Codice di Procedura Penale art. 666 - Procedimento di esecuzione 1 .Procedimento di esecuzione 1. 1. Il giudice dell'esecuzione procede a richiesta [676 3] del pubblico ministero [655], dell'interessato o del difensore [260 trans.]. 2. Se la richiesta appare manifestamente infondata per difetto delle condizioni di legge ovvero costituisce mera riproposizione di una richiesta già rigettata, basata sui medesimi elementi, il giudice o il presidente del collegio, sentito il pubblico ministero, la dichiara inammissibile con decreto motivato, che è notificato entro cinque giorni all'interessato. Contro il decreto può essere proposto ricorso per cassazione [606]. 3. Salvo quanto previsto dal comma 2 [667 4, 672 1, 676 1], il giudice o il presidente del collegio, designato il difensore di ufficio [97] all'interessato che ne sia privo, fissa la data dell'udienza in camera di consiglio e ne fa dare avviso alle parti e ai difensori. L'avviso è comunicato o notificato almeno dieci giorni prima della data predetta [172 5]. Fino a cinque giorni prima dell'udienza possono essere depositate memorie in cancelleria (2)2. 4. L'udienza si svolge con la partecipazione necessaria del difensore [179] e del pubblico ministero. L'interessato che ne fa richiesta è sentito personalmente. A tal fine si procede mediante collegamento a distanza, quando una particolare disposizione di legge lo prevede o quando l'interessato vi consente. Tuttavia, se è detenuto o internato in luogo posto fuori della circoscrizione del giudice e non consente all'audizione mediante collegamento a distanza, l'interessato, è sentito prima del giorno dell'udienza dal magistrato di sorveglianza del luogo [127], salvo che il giudice ritenga di disporre la traduzione 34. 5. Il giudice può chiedere alle autorità competenti tutti i documenti e le informazioni di cui abbia bisogno; se occorre assumere prove, procede in udienza nel rispetto del contraddittorio [185 att.]. 6. Il giudice decide con ordinanza. Questa è comunicata o notificata senza ritardo alle parti e ai difensori, che possono proporre ricorso per cassazione [606]. Si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni sulle impugnazioni [568 s.] e quelle sul procedimento in camera di consiglio davanti alla corte di cassazione [611]. 7. Il ricorso non sospende l'esecuzione dell'ordinanza, a meno che il giudice che l'ha emessa disponga diversamente [588]. 8. Se l'interessato è infermo di mente, l'avviso previsto dal comma 3 è notificato anche al tutore o al curatore [424 c.c.]; se l'interessato ne è privo, il giudice o il presidente del collegio nomina un curatore provvisorio. Al tutore e al curatore competono gli stessi diritti dell'interessato. 9. Il verbale di udienza è redatto soltanto 5 in forma riassuntiva a norma dell'articolo 140, comma 2 [127 10, 420 5] 6.
[1] [1] Per la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato, v. art. 743d.lg. 8 giugno 2001, n. 231. [2] [2] Comma, da ultimo, dichiarato costituzionalmente illegittimo con C. cost. 15 giugno 2015, n. 109, unitamente agli artt. 667, comma 4, e 676 « nella parte in cui non consentono che, su istanza degli interessati, il procedimento di opposizione contro l'ordinanza in materia di applicazione della confisca si svolga, davanti al giudice dell'esecuzione, nelle forme dell'udienza pubblica »; C. cost. 5 giugno 2015, n. 97, unitamente all' art. 678, comma 1 «nella parte in cui non consentono che, su istanza degli interessati, il procedimento davanti al tribunale di sorveglianza nelle materie di sua competenza si svolga nelle forme dell'udienza pubblica »; C. cost. 21 maggio 2014, n. 135, unitamente agli artt. 678, comma 1 e 679, comma 1, nella parte in cui « non consentono che, su istanza degli interessati, il procedimento per l'applicazione delle misure di sicurezza si svolga, davanti al magistrato di sorveglianza e al tribunale di sorveglianza, nelle forme dell'udienza pubblica ». [3] [3] Vedi Corte cost. 31 gennaio 1991, n. 45 sub art. 309. [4] [4] Comma modificato dall'articolo 39, comma 1, lett. a) num. 1) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito le parole: «. A tal fine si procede mediante collegamento a distanza, quando una particolare disposizione di legge lo prevede o quando l'interessato vi consente. Tuttavia, se è detenuto o internato in luogo posto fuori della circoscrizione del giudice e non consente all'audizione mediante collegamento a distanza, l'interessato» alle parole: «; tuttavia, se è detenuto o internato in luogo posto fuori della circoscrizione del giudice,». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. [5] [5] La Corte cost., con sentenza 3 dicembre 1990, n. 529, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente comma nella parte in cui dopo la parola «redatto» prevede «soltanto» anziché «di regola». V. anche sub artt. 127 e 420. [6] [6] Per il procedimento davanti al giudice di pace, v. art. 41 d.lgs. 28 agosto 2000, n. 274. InquadramentoNell'art. 666 è disciplinato il modo di innescare il procedimento di esecuzione. Quest'ultimo trova abbrivio nella richiesta delle parti interessate. Il giudice investito della richiesta la esamina, in primo luogo, sotto il profilo della competenza (665) e, di seguito, sotto quello della ammissibilità : quando la richiesta è manifestamente infondata oppure ripropone questioni già rigettate con precedente provvedimento, il giudice dell'esecuzione, sentito il pubblico ministero, con apposito decreto la dichiara inammissibile: in seguito alla notifica l'interessato, può impugnare il provvedimento a mezzo del ricorso per cassazione. Quando l'istanza è, invece, ammissibile il giudice fissa apposita udienza camerale - in alcuni specifici casi l'udienza è pubblica - che si svolge con la partecipazione necessaria delle parti interessate. Nei casi in cui il soggetto interessato è detenuto fuori dal circondario del giudice dell'esecuzione, lo stesso ha facoltà di essere sentito dal magistrato di sorveglianza territorialmente competente, che, in seguito, all'audizione da svolgersi sempre prima dell'udienza dinanzi al giudice dell'esecuzione - trasmetterà il relativo verbale. Nel corso dell'udienza, il giudice dell'esecuzione può svolgere attività istruttoria sia richiedendo atti e documenti alle autorità competenti sia assumendo prove in udienza nel rispetto del contraddittorio. La decisione ha forma di ordinanza : una volta notificata alle parti (anche a mezzo della lettura in udienza) quest'ultime possono proporre ricorso per cassazione, il quale non sospende l'esecuzione salvo che il giudice dell'esecuzione abbia disposto diversamente. Se l'interessato è infermo di mente, l'avviso di fissazione dell'udienza deve essere notificato al tutore o al curatore e, ove quest'ultimi manchino, al curatore provvisorio nominato all'uopo dal giudice, e tali persone assumono i diritti dell'interessato. Il verbale di udienza è redatto, di regola, in forma riassuntiva. Il principio della domanda nel procedimento di esecuzioneIl giudice dell'esecuzione provvede a iniziativa del pubblico ministero o dell'interessato e di nessun altro (Cass. I, n. 35841/2015), salvo che per l'applicazione dell'amnistia o dell'indulto, sicché ogni provvedimento ufficioso assunto fuori da tale ipotesi è viziato da nullità assoluta (Cass. I, n. 2939/2014), sebbene sussista diverso orientamento minoritario (Cass. III, n. 6901/2008). L'istanza, non ha natura impugnatoria (Cass.S.U., n. 3026/2001), la qual cosa esclude l'applicazione del principio di devoluzione : pertanto il giudice dell'esecuzione non può assumere provvedimenti diversi ed ulteriori rispetto a quelli oggetto della domanda (Cass. I, n. 46405/2012), non può dichiararla inammissibile per carenza di specificità dei motivi ) e nel caso che nel corso del procedimento vengano introdotte domande ulteriori e diverse, il giudice è tenuto a provvedere anche su di esse, con il solo obbligo di garantire il contraddittorio alla controparte, se del caso anche concedendo rinvio per controdedurre (Cass. III, n. 47266/2005). La dottrina ha sottolineato come il procedimento di esecuzione previsto dal nuovo codice di rito sia maggiormente garantito rispetto alle norme del codice previgente (Lozzi, 826), anche se ancora troppo distante dalle garanzie proprie del giudizio di cognizione. I provvedimenti riguardanti la destinazione di beni già sequestrati – art. 260, comma 3 – hanno natura esecutiva e sono rimuovibili solo con le forme dell’incidente di esecuzione ex art. 666 anche qualora il procedimento sia ancora non definitivo (Cass., III, n. 27866/2016). La fissazione dell’udienzaL'omessa notifica alle parti dell'avviso di fissazione di udienza costituisce nullità assoluta,(Cass. I, n. 45575/2015) e ampiamente condiviso in dottrina (Catelani, 240). Nel caso in cui venga in rilievo l'interesse della persona offesa o di altre persone, come nel caso del provvedimento sulla confisca di un bene, l'avviso deve essere notificato anche a tali parti, a pena di nullità di ordine generale a regime intermedio (Cass. I, n. 39807/2010), in virtù del generale principio per cui il concetto di “parte” va inteso in senso ampio, con riferimento a tutti i soggetti cui possa derivare un vantaggio od un pregiudizio dalla decisione del giudice dell'esecuzione (Cass. S.U., n. 9/1999), sicché la descritta nullità ricorre se l'avviso non sia notificato anche ai difensori che risultino nominati dalle parti interessate (Cass. II, n. 3127/2003) ed essi difensori non abbiano partecipato all'udienza. L’art. 1, comma 200, l. n. 228/2012 dispone che deve essere dato avviso all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati dell’udienza camerale avente ad oggetto questioni riconducibili all’interesse della stessa : tuttavia qualora tale avviso sia stato omesso ma del provvedimento l’autorità giudiziaria ne abbia dato rituale comunicazione quest’ultimo è ricorribile per cassazione nel termine di quindici giorni, termine il cui decorso comporta l’inammissibilità per tardività (Cass. I, n. 49837/2016). La disciplina dell'udienza L'udienza deve celebrarsi con la partecipazione necessaria del pubblico ministero e del difensore. L'assenza del pubblico ministero costituisce vizio che si riverbera sul provvedimento assunto dal giudice dell'esecuzione come nullità di ordine generale a regime intermedio (Cass. I, n. 35615/2013), con le note conseguenze in tema di rilevabilità e sanatoria (Cass. I, n. 11427/1997), salvo che si tratti di momentaneo allontanamento del rappresentante del pubblico ministero in udienza (Cass. I, n. 23814/2009). L'impedimento del difensore è privo di rilievo ed ove sussista deve essere nominato sostituto di ufficio ai sensi dell'articolo 97, quarto comma (Cass. S.U., n. 31461/2006; Cass, I, n. 18304/2020), salvo che si tratti della peculiare ipotesi di adesione del difensore all'astensione dalle udienze proclamata dagli organi rappresentativi della categoria, nel qual caso il giudice, se l'adesione è avvenuta nel rispetto delle regole fissate dalle fonti primarie e secondare, è tenuto a rinviare la trattazione del giudizio anche di esecuzione, a pena di nullità assoluta della decisione (Cass. S.U., n. 15232/2014; Cass. S.U. , n. 40187/2014). L'interessato, detenuto al di fuori della circoscrizione del giudice dell'esecuzione, che chieda di essere sentito, deve essere sentito prima dell'udienza dal magistrato di sorveglianza del luogo ove si trova, ma nel caso in cui faccia espressa richiesta di partecipare personalmente all'udienza, il giudice è tenuto a disporne la traduzione per garantire tale partecipazione (Cass. S.U., n. 35399/2010; Cass. VI, n. 21849/2015), ed in entrambi i casi l'omessa previa audizione o l'omessa traduzione determinano la nullità assoluta della decisione (Cass. S.U., n. 35399/2010; Cass. IV, n. 26993/2013). Con la riforma Cartabia la partecipazione all'udienza viene rivisitata alla luce del possibile collegamento a distanza – “quando una particolare disposizione di legge lo prevede o quando l'interessato vi consente” – sia nel caso in cui l'interessato sia detenuto o internato in un luogo all'interno della circoscrizione del giudice e sia nel caso in cui sia esterno ad essa divenendo residuale l'ipotesi di essere sentito dal magistrato di sorveglianza del luogo. Quest'ultima, difatti, - fermo restando la generale riserva del giudice di disporre sempre la traduzione - è confinata alla situazione in cui l'interessato non dia il consenso al collegamento a distanza. Tale innovazione ha piena vigenza applicativa al 30/12/2022, data alla quale il decreto legge n. 162/2022 ha posticipato l'efficacia del d. lgs. n. 150/2022. Le memorie possono essere depositate fino a cinque giorni prima dell'udienza ed il giudice non deve tenere conto delle memorie depositate tardivamente (Cass. III, n. 39777/2010), tale limite non si applica ai documenti (Cass. V, n. 5458/2018). La sospensione feriale dei termini non opera quando il pubblico ministero abbia richiesto la revoca di sentenza di condanna nei confronti di soggetto detenuto in espiazione della pena solo per quella causa (Cass. VI, n. 811/2000). L'inammissibilità dell'incidente di esecuzioneL'inammissibilità dell'istanza, anche in ragione della sua manifesta infondatezza o ripetitività immediatamente percepibili senza alcuna valutazione di merito (Cass. III, n. 47402/2014), può essere rilevata anche di ufficio in ogni stato e grado del procedimento ed anche nel giudizio di legittimità (Cass. I, n. 34141/2015; Cass. VII, n. 5309/2013). L'inammissibilità dipendente dalla natura ripetitiva dell'istanza presuppone il cosiddetto giudicato esecutivo, che ricorre anche nel caso in cui il precedente provvedimento di rigetto non sia ancora definitivo (Cass. I, n. 26345/2014), e deve essere valutata previo parere del pubblico ministero a pena di nullità relativa (Cass. III, n. 17376/2007; Cass. I, n. 2420/2000), scelta legislativa definita assai infelice dalla dottrina per lo squilibrio in favore del pubblico ministero (Lozzi, 827), ed è esclusa nel caso in cui l'istanza sia fondata su elementi sopravvenuti alla decisione pregiudicante oppure su elementi pregressi che non siano stati valutati, neppure implicitamente, in tale ultima decisione (Cass. I, n. 7877/2015), come ritenuto anche in dottrina (Catelani, 238). L'elemento di novità può essere rappresentato anche da un nuovo orientamento espresso dalle sezioni unite penali della corte di cassazione (Cass. S.U., n. 18288/2010). Il termine di cinque giorni fissato per la notifica del decreto all'interessato è meramente ordinatorio e l'effetto del ritardo è solo la traslazione della decorrenza del termine per proporre impugnazione, esclusa qualsiasi nullità (Cass. V, n. 13790/2013). I poteri istruttori del giudice dell’esecuzionePrima della fissazione dell’udienza – o preliminarmente ad essa – il giudice dell’esecuzione, anche al fine di acclarare la propria competenza, può (ed, in molti casi, deve) acquisire documentazione utile alla sua decisione soprattutto laddove l’iniziativa delle parti appare fortemente carente sul punto. Il giudice dell'esecuzione può svolgere attività istruttoria, anche d'ufficio (Cass. I, n. 17020/2015), nel rispetto del contraddittorio, sicché è affetta da nullità assoluta la decisione che si fondi su prove assunte o acquisite fuori udienza e dopo la formulazione della riserva (Cass. I, n. 8585/2015), salvo che le prove acquisite fossero già contenute nel fascicolo del processo di cognizione e dunque già note alle parti (Cass. I, n. 1396/2006), sebbene l'orientamento non sia consolidato (Cass. II, n. 879/2004). Qualora successivamente alla riserva della decisione il giudice dell’esecuzione acquisisca elementi di valutazione nuovi è tenuto a fissare una nuova udienza per consentire alle parti di discuterli: in difetto, la decisione è nulla ex art. 178, comma 1, lett. b) e c), (Cass., I, n. 52620/2017).
Il ricorso per cassazioneQualora sia proposto ricorso per cassazione avverso un provvedimento del giudice dell'esecuzione che va impugnato mediante opposizione, la corte di cassazione non deve dichiararlo inammissibile ma, in osservanza al principio di conservazione dei mezzi di impugnazione, convertirlo in opposizione e trasmetterlo al giudice competente (Cass. V, n. 16018/2015), sebbene orientamenti più risalenti affermino da un lato l'ammissibilità del ricorso per cassazione avverso il provvedimento assunto de plano invece che in contraddittorio (Cass. VI, n. 45326/2007), e d'altro l'inammissibilità del ricorso ma anche l'inapplicabilità del principio di conservazione delle impugnazioni (Cass. II, n. 39625/2004). Il ricorso per cassazione promosso dal pubblico ministero può essere proposto solo dal pubblico ministero presso il giudice che ha pronunziato il provvedimento gravato, sicché nel caso in cui il giudice dell'esecuzione sia il tribunale, il ricorso può essere proposto dal procuratore della Repubblica presso il tribunale ma non dal procuratore generale (Cass. I, n. 6324/2013). La sospensione dell'esecuzione La proposizione dell'incidente di esecuzione, come la proposizione del ricorso per cassazione, non sospendono l'esecuzione. Il giudice può tuttavia disporre la sospensione dell'esecuzione, ed in tal caso il provvedimento, sia di sospensione sia di rigetto della richiesta di sospensione, non è impugnabile se non incide direttamente sulla libertà personale (Cass. I, n. 8846/2010) oppure se è stato adottato de plano, perché in tale ultimo caso deve ritenersi abnorme (Cass. I, n. 29024/2003). Giudice della revisione e giudice dell'esecuzioneIl giudice della revisione non può assumere la funzione di giudice dell'esecuzione, dal momento che presuppone e non determina il giudicato (Cass. I, n. 18360/2013). CasisticaNel procedimento di esecuzione dinanzi alla Corte di cassazione non è prevista la presenza del difensore nella camera di consiglio fissata per la trattazione del ricorso non rientrando detto procedimento in uno dei casi per i quali è espressamente stabilita l'osservanza delle forme di cui all'art. 127 (Cass. I, n. 10204/2018). In tema di reati fallimentari è consentito al giudice dell'esecuzione procedere alla rideterminazione delle pene accessorie previste dall'art. 216, ultimo comma, r.d. n. 267/1942 inflitte con sentenza definitiva in misura pari a dieci anni, quando ne sia richiesta la “correzione” in forza della rivisitazione della norma applicativa in seguito alla sentenza della Corte cost. n. 222/2018 che prevede una durata variabile con il limite massimo dei dieci anni – (Cass., I, n. 3290/2020). In sede di esecuzione il giudice nel rideterminare la pena deve prendere in considerazione le sanzioni previste per i reati attributi alla cognizione del giudice di pace : è, pertanto, illegale la pena che non tenga conto di tale specificità e là dove alla stessa non abbia ottemperato il giudice dell'esecuzione il relativo vizio è deducibile in sede di legittimità – (Cass., I, n. 27435/2024). BibliografiaLozzi, Lezioni di procedura penale, Torino, 2013; Catelani, Manuale dell'esecuzione penale, Milano, 2002. |