Codice di Procedura Penale art. 665 - Giudice competente 1 .

Enrico Campoli

Giudice competente1.

1. Salvo diversa disposizione di legge [738 2], competente a conoscere dell'esecuzione di un provvedimento è il giudice che lo ha deliberato [260 trans.].

2. Quando è stato proposto appello [593], se il provvedimento è stato confermato o riformato soltanto in relazione alla pena, alle misure di sicurezza o alle disposizioni civili, è competente il giudice di primo grado; altrimenti è competente il giudice di appello [596].

3. Quando vi è stato ricorso per cassazione [606] e questo è stato dichiarato inammissibile [611] o rigettato [615] ovvero quando la corte ha annullato senza rinvio [620] il provvedimento impugnato, è competente il giudice di primo grado, se il ricorso fu proposto contro provvedimento inappellabile [593] ovvero a norma dell'articolo 569, e il giudice indicato nel comma 2 negli altri casi. Quando è stato pronunciato l'annullamento con rinvio [623], è competente il giudice di rinvio.

4. Se l'esecuzione concerne più provvedimenti emessi da giudici diversi, è competente il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile [648] per ultimo. Tuttavia, se i provvedimenti sono stati emessi da giudici ordinari e giudici speciali, è competente in ogni caso il giudice ordinario2 .

4-bis. Se l'esecuzione concerne più provvedimenti emessi dal tribunale in composizione monocratica e collegiale, l'esecuzione è attribuita in ogni caso al collegio 34.

 

[1] Per la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato, v. art. 741 e 2d.lg. 8 giugno 2001, n. 231.

[2] Gli attuali commi 4 e 4-bis sono stati introdotti, in sostituzione dell'originario comma 4, dall'art. 206 d.lgs. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto dalla data indicata sub art. 6.

[3]  Gli attuali commi 4 e 4-bis sono stati introdotti, in sostituzione dell'originario comma 4, dall'art. 206 d.lgs. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto dalla data indicata sub art. 6.

[4] Per il procedimento davanti al giudice di pace, v. art. 40, d.lg. 28 agosto 2000, n. 274.

Inquadramento

A differenza di quasi tutte le funzioni attribuite al giudice ordinario non esiste presso i Tribunali e le Corti d'Appello un apposito ufficio dell'esecuzione, individuandosi quest'ultimo in modo sovrapponibile all'organo giurisdizionale volta per volta competente.

Non a caso, difatti, la competenza (funzionale) del giudice dell'esecuzione viene individuata dal legislatore a mezzo di progressive griglie di ingaggio, a partire da quella generale secondo cui è competente lo stesso giudice che lo ha emesso. Se per l'archiviazione, i decreti penali di condanna e la sentenza di non luogo a procedere (425) non sorgono dubbi riguardo all'individuazione del giudice, sempre declinando quest'ultima sotto il profilo dell'ufficio e non della persona fisica, per quanto riguarda le sentenze occorre avere riguardo alla  conferma o meno di essa nel successivo grado di giudizio e laddove sia intervenuta una riforma sostanziale la competenza ricade in capo al giudice di secondo grado. Peculiari regole intervengono anche in forza dell'intervento di legittimità così come in caso di una pluralità di provvedimenti nel qual caso – in forza del principio giurisprudenziale dell'unicità dell'esecuzione – la competenza viene individuata in capo al giudice la cui sentenza è divenuta irrevocabile per ultima, sempre fatte salve le riforme sostanziali intervenute. Prevale sempre, in caso di una pluralità di provvedimenti, la competenza del giudice collegiale rispetto a quella monocratica, non rientrando in quest'ultima la giurisdizione del giudice per le indagini preliminari (decreto penale; sentenza di patteggiamento; sentenza di rito abbreviato) né della Corte di Assise.

La competenza del giudice dell'esecuzione

Il giudice competente per l’esecuzione del provvedimento è, in generale, colui che lo ha emesso: la scelta normativa è palesemente indirizzata a far sì che il patrimonio di conoscenze posto a fondamento della decisione assunta non vada, laddove possibile, dispersa.

Nelle regole tabellari degli uffici giudicanti, solitamente, è previsto che qualora il giudice persona fisica sia ancora presente presso quell’ufficio e ricopre il medesimo incarico in cui ha emesso il provvedimento interessato all’esecuzione l’affare viene allo stesso affidato, altrimenti rimane in carico all’ufficio cui questi apparteneva.

Va da sé che nei casi in cui la sentenza di secondo grado riforma sostanzialmente quella del precedente grado – nella misura individuata dall’art. 665 – competenti sono i giudici della corte d’appello, ed il pubblico ministero legittimato presso di essi è la procura generale di quel distretto.

Presupposto per l'esecuzione, come affermato in dottrina, è l'irrevocabilità del provvedimento (Lozzi, 799), sia esso una sentenza o una ordinanza o un decreto (Guardata, 522).

Il momento determinante della competenza è quello della presentazione della domanda ed è soggetto alla perpetuatio jurisdictionis, sicché non subisce modificazioni qualora, dopo la presentazione della domanda, sopravvenga l'irrevocabilità di altra sentenza pronunziata da altro giudice (Cass. I, n. 6739/2014).

La competenza per la fase dell'esecuzione ha natura funzionale ed inderogabile e la relativa violazione può essere rilevata anche di ufficio in ogni stato e grado del procedimento (Cass. I, n. 31946/2008): il vizio non può essere, però, più fatto valere dopo la definizione del procedimento di esecuzione (Cass. I, n. 49378/2009).

Una volta pronunziato, il provvedimento declinatorio di competenza non è impugnabile (Cass. I, n. 20356/2014;) ma è rimuovibile a mezzo di apposito conflitto (28) dal giudice investito che declina anch’egli la propria competenza

La competenza per l'esecuzione in caso di appello

Quando il provvedimento pronunciato in primo grado diviene irrevocabile la competenza resta in capo al giudice che lo ha emesso, fatto salvo il caso in cui, nelle more , ne sia divenuto irrevocabile altro.

In caso di impugnazione la competenza rimane incardinata in primo grado qualora la pronuncia sia stata confermata ovvero l’appello sia stato dichiarato inammissibile.

La competenza rimane invariata qualora la riforma svolta in secondo grado sia stata meramente in punto di pena, ovvero con riferimento ad elementi non sostanziali.

La riforma  sostanziale in appello, anche per un solo imputato, comporta il trascinamento della competenza per l’esecuzione anche riguardo a tutti gli altri.

Laddove sia stato proposto appello, il giudice di primo grado resta competente per l'esecuzione se il giudice d'appello abbia dichiarato inammissibile l'appello (Cass. I, n. 5492/2010) o confermato (Cass. I, n. 34627/2013) o riformato la sentenza con esclusivo riferimento alla pena accessoria (Cass. I, n. 40888/2015) o all'ordine di demolizione (Cass. I, n. 4914/2012; Cass. I, n. 3756/2000), o alla concessione della sospensione condizionale della pena (Cass. I, n. 36260/2004) o alla condizione cui era subordinata la sospensione condizionale della pena (Cass. III, n. 34613/2011), mentre qualora la riforma abbia riguardato il giudizio di comparazione tra le circostanze, anche se ne abbia dato conto solo in motivazione (Cass. I, n. 37536/2010), o la recidiva (Cass. I, n. 20010/2010), o la non menzione (Cass. III, n. 17176/2010), si tratta di una riforma di pieno merito che rende competente per l'esecuzione il giudice d'appello (Cass. I, n. 39123/2015; Cass. I, n. 32214/2015), come accade nel caso di riqualificazione del fatto (Cass. I, n. 26692/2013), di riconoscimento o esclusione del vincolo di continuazione (Cass. I, n. 43535/2002) e di pronunzia di sentenza di proscioglimento per prescrizione (Cass. I, n. 42896/2009).

Per lo stesso motivo, se il giudice d'appello abbia ridotto la pena applicando la riduzione per il giudizio abbreviato che il giudice di primo grado aveva erroneamente ritenuto inammissibile, si tratta di riforma sostanziale che determina la competenza per l'esecuzione in capo al giudice di appello (Cass. I, n. 16745/2014).

Nel caso di patteggiamento in appello che abbia comportato una riforma della sentenza di primo grado solo “quoad poenam” la competenza “in executivis” spetta al giudice di primo grado mentre spetta a quello d’appello quando, per effetto dell’accordo delle parti, siano state riconosciute circostanze attenuanti o escluse circostanze aggravanti ovvero sia stato modificato il giudizio di comparazione o sia stata applicata la continuazione – (Cass., I, n. 18874/2020).

Nei giudizi con pluralità di imputati, anche se derivanti da riunione disposta in appello (Cass. I, n. 8104/2010), laddove il giudice d'appello riformi sostanzialmente la sentenza con riferimento ad alcuni, e la confermi con riferimento ad altri, esso diviene competente per l'esecuzione anche con riferimento alle posizioni degli imputati rispetto ai quali la sentenza di primo grado sia stata confermata, per il principio di unitarietà dell'esecuzione (Cass. I, n. 10676/2015), condiviso anche in dottrina (Lozzi, 813; Catelani, 62), sebbene secondo un orientamento più risalente, ed ormai minoritario, resterebbe competente il giudice di primo grado laddove i provvedimenti di riforma sostanziale assunti dal giudice d'appello nei confronti di alcuni imputati siano insuscettibili di esecuzione per loro natura, come nel caso in cui il giudice d'appello assolva alcuni imputati e confermi la sentenza per altri (Cass. I, n. 44481/2009).

La competenza per l’esecuzione in caso di ricorso per cassazione

Ad incidere sul riparto delle competenze del giudice dell'esecuzione vi è anche il ricorso per cassazione, e  l'esito dello stesso.

Qualora il giudizio di cassazione si sia concluso con annullamento con rinvio, è sempre competente per l'esecuzione il giudice del rinvio (Cass. I, n. 29045/2018) tenuto conto del fatto che la disposizione contenuta nell'art. 655, comma 3, ultima parte fissa una speciale e autonoma regola attributiva della competenza “in executivis” che prescinde dai criteri indicati nel comma 2 del medesimo articolo.

Nel caso in cui, tuttavia, l'annullamento con rinvio abbia riguardato solo alcuni imputati, il giudice del rinvio è competente per l'esecuzione anche con riferimento alla posizione degli imputati nei cui confronti la sentenza sia diventata definitiva, e ciò anche se ancora quest'ultimo non si sia pronunziato (Cass. I, n. 27843/2015; Cass. I, n. 5146/2018Cass., I, n. 48933/2019).

La Corte di Cassazione in tema di procedimento di esecuzione, nel caso in cui la sentenza di appello, confermativa della decisione di primo grado, sia stata annullata senza rinvio dalla Corte di cassazione in relazione ad un solo capo, il giudice dell'esecuzione, in applicazione del principio espresso dall'art. 665, comma 2, deve essere individuato nel giudice di primo grado (Cass., I, n. 5153/2018).

La competenza in materia di esecuzione, nel caso in cui una sentenza sia divenuta definitiva soltanto in relazione ad alcuni capi o punti, essendo stato dalla Corte di cassazione disposto l'annullamento della stessa con rinvio in relazione ad altri, appartiene funzionalmente al giudice di rinvio, anche qualora questi non si sia ancora pronunciato (Cass., I, n. 3451/2018).

La competenza per l'esecuzione in caso di più provvedimenti

Nel corso degli anni si è andato sempre più affermando, in sede di legittimità, il principio della unicità della trattazione delle questioni riguardanti l’esecuzione.

Tale principio comporta che, anche nel caso in cui siano interessati all’incidente di esecuzione provvedimenti non emessi dal giudice la cui sentenza è divenuta irrevocabile per ultima è a quest’ultimo che viene attribuita la competenza a provvedere: un decreto penale emesso a Trieste può attrarre un incidente di esecuzione per omicidio giudicato a Caltanisetta.

Quando devono eseguirsi più provvedimenti, è competente il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo, anche se sia il tribunale per i minorenni (Cass. I, n. 32858/2014), anche se sia un provvedimento di proscioglimento (Cass. I, n. 48337/2014), sebbene tale interpretazione non sia pacifica (Cass. I, n. 30004/2013), ed altresì nel caso in cui la questione controversa riguardi un solo titolo, ed esso non sia quello che determina l'individuazione della competenza (Cass. I, n. 33923/2015). Qualora gli ultimi provvedimenti divenuti irrevocabili siano stati emessi dallo stesso ufficio (Cass. I, n. 31368/2008), ma l'uno da giudice monocratico e l'altro dal collegio, la competenza si radica in capo al collegio (Cass. I, n. 25080/2012), ma il principio non si applica né al giudice per le indagini preliminari o dell'udienza preliminare né alla corte di assise, sicché nell'àmbito dello stesso ufficio tra gip/gup, corte di assise e giudice del dibattimento, la competenza si radica sempre in capo al provvedimento che sia divenuto irrevocabile per ultimo (Cass. I, n. 2290/2014). La sentenza di riconoscimento di sentenza straniera è equiparata alla sentenza italiana ai fini dell'esecuzione (Cass. I, n. 45175/2014). Nel concorso tra provvedimenti del giudice ordinario e provvedimenti del giudice speciale la competenza si radica in ogni caso nel giudice ordinario, come accade allorché il giudice speciale sia il tribunale militare (Cass. I, n. 5689/2014). Qualora i diversi provvedimenti siano diventati irrevocabili lo stesso giorno, la competenza si radica in capo al giudice che ha emesso la decisione di merito più recente (Cass. I, n. 44463/2013) o, secondo altro orientamento, in capo al giudice che ha emesso la decisione rilevante ai fini dell'incidente di esecuzione (Cass. I, n. 39282/2010).

La competenza per l'esecuzione in caso di più provvedimenti emessi dal tribunale

La regola dettata dall'art. 665, comma 4 bis, c.p.p., — secondo la quale nel caso in cui siano oggetto d'esecuzione più provvedimenti emessi dal tribunale in composizione monocratica e collegiale prevale la competenza del giudice collegiale —, trova applicazione solo quando i provvedimenti siano stati pronunciati da giudici appartenenti al medesimo ufficio mentre quando quest'ultimi appartengono a tribunali diversi trova applicazione quella generale fissata dal quarto comma dell'art. 665 — secondo cui è competente il giudice, monocratico o collegiale, che abbia pronunciato il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo — (Cass., I, n. 49893/2015).

Giudice dell'esecuzione : ricusazione ed incompatibilità

In linea generale il giudice dell'esecuzione non è suscettibile di ricusazione per essere stato anche giudice della cognizione, in ragione della natura funzionale della sua competenza, e della ricollegabilità al solo giudizio di cognizione delle regole in tema di incompatibilità del giudice (Cass. I, n. 32843/2014).

Proprio in forza del fatto che le regole di incompatibilità attengono al solo giudizio di cognizione, in caso di annullamento con rinvio dell'ordinanza pronunciata dal giudice dell'esecuzione quest'ultimo può pronunciarsi nuovamente - (Cass. IV, n. 43026/2015).

Casistica

Il giudice dell’esecuzione è competente a conoscere delle questioni relative alle misure coercitive custodiali e  non custodiali tra l’irrevocabilità della sentenza e l’inizio dell’esecuzione (Cass. VI, n. 14753/2018) misure non custodiali che non abbisognano di apposita declaratoria d’inefficacia (Cass. S.U., n. 18353/2011).

In caso di pluralità di sentenze eseguibili nei confronti dello stesso soggetto, il giudice dell’esecuzione competente a decidere sulla richiesta di revoca dell’ordine di demolizione di opere abusive è quello da individuare ex art. 665, comma 4, in quanto tale ordine pur dando luogo ad una sanzione amministrativa ha valenza giurisdizionale (Cass., I, n. 46612/2019).

In tema di procedimento di esecuzione, ai fini della determinazione del giudice competente in rapporto al titolo di condanna divenuto definitivo, deve aversi riguardo esclusivamente al momento in cui la domanda dell’interessato perviene, mediante deposito o ricezione del plico raccomandato inviato per posta, nella cancelleria del giudice, senza che abbia rilievo l’anteriore deposito dell’atto nella segreteria del pubblico ministero – (Cass. I, n. 16960/2018; Cass., I, n. 51271/2019).

Nel caso in cui la sentenza di appello abbia dichiarato inammissibile il gravame, il giudice dell’esecuzione, in applicazione del principio espresso dall’art. 665, comma 2,  dev’essere individuato nel giudice di primo grado, non rilevando che la sentenza di inammissibilità sia divenuta irrevocabile per ultima – (Cass., I, n. 11224/2020)

Bibliografia

Caprioli, L'esecuzione delle sentenze di condanna a pena detentiva, in Caprioli-Vicoli, Procedura penale dell'esecuzione, Torino, 2011; Catelani, Manuale dell'esecuzione penale, Milano, 2002; Guardata, Art. 665, in Chiavario, Commento al nuovo codice di procedura penale, Torino, 1989-1991; Lozzi, Lezioni di procedura penale, Torino, 2013.

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