Codice di Procedura Penale art. 678 - Procedimento di sorveglianza 1 .

Enrico Campoli

Procedimento di sorveglianza1.

1. Il magistrato di sorveglianza, nelle materie attinenti alle misure di sicurezza e alla dichiarazione di abitualità o professionalità nel reato o di tendenza a delinquere, e il tribunale di sorveglianza, nelle materie di sua competenza, se non diversamente previsto, procedono, a richiesta del pubblico ministero, dell'interessato, del difensore o di ufficio, a norma dell'articolo 666. Quando vi è motivo di dubitare dell'identità fisica di una persona, procedono comunque a norma dell'articolo 667, comma 4.2 .

1-bis. Il magistrato di sorveglianza, nelle materie attinenti alla rateizzazione e alla conversione delle pene pecuniarie, alla remissione del debito e alla esecuzione delle pene sostitutive della semilibertà e della detenzione domiciliare e delle pene conseguenti alla conversione della pena pecuniaria, e il tribunale di sorveglianza, nelle materie relative alle richieste di riabilitazione, alla valutazione sull'esito dell'affidamento in prova, anche in casi particolari, alla dichiarazione di estinzione del reato conseguente alla liberazione condizionale [e al differimento dell'esecuzione della pena nei casi previsti dal primo comma, numeri 1) e 2), dell'articolo 146 del codice penale], procedono a norma dell'articolo 667, comma 43.

1-ter. Quando la pena da espiare non è superiore a un anno e sei mesi, per la decisione sulle istanze di cui all'articolo 656, comma 5, il presidente del tribunale di sorveglianza, acquisiti i documenti e le necessarie informazioni, designa il magistrato relatore e fissa un termine entro il quale questi, con ordinanza adottata senza formalità, può applicare [in via provvisoria] una delle misure menzionate nell'articolo 656, comma 5. L'ordinanza di applicazione [provvisoria] della misura è comunicata al pubblico ministero e notificata all'interessato e al difensore, i quali possono proporre opposizione al tribunale di sorveglianza entro il termine di dieci giorni. Il tribunale di sorveglianza, quando è proposta opposizione, procede, a norma del comma 1, alla conferma o alla revoca dell'ordinanza. Allo stesso modo il tribunale di sorveglianza procede quando l'ordinanza non è stata emessa. Durante il termine per l'opposizione e fino alla decisione sulla stessa, l'esecuzione dell'ordinanza è sospesa4.

2. Quando si procede nei confronti di persona sottoposta a osservazione scientifica della personalità, il giudice acquisisce la relativa documentazione e si avvale, se occorre, della consulenza dei tecnici del trattamento.

3. Le funzioni di pubblico ministero sono esercitate, davanti al tribunale di sorveglianza, dal procuratore generale presso la corte di appello e, davanti al magistrato di sorveglianza, dal procuratore della Repubblica presso il tribunale della sede dell'ufficio di sorveglianza [677].

3.1. Quando ne fa richiesta l'interessato l'udienza si svolge in forma pubblica. Si osservano, in quanto compatibili, le disposizioni degli articoli 471 e 4725.

3.2. L'avviso di fissazione dell'udienza, notificato all'interessato, contiene, a pena di nullità, l'avvertimento della facoltà di parteciparvi personalmente. Se l'interessato detenuto o internato ne fa richiesta, il giudice dispone la traduzione. Si applicano in ogni caso le forme e le modalità di partecipazione a distanza nei procedimenti in camera di consiglio previste dalla legge. La partecipazione all'udienza avviene a distanza anche quando l'interessato, detenuto o internato, ne fa richiesta ovvero quando lo stesso è detenuto o internato in un luogo posto fuori dalla circoscrizione del giudice. Ove lo ritenga opportuno, il giudice dispone la traduzione dell'interessato6.

3-bis. Il tribunale di sorveglianza e il magistrato di sorveglianza, nelle materie di rispettiva competenza, quando provvedono su richieste di provvedimenti incidenti sulla libertà personale di condannati da Tribunali o Corti penali internazionali, danno immediata comunicazione della data dell'udienza e della pertinente documentazione al Ministro della giustizia, che tempestivamente ne informa il Ministro degli affari esteri e, qualora previsto da accordi internazionali, l'organismo che ha pronunciato la condanna 7.

 

 

[1]  Per le misure adottate per contrastare l’emergenza sanitaria da Covid-19: cfr., prima, art. 83, comma 3, lett. b) e 12 d.l. 17 marzo 2020, n. 18, conv., con modif., in l. 24 aprile 2020, n. 27 . V. art. 221, comma 9, d.l. 19 maggio 2020, n. 34, conv., con modif., in l. 17 luglio 2020, n. 77

[2] L’art. 1, d.l. 23 dicembre 2013, n. 146, convertito, con modif., in l. 21 febbraio 2014, n. 10, ha sostituito il presente comma. Il testo precedente era il seguente: «Il tribunale di sorveglianza nelle materie di sua competenza, e il magistrato di sorveglianza nelle materie attinenti alla rateizzazione e alla conversione delle pene pecuniarie, alla remissione del debito, ai ricoveri previsti dall'articolo 148 del codice penale, alle misure di sicurezza, alla esecuzione della semidetenzione e della libertà controllata e alla dichiarazione di abitualità o professionalità nel reato o di tendenza a delinquere, procedono, a richiesta del pubblico ministero, dell'interessato, del difensore o di ufficio, a norma dell'articolo 666. Tuttavia, quando vi è motivo di dubitare della identità fisica di una persona, procedono a norma dell'articolo 667». Il comma è stato successivamente dichiarato costituzionalmente illegittimo con Corte cost. 5 giugno 2015, n. 97, unitamente all' art. 666, comma 3 « nella parte in cui non consentono che, su istanza degli interessati, il procedimento davanti al tribunale di sorveglianza nelle materie di sua competenza si svolga nelle forme dell'udienza pubblica »; Corte cost. 21 maggio 2014, n. 135, unitamente agli artt. 666, comma 3 e 679, comma 1, nella parte in cui « non consentono che, su istanza degli interessati, il procedimento per l'applicazione delle misure di sicurezza si svolga, davanti al magistrato di sorveglianza e al tribunale di sorveglianza, nelle forme dell'udienza pubblica ». L'art. 4, comma 1, lett. b) num. 1) d.lgs. 2 ottobre 2018, n. 123 ha sostituito il presente comma, il testo precedente era il seguente: «Salvo quanto stabilito dal successivo comma 1-bis, il tribunale di sorveglianza nelle materie di sua competenza, e il magistrato di sorveglianza, nelle materie attinenti ai ricoveri previsti dall'articolo 148 del codice penale, alle misure di sicurezza e alla dichiarazione di abitualità o professionalità nel reato o di tendenza a delinquere procedono, a richiesta del pubblico ministero, dell'interessato, del difensore o di ufficio, a norma dell'articolo 666. Tuttavia, quando vi è motivo di dubitare dell'identità fisica di una persona, procedono a norma dell'articolo 667 comma 4».

[3] Comma inserito dall'art. 1, d.l. 23 dicembre 2013, n. 146, convertito, con modif., in l. 21 febbraio 2014, n. 10; successivamente l'art. 4, comma 1, lett. b) num. 2) d.lgs. 2 ottobre 2018, n. 123 ha sostituito il presente comma, il testo precedente era il seguente: «1-bis. Il magistrato di sorveglianza, nelle materie attinenti alla rateizzazione e alla conversione delle pene pecuniarie, alla remissione del debito e alla esecuzione della semidetenzione e della libertà controllata, ed il tribunale di sorveglianza, nelle materie relative alle richieste di riabilitazione ed alla valutazione sull'esito dell'affidamento in prova al servizio sociale, anche in casi particolari, procedono a norma dell'articolo 667 comma 4». Il comma è stato modificato dall'art. 39, comma 1, lett. c) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito le parole: «delle pene sostitutive della semilibertà e della detenzione domiciliare e delle pene conseguenti alla conversione della pena pecuniaria» alle parole: «della semidetenzione e della libertà controllata».  Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Da ultimo  modificato dall'art. 15, comma 7 d.l. 11 aprile 2025, n. 48, in corso di conversione che ha soppresso le parole tra parentesi quadre.

[4] Comma dapprima inserito dall'art. 4, comma 1, lett. b) num. 3) d.lgs. 2 ottobre 2018, n. 123 e successivamente modificato dall'art. 10, comma 2,  d.l. 4 luglio 2024, n. 92, conv., con modif., dalla l. 8 agosto 2024, n. 112, che ha soppresso le parole «in via provvisoria» e la parola «provvisoria» e ha sostituito  il terzo e quanto periodo al presente comma. Il testo dei precedenti terzo e quarto comma era il seguente: «Il tribunale di sorveglianza, decorso il termine per l'opposizione, conferma senza formalità la decisione del magistrato. Quando non è stata emessa o confermata l'ordinanza provvisoria, o è stata proposta opposizione, il tribunale di sorveglianza procede a norma del comma 1».

[7] Comma inserito dall'art. 3, d.l. 26 giugno 2014, n. 92, conv., con modif., in l. 11 agosto 2014, n. 117.

Inquadramento

Le modalità procedurali e le rispettive materie in relazione alle quali i due organi della magistratura di sorveglianza (tribunale e giudice) decidono in forma semplificata – cd. procedura de plano – ovvero all'esito del contradditorio camerale delle parti sono minuziosamente disciplinate dall'art. 678. Oltre a tale previsione – fondamentale per delimitare il perimetro funzionale della magistratura di sorveglianza – nella norma si ha anche modo di individuare gli organi della pubblica accusa rispettivamente competenti presso l'uno e l'altro: il procuratore generale presso la corte d'appello dinanzi al tribunale di sorveglianza, il pubblico ministero presso il tribunale ove ha sede l'ufficio di sorveglianza. Pertanto, mentre dinanzi al tribunale di sorveglianza distrettuale è sempre insediato il procuratore generale presso la corte d'appello per il giudice di sorveglianza sono legittimati i vari uffici del pubblico ministero territorialmente connessi all'ufficio di sorveglianza territorialmente competente. Peculiare disposizione è dettata per i casi in cui gli organi di sorveglianza adottano decisioni in merito alla libertà personale di soggetti condannati da tribunali o corti penali internazionali per le quali – atteso il coinvolgimento anche di altri Stati – è prevista la necessità di informare sia i vertici di riferimento dell'esecutivo che l'organismo che ha pronunciato la condanna.  

Con la riforma Cartabia, in seguito alla profonda rivisitazione della materia, l'intervento del magistrato di sorveglianza è stato esteso anche alla esecuzione “delle pene sostitutive della semilibertà e della detenzione domiciliare e delle pene conseguenti alla conversione della pena pecuniaria” – (comma 1 bis, novellato).

Per tale disposizione – stante l'effetto estensivo favorevole al condannato – appare pacifica l'immediata entrata in vigore al momento cui la riforma intervenuta è stata posticipata – 30/12/2022 – in seguito al decreto legge n. 162/2022.

Il modus procedendi

La dottrina ha evidenziato che l'istanza dell'interessato è l'ipotesi più frequente di instaurazione del procedimento di sorveglianza inteso ad ottenere la pronunzia di provvedimenti che incidano positivamente sullo stato di libertà del condannato (Filippi-Spangher, 381).

L'avviso di fissazione dell'udienza deve essere notificato al difensore del condannato che risulta nominato al momento in cui l'avviso viene inoltrato per la notifica (Cass. S.U., n. 24630/2015; Cass. S.U., n. 20300/2010; Cass. III, n. 5096/2014). La nomina del difensore di fiducia intervenuta nel giudizio di cognizione o di esecuzione non ha effetto nel procedimento di sorveglianza (Cass. I, n. 26881/2015), salvo che si tratti di decisione relativa ad istanza per la concessione di misure alternative presentata a séguito della sospensione dell'ordine di esecuzione della pena ai sensi dell'art. 656, nel qual caso il difensore va individuato nel professionista nominato di fiducia per il giudizio di esecuzione o, in mancanza, in quello che assisteva il condannato nel giudizio di cognizione (Cass. I, n. 21761/2014). L'avviso deve essere notificato dieci giorni prima dell'udienza, e la violazione di tale termine dilatorio determina una nullità di ordine generale a regime intermedio che richiede la notificazione di nuovo avviso e non può essere sanata mediante la ricostituzione del termine attraverso il rinvio dell'udienza (Cass. I, n. 34077/2014). La sospensione feriale dei termini opera anche nel procedimento di sorveglianza (Cass. I, n. 26696/2013), si applica anche ai termini per la decisione (Cass. I, n. 8846/2010), salvo per quanto attiene alle decisioni urgenti (Cass. I, n. 28469/2012), e la violazione dei termini conseguenti alla mancata applicazione di tale disciplina determina nullità di ordine generale a regime intermedio (Cass. I, n. 6356/2000).

L'udienza si svolge in camera di consiglio e non vi si estende il diritto del condannato a richiedere di procedersi nelle forme dell'udienza pubblica, riconosciuto per il solo procedimento di prevenzione a séguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 93/2010 (Cass. 16302/2011).

Il magistrato ed il tribunale di sorveglianza sono titolari di poteri istruttori ufficiosi, sicché l'istanza non può essere respinta per carenza di prove che il giudice avrebbe potuto assumere (Cass. I, n. 3092/2015), salvo che l'istruttoria sia impossibile senza il contributo, carente, dell'istante (Cass. III, n. 25832/2013).

Il principio di immutabilità del giudice si applica limitatamente alla fase di trattazione, sicché il giudice che decide deve essere lo stesso che ha partecipato all'udienza di trattazione ma può utilizzare prove assunte nello stesso procedimento da altro giudice o collegio diversamente composto (Cass. I, n. 20351/2014).

Non sussiste inoltre incompatibilità a comporre il tribunale di sorveglianza del magistrato di sorveglianza che abbia già conosciuto in via provvisoria della stessa istanza (Cass. I, n. 26201/2009).

Sul punto, la dottrina ha evidenziato come tale ultima interpretazione riduca il livello di garanzia della terzietà del giudice collegiale (Caprioli, 360).

Opposizione, impugnazione, revoca, modifica

Qualora venga proposta opposizione innanzi al tribunale di sorveglianza avverso provvedimenti del magistrato di sorveglianza, il giudizio di opposizione deve svolgersi in contraddittorio ed è regolato dall'art. 666, a pena di nullità assoluta (Cass. I, n. 24733/2008), sicché non è consentita la dichiarazione di inammissibilità prevista dall'art. 666, secondo comma, per i casi di ripetitività o manifesta infondatezza, principio inapplicabile all'opposizione (Cass. I, n. 24433/2015). Qualora il termine per l'impugnazione sia diverso per condannato e difensore, opera per entrambi quello più favorevole (Cass. I, n. 17630/2013). L'impugnazione dei provvedimenti del tribunale di sorveglianza, in materie diverse dalle misure di sicurezza personali, è regolata dalla disciplina vigente al momento del deposito del provvedimento e non è innovata da discipline sopravvenienti che non rechino norme transitorie (Cass. S.U., n. 27614/2007; Cass. S.U., n. 16101/2002; Cass. I, n. 5697/2015).

L'impugnazione dei provvedimenti del tribunale di sorveglianza è consentita al solo procuratore generale della Repubblica presso la corte di appello (Cass. I, n. 5394/2010).

Il ricorso per cassazione non è limitato alla sola violazione di legge, dovendosi applicare la disciplina generale (Cass. S.U., n. 31461/2006).

Il giudice di sorveglianza può revocare o modificare, anche di ufficio, decisioni già assunte in tema di benefici, quando ricorrano elementi sopravvenuti oppure preesistenti ma non valutati nel provvedimento precedente (Cass. I, n. 15861/2014), mentre è preclusa la riparazione di vizi del provvedimento da parte del giudice che lo ha emesso in assenza di proposizione di gravame (Cass. I, n. 19160/2009).

L'art. 189 att. c.p.p. prevede che tutti i dispositivi dei provvedimenti esecutivi del giudice di sorveglianza che incidono “sulla durata della pena, o sulla data in cui la stessa deve avere inizio o termine” — come quelli riguardanti le misure di sicurezza — vanno, immediatamente, comunicati al pubblico ministero competente per l'esecuzione della condanna.

Il risarcimento dei danni da inumana detenzione. Cenni sul procedimento

L'impugnazione del provvedimento con cui il magistrato di sorveglianza dichiari inammissibile de plano l'istanza dell'interessato in tema di risarcimento dei danni patiti per le condizioni di detenzione è esclusivamente il ricorso per cassazione (Cass. I, n. 46967/2015), mentre avverso l'ordinanza che si pronunzi nel merito della medesima richiesta è ammesso il reclamo al tribunale di sorveglianza (Cass. I, n. 34256/2015; Cass. I, n. 16375/2015) ed è escluso il regolamento delle spese tra le parti (Cass. I, n. 5697/2015).

La decisione sull'istanza di affidamento in prova

Il giudice di sorveglianza investito dell'istanza di affidamento in prova deve acquisire, ove sussistano gli altri presupposti (Cass. VII, n. 7724/2014), la relazione sull'osservazione del condannato in istituto (Cass. I, n. 48678/2015). Quando il magistrato di sorveglianza sospende l'esecuzione della pena ai fini dell'affidamento in prova, tale provvedimento perde efficacia allorché, nei quarantacinque giorni successivi, interviene la pronuncia del tribunale di sorveglianza, e pertanto non è soggetto a ricorso per cassazione (Cass. I, n. 5483/2010).

La revoca dell'affidamento

Il procedimento di revoca dell'affidamento in prova è distinto dal procedimento di concessione dello stesso beneficio, sicché la nomina del difensore di fiducia effettuata nel procedimento di concessione non spiega effetti nel procedimento di revoca (Cass. I, n. 24938/2014). In tale procedimento, la notificazione dell'avviso di udienza al difensore di ufficio quale rappresentante del destinatario irreperibile può fondarsi legittimamente sul solo esito negativo delle ricerche disposte, non essendo necessaria la dichiarazione di latitanza (Cass. I, n. 26849/2010).

La riabilitazione

Avverso l'ordinanza del tribunale di sorveglianza in materia di riabilitazione l'unica impugnazione ammessa, anche in caso di declaratoria di inammissibilità dell'istanza, è l'opposizione innanzi allo stesso tribunale, sicché il ricorso per cassazione erroneamente proposto va convertito in opposizione e trasmesso al competente tribunale di sorveglianza per la decisione (Cass. I, n. 13342/2015).

La remissione del debito

Poiché l'accertamento circa la sussistenza dei presupposti per la remissione del debito è demandato all'autorità giudiziaria, l'istanza non corredata da sufficiente documentazione non può essere dichiarata inammissibile per questo motivo (Cass. I, n. 5970/2015).

Il giudice di sorveglianza procede nelle forme dell'art. 666, a pena di nullità assoluta del provvedimento assunto de plano (Cass. I, n. 13417/2011) e il provvedimento di rigetto può essere impugnato esclusivamente per cassazione (Cass. I, n. 8458/2009).

I permessi per i detenuti

In materia di permessi per le persone detenute, il giudice di sorveglianza non deve procedere de plano, a pena di nullità assoluta, stante la rilevanza della materia in relazione alla libertà personale del condannato (Cass. I, n. 39963/2014), sebbene si registri un orientamento contrario (Cass. I, n. 13548/2010).

L'impugnazione deve essere presentata unitamente ai motivi nel termine perentorio di ventiquattro ore, a pena di inammissibilità e con esclusione della valutabilità di motivi presentati oltre il termine con memorie difensive (Cass. I, n. 15982/2014), e la previsione di un termine breve e l'assenza di previsione dell'assistenza di un difensore sono conformi al dettato costituzionale (Cass. I, n. 13395/2013). La stessa regola si applica in materia di reclami avverso i provvedimenti circa la liberazione anticipata (Cass. I, 993/2012; Cass. I, n. 48152/2008).

La detenzione domiciliare

Il provvedimento con cui il giudice dell'esecuzione decide circa la modifica delle prescrizioni impartite al detenuto domiciliare è ricorribile per cassazione da entrambe le parti (Cass. I, n. 25639/2013; Cass. I, n. 11578/2013), salvo che si tratti di modifiche occasionali e contingenti (Cass. I, n. 108/2013).

L'impugnazione dei provvedimenti disciplinari

Il magistrato di sorveglianza decide sui reclami proposti dai detenuti avverso i provvedimenti disciplinari assunti nei loro confronti senza audizione del detenuto reclamante, sicché non ricorre alcuna nullità quando il reclamante non riceva la notificazione di un avviso di udienza (Cass. I, n. 22091/2013).

Casistica

La competenza a decidere circa l'istanza di ricusazione di un componente del tribunale di sorveglianza spetta alla corte d'appello e non al presidente del tribunale (di sorveglianza)(Cass. I, n. 37523/2010).

L’art. 420 ter, comma 5, c.p.p. si applica anche nel procedimento di sorveglianza sicchè il legittimo impedimento del difensore – anche per concomitante impegno – costituisce una causa di rinvio dell’udienza (Cass., I, n. 10565/2020).

Le innovazioni del d.lgs. n. 123/2018

Con la legge 23 giugno 2017, n. 103 (Riforma penale 2017) il Legislatore ha preferito affidarsi allo strumento della legge delega per ridisegnare le modalità d'intervento della magistratura di sorveglianza e la materia ad essa affidata, le misure alternative.

Sotto il profilo procedurale il criterio direttivo dovrà essere quello di semplificare le procedure, – cioè il potenziamento delle decisioni che il tribunale ed il magistrato di sorveglianza potranno assumere de plano –, fermo restando “la previsione del contraddittorio differito ed eventuale....fatta eccezione per quelle relative alla revoca delle misure alternative alla detenzione” per le quali dovrà essere, al contrario, mantenuta la partecipazione preventiva delle parti interessate.

Per le misure alternative al carcere (ma anche per i diritti riconosciuti dal diritto penitenziario all'interno delle mura carcerarie) nei decreti delegati occorrerà dar luogo ad un integrale ripensamento della materia che dell'attuale regolamentazione dovrà mantenere i presidi di garanzia, frutto anche dell'elaborazione giurisprudenziale stratificatasi nel corso degli anni.

Il ricorso alle stesse, fatta eccezione per i reati di particolare allarme sociale in materia di criminalità organizzata e di terrorismo internazionale, dovrà essere, - nel rispetto dei “presupposti soggettivi......(e dei).....limiti di pena”- potenziato e “facilitato”.

Con espressione contraddittoria rispetto a quella dettata in tema di revisione delle modalità e dei presupposti di accesso alle misure alternative viene sancito che la sospensione dell'esecuzione dovrà essere fissato “in ogni caso a quattro anni”, - limite di recente introdotto ma con alcune specifiche deroghe -, lasciando intendere che alcuna eccezione dovrà essere stabilita per i reati di grave allarme sociale dapprima espressamente menzionati.

Il ventaglio delle innovazioni nella materia delle misure alternative al carcere individua non solo l'aspetto riguardante l'accesso alle stesse ma anche quello del potenziamento degli uffici dell'esecuzione penale esterna nei compiti di supporto esterno loro delegati sia sotto il profilo “della necessaria osservazione scientifica della personalità” del condannato “da condurre in libertà” sia sotto quello dei controlli da affidare alla polizia penitenziaria.

Con il d.lgs n. 123/2018 si è data attuazione – anche in riferimento all'art. 678 – ad un ridisegno delle modalità di intervento del magistrato e del tribunale di sorveglianza nelle materie di rispettiva, e specifica, competenza.

Così come il comma 1 sancisce la regola dell'udienza camerale (a partecipazione necessaria) di cui all'art. 666  - relativamente al magistrato di sorveglianza per tutte le “materie attinenti alle misure di sicurezza ed alla dichiarazione di abitualità o professionalità nel reato o di tendenza a delinquere” e, per il tribunale di sorveglianza, con uno spettro più ampio, per “tutte le materie di sua competenza, se non diversamente stabilito” -, il comma 1 bis semplifica l'intervento decisionale a tutta una serie tassativa di casi, a mezzo del rinvio espresso alle forme de plano di cui all'art. 667, comma 4, (estendendo ciò anche alla specifica ipotesi  circa i dubbi relativi “alla identità fisica di una persona”).

Tale meccanismo semplificatorio, - che, di fatto, accede alle forme dell'ordinanza de plano  da parte del magistrato di sorveglianza (una volta che lo stesso è stato designato dal presidente del tribunale quale relatore, con l'indicazione di un termine per decidere), provvedimento opponibile dinanzi all'organo collegiale di appartenenza -, viene introdotto anche per tutte le pene da espiare non superiori “ad un anno  e sei mesi” laddove è possibile “applicare … una delle misure menzionate nell'art. 656, comma 5”. 

L'ordinanza applicativa di una delle misure di cui all'art. 656, comma 5, è “provvisoria” – cioè sospesa nell'esecuzione – nel termine assegnato (dieci giorni dalla comunicazione al pubblico ministero e dalla notifica alle parti) per l'eventuale opposizione.

Qualora le parti, nel termine concesso, prestano acquiescenza  all'ordinanza applicativa “il tribunale conferma senza formalità la decisione del magistrato”, qualora, invece, sia stata presentata opposizione, ovvero non sia stato confermato il provvedimento adottato dal giudice delegato, il tribunale provvederà a fissare apposita udienza camerale nelle forme di cui all'art. 666.c.p.p.

Quest'ultima, su richiesta dell'interessato, - che può chiedere di parteciparvi e laddove detenuto di essere appositamente tradotto ovvero, in una ampia discrezionalità ricondotta al potere decisionale del giudice, di accedere alle forme della partecipazione a distanza -, si svolge “in forma pubblica”, con espresso rimando alle norme dibattimentali (“in quanto compatibili”) di cui agli artt. 471 e 472Con il decreto legge n. 92 del 2024, convertito, con l. n. 112/2024, unitamente ad alcune modifiche di dettaglio, - e cioè la soppressione della parola “provvisoria” riguardo all'ordinanza di cui al comma 1 ter dell'art. 678 c.p.p. essendo già statuito che “durante il termine per l'opposizione e fino alla decisione sulla stessa, l'esecuzione…….è sospesa”   – il Legislatore, in merito all'applicazione delle misure alternative per le pene da espiare non superiori ad uno e sei mesi di reclusione, si è premurato di procedimentalizzare il percorso dinanzi al tribunale di sorveglianza sia nel caso in cui il provvedimento risulta da già adottato sia nell'eventualità che esso non lo sia stato.

 Avverso il provvedimento del Tribunale di sorveglianza in materia di riabilitazione – attese le forme semplificate de plano adottate per la decisione  - è esperibile il rimedio dell'opposizione di cui all'art. 667, comma 4 che determina la forma del contradditorio camerale partecipato ragion per cui il ricorso per cassazione va riqualificato (art. 568, comma 5) per tale in base al principio generale di conservazione degli atti giuridici e del favor impugnationis – (Cass., I, n. 36730/2022).

Bibliografia

Caprioli, Procedure, in Caprioli-Vicoli, Procedura penale dell'esecuzione, Torino, 2011; Filippi-Spangher, Manuale di diritto penitenziario, Milano, 2011.

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