Codice di Procedura Penale art. 680 - Impugnazione di provvedimenti relativi alle misure di sicurezza.Impugnazione di provvedimenti relativi alle misure di sicurezza. 1. Contro i provvedimenti del magistrato di sorveglianza concernenti le misure di sicurezza [199 s. c.p.; 679] e la dichiarazione di abitualità o professionalità nel reato o di tendenza a delinquere [102-105, 108 c.p.; 678, 679], possono proporre appello al tribunale di sorveglianza [677] il pubblico ministero [678 3], l'interessato e il difensore [41 min.]. 2. Fuori dei casi previsti dall'articolo 579, commi 1 e 3, il tribunale di sorveglianza giudica anche sulle impugnazioni contro sentenze di condanna [533 s.] o di proscioglimento [529-531] concernenti le disposizioni che riguardano le misure di sicurezza. 3. Si osservano le disposizioni generali sulle impugnazioni [568 s.], ma l'appello non ha effetto sospensivo, salvo che il tribunale disponga altrimenti [588]. (1) Comma modificato dall'art. 23 2 l. 16 dicembre 1999, n. 479. InquadramentoLa regolamentazione interna del gravame tra gli organi della sorveglianza è disciplinata dall’art. 680. Quest’ultimo, oltre a prevedere l’impugnabilità – da parte dell’interessato e del suo difensore – dei provvedimenti del giudice di sorveglianza dinanzi al tribunale di appartenenza del primo e le materie in cui ciò viene ad esercitarsi prevede anche una competenza speciale di quest’ultimo organo : quella avente ad oggetto gli appelli avverso le sentenze di condanna o di proscioglimento che hanno applicato misure di sicurezza personali prevedendo che, nel seguire le disposizioni generali sulle impugnazioni, il procedimento di esecuzione delle stesse non è sospeso, salvo specifica decisione contraria. La competenza d'appello del tribunale di sorveglianzaIl tribunale di sorveglianza è competente quale giudice d'appello nei confronti delle sentenze, anche del giudice di pace (Cass. V, n. 2656/2007), che abbiano disposto od omesso di disporre misure di sicurezza diverse dalla confisca, solo ove l'appello, anche se proposto dal pubblico ministero (Cass. I, n. 11871/2009; Cass. I, n. 2457/2009), riguardi esclusivamente le misure di sicurezza, mentre se esso riguarda altri capi della sentenza diversi dalle sole statuizioni civili si applicano le norme generali che disciplinano i mezzi d'impugnazione, anche con riferimento all'individuazione del giudice funzionalmente competente (Cass. I, n. 2260/2014). L’omessa statuizione della sentenza di condanna riguardo all’applicazione della misura di sicurezza trova rimedio nel disposto di cui agli artt. 579, comma 22, e 580, comma 2, cod. proc. pen. individuando la competenza funzionale al Tribunale di sorveglianza, quale giudice specializzato in tale materia purchè l’impugnazione abbia ad oggetto il perimetro delle “sole disposizioni che riguardano la misura di sicurezza” mentre quando l’impugnazione prende in esame altri capi della sentenza, ovvero altri punti della decisione, riacquista valenza la regola generale della competenza del giudice della cognizione. Nel caso della sentenza emessa all’esito del giudizio abbreviato occorre tenere conto della preclusione sancita dall’art. 443, comma 3, c. p. p. secondo la quale il pubblico ministero non può impugnare la sentenza di condanna a meno che non sia stato modificato il titolo di reato : tale ultima condizione costituisce il presupposto indefettibile e sufficiente per consentire l’appello della parte pubblica. Ne consegue che quando l’impugnazione del pubblico ministero ha ad oggetto una sentenza di condanna resa all’esito del giudizio abbreviato anche nel caso in cui sia intervenuto mutamento del tiolo di reato se la questione attiene solo all’applicazione della misura di sicurezza organo funzionalmente competente è il Tribunale di sorveglianza – (Cass., V, n. 1196/2021). La dottrina ha chiarito che l'estensione al processo di sicurezza delle disposizioni generali sulle impugnazioni garantisce l'adeguamento del procedimento di esecuzione al fine di renderlo maggiormente conforme ad un giudizio di impugnazione qual è l'appello (Catelani, 624), dal che deriva l'applicabilità degli artt. 581, 582 e 591 (Filippi-Spangher, 465). La natura dell'appello di sorveglianza è tuttavia totalmente devolutiva (Canepa-Merlo, 586). Per la stessa ragione, il tribunale di sorveglianza è competente quale giudice del rinvio nel caso in cui all'esito del giudizio di cassazione siano state annullate con rinvio esclusivamente le statuizioni relative alle misure di sicurezza diverse dalla confisca (Cass. II, n. 45325/2013). Quando siano rivolte censure di legittimità nei confronti di diversi capi della sentenza e autonome censure di merito nei confronti dei soli capi attinenti alle misure di sicurezza diverse dalla confisca, concorrono il giudizio di cassazione per i primi e giudizio d'appello innanzi al tribunale di sorveglianza per i secondi (Cass. VI, n. 44433/2011). La competenza territoriale si radica in relazione al distretto giudiziario di appartenenza del tribunale che ha emesso la sentenza impugnata (Cass. I, n. 14602/2011). L'appello avverso i provvedimenti del magistrato di sorveglianza Il tribunale di sorveglianza giudica altresì gli appelli proposti avverso i provvedimenti del magistrato di sorveglianza, concernenti le misure di sicurezza e le dichiarazioni di abitualità, professionalità nel reato e tendenza a delinquere, anche se il magistrato di sorveglianza li abbia pronunziati de plano, senza contraddittorio (Cass. VII, n. 14688/2009). Il termine per proporre appello è di quindici giorni dalla notificazione dell'avviso di deposito del provvedimento del magistrato di sorveglianza, applicandosi la disciplina generale dell'appello (Cass. I, n. 8644/2009). La dottrina ha sottolineato che il magistrato di sorveglianza che ha emesso il provvedimento impugnato non può, per incompatibilità, comporre il collegio chiamato a decidere l'appello innanzi al tribunale di sorveglianza (Tranchina-Di Chiara, 899). È esclusa la proponibilità del ricorso diretto innanzi alla corte di cassazione in relazione a tali provvedimenti del magistrato di sorveglianza (Cass. VII, n. 30137/2014). La conservazione dei mezzi d'impugnazione Il principio di conservazione dei mezzi di gravame si applica anche al procedimento di sorveglianza, sicché laddove sia stato erroneamente individuata l'impugnazione ammessa, essa va riqualificata come appello e trasmessa al tribunale di sorveglianza competente per la decisione (Cass. I, n. 4001/2014; Cass. S.U., n. 45371/2001). In proposito, si osserva che l'impugnazione avverso sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti che abbia omesso di disporre misura di sicurezza è il ricorso per cassazione e non già l'appello al tribunale di sorveglianza (Cass. III, n. 7641/2010). Il divieto della reformatio in peius Trova applicazione anche al procedimento di sorveglianza il principio di divieto della reformatio in peius (Cass. V, n. 48786/2013). I limiti di valutazioneIl tribunale di sorveglianza, quale giudice di appello, deve limitarsi a verificare la sussistenza di presupposti per l'applicazione della misura di sicurezza, restando riservata al magistrato di sorveglianza la successiva valutazione di attualità della pericolosità all'atto dell'esecuzione della misura medesima (Cass. I, n. 10442/2009). CasisticaIl ricorso per cassazione proposto avverso un provvedimento del magistrato di sorveglianza relativo all’applicazione, esecuzione, trasformazione o revoca di una misura di sicurezza si converte in appello non essendo consentito il ricorso per saltum – (Cass., I, ord. n. 4394/2020). BibliografiaCanepa-Merlo, Manuale di diritto penitenziario, Milano, 2010; Catelani, Manuale dell'esecuzione penale, Milano, 2002; Filippi-Spangher, Manuale di diritto penitenziario, Milano, 2011; Tranchina-Di Chiara, L'esecuzione, in Siracusano-Galati-Tranchina-Zappalà, Diritto processuale penale, Milano, 2013. |