Codice di Procedura Penale art. 640 - Impugnabilità della sentenza.Impugnabilità della sentenza. 1. La sentenza pronunciata nel giudizio di revisione è soggetta al ricorso per cassazione [606]. InquadramentoI profili di impugnabilità della sentenza (di accoglimento, rigetto o inammissibilità) che ha concluso il giudizio di revisione costituisce logica esplicazione dei principi generali in tema di impugnazione dei provvedimenti della Corte di Appello. Legittimate alla proposizione di tale rimedio devono ritenersi tutte le parti che hanno concretamente partecipato al giudizio stesso in relazione alla posizione di interesse conseguente all'epilogo del procedimento nel caso concreto. Il Procuratore Generale presso la Corte d'appello, che ha rappresentato la parte pubblica nel giudizio di revisione celebrato dinanzi alla stessa, è legittimato, in quanto titolare di interesse, a proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza di revoca della condanna e contestuale proscioglimento resa ad esito di detto giudizio in accoglimento della relativa richiesta, atteso che, non contemplando l'art. 640 previsioni volte a differentemente disciplinare la legittimazione ad impugnare in capo alle parti del giudizio di revisione, essa spetta a ciascuna ex art. 568, comma 3, secondo periodo, non rilevando in contrario l'attribuzione al ridetto Procuratore Generale, ai sensi dell'art. 608, comma 1, del potere di ricorrere per cassazione contro le sentenze pronunciate in grado di appello o inappellabili, posto che anche la sentenza conclusiva del giudizio di revisione è inappellabile (Cass. I, n. 5828/2018). Sussiste la legittimazione del condannato anche per ottenere la correzione dell'errore di fatto contenuto nella sentenza con cui la Corte di cassazione dichiara inammissibile o rigetta il ricorso contro la decisione della Corte d'appello che, a sua volta, abbia dichiarato inammissibile ovvero rigettato la richiesta di revisione dello stesso condannato; infatti, nozione di "condannato", di cui al citato art. 625-bis, ricomprende anche il soggetto titolare della facoltà di chiedere la revisione della condanna, in quanto il rigetto o la dichiarazione di inammissibilità del ricorso contribuisce alla "stabilizzazione" del giudicato (Cass. S.U., n. 13199/2016). In caso di rinvio, la Corte ha rilevato che la regola di cui all'art. 634, comma 2 ― per la quale, in caso di accoglimento del ricorso avverso ordinanza di inammissibilità della richiesta, la Corte di cassazione rinvia il giudizio ad una diversa Corte di appello, individuata ai sensi dell'art. 11 ― concerne solo il caso in cui l'inammissibilità sia dichiarata con ordinanza e, trattandosi di disposizione speciale, essa non è, pertanto, applicabile qualora l'inammissibilità venga dichiarata con sentenza; in tal caso, infatti, il rinvio deve essere disposto ― ai sensi dell'art. 623, comma 1, lett. c) ― ad altra sezione della Corte che ha pronunciato il provvedimento annullato (Cass. V, n. 47624/2014). L'annullamento da parte della Corte di cassazione della dichiarazione di inammissibilità della domanda di revisione non vincola il giudice di rinvio all'emissione del decreto di citazione a giudizio previsto dall'art. 636, ma obbliga solo ad una nuova valutazione della sussistenza dei requisiti per la sua emissione (Cass. IV, n. 9209/2013). BibliografiaV. sub art. 637. |