Codice di Procedura Penale art. 701 - Garanzia giurisdizionale.

Giovanni Diotallevi

Garanzia giurisdizionale.

1. L'estradizione di un imputato o di un condannato all'estero non può essere concessa senza la decisione favorevole della corte di appello [703 1, 712 3].

2. Tuttavia, non si fa luogo al giudizio della corte di appello quando l'imputato o il condannato all'estero acconsente all'estradizione richiesta [202 att.]. L'eventuale consenso deve essere espresso alla presenza del difensore [96, 97, 703 2, 717] e, se del caso, dell'interprete e di esso è fatta menzione nel verbale 1.

3. La decisione favorevole della corte di appello e il consenso della persona non rendono obbligatoria l'estradizione.

4. La competenza a decidere appartiene, nell'ordine, alla corte di appello nel cui distretto l'imputato o il condannato ha la residenza, la dimora o il domicilio [43 c.c.] nel momento in cui la domanda di estradizione perviene al Ministro della giustizia ovvero alla corte di appello che ha ordinato l'arresto provvisorio previsto dall'articolo 715 o alla corte di appello il cui presidente ha provveduto alla convalida dell'arresto previsto dall'articolo 716. Se la competenza non può essere determinata nei modi così indicati, è competente la corte di appello di Roma 2.

 

[1] L'art. 4, comma 1, lettera c), numero 1), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149 ha inserito le parole «e, se del caso, dell'interprete» dopo le parole: «alla presenza del difensore».

[2] L'art. 4, comma 1, lettera c), numero 2), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149  ha sostituito le parole: «Ministro della giustizia» alle parole «ministro di grazia e giustizia» . Precedentemente, ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233, la denominazione «ministro di grazia e giustizia» era da intendersi «ministro della giustizia».

Inquadramento

La concessione dell'estradizione è subordinata alla pronuncia favorevole della corte d'appello (Cass. VI, 4 novembre 1994, Parretti) e può essere omessa solo nel caso in cui l'estradando chieda di venir consegnato, rinunciando al giudizio dinanzi alla corte d'appello.

Oltre la necessaria presenza del difensore la  nuova disciplina (d.lgs. n. 149/2017) ha introdotto la necessità della presenza dell'interprete in base ai canoni del giusto processo, del principio dell'effettività del contraddittorio e della tutela concreta del diritto di difesa

  La valutazione della Corte d'appello concerne la legale possibilità della estradizione passiva, esulando ogni valutazione di opportunità, che rientra, invece, nella sfera di competenza del Ministro della Giustizia (Cass.  II, n. 33881/2019; Cass. VI, n. 11941/2014). È esclusa altresì la possibilità di subordinare l'estradizione a condizioni se l'estradando debba essere giudicato anche nel territorio dello Stato per fatti diversi da quelli oggetto dell'estradizione; attiene infatti alla fase esecutiva dell'estradizione medesima, e alla discrezionalità del Ministro, la facoltà di rimandare la consegna dell'estradando, ovvero di procedere ad una consegna temporanea, atteso che solo la pendenza in Italia di un procedimento penale per lo stesso fatto oggetto della richiesta di estradizione vieta di adottare una pronuncia di estradabilità (Cass. VI, n. 9273/2001). In base al principio generale della divisione dei poteri, non possono trovare ingresso in sede di verifica giurisdizionale della legittimità dell'atto di esercizio di un potere amministrativo riservato ad un organo di vertice dell'ordinamento i motivi con i quali si tenta di introdurre un inammissibile riesame delle pronunce dell'autorità giudiziaria ordinaria che hanno ormai concluso la fase dell'accertamento delle condizioni e dei presupposti formali che legittimano sul piano tecnico giuridico l'estradizione (T.a.r. Lazio, 9 giugno 1999, Lee Adams).

  In dottrina, v. De Amicis, 76; Diotallevi 940; Melillo, 2129.

Secondo la giurisprudenza deve essere ritenuta una incompetenza funzionale del tribunale del riesame in materia di estradizione. Questa procedura, infatti, cumula in sé una natura (fase) amministrativa e una natura (fase) giurisdizionale, che hanno per oggetto, unitariamente, la collaborazione giudiziaria tra Stati; tutto il procedimento di estradizione riceve presidio giudiziario a livello più elevato rispetto agli altri procedimenti e precisamente della Corte d'appello in primo grado e della Corte di cassazione (avente eccezionale competenza anche nel merito) in caso di impugnazione, incompatibile con il riesame (Cass. VI, 27 aprile 1994). La giurisprudenza ha peraltro ritenuto che il principio dell'immutabilità del giudice, sancito dall'art. 525, comma 2, non è applicabile alla pronuncia sull'estradizione emessa dalla Corte di appello, se la Corte ha, pur nella diversa composizione ma nella pienezza del contraddittorio tra le parti e con la completa conoscenza del materiale istruttorio disponibile, proceduto alla trattazione (Cass. VI, n. 22693/2004).

L'estradizione consensuale

La norma prevede la possibilità anche per il cittadino, e non soltanto per lo straniero, di usufruire dell'estradizione consensuale, anche in caso di presenza di più domande, previa valutazione del consenso in relazione ad ogni singola domanda.

La decisione favorevole della Corte d'appello e il consenso dell'interessato non sono vincolanti per il ministro, al quale spetterà di decidere, in maniera definitiva, in merito all'estradizione. È prevista la garanzia della presenza del difensore, nel momento in cui l'estradando deve decidere se rinunciare o meno alla garanzia della fase giurisdizionale. Ai sensi dell'art. 717, deve ritenersi che, in base all'art. 202 disp. att. l'estradando può prestare il proprio consenso, non prestato inizialmente, sia nel corso degli accertamenti svolti dal procuratore generale, in forza dell'art. 703, comma 3, sia nell'udienza che si tiene davanti alla Corte d'appello. Il ministro deve decidere entro quarantacinque giorni dalla ricezione del verbale contenente la manifestazione del consenso, operando quelle verifiche previste dall'art. 705, stante l'assenza di una fase di garanzia giurisdizionale.

  Il consenso, alla luce anche della disciplina introdotta dall'art. 16 l. n. 367/2001, che ha inserito l'art. 205-bis disp. att., secondo cui il consenso espresso non può essere revocato, salvo che l'interessato ignorasse circostanze di fatto rilevanti ai fini della sua decisione ovvero se esse si siano successivamente modificate, ha natura irrevocabile, trattandosi di un atto da considerare alla stregua di un negozio unilaterale, non suscettibile di revoca, esplicita o implicita, in quanto non può farsi dipendere dalla volontà della parte che, per libera scelta, ha prestato il proprio consenso, il prodursi di effetti giuridici diversi da quelli già realizzatisi a seguito di tale manifestazione di volontà (Cass. VI, n. 45055/2010).

Il principio è applicabile anche in  tema di MAE per  il consenso alla consegna prestato dall'interessato in sede di convalida dell'arresto per esecuzione del MAE, a seguito di contestazione effettuata sulla base dei dati emergenti dalla scheda del Sistema di ricerca Integrato Shengen (Cass. II, n. 4864/2016).

È valido il consenso all'estradizione per l'estero espresso dall'interessato con la rinunzia al ricorso per cassazione avverso la sentenza di estradizione, qualora l'atto sia firmato personalmente dallo stesso con sottoscrizione autenticata dal difensore (Cass. VI, n. 49901/2009).

La manifestazione di volontà favorevole all'estradizione, non necessita di una documentazione ai sensi dell'art. 141-bis, non essendo equiparabile, il complesso delle formalità previste dall'art. 717 per la identificazione dell'estradando, ad un interrogatorio nel merito (Cass. VI, n. 4375/2000). Il consenso alla estradizione, prestato, ex art. 701, comma 2, nell'ambito delle formalità prescritte dall'art. 717 per l'identificazione, non essendo equiparabile a un interrogatorio nel merito, non deve essere documentato con le forme previste dall'art. 141-bis (Cass. VI, n. 4375/2000). 

Il giudice territorialmente competente nella fase di garanzia giurisdizionale

La competenza a decidere sull'estradizione spetta alla Corte d'appello del luogo in cui l'estradando ha la residenza, la dimora o il domicilio al momento in cui perviene la domanda di estradizione. Se la competenza territoriale non è determinabile in questo modo, è competente la Corte d'appello che ha ordinato l'arresto provvisorio ovvero quella il cui presidente ha provveduto alla convalida, oppure, da ultimo, la Corte d'appello di Roma. Ogni cambiamento intervenuto in un periodo successivo alla domanda, ma prima dell'inizio del procedimento, non ha alcuna incidenza sulla determinazione del giudice competente per territorio.

La giurisprudenza ha precisato che la competenza appartiene alla Corte d'appello che ha disposto ex art. 715 la misura coercitiva in via provvisoria ovvero alla Corte d'appello il cui presidente ha convalidato l'arresto previsto dall'art. 716, applicandosi i restanti criteri stabiliti dall'art. 701, comma 4 (residenza, dimora e domicilio dell'estradando) soltanto nell'ipotesi in cui la domanda di estradizione sia pervenuta prima dell'arresto a fini estradizionali (Cass. VI, n. 15018/2013; Cass. VI, n. 19756/2008). Se la domanda di estradizione coinvolge più persone concorrenti nel reato e residenti in diversi distretti, opera, per ragioni di economia processuale e di uniformità di giudizio, il cd. criterio sussidiario generale con l'attribuzione della competenza a favore della Corte d'appello di Roma. La Corte costituzionale ha ritenuta infondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 701 e 704 censurati, in riferimento agli artt. 2, 3, 25, 27, 31 e 32 Cost., nella parte in cui attribuiscono alla Corte d'appello e non alla sezione di Corte di appello per i minorenni la competenza a decidere sulla estradizione di soggetti minorenni all'epoca dei fatti per i quali l'estradizione è richiesta, sul presupposto che l'art. 18 d.P.R. n. 449/1988, attribuisce alla Corte d'appello, sezione per i minorenni, tutte le competenze di secondo grado nei procedimenti a carico di minori; pertanto anche le norme in materia di estradizione, devono essere interpretate nel senso che, se il relativo procedimento riguarda un minore, la competenza a decidere è devoluta alla relativa sezione (Corte cost. n. 310/2008 e Cass. VI, n. 48008/2008), con la conseguenza che non può essere concessa l'estradizione di un imputato minorenne all'epoca del fatto, in presenza di una legislazione dello Stato richiedente che non gli assicuri, sul piano processuale e sostanziale, un trattamento giuridico differenziato e mitigato rispetto a quello riservato all'adulto. La tutela della condizione minorile, nel nostro ordinamento assume rango di diritto fondamentale della persona, ai sensi dell'art. 31 Cost. (Cass. I, n. 36757/2008); v. anche in tema di MAE Cass. VI, n. 21005/2008.  

Bibliografia

De Amicis, in Cooperazione giudiziaria penale, a cura di Marandola, 76 e ss; Diotallevi , sub art. 701, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, diretta da Lattanzi-Lupo, Milano, X, 2017,531; Melillo, Decreto di estradizione e sindacato del giudice amministrativo, in Cass. pen. 2000, 2129; Sambuco, Problemi di mandato d’arresto europeo:la competenza per la consegna di imputati minorenni, in Giur. it. 2009, 185.

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