Rimane peraltro la possibilità di rilevare — in tutti i casi — i vizi di inutilizzabilità «patologica» concernenti gli atti formati nelle fasi anteriori del procedimento, salvo che sul punto non sia intervenuto il giudicato parziale secondo il disposto dell'art. 624, comma 1 (Cass. III, n. 15828/2014). In applicazione della medesima regola, nel giudizio di rinvio è inammissibile la proposizione della eccezione di legittimità costituzionale della norma che il giudice è tenuto ad applicare sulla base del principio di diritto già enunciato dalla Corte di Cassazione, in quanto l'eventuale annullamento della norma in questione non potrebbe produrre effetti nel giudizio «a quo», non potendosi più porre in discussione un punto della sentenza su cui si è formato il giudicato (Cass. I, 19915/2013), né può trovare applicazione la legge penale modificativa più favorevole entrata in vigore dopo la sentenza della Corte di Cassazione che dispone l'annullamento con rinvio ai soli fini della determinazione della pena, ma prima della definizione di questa ulteriore fase del giudizio, poiché i limiti della pronuncia rescindente determinano l'irrevocabilità della decisione impugnata in ordine alla responsabilità penale ed alla qualificazione dei fatti ascritti all'imputato (Cass. S.U., 16208/2014). Annullamento con rinvio per la determinazione della pena Per il principio della c.d. « formazione progressiva del giudicato », qualora venga rimessa dalla Corte di Cassazione al giudice di rinvio la sola determinazione della pena, la formazione del giudicato progressivo riguarda esclusivamente l'accertamento del reato e la responsabilità dell'imputato e, pertanto, impedisce in sede di giudizio di rinvio, di dichiarare l'estinzione del reato per intervenuta prescrizione, maturata successivamente alla sentenza di annullamento parziale (Cass. II, n. 4109/2016) e importa che la detenzione dell'imputato debba essere considerata come custodia cautelare, e non come esecuzione di pena definitiva (Cass. VI, n. 2324/2013). La Corte ha più volte ritenuto manifestamente infondata la questione costituzionale degli artt. 624 e 627 comma 3 in relazione agli artt. 27, comma 2, e 111 Cost. là dove non consentono di dichiarare estinto il reato per la maturazione del termine di prescrizione decorso nel giudizio di rinvio disposto soltanto per la rideterminazione della pena (Cass. II, n. 44949/2013) sulla considerazione che rientra nella ragionevole durata anche il tempo occorrente alla determinazione della pena nel giudizio di rinvio a seguito di annullamento da parte della Cassazione e in relazione all'art. 3 Cost. risultando ragionevolmente differenziata l'incidenza della sopravvenienza della causa estintiva sulla base della formazione del giudicato progressivo, rispetto al caso in cui quest'ultimo non si è verificato (Cass. VI, n. 45900/2013). Annullamento con rinvio in relazione a parte dei reati per cui vi è condanna Qualora l'annullamento incida sulla statuizione relativa ad un capo di imputazione, sarà la parte della sentenza riguardante l'affermazione definitiva della responsabilità per i restanti delitti ad acquistare autorità di cosa giudicata (Cass. I, n. 36331/2015). Infatti, in caso di annullamento parziale con rinvio della sentenza di condanna soltanto per alcuni reati, l'eventuale modifica del trattamento sanzionatorio finale, a seguito dell'assoluzione pronunciata dal giudice del rinvio, non incide sui fatti non interessati dalla sentenza parzialmente rescindente, con la conseguenza che il nuovo assetto sanzionatorio disposto non rileva ai fini del computo dei termini di prescrizione dei reati già irrevocabilmente accertati (Cass. I, n. 5753/2016). Annullamento con rinvio in relazione a fattispecie di reato continuato In caso di annullamento parziale di una sentenza di condanna in relazione ad uno o più capi per i quali sia stata ravvisata la continuazione con quello, o con quelli, che, ai sensi dell'art. 624 c.p.p., hanno acquistato autorità di cosa giudicata, la pena inflitta in relazione al capo, o ai capi, divenuti irrevocabili può essere posta in esecuzione solo a condizione che in esso sia stato irrevocabilmente individuato il reato più grave, anche in relazione alle circostanze, e la pena stessa presenti i caratteri della completezza, essendo insuscettibile di modifiche nel giudizio di rinvio, e della certezza, in quanto individuabile sulla base delle sentenze rese nel giudizio di cognizione e non attraverso ragionamenti ipotetici (Cass. S.U., n. 3423/2021). Annullamento con rinvio in relazione alla sussistenza di circostanze aggravanti o attenuanti Qualora sia rimessa al giudice del rinvio una questione inerente alla valutazione delle circostanze destinata ad incidere, ex art. 157, comma secondo, c.p., sulla determinazione del tempo necessario a prescrivere, il giudicato formatosi sulla responsabilità dell'imputato non impedisce la declaratoria di estinzione del reato per la prescrizione maturata prima della pronuncia di annullamento (Cass. III, n. 4334/2021). Qualora siano rimesse al giudice del rinvio questioni relative al riconoscimento di una circostanza aggravante comune, il giudicato formatosi sull'accertamento del reato e della responsabilità dell'imputato impedisce la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, sopravvenuta alla pronuncia di annullamento (Cass. I, n. 43710/2015). Viceversa, l'intervenuto annullamento relativo alla concedibilità di una circostanza attenuante, implica la formazione del giudicato relativamente alla parte della sentenza che concerne la pena base per il reato ritenuto più grave, in quanto quest'ultima non ha connessione essenziale con la parte oggetto dell'annullamento, sicché nel giudizio di rinvio è preclusa la possibilità di procedere alla rideterminazione di essa (Cass. II, n. 37689/2014). Annullamento con rinvio in relazione alla applicabilità della fattispecie di cui all’art. 131 bis c.p. Qualora la Corte di Cassazione annulli con rinvio limitatamente all'accertamento dell'esistenza della causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto, il giudice di rinvio è tenuto a verificare esclusivamente l'applicabilità in fatto di tale causa di esclusione della punibilità, ma non può rilevare l'eventuale decorso del termine di prescrizione, stante la formazione del giudicato progressivo in punto di accertamento del reato e affermazione di responsabilità dell'imputato (Cass. III, n. 38380/2015). Quando invece la questione relativa alla configurabilità di fattispecie di particolare tenuità non sia stata sollevata nella fase rescindente (e il relativo giudizio sia successivo all'entrata in vigore della norma), al giudice del rinvio è preclusa la possibilità di dichiarare la non punibilità del fatto ai sensi dell'art. 131-bis c.p. non rilevata nel giudizio rescindente, essendosi ormai formato il giudicato sull'insussistenza della causa di non punibilità (Cass. IV, n. 35813/2021). Annullamento avente ad oggetto misure cautelari In tema di misure cautelari personali, l'intervenuto annullamento parziale dell'ordinanza applicativa di una misura coercitiva in punto di esigenze cautelari, preclude ulteriori questioni in ordine alla sussistenza dei gravi indizi di reità in assenza di successivo apprezzabile mutamento del fatto (Cass. I, n. 23264/2013). Annullamento avente ad oggetto sentenza di applicazione pena ex art. 444 Anche in tema di patteggiamento, pur in mancanza di una pronuncia di accertamento, l'individuazione e la qualificazione giuridica del fatto, per come risultanti dall'atto di accusa, dall'accordo delle parti e dalla valutazione del primo giudice, in mancanza di impugnazione sul punto, rimangono coperte da giudicato interno parziale; con la conseguenza che, se dalle stesse deriva una errata determinazione della pena, quest'ultima non può essere messa in discussione con impugnazione che deduce esclusivamente l'illegittimità della determinazione del trattamento sanzionatorio (Cass. III, n. 38296/2014). BibliografiaBargi, Il ricorso per Cassazione, in Gaito, Le impugnazioni penali, II, Torino, 1998, 647. |