Codice di Procedura Penale art. 633 - Forma della richiesta.

Vincenzo Tutinelli

Forma della richiesta.

1. La richiesta di revisione è proposta personalmente o per mezzo di un procuratore speciale [122]. Essa deve contenere l'indicazione specifica delle ragioni e delle prove che la giustificano e deve essere presentata, unitamente a eventuali atti e documenti, nella cancelleria della corte di appello individuata secondo i criteri di cui all'articolo 11 1.

2. Nei casi previsti dall'articolo 630, comma 1, lettere a) e b), alla richiesta devono essere unite le copie autentiche delle sentenze o dei decreti penali di condanna ivi indicati.

3. Nel caso previsto dall'articolo 630, comma 1, lettera d), alla richiesta deve essere unita copia autentica della sentenza irrevocabile di condanna per il reato ivi indicato [634].

 

[1] Comma così sostituito dall'art. 1 1 l. 23 novembre 1998, n. 405. V. l'art. 2 della stessa legge.

Inquadramento

La norma in esame fissa una serie di precetti connessi alla presentazione della domanda, al contenuto della richiesta e alla eventuale documentazione da allegare fissando profili procedimentali parzialmente sovrapponibili a quelli previsti in materia di impugnazioni in generale.

La richiesta di revisione deve essere presentata nella cancelleria della Corte di appello individuata secondo i criteri di cui all'art. 11. Tale previsione appare coerente alla necessità di evitare motivi di incompatibilità e — per altro verso — rende inapplicabile al caso di specie l'art. 582, comma 2 che avrebbe consentito alle parti private e ai difensori di depositare l'atto di impugnazione anche nella cancelleria del tribunale o del giudice di pace del luogo in cui si trovano; infatti, quest’ultima disposizione, espressione del principio del favor impugnationis, attribuisce pur sempre una facoltà eccezionale, concessa alle parti private solo nei casi tassativamente previsti, quale non è quello relativo alla presentazione della richiesta di revisione, in quanto nella disposizione di cui all’art. 633, che disciplina la forma della richiesta, manca un espresso richiamo dell’art. 582 comma 2 (Cass. VII, n. 25017/2003).

Tuttavia, con recente pronuncia, è stata ritenuta ammissibile la richiesta di revisione presentata nella cancelleria di Corte di appello incompetente, poiché, in applicazione del principio generale del "favor impugnationis" di cui all'art. 568, comma 5, valido anche per le impugnazioni straordinarie, l'istanza deve essere trasmessa al giudice competente (Cass  V , n. 42611/2018). 

Rientra nella competenza funzionale della sezione per i minorenni della Corte di Appello il giudizio di revisione della condanna emessa nei confronti di un imputato che era minorenne al momento della commissione del reato (Cass. I, n. 1403/2010).

Rimangono possibili il deposito presso la Casa Circondariale da parte dell'imputato detenuto e la trasmissione a mezzo posta (Cass. I, n. 24910/2009) né discende alcun profilo di inammissibilità dal deposito effettuato da persona diversa all'interessato e dal suo procuratore speciale, in quanto ciò che rileva è solo la certezza della provenienza dell'atto e non il soggetto che ne cura il materiale deposito (Cass. III, n. 16743/2009).

È inammissibile l'istanza di revisione proposta da un difensore privo di procura speciale, considerato che l'art. 571, comma 3, prevede autonoma possibilità di impugnazione solo per il difensore dell'imputato e non anche del condannato e che tale limitazione trova giustificazione nel carattere assolutamente personale della richiesta di revisione (Cass. V, n. 32814/2006), ferma restando la possibilità che la sottoscrizione dell'interessato nella procura speciale sia autenticata anche dal difensore, ai sensi dell'art. 39 disp. att., non essendovi ragione per cui debba escludersi il potere certificativo del difensore per la presentazione di quello che è un atto di impugnazione, sia pure straordinaria (Cass. V, n. 2134/1999).

Incombe al ricorrente l'onere di produrre  la sentenza di cui assume l’inconciliabilità con la condanna riportata, in quanto la richiesta di revisione deve essere corredata – a pena di inammissibilità – dagli eventuali atti e documenti idonei a sorreggerla e dalle copie autentiche delle sentenze e dei decreti penali di condanna, così come prescrive l'art. 633, comma 2 (Cass. VI, n. 25794/2008) con la specificazione che rimangono inutilizzabili le «dichiarazioni raccolte nelle indagini difensive» ove raccolte senza il rispetto delle prescrizioni stabilite, a pena di inutilizzabilità, dall'art. 391-bis in materia di documentazione delle investigazioni difensive (Cass. I, n. 45612/2003) e che qualora sia stato conferito mandato al difensore per compiere attività investigativa preventiva, consistente nella ricerca ed individuazione di elementi di prova per l'eventuale promovimento del giudizio di revisione della sentenza di condanna, l'eventuale istanza con cui si chieda l'autorizzazione al prelievo di campioni su reperti sequestrati ed in custodia dell'autorità giudiziaria, va proposta al giudice dell'esecuzione e non già al giudice che sarebbe competente per il giudizio di revisione, in quanto tale attività di indagine difensiva, consistente in una serie di operazioni meramente prodromiche alla eventuale presentazione dell'istanza di revisione (Cass. I, n. 1599/2006); del tutto estranea all’ambito del giudizio di revisione è stata ritenuta la domanda di procedere all'esame delle persone imputate in procedimenti connessi ovvero di testimoni sulla base della ipotetica possibilità che gli stessi, se escussi nel giudizio di revisione, possano rendere dichiarazioni favorevoli al condannato (Cass. I, n. 6897/2014).

Bibliografia

V. art. 629.

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