Codice di Procedura Penale art. 681 - Provvedimenti relativi alla grazia.

Enrico Campoli

Provvedimenti relativi alla grazia.

1. La domanda di grazia [174 c.p.], diretta al presidente della Repubblica, è sottoscritta dal condannato o da un suo prossimo congiunto [307 4 c.p.] o dal convivente o dal tutore o dal curatore ovvero da un avvocato o procuratore legale ed è presentata al ministro di grazia e giustizi1.

2. Se il condannato è detenuto o internato, la domanda può essere presentata al magistrato di sorveglianza [677], il quale, acquisiti tutti gli elementi di giudizio utili e le osservazioni del procuratore generale presso la corte di appello del distretto ove ha sede il giudice indicato nell'articolo 665, la trasmette al ministro con il proprio parere motivato. Se il condannato non è detenuto o internato, la domanda può essere presentata al predetto procuratore generale, il quale, acquisite le opportune informazioni, la trasmette al ministro con le proprie osservazioni.

3. La proposta di grazia è sottoscritta dal presidente del consiglio di disciplina ed è presentata al magistrato di sorveglianza, che procede a norma del comma 2.

4. La grazia può essere concessa anche in assenza di domanda o proposta. Emesso il decreto di grazia, il pubblico ministero [655] presso il giudice indicato nell'articolo 665 ne cura la esecuzione [192 att.] ordinando, quando è il caso, la liberazione del condannato e adottando i provvedimenti conseguenti.

5. In caso di grazia sottoposta a condizioni, si provvede a norma dell'articolo 672, comma 5.

 

[1] Ora ministro della giustizia ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233.

Inquadramento

La grazia (art. 174 c.p.) “condona, in tutto in parte, la pena inflitta o la commuta in un’altra specie di pena stabilita dalla legge”. Essa non estingue le pene accessorie salvo che nel decreto di grazia non sia stabilito diversamente e così gli altri effetti penali della condanna. 

L’art. 681 disciplina il procedimento per ottenere l’eventuale provvedimento di grazia del Presidente della Repubblica.

All’autorità giudiziaria nel procedimento di grazia non è assegnato alcun potere decisorio dovendosi essa limitare a “formalizzare” una “istruttoria” della pratica motivando il proprio parere (non vincolante) al Ministro della Giustizia.

La grazia può essere tanto oggetto di domanda quanto essere proposta da terzi ovvero concessa d’ufficio.

I soggetti legittimati alla domanda

La domanda, diretta al Presidente della Repubblica, può essere sottoscritta dal condannato, da un prossimo congiunto, dal convivente, dal tutore, dal curatore o da un avvocato, e può essere presentata al Ministro della Giustizia oppure al Procuratore generale presso la corte di appello, che acquisite le opportune informazioni la trasmette al Ministro della giustizia con le proprie osservazioni; se il condannato è detenuto o internato, la domanda può essere presentata al magistrato di sorveglianza, il quale acquisisce ogni necessario elemento di conoscenza e le osservazioni del Procuratore generale e quindi trasmette la domanda al Ministro con il proprio parere motivato. La proposta, parimenti indirizzata al Presidente della Repubblica, è predisposta dal presidente del consiglio di disciplina ed è presentata al magistrato di sorveglianza, che procede come sopra. Quando è emesso il decreto di grazia, il pubblico ministero presso il giudice dell'esecuzione la esegue, se del caso ordinando la liberazione del condannato, e quando la grazia è condizionata l'esecuzione è sospesa fino al termine indicato o, in mancanza, per quattro mesi dalla pubblicazione del decreto, ed è applicata definitivamente se, alla fine del periodo, gli obblighi sono stati adempiuti.

I prossimi congiunti del condannato legittimati a proporre la domanda sono esclusivamente i soggetti indicati nell'art. 307, comma 4, c.c., mentre il convivente deve essere more uxorio. È legittimato inoltre qualsiasi avvocato, non necessariamente il professionista che abbia già assistito il condannato, né la nomina da parte del condannato costituisce presupposto di presentazione della domanda, come ritenuto anche in dottrina (Tranchina-Di Chiara, 904), e l'unica formalità prevista è la sottoscrizione della domanda, ma l'elenco dei legittimati è tassativo e la sottoscrizione è necessaria. La grazia è irrevocabile, una volta concessa, e non può essere rifiutata dal condannato (Spangher, 3706-3709).

 

Le conseguenze applicative

L’esecuzione del decreto di grazia è affidata al pubblico ministero presso il giudice dell’esecuzione, quest’ultimo individuato nelle forme e nei modi di cui all’art. 665.

Qualora dal provvedimento di grazia consegue la liberazione del condannato alla stessa provvede il pubblico ministero, cui è anche attribuito il potere di adottare tutti i provvedimenti conseguenti.

Laddove il provvedimento di grazia è sottoposto a condizioni si applica la medesima disciplina già dettata per l’amnistia e l’indulto condizionati (art. 672, comma 5).

Del decreto di grazia va fatta annotazione – a cura della cancelleria dell’organo competente - sull'originale della sentenza o del decreto penale di condanna (art. 192 disp. att.).

Casistica

Quando la domanda di grazia è presentata al magistrato di sorveglianza, questi acquisisce le osservazioni del Procuratore generale presso la corte d'appello al fine di esprimere il proprio motivato parere. Ne consegue che nessun conflitto di competenza, nemmeno sotto forma di caso analogo, è configurabile tra magistrato di sorveglianza e procuratore generale (Cass. I, n. 17357/2009).

Bibliografia

Spangher, Atti processuali penali, Milano, 2013; Tranchina-Di Chiara, L'esecuzione, in Siracusano-Galati-Tranchina-Zappalà, Diritto processuale penale, Milano, 2013.

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