Codice di Procedura Penale art. 660 - Esecuzione delle pene pecuniarie 1 .

Enrico Campoli

 Esecuzione delle pene pecuniarie1.

1. Quando deve essere eseguita una condanna a pena pecuniaria, anche in sostituzione di una pena detentiva, il pubblico ministero emette ordine di esecuzione con il quale ingiunge al condannato il pagamento.

2. L'ordine è notificato al condannato e al suo difensore nominato per la fase dell'esecuzione o, in difetto, al difensore che lo ha assistito nella fase del giudizio, e contiene le generalità della persona nei cui confronti deve essere eseguito e quanto altro valga a identificarla, l'imputazione, il dispositivo del provvedimento, l'indicazione dell'ammontare della pena, nonché le modalità del pagamento, che può avvenire in un'unica soluzione ovvero in rate mensili ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale, secondo quanto disposto dal giudice nella sentenza o nel decreto di condanna. Nei casi dell'articolo 534, l'ordine di esecuzione è notificato altresì al civilmente obbligato per la pena pecuniaria.

3. L'ordine di esecuzione contiene altresì l'intimazione al condannato a pena pecuniaria di provvedere al pagamento entro il termine di novanta giorni dalla notifica e l'avviso che, in mancanza, la pena pecuniaria sarà convertita nella semilibertà sostitutiva o, in caso di accertata insolvibilità, nel lavoro di pubblica utilità sostitutivo o nella detenzione domiciliare sostitutiva, ai sensi degli articoli 102 e 103 della legge 24 novembre 1981, n. 689, ovvero, quando deve essere eseguita una pena pecuniaria sostitutiva, nella semilibertà sostitutiva o nella detenzione domiciliare sostitutiva, ovvero, in caso di accertata insolvibilità, nel lavoro di pubblica utilità sostitutivo o nella detenzione domiciliare sostitutiva, ai sensi dell'articolo 71 della legge 24 novembre 1981, n. 689. L'ordine di esecuzione contiene inoltre l'avviso al condannato che, quando non è già stato disposto nella sentenza o nel decreto di condanna, entro venti giorni, può depositare presso la segreteria del pubblico ministero istanza di pagamento rateale della pena pecuniaria, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale. Se è presentata istanza di pagamento rateale, il pubblico ministero trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza competente, che procede ai sensi dell'articolo 667, comma 4. Con l'avviso il condannato è informato che, se il processo si è svolto in sua assenza, nel termine di trenta giorni dalla conoscenza della sentenza può chiedere, in presenza dei relativi presupposti, la restituzione nel termine per proporre impugnazione o la rescissione del giudicato. Nell'avviso il condannato è altresì informato che ha facoltà di accedere ai programmi di giustizia riparativa.

4. Quando con la sentenza o con il decreto di condanna è stato disposto il pagamento in rate mensili, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale, l'ordine di esecuzione contiene l'indicazione del numero delle rate, dell'importo e delle scadenze di ciascuna per il pagamento. Con l'ordine di esecuzione il pubblico ministero ingiunge al condannato di pagare la prima rata entro trenta giorni dalla notifica del provvedimento, avvertendolo che in caso di mancato tempestivo pagamento della prima rata sono previsti l'automatica decadenza dal beneficio e il pagamento della restante parte della pena in un'unica soluzione, da effettuarsi, a pena di conversione ai sensi del comma 3, entro i sessanta giorni successivi.

5. Quando è provato o appare probabile che il condannato non abbia avuto effettiva conoscenza dell'ordine di esecuzione, il pubblico ministero può assumere, anche presso il difensore, le opportune informazioni, all'esito delle quali può disporre la rinnovazione della notifica.

6. Entro il termine indicato nell'ordine di esecuzione, il pubblico ministero accerta l'avvenuto pagamento della multa o dell'ammenda da parte del condannato e dichiara l'avvenuta esecuzione della pena. In caso di pagamento rateale, il pubblico ministero accerta l'avvenuto pagamento delle rate e, dopo l'ultima, dichiara l'avvenuta esecuzione della pena.

7. Quando accerta il mancato pagamento della pena pecuniaria, ovvero di una rata della stessa, entro il termine indicato nell'ordine di esecuzione, il pubblico ministero trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza competente per la conversione ai sensi degli articoli 102 e 103 della legge 24 novembre 1981, n. 689, ovvero, quando si tratta di pena pecuniaria sostitutiva, ai sensi dell'articolo 71 della medesima legge n. 689 del 1981. In ogni caso, se il pagamento della pena pecuniaria è stato disposto in rate mensili, è convertita la parte non ancora pagata.

8. Il procedimento per la conversione della pena pecuniaria, anche sostitutiva, è disciplinato dall'articolo 667, comma 4. Per la conversione della pena pecuniaria, ai sensi degli articoli 71, 102 e 103 della legge 24 novembre 1981, n. 689, si applica, in quanto compatibile, l'articolo 545-bis, comma 2.

9. Il magistrato di sorveglianza provvede alla conversione della pena pecuniaria con ordinanza, previo accertamento della condizione di insolvenza ovvero di insolvibilità del condannato. A tal fine dispone le opportune indagini nel luogo del domicilio o della residenza, ovvero dove si ha ragione di ritenere che il condannato possieda beni o cespiti di reddito e richiede, se necessario, informazioni agli organi finanziari o di polizia giudiziaria.

10. Quando il mancato pagamento della pena pecuniaria è dovuto a insolvibilità, il condannato può chiedere al magistrato di sorveglianza il differimento della conversione per un tempo non superiore a sei mesi, rinnovabile per una sola volta se lo stato di insolvibilità perdura. Ai fini della estinzione della pena pecuniaria per decorso del tempo, non si tiene conto del periodo durante il quale la conversione è stata differita.

11. Se vi è stata condanna ai sensi dell'articolo 534 ed è accertata l'insolvibilità del condannato, il magistrato di sorveglianza ne dà comunicazione al pubblico ministero, il quale ordina al civilmente obbligato per la pena pecuniaria di provvedere al pagamento della multa o dell'ammenda entro il termine di cui al comma 3, ovvero, in caso di pagamento rateale, entro il termine di cui al comma 4. Qualora il civilmente obbligato per la pena pecuniaria non provveda al pagamento entro i termini stabiliti, il pubblico ministero ne dà comunicazione al magistrato di sorveglianza che provvede alla conversione della pena nei confronti del condannato.

12. L'ordinanza di conversione è eseguita dal magistrato di sorveglianza, ai sensi degli articoli 62 e 63 della legge 24 novembre 1981, n. 689, in quanto compatibili.

13. Il ricorso contro l'ordinanza di conversione ne sospende l'esecuzione.

14. Per l'esecuzione delle pene sostitutive conseguenti alla conversione della pena pecuniaria si applica l'articolo 107 della legge 24 novembre 1981, n. 689.

15. Le pene sostitutive, conseguenti alla conversione della pena pecuniaria, sono immediatamente revocate dal magistrato di sorveglianza quando risulta che il condannato ha pagato la multa o l'ammenda, dedotta la somma corrispondente alla durata della pena conseguente alla conversione già espiata. Durante l'esecuzione, il condannato può chiedere al magistrato di sorveglianza di essere ammesso al pagamento rateale, ai sensi dell'articolo 133-ter del codice penale. In tal caso, dopo il pagamento della prima rata, l'esecuzione della pena conseguente alla conversione è sospesa e riprende in caso di mancato pagamento di una delle rate.

 

[1] Articolo sostituito dall'articolo 38, comma 1, lett. c) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150.  Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.Il testo precedente era il seguente: << Esecuzione delle pene pecuniarie. 1. Le condanne a pena pecuniaria sono eseguite nei modi stabiliti dalle leggi e dai regolamenti. 2. Quando è accertata la impossibilità di esazione della pena pecuniaria o di una rata di essa, il pubblico ministero trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza competente per la conversione, il quale provvede previo accertamento dell'effettiva insolvibilità del condannato e, se ne è il caso, della persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria. Se la pena è stata rateizzata, è convertita la parte non ancora pagata. 3. In presenza di situazioni di insolvenza, il magistrato di sorveglianza può disporre la rateizzazione della pena a norma dell'articolo 133-ter del codice penale, se essa non è stata disposta con la sentenza di condanna ovvero può differire la conversione per un tempo non superiore a sei mesi. Alla scadenza del termine fissato, se lo stato di insolvenza perdura, è disposto un nuovo differimento, altrimenti è ordinata la conversione. Ai fini della estinzione della pena per decorso del tempo, non si tiene conto del periodo durante il quale l'esecuzione è stata differita. 4. Con l'ordinanza che dispone la conversione, il magistrato di sorveglianza determina le modalità delle sanzioni conseguenti in osservanza delle norme vigenti. 5. Il ricorso contro l'ordinanza di conversione ne sospende l'esecuzione.>> Con riferimento alla precedente formulazione l'articolo era stato abrogato dall'art. 299 d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, con decorrenza dal 1° luglio 2002. La relativa disciplina era stata trasfusa negli artt. 200, 235, 237, 238 e 241 d.P.R. n. 115, cit. Tuttavia la Corte cost., con sentenza 18 giugno 2003, n. 212, nel dichiarare l'illegittimità costituzionale degli artt. 237 e 238 d.P.R. n. 115, cit., ha dichiarato incostituzionale per eccesso di delega l'art. 299 citato nella parte in cui abroga l'art. 660. 

Inquadramento

In seguito all'intervento della Corte cost. n. 212/2003, l'art. 660, che era stato abrogato dall'art. 299 d.P.R. n. 115/2002, è da considerare pienamente vigente nel nostro ordinamento. Esso detta i criteri generali per l'esecuzione delle pene pecuniarie prevedendo i meccanismi posti a presidio dell'eventuale inadempienza dei soggetti che vi sono obbligati. Sono oggetto di particolare cura le situazioni di indigenza in relazione alla quale la conversione della pena pecuniaria in pena detentiva è soggetta a precisi step applicativi.  

Sulla scia di tale impostazione il legislatore, con la riforma Cartabia, ha provveduto alla totale riscrittura dell’art. 660 al fine di un riordino generale e sistematico dell’intera materia.

 

Esecuzione

La condanna alla pena pecuniaria, laddove deve trovare esecuzione, anche nel caso in cui sia stata applicata in sostituzione di una pena detentiva, deve essere fatta oggetto dell'ordine di esecuzione del pubblico ministero con il quale viene ingiunto il pagamento.

L'ingiunzione di pagamento va notificata sia al condannato che al suo difensore – intendendosi per quest'ultimo quello specificamente nominato per la fase esecutiva ovvero, in difetto di esso, quello che lo ha seguito nel giudizio, ed è formato:

dalle generalità del soggetto interessato ed ogni altra indicazione che sia utile ad identificarlo;

dall'imputazione;

dal dispositivo del provvedimento;

dall'ammontare della pena pecuniaria;

dalle modalità di pagamento;

dall'intimazione a provvedervi entro il termine di 90 giorni dalla notifica e tutto ciò che ne consegue in caso di inadempimento;

dalla possibilità di essere rimesso in termini qualora il procedimento sia svolto in assenza e siano sussistenti i presupposti di legge;

dal possibile accesso ai programmi di giustizia riparativa.

Nell'ordine di esecuzione il pubblico ministero indica le modalità di pagamento delle pene pecuniarie applicate dal giudice con la sentenza o con il decreto penale di condanna allegandovi un modello di pagamento – art. 181 bis disp. att. c.p.p. –, che consenta anche l'adempimento telematico.

La rateizzazione in fase di condanna o di esecuzione

Nel dar luogo all'ordine di esecuzione laddove il giudice detta le modalità di pagamento può sancire sia che esse si svolgano “in un'unica soluzione” quanto “in rate mensili ai sensi dell'art. 133 ter del codice penale”.

Quest'ultimo prevede che il giudice, in fase di cognizione sin dal momento in cui pronuncia la sentenza o il decreto penale di condanna ad una pena pecuniaria (multa/ammenda), ha la facoltà, - laddove le condizioni economiche dell'imputato lo lascino presagire ed egli sia in grado di evincerlo dagli atti a sua disposizione -, di rateizzarla con " … rate mensili da tre a trenta…ciascuna rata non può essere inferiore a 15 euro … in ogni momento il condannato può estinguere la pena mediante un unico pagamento”).

Analoga facoltà, qualora non sia già stata disposta in sede di condanna, è concessa al magistrato di sorveglianza nella fase dell'esecuzione sempre che il condannato versi in situazione di insolvenza.

Nell'ordine di esecuzione viene dato avviso al condannato che qualora il giudice non vi abbia dato luogo nella sentenza o nel decreto penale di condanna  egli possa presentare nella segreteria del pubblico ministero apposita domanda, corredata della documentazione utile e la stessa verrà trasmessa al magistrato di sorveglianza facultato a provvedere nelle forme semplificate dell'art. 667, comma 4.

La competenza funzionale a provvedere in ordine alla richiesta di rateizzazione risiede in capo al magistrato di sorveglianza ex art. 660 (conflitto negativo di competenza tra magistrato di sorveglianza e giudice per le indagini preliminari che ha emesso il decreto penale di condanna e non ha concesso tale possibilità al momento della pronuncia di quest'ultimo (Cass. I, n. 22780/2009).  

Qualora la richiesta sia presentata dall'interessato l'eventuale provvedimento di diniego dev'essere motivato in ordine al presupposto legittimante.

Mentre la situazione di insolvenza corrisponde ad uno stato transitorio e dà accesso alla possibile rateizzazione della pena pecuniaria per la conversione presupposto legittimante è la verifica dell'effettiva (e definitiva) insolvibilità di adempiere da parte del condannato (Cass. I, n. 26358/2005).

La differenza – tra insolvenza ed accertata insolvibilità – costituisce il presupposto legittimante affinchè, nella prima ipotesi, in caso di mancato adempimento della pena pecuniaria, si dia luogo alla conversione nella semilibertà e, nel secondo, al lavoro di pubblica utilità o alla detenzione domiciliare -(per come rispettivamente regolamentati dagli art. 102 e 103 della Legge n. 689/1981).

Alla pena pecuniaria sostitutiva fa seguito, invece, in caso di mancato adempimento, ed a seconda della differente situazione dell'insolvenza o dell'accertata insolvibilità, l'applicazione della detenzione domiciliare o del lavoro di pubblica utilità.

I requisiti e la tempistica della conversione

Con la riforma Cartabia la procedura di conversione della pena pecuniaria, pur nella sua riscrittura, mantiene sostanzialmente la struttura procedurale precedente. Essa – una volta che non sia stata dichiarata l'avvenuta esecuzione della pena (comma 6), la quale si verifica quando il pubblico ministero ha accertato il pagamento (rateale o in unica soluzione) da parte del condannato entro il termine sancito dall'ordine di esecuzione – prende abbrivio dalla constatazione dell'inadempimento (totale o anche solo di una sola rata) cui fa seguito la trasmissione degli atti al magistrato di sorveglianza competenteai sensi degli articoli 102 e 103 della legge legge 24 novembre 1981 n. 689”, il quale vi provvede, con ordinanza, secondo le forme semplificate di cui all'art. 667, comma 4.

È ovvio che la conversione della pena pecuniaria rateizzata ha ad oggetto solo la parte “non ancora pagata”.

Il magistrato di sorveglianza prima di provvedere alla conversione deve preventivamente accertare, – (“se necessario” assumendo “informazioni” presso gli “organi finanziari o di polizia giudiziaria”) –, la condizione di insolvenza ovvero di insolvibilità in cui versa il condannato a mezzo di una specifica istruttoria (“nel luogo del domicilio o della residenza, ovvero dove si ha ragione di ritenere che il condannato possieda beni o cespiti di reddito”).

Nel caso in cui il giudice ha accertato lo stato di insolvibilità, su richiesta del condannato, ha la facoltà di differire la conversione per un tempo non superiore a sei mesi, concessione che può essere rinnovata una sola volta.

I periodi di tempo in cui l'esecuzione della pena pecuniaria è sospesa – in forza di specifici provvedimenti di differimento – sono sterilizzati riguardo alla prescrizione della pena.

Qualora la condanna sia stata statuita ai sensi dell'art. 534 il pubblico ministero, in seguito alla comunicazione del magistrato di sorveglianza, – che ha previamente accertato lo stato di insolvibilità del condannato –, ordina al civilmente obbligato per la pena pecuniaria di provvedere al pagamento della multa o dell'ammenda” entro i termini di legge e nell'eventualità che ciò non avvenga si provvederà alla conversione in danno del condannato (comma 10).

Nel corso della procedura di conversione non può essere eccepita innanzi al magistrato di sorveglianza l'intervenuta prescrizione della pena, che rientra nella competenza del giudice dell'esecuzione (Cass. I, n. 15038/2001).

La competenza territoriale del giudice di sorveglianza

Per tutti i provvedimenti adottabili dal magistrato di sorveglianza secondo il disposto dell’art. 660 è territorialmente competente il magistrato di sorveglianza del luogo ove il condannato si trova detenuto al momento della richiesta (Cass. S.U., n. 12/1997) oppure, se libero, risiede.

L'impugnazione

Contro l'ordinanza di conversione, – che “è eseguita dal magistrato di sorveglianza ai sensi degli articoli 62 e 63 della legge 24 novembre 1981 n. 689” -, è concesso il ricorso per cassazione.

Ne consegue (comma 13) che l'ordinanza “dal momento della pronuncia, durante i termini per impugnare e fino all'esito del giudizio di impugnazione” è sospesa nella sua esecuzione (art. 588).

Le pene sostitutive, applicate in seguito alla conversione, sono revocate dal magistrato di sorveglianza (comma 15) non appena il condannato ha adempiuto il pagamento e, quest'ultimo, anche durante la loro esecuzione, può chiedere l'adempimento rateale. Il pagamento della prima rata interrompe l'esecuzione che riprende al momento di un successivo inadempimento.

La legittimazione a proporre ricorso per cassazione avverso i provvedimenti del magistrato di sorveglianza spetta, in via esclusiva, al procuratore della Repubblica presso il tribunale del luogo in cui ha sede l'ufficio di sorveglianza — (Cass., I, n. 18886/2019).

Restituzione nel termine

Alla luce della complessiva rivisitazione dello svolgimento del procedimento in assenza la riforma Cartabia prevede che, anche in questa fase esecutiva, il condannato, che si vede raggiungere dall'ingiunzione di pagamento alla pena pecuniaria, sia avvisato della possibilità di essere rimesso in termini, al fine dell'impugnazione o della rescissione del giudicato.

Devono essere ovviamente ricorrenti i presupposti sanciti dal legislatore per la restituzione in termini ed, in quel caso, il soggetto interessato deve presentare istanza entro 30 giorni “dalla conoscenza” del provvedimento.

Contro l'ordinanza di conversione, – che “è eseguita dal magistrato di sorveglianza ai sensi degli articoli 62 e 63 della legge 24 novembre 1981 n. 689” –, è concesso il ricorso per cassazione.

Ne consegue (comma 13) che l'ordinanza “dal momento della pronuncia, durante i termini per impugnare e fino all'esito del giudizio di impugnazione” è sospesa nella sua esecuzione (art. 588).

Le pene sostitutive, applicate in seguito alla conversione, sono revocate dal magistrato di sorveglianza (comma 15) non appena il condannato ha adempiuto il pagamento e, quest'ultimo, anche durante la loro esecuzione, può chiedere l'adempimento rateale. Il pagamento della prima rata interrompe l'esecuzione che riprende al momento di un successivo inadempimento.

La legittimazione a proporre ricorso per cassazione avverso i provvedimenti del magistrato di sorveglianza spetta, in via esclusiva, al procuratore della Repubblica presso il tribunale del luogo in cui ha sede l'ufficio di sorveglianza – (Cass. I, n. 18886/2019).

Casistica

 

Il giudice competente funzionalmente in materia di conversione delle pene pecuniarie irrogate dal giudice di pace va individuato nel magistrato di sorveglianza – Cass. I, n. 17098/2019 –: in seguito all'intervento della Corte cost. n. 212/2003, – che ha dichiarato sia l'illegittimità costituzionale (parziale) dell'art. 299 del d.P.R. n. 115/2002 nella parte in cui aveva abrogato l'art. 660 che quella (totale) dell'art. 238 cit., che attribuiva in via generale la competenza per la conversione al giudice dell'esecuzione –, in assenza anche di una norma che attribuisca al giudice di pace la competenza alla conversione delle pene pecuniarie occorre registrare che “non sussiste più una norma di legge che attribuisca al giudice di pace la materia delle conversioni delle pene pecuniarie inflitte con le sue sentenze” per cui “unica norma residuata, e con portata generale, è l'art. 660 che contempla una competenza specifica del magistrato di sorveglianza”.

Entrata in vigore del Decr. Lgs. 150/2022

L'art. 97 del d. lgs. 150/2022 (riforma Cartabia) regolamenta la disciplina transitoria in merito alla esecuzione e conversione della pena pecuniaria non eseguita: ebbene, è statuito espressamente che le (nuove) disposizioni introdotte dall'art. 71 dello stesso e dal Capo V della Legge n. 689/1981, si applichino, ove risultino in concreto più favorevoli al condannato, stante la loro natura sostanziale, ai reati commessi dopo la sua entrata in vigore.

Per rendere ancor più chiara la netta demarcazione temporale l'art. 97 (comma 2) precisa che ai reati commessi prima dell'entrata in vigore del decreto n. 150/2022 continuano ad applicarsi le norme previgenti.

La gradualità – cui è ispirata la riforma della esecuzione e della conversione delle pene pecuniarie – trova conferma sia nell'ultrattività delle norme (abrogate o modificate dal d. lgs. 150/2022) di cui al d.p.r. 115/2002 che dell'art. 1, comma 367, della legge n. 244/2007 che regola l'operato di Equitalia Giustizia riguardo alla gestione del credito derivante dalle pene pecuniarie.

Bibliografia

Catelani, Manuale dell'esecuzione penale, Milano, 2002; Dalia-Ferraioli, Manuale di diritto processuale penale, Padova, 2013; Vicoli, L'esecuzione degli altri provvedimenti sanzionatori penali, in Caprioli-Vicoli, Procedura penale dell'esecuzione, Torino, 2011.

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