Codice di Procedura Penale art. 709 - Sospensione della consegna. Consegna temporanea. Esecuzione all'estero.

Giovanni Diotallevi

Sospensione della consegna. Consegna temporanea. Esecuzione all'estero.

1. L'esecuzione dell'estradizione è sospesa se l'estradando deve essere giudicato nel territorio dello Stato o vi deve scontare una pena per reati commessi prima o dopo quello per il quale l'estradizione è stata concessa. Ove sia disposta la sospensione, il Ministro della giustizia, sentita l'autorità giudiziaria competente per il procedimento in corso nello Stato o per l'esecuzione della pena, può procedere alla consegna temporanea allo Stato richiedente della persona da estradare, concordandone termini e modalità 1.

2. Il ministro può inoltre, osservate le disposizioni del capo II del titolo IV, convenire che la pena da scontare abbia esecuzione nello Stato richiedente [742].

 

[1] L'art. 4, comma 1, lettera i), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149, ha sostituito il secondo periodo del presente comma. Il testo del periodo era il seguente: «Tuttavia il ministro di grazia e giustizia , sentita l'autorità giudiziaria competente per il procedimento in corso nello Stato o per l'esecuzione della pena, può procedere alla consegna temporanea allo Stato richiedente della persona da estradare ivi imputata, concordandone termini e modalità.». Precedentemente, ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233, la denominazione «ministro di grazia e giustizia» era da intendersi «ministro della giustizia».

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 709, comma 1, la consegna dell'estradando è sospesa qualora lo stesso debba essere giudicato nello Stato o se vi deve scontare una pena per qualsiasi reato commesso sia prima che dopo i fatti per i quali è stata concessa l'estradizione.

Anche in considerazione del fatto che la Corte costituzionale ha stabilito che il giudizio contumaciale (affermazione valida anche per il giudizio in absentia) non può essere validamente celebrato, ove risulti che l'imputato è detenuto all'estero (Corte cost. n. 212/1974), e per trovare un corretto bilanciamento tra il principio della normale collaborazione fra le Autorità dei vari Stati per la lotta alla criminalità ed il legittimo esercizio del diritto di difesa, è sempre ammessa l'estradizione provvisoria o temporanea dell'interessato.

Anche la pendenza di un procedimento penale nel territorio dello Stato nei confronti dello straniero del quale sia chiesta la consegna non è di ostacolo alla delibazione favorevole dell'autorità giudiziaria italiana, ma comporta la sospensione dell'esecuzione, di competenza del Ministro della Giustizia e non dell'autorità giudiziaria. (Cass. VI , n. 33173/2019; Conf. Cass.. I, n. 416/1983, CED. 158190). La giurisprudenza più recente ha poi sottolineato che è riservata al ministro della giustizia la facoltà di concedere allo Stato richiedente la consegna temporanea dell'estradando per esigenze di giustizia interna, sentita l'autorità giudiziaria competente per il diverso fatto per il quale la persona è sottoposta a procedimento penale o a pena in Italia, concordandone termini e modalità, ai sensi dell'art. 709, comma 1 e dell'art. 19, par. 2, della Conv Eur. Estrad. ove applicabile (la S.C. ha annullato senza rinvio la sentenza di estradizione, limitatamente alla statuizione con cui la corte d'appello aveva disposto la consegna "per il tempo necessario" alla "sottoposizione dell'estradando al procedimento penale pendente dinanzi all'autorità giudiziaria elvetica") (Cass., VI, n. 9681 /2022).

È stata ritenuta manifestamente infondata, in riferimento all'art. 111 Cost., la questione di legittimità costituzionale dell'art. 709, nella parte in cui non prevede che la pendenza nel territorio dello Stato di un procedimento penale per fatti diversi da quelli oggetto della domanda estradizionale costituisca causa ostativa alla pronuncia della Corte di appello sull'estradabilità della persona richiesta, in quanto la detenzione dell'imputato all'estero, costituendo legittimo impedimento a comparire nel procedimento pendente in Italia nei suoi confronti, preclude la celebrazione del giudizio in contumacia (Cass. VI, n. 12116/2008). Il d.lg. n. 149 del 2017 ha modificato il secondo periodo del comma 1 della disposizione in esame. E' stata resa così possibile la consegna della persona anche ai fini esecutivi, oltre che per l'estradizione processuale.

L'incidenza della sospensione sulle misure cautelari

La misura cautelare disposta per garantire la consegna dell'estradando non perde efficacia in conseguenza della decisione del giudice amministrativo di sospendere l'efficacia del provvedimento del Ministro della giustizia con cui viene disposta l'esecuzione dell'estradizione (Cass. VI, n. 12451/2011; v. anche sub art. 708). Diverso è il caso in cui il Ministro sospenda la procedura di estradizione in corso a sua insindacabile scelta politica. 

Le Sezioni Unite hanno ribadito la validità dell'orientamento in base al quale, quando il ministro della Giustizia sospende a norma dell'art. 709 l'esecuzione a soddisfatta giustizia italiana, non sono applicabili alle misure coercitive in corso di esecuzione all'atto, i termini di durata massima previsti dagli art. 303, comma 4, 308 c.p.p. (Cass. S.U., n. 41540/2006, Cass. VI, n. 4338/2014).

Da qui la conclusione secondo cui il provvedimento con cui il Ministro della giustizia, nella sua discrezionalità politica, differisce l'esecuzione dell'estradizione « a soddisfatta giustizia italiana », determinando lo slittamento della consegna dell'estradando oltre i termini fisiologicamente previsti, fa mancare, almeno temporaneamente, l'esigenza cautelare sottesa alla misura coercitiva, che, pertanto, in applicazione dell'art. 299, va revocata (Cass. VI,  n. 45951/2015); la decisione sulla sospensione dell'efficacia della misura della custodia cautelare in carcere « a soddisfatta giustizia italiana », diversamente dalla procedura di consegna basata sul MAE, pertanto, per quanto sopra detto, non può essere disposta dalla Corte di appello, ma è rimessa alla insindacabile scelta politica di competenza del Ministro della giustizia (Cass. VI, n. 12451/2011; Cass. VI, n. 5647/2013).

Pertanto, una volta che il Ministro ha provveduto alla sospensione della consegna del cittadino e si chieda la revoca della misura coercitiva, il mantenimento del ritiro del passaporto, revocata dal giudice la misura, non trova alcuna giustificazione, trattandosi di adempimento funzionale ad eventuale misura cautelare del divieto di espatrio che, in assenza di richiesta del ministro, non può essere disposta (Cass. VI, 5 luglio 2001, Pirrottina).

In dottrina v. Aprile, 987; Pellizzari, 324.

La disciplina della sospensione dell'esecuzione nella Convenzione europea di estradizione.  Il rinvio della consegna

L'art. 19 della Convenzione europea di estradizione del 1963 disciplina i casi di rinvio dell'estradizione concessa (cioè della consegna) e la consegna o estradizione temporanea. I problemi di coordinamento con la previsione normativa dettata dall'art. 709, per individuare gli ambiti di operatività del principio che sancisce la prevalenza delle norme convenzionali su quelle codicistiche ex art. 696 prevedendo la facoltà ma non l'obbligo, come sancito dall'art. 709, dello Stato richiesto della consegna, di rinviarne l'esecuzione, qualora a carico dell'estradando pendano processi penali a suo carico o debba essere eseguita una pena nello Stato richiesto hanno portato a ritenere prevalente su questo punto la disciplina fissata dalla Convenzione europea di estradizione del 1957 rispetto alla disciplina del codice, perché più coerente con il potere discrezionale del ministro di disporre o rinviare l'estradizione nonostante la pendenza di un processo in Italia a carico dell'estradando.

 La Convenzione europea di estradizione, peraltro, non contiene alcuna disciplina relativa alla eventuale durata massima dei termini della custodia a fini estradizionali.

Principi generali in tema di favor libertatis possono essere desunti dall'art. 16 della Convenzione, che pone un duplice termine, consentendo la revoca della misura già dopo il diciottesimo giorno, ed imponendola, invece, dopo il quarantesimo . La protrazione dello stato di privazione della libertà personale oltre i quaranta giorni potrebbe trovare giustificazione solo in ipotesi di successiva applicazione di una misura cautelare in attesa della definizione del procedimento di estradizione ed in presenza dei presupposti dell'art. 714.

Ulteriori termini, facoltativi e perentori, per la rimessione in libertà del soggetto estradando sono posti dall'art. 18 della Convenzione, che autorizza lo Stato richiesto a rimettere in libertà il soggetto, qualora, entro quindici giorni dalla data fissata per la consegna, la Parte richiedente non si attivi, ed impone l'adozione di tale provvedimento allo scadere dei trenta giorni decorrenti dallo stesso dies a quo.

L'art. 19 della Convenzione, infine, disciplina la consegna rimandata o condizionata della persona richiesta, qualora essa debba essere giudicata nel territorio dello Stato o debba scontarvi una pena per reati ivi commessi. La sospensione attiene esclusivamente all'esecuzione e non anche alla fase giurisdizionale; quindi, la pendenza in Italia di un procedimento a carico dell'estradando ovvero l'esecuzione di una sentenza di condanna, non implica la sospensione del procedimento, ben potendo l'Autorità giudiziaria deliberare favorevolmente all'estradizione. In alternativa alla sospensione è possibile, ai sensi del citato art. 19, che sia disposta la consegna provvisoria dell'estradando allo Stato richiedente. È rimesso agli Stati interessati il compito di stabilire i termini e le condizioni cui è subordinata la consegna provvisoria.

Nel caso in cui la persona da estradare debba scontare una pena, in alternativa alla sospensione della consegna o all’estradizione temporanea, è possibile che l’esecuzione della pena possa avvenire nello Stato richiedente.

Segue. La consegna o estradizione temporanea

Ai sensi dell'art. 19 della Convenzione, può essere disposta la consegna provvisoria dell'estradando allo Stato richiedente. Il rinvio della consegna dell'estradando può pregiudicare il processo nello Stato richiedente. In questo caso il ministro, acquisito il parere non vincolante dell'Autorità giudiziaria competente, può consegnare in via provvisoria la persona interessata, previo accordo con lo Stato richiedente su tempi e modi della consegna.

L'art. XIV, lett. b), del Trattato Italia-Usa regola l'istituto, prevedendo che la persona consegnata per essere sottoposta a procedimento, durante la permanenza nello Stato richiedente, dovrà essere tenuta sotto custodia e che la durata della consegna è direttamente correlata alla durata del procedimento in ordine al quale è stata eseguita la consegna medesima. Le modifiche introdotte dall'art. 4, lett. i) del d.lgs. n. 149/2017 sono formali rispetto alla precedente normativa.

Segue. La durata della detenzione a fini estradizionali e la Corte europea dei diritti dell'Uomo

La problematica riguardante la durata della detenzione a fini estradizionali correlata a provvedimenti di ritardata consegna dell'estradando al Paese richiedente a causa della contemporanea pendenza nello Stato richiesto di procedimenti per fatti ivi commessi è stata affrontata dalla Corte E.D.U.

Nella sentenza concernente il ricorso Quinn contro la Francia (Corte Edu 22 marzo 1995, n. 311, A.) la Corte affronta, da un lato, la questione della ragionevole durata della procedura di estradizione e di eventuali, ingiustificati periodi di stasi della procedura pendente nello Stato richiesto e, dall'altro, pare adombrare un'ipotesi di non conformità ai principi della Convenzione nel mantenimento della misura privativa della libertà personale, che, pur disposta in relazione ad una procedura estradizionale, trovi la sua preminente giustificazione nel processo contemporaneamente pendente nello Stato richiesto. Nel ricorso Scott contro la Spagna (Corte Edu, sent. 2-30 novembre 1996), la Corte si è soffermata sui presupposti legittimanti l'adozione e il mantenimento di misure privative della libertà personale adottate in accoglimento di una richiesta di arresto provvisorio a fini estradizionali, richiamando la necessità della sussistenza di esigenze cautelari, quale parametro in base al quale non solo disporre l'arresto a fini estradizionali, ma legittimare il suo mantenimento a seguito di periodiche verifiche giurisdizionali.

L’esecuzione all’estero della sentenza di condanna

L'esecuzione della pena può avvenire nello Stato richiedente, nel caso in cui la persona da estradare debba scontare una pena in questo stesso Stato. Il d.lgs. n. 149/2017 modificando la seconda parte del comma 1 dell'art. 709, originariamente riservata all'estradizione processuale, in relazione alla quale si riteneva possibile la consegna temporanea dell'interessato, al fine del legittimo svolgimento del processo straniero, senza conseguenze negative per il processo italiano, con la nuova formulazione della norma renderebbe possibile anche la consegna a fini esecutivi per l'esecuzione di una pena detentiva breve, sempre previa consultazione del Ministro con l'Autorità giudiziaria procedente. Si veda anche l'art. 742 in materia di esecuzione delle sentenze penali.

In tale ipotesi il ministro deve concordare con lo Stato richiedente l'esecuzione della pena nel territorio di quest'ultimo (Cass. VI, 25 gennaio 2001, Kecap). La norma subordina ai sensi dell'art. 743, il potere del ministro ad una sentenza favorevole della Corte d'appello nel cui distretto fu pronunciata la sentenza.

Nell'ambito del MAE  è stato chiarito che l'art. 18, comma 1, lett. r), l. n. 69/2005, secondo il quale la corte d'appello rifiuta la consegna « se il mandato di arresto europeo è stato emesso ai fini della esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza privative della libertà personale, qualora la persona ricercata sia cittadino italiano, sempre che la corte d'appello disponga che tale pena o misura di sicurezza sia eseguita in Italia conformemente al suo diritto interno », non impone sempre e comunque alla Corte d'appello una decisione di rifiuto della consegna del cittadino italiano sol che vi sia una richiesta di espiare la pena in Italia, ma attribuisce invece alla Corte d'appello un ambito di valutazione circa la concreta possibilità di espiazione della pena in Italia. Nulla vieta che il procedimento finalizzato alla decisione sulla richiesta di consegna (art. 17) e il procedimento finalizzato alla definizione del luogo di espiazione della pena (art. 18, lett. r), se confluiscono in un'unica rapida procedura, e  vi siano le condizioni per una trattazione unitaria, che la decisione in ordine al luogo di espiazione della pena possa essere rimandata alla fase dell'esecuzione della pena (Cass. V,  n. 10544/2007).

Bibliografia

Aprile, Termini di durata della custodia cautelare nel caso di sospensione dell'estradizione per l'estero: le Sezioni unite risolvono ogni incertezza interpretativa, in Cass. Pen. 2007, 987; Brazzi, Al ministro della Giustizia l'ultima parola sull'estradizione, in Dir. e giust. 2011, 134. De Amicis, in Cooperazione giudiziaria penale, a cura di Marandola, 110 e ss;  Diotallevi, sub art. 709, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, diretta da Lattanzi-Lupo, Milano V, 2020, 985;; Pellizzari, L'estradizione tra giurisprudenza e Convenzioni internazionali, in Arch. n. proc. pen., 2007, 324; 

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