Codice di Procedura Penale art. 715 - Applicazione provvisoria di misure cautelari.Applicazione provvisoria di misure cautelari. 1. Su domanda dello Stato estero [201 att.] e a richiesta motivata del Ministro della giustizia [291 1], la corte di appello può disporre, in via provvisoria, una misura coercitiva [281-286, 714] prima che la domanda di estradizione sia pervenuta 1. 2. La misura può essere disposta se: a) lo Stato estero ha dichiarato che nei confronti della persona è stato emesso provvedimento restrittivo della libertà personale ovvero sentenza di condanna a pena detentiva e che intende presentare domanda di estradizione [700]; b) lo Stato estero ha fornito la descrizione dei fatti, la specificazione del reato e delle pene previste per lo stesso, nonché gli elementi per l'esatta identificazione della persona2; c) vi è pericolo di fuga [274 1b, 714 2]. 3. La competenza a disporre la misura [716] appartiene, nell'ordine, alla corte di appello nel cui distretto la persona ha la residenza, la dimora o il domicilio [43 c.c.] ovvero alla corte di appello del distretto in cui risulta che la persona si trova. Se la competenza non può essere determinata nei modi così indicati, è competente la corte di appello di Roma. 4. La corte di appello può altresì disporre il sequestro del corpo del reato e delle cose pertinenti al reato [253]. 5. Il Ministro della giustizia dà immediata comunicazione allo Stato estero dell'applicazione in via provvisoria della misura coercitiva e dell'eventuale sequestro [716 5] 3. 6. Le misure cautelari sono revocate [299, 718] se entro quaranta giorni dalla predetta comunicazione non sono pervenuti al ministero degli affari esteri o a quello della giustizia la domanda di estradizione [201 att.] e i documenti previsti dall'articolo 700 [716 5] 4.
[1] L'art. 4, comma 1, lettera n), numero 1), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149, ha sostituito le parole «Ministro della giustizia» alle parole «ministro di grazia e giustizia». Precedentemente, ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233, la denominazione «ministro di grazia e giustizia» era da intendersi «ministro della giustizia». [2] L'art. 4, comma 1, lettera n), numero 2), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149, ha sostituito le parole e parole «delle pene previste per lo stesso, nonché gli elementi» alle parole «gli elementi sufficienti». [3] L'art. 4, comma 1, lettera n), numero 3), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149, ha sostituito le parole «Ministro della giustizia» alle parole «ministro di grazia e giustizia». Precedentemente, ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233, la denominazione «ministro di grazia e giustizia» era da intendersi «ministro della giustizia». [4] L'art. 4, comma 1, lettera n), numero 4), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149, ha sostituito le parole «della giustizia» alle parole «di grazia e giustizia». Precedentemente, ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233, la denominazione «ministro di grazia e giustizia» era da intendersi «ministro della giustizia». InquadramentoL'applicazione provvisoria di misure cautelari presuppone la domanda dello Stato straniero e la richiesta motivata del ministro della giustizia. La norma fa riferimento alla generica applicabilità di una misura coercitiva, in via provvisoria, lasciando quindi spazio alla possibilità di applicare una misura diversa dall'arresto. Tuttavia deve tenersi conto che, nel caso in cui la convenzione stabilisca che, una volta ricevuta la domanda la parte richiesta provveda all'arresto dell'estradando (cfr. art. XIII, n. 3, del Trattato Italia-USA, oppure l'art. XIV, n. 3, del Trattato Italia-Australia), verificata la sussistenza dei requisiti legittimanti la richiesta, l'unico provvedimento adottabile sembrerebbe l'arresto della persona, in forza della prevalenza della norma di diritto internazionale su quella interna, ai sensi dell'art. 696. Una diversa soluzione potrebbe essere trovata qualora si ritenga che la terminologia usata in sede pattizia non indichi la necessità di adottare uno specifico provvedimento, ma quella di applicare in ogni caso una misura coercitiva idonea a salvaguardare le esigenze cautelari. Sulla sussistenza delle condizioni indicate dal comma 2 dell'art. 715, lo Stato richiedente deve dichiarare che nei confronti della persona è stato emesso un provvedimento restrittivo della libertà personale o che sia passata in giudicato una sentenza di condanna, e devono essere prodotti gli elementi necessari ad identificare la persona, insieme all'indicazione dei fatti addebitati e del reato ascritto e, in base all'art. 4 comma 1, lettera n), numero 2), d.lgs. n. 149/2017, che ha integrato sul punto l'articolo in esame, le pene previste per il reato medesimo.. L'art. 16 della Convenzione europea di estradizione attribuisce la sola facoltà di concedere l'arresto provvisorio, formulando un espresso rinvio alla legislazione interna dello Stato richiesto, con la conseguenza che, in questa ipotesi, potrà essere valutata, nel caso concreto, l'idoneità della custodia cautelare, tra i provvedimenti coercitivi da adottare nei confronti della persona interessata (Cass. VI, n. 6664/2015). In dottrina v. Diotallevi, 2020, 1004. In tema di riparazione per l'ingiusta detenzione , la privazione della libertà personale, patita in via provvisoria ex artt. 715 e 716 c. p. p. nell'ambito di una procedura di estradizione passiva conclusasi senza l'adozione di una sentenza irrevocabile favorevole all'estradizione, non determina, "ex se", l'ingiustizia della detenzione, posto che al giudice nazionale è riconosciuta una base di giudizio ridotta e, ove la domanda di estradizione non sia stata presentata dallo Stato estero, la verifica delle condizioni legittimanti la restrizione della libertà attiene al solo presupposto del pericolo di fuga. (Cass., sez. IV, 18 settembre 2024 – 4 ottobre 2024, n. 36945, CED 287002). Sul punto è stato anche affermato che la privazione della libertà personale sofferta nell'ambito di una procedura di estradizione passiva può essere ritenuta ingiusta anche nel caso in cui tale procedimento si concluda, non con una decisione sfavorevole all'estradizione, ma con una pronuncia di natura strettamente processuale, quale il non luogo a provvedere in ragione dell'allontanamento dell'estradando. (Cass., IV, n. 14088 /2024 ). Per l'applicazione del Trattato di estradizione tra Italia e Canada è stato sottolineato che l'arresto richiesto in attesa dell'accoglimento della domanda di estradizione è avanzato con una domanda, non soggetta a termini di decadenza e che ripete il suo contenuto nelle disposizioni successive al § X, senza alcun vincolo di forma; non rileva la lingua adoperata né il mezzo di trasmissione, sempre che sia certa la sua provenienza (Cass. VI, 21 aprile 1999). In tema di estradizione, in assenza di trattato con lo Stato richiedente, la regola prevista dall'art. 698, comma 2, c. p. p. non consente l'estradizione processuale in favore dello Stato estero nel caso in cui il fatto per il quale questa è domandata sia punito con la pena di morte. (Fattispecie in tema di estradizione processuale richiesta dalla Repubblica Islamica del Pakistan in relazione al reato di omicidio volontario). Pertanto è stato ritenuto non legittimamente eseguito l'arresto a fini estradizionali per un reato che, per l'ordinamento dello Stato estero, è punito con la pena di morte per cui la Corte di cassazione ha ritenuto che non dovesse essere convalidato l'arresto eseguito a fini estradizionali di soggetto indagato per omicidio volontario commesso nella Repubblica islamica del Pakistan (Cass., VI, n. 17316/2024); diff. CED, n.228377 (ampiamente superata).Più in generale in tema di estradizione per l'estero, richiesta in base alla Convenzione europea del 1957, è soddisfatto l'onere, imposto dal comma quarto dell'art. 16 della convenzione, a carico dello stato estero di invio degli atti nel termine di quaranta giorni, nel caso in cui il Ministero della giustizia comunichi, anche via fax, alla Corte di appello l'avvenuto tempestivo adempimento, riservandosi la trasmissione degli atti stessi dopo aver proceduto alla loro traduzione (Cass. VI, n. 22936/2013). Ai fini dell'estradizione da o verso la Cina, il termine richiesto indicato nella disposizione dell'art. 21, comma quarto, del Trattato bilaterale del 7 ottobre 2010, ratificato con l. n. 161/2015, che estende l'applicazione della disciplina convenzionale alle sole richieste presentate dopo la sua entrata in vigore, anche per reati commessi in epoca antecedente, si riferisce a qualsiasi tipologia di richiesta, e non solo a quella di estradizione, per cui non può essere applicato il Trattato ove la Repubblica Popolare Cinese abbia effettuato una segnalazione alla banca dati dell'Interpol in data anteriore alla sua entrata in vigore. (Cass. VI, n., 32492/2016). Deve infine sussistere il pericolo di fuga della persona interessata. Sulla necessità che il pericolo di fuga, la cui valutazione è rimessa al giudice di merito ed è incensurabile in cassazione, se sorretta da una motivazione corretta, completa ed immune da vizi, sussista fin dall'inizio, la giurisprudenza ha ribadito che, la legittimità dell'arresto provvisorio ad iniziativa della polizia giudiziaria , in applicazione dell'art. 716, è subordinata (oltre che ad altri presupposti) all'urgenza dell'adempimento, la quale, atteso il richiamo al comma 2 dell'art. 715, va misurata essenzialmente, anche se non esclusivamente, sul rischio di fuga, una volta accertato il quale la condizione dell'urgenza può dirsi senz'altro integrata; Cass. VI, n. 3889/2011). La carenza del requisito della “doppia incriminazione” e l'intervenuta prescrizione del reato per il quale l'estradizione è stata richiesta, non rilevano in ordine alla verifica della legittimità della convalida, trattandosi di questioni inerenti al merito della domanda estradizionale (Cass. VI, n.46402/2019). Il pericolo di fuga può essere inteso anche come pericolo di allontanamento dell'estradando dal territorio dello Stato richiesto, con conseguente rischio di inosservanza dell'obbligo assunto a livello internazionale di assicurarne la consegna al Paese richiedente (Cass. VI, n. 6664/2015); tuttavia la sussistenza del pericolo di fuga, che giustifica l'applicazione del provvedimento limitativo della libertà personale, deve essere motivatamente fondata su elementi specifici, concreti e sintomatici di una reale possibilità di allontanamento clandestino da parte dell'estradando, non costituendo circostanza rilevante a tali fini la severità della pena cui lo stesso dovrebbe essere sottoposto in caso di consegna. (Cass. VI , n. 50161/2019); tale situazione infatti non è da sola sufficiente a giustificare l' adeguatezza della misura cautelare della custodia in carcere (v. ante sub art. 714). L' annullamento per difetto di motivazione sulla sussistenza del pericolo di fuga dell'ordinanza con la quale il presidente della corte d'appello ha convalidato l'arresto provvisorio a fini estradizionali ed ha applicato all'estradando la misura cautelare della custodia in carcere, deve essere disposto con rinvio per consentire una nuova deliberazione, diretta a correggere i vizi del provvedimento annullato, con ricostituzione , ove del caso, di un titolo restrittivo valido ed operativo (Cass. VI, n. 31373/2015; Cass. VI, n. 620/2013,). L'intervento rescindente della corte di cassazione comporta l'immediata liberazione della persona detenuta (Cass. VI, n. 22189/2008, C.E.D. , n. 239941). In senso parzialmente difforme è stato affermato che l'annullamento deve essere pronunciato senza rinvio, non residuando in capo al giudice d'appello alcuna valutazione rescissoria in ordine ai titoli invalidati, fatto salvo il potere di rivalutare la vicenda cautelare e, se del caso, intervenire nuovamente sullo status libertatis dell'estradando (Cass. VI, n. 25986/2010; v. Cass. VI, n. 18076/2012, in tema di M.A.E.). In dottrina De Amicis, 120 e ss. Il termine per la domanda di estradizione e la revoca delle misure cautelariIl Ministro della giustizia deve dare immediata comunicazione allo Stato richiedente dell'applicazione di una misura e dell'eventuale provvedimento di sequestro conseguente. È orientamento ormai consolidato in giurisprudenza che il termine di caducazione dell'arresto provvisorio, fissato in quaranta giorni per l'estradizione passiva dalla Convenzione europea di estradizione, deve farsi decorrere, ai sensi dell'art. 16, comma 4, di tale Convenzione, « dalla data dell'arresto », e non dalla data di comunicazione dell'arresto provvisorio allo Stato richiedente da parte del ministro della giustizia, come stabilisce invece l'art. 715. Deve considerarsi soddisfatto l'onere, a carico dello stato estero di invio degli atti nel termine di quaranta giorni, nel caso in cui il Ministero della giustizia comunichi, anche via fax, alla Corte di appello l'avvenuto tempestivo adempimento, riservandosi la trasmissione degli atti stessi dopo aver proceduto alla loro traduzione (Cass. VI, n. 22936/2013), ovvero tramite materiale consegna da parte della Polizia e non dell'Autorità giudiziaria (Cass. VI, n. 51610/2019). Comunque gli atti richiesti all'autorità giudiziaria dello Stato estero interessato all'estradizione sono utilizzabili dalla corte di appello, una volta che sia verificata l'autenticità formale, quali che siano le forme di trasmissione adottate, salvo che la violazione delle forme usuali di trasmissione sia talmente grave da far escludere ogni certezza in ordine alla provenienza della documentazione, ovvero alla sua autenticità (Cass. II, n. 33881/2019). L'onere di invio degli atti nel termine di quaranta giorni dall'eseguito arresto, a pena di caducazione della misura cautelare provvisoriamente applicata, deve ritenersi assolto con qualsiasi modalità che garantisca l'attendibilità e la conformità agli originali dei documenti inoltrati dall'autorità straniera. La normativa convenzionale non esclude il ricorso, accanto alle "usuali forme di trasmissione" previste dalla Convenzione europea cit. e dai suoi protocolli, ad "altre forme" convenute fra le parti, quale, nella specie, l'invio telematico (Cass. sez. VI, n. 477/14 dicembre 2023 -5 gennaio 2024). Peraltro, nel caso di estradizione per l'estero, non è applicabile alle misure cautelari ex art. 714 c. p. p. il divieto, previsto dall'art. 275, comma 2-bis, c. p. p., di disporre la misura della custodia cautelare in carcere quando il giudice ritiene che, all'esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a tre anni, trattandosi di disposizione riguardante il diritto interno. (Cass. VI, n. 23632/2024). Da ultimo è stato sottolineato che i requisiti di concretezza ed attualità del pericolo di fuga devono essere valutati dal giudice avendo riguardo alla finalità della consegna, alla quale la procedura è preordinata, e dunque secondo un giudizio prognostico, ancorato a concreti elementi tratti dalla vita dell'estradando, sul rischio che questi possa sottrarvisi, allontanandosi dal territorio nazionale. (Fattispecie in cui il pericolo di fuga è stato desunto dalle modalità con cui l'estradando si era spostato clandestinamente da un continente all'altro, in condizioni estremamente disagevoli ed esponendosi a rischi elevatissimi per la sua incolumità). (Cass., sez. VI, n. 26647/2024). Da ultimo è stato sottolineato che i requisiti di concretezza ed attualità del pericolo di fuga devono essere valutati dal giudice avendo riguardo alla finalità della consegna, alla quale la procedura è preordinata, e dunque secondo un giudizio prognostico, ancorato a concreti elementi tratti dalla vita dell'estradando, sul rischio che questi possa sottrarvisi, allontanandosi dal territorio nazionale. (Fattispecie in cui il pericolo di fuga è stato desunto dalle modalità con cui l'estradando si era spostato clandestinamente da un continente all'altro, in condizioni estremamente disagevoli ed esponendosi a rischi elevatissimi per la sua incolumità). (Cass., sez. VI, 30 maggio 2024 – 5 luglio 2024, n. 26647, CED 286755). La misura coercitiva provvisoriamente applicata ex art. 715 deve essere revocata se la domanda di estradizione ed i documenti, allo scadere del termine non siano stati indirizzati dal Ministero della Giustizia dello Stato richiedente al Ministero della Giustizia dello Stato richiesto, ovvero trasmessi per via diplomatica, non rilevando il fatto che la domanda di estradizione sia pervenuta nel termine ad altra autorità diversa da quelle sopra indicate (Cass. VI, n. 9092/2012). In dottrina , Porcu, 2013, 3536. La scarcerazione in seguito a perenzione dell'arresto non impedisce una nuova cattura e l'accoglimento della domanda di estradizione, ove sopravvenga la documentazione prescritta con la conseguenza che la perenzione dell'arresto dell'estradando non comporta l'obbligo della scarcerazione, qualora lo stato di detenzione si sia protratto sino alla data in cui lo Stato richiesto abbia ricevuto la formale domanda di estradizione (Cass. I, 27 febbraio 1989, Gomez Ces, con nota di Sanna,1990). Sempre in forza del principio di cui all'art. 696, qualora le convenzioni stabiliscano un termine diverso per la presentazione della domanda, dovrà essere osservato il termine di natura pattizia. Secondo la giurisprudenza in tema di M.A.E., con riferimento alla procedura passiva di consegna e nell'ipotesi di arresto pre-cautelare ad iniziativa della polizia giudiziaria il termine oltre il quale, in mancanza di una decisione, la persona deve essere posta in libertà decorre non dalla data dell'arresto, ma dalla data di notifica della misura coercitiva emessa dal Presidente della Corte di appello (Cass. VI, n. 45254/2005). In forza del principio di prevalenza enunciato dall'art. 696, il termine di quaranta giorni, a far capo dal momento dell'arresto provvisorio dell'estradando, per far pervenire la domanda di estradizione e i documenti a corredo, di cui al comma 6 dell'art. 715, non ha modificato il termine di quarantacinque giorni, previsto dall'art. 10, comma 4, del trattato di estradizione Italia-Canada (Cass. VI, 27 agosto 1992, Serranò,). Il termine deve essere fatto decorrere, in base alla disciplina convenzionale, dal momento dell'esecuzione del provvedimento. Nella Convenzione europea di estradizione sono stati previsti entrambi i termini, per evitare una disciplina troppo rigida della materia. L'arresto infatti può e non deve cessare se entro diciotto giorni dall'arresto non è presentata la domanda di estradizione e, in ogni caso, il periodo di detenzione provvisoria non può superare il periodo di quaranta giorni (art. 16 Convenzione europea di estradizione). Nell'ipotesi prevista dall'art. 38 della Convenzione fra Italia e Marocco relativa alla reciproca assistenza giudiziaria, all'esecuzione delle sentenze e all'estradizione che attribuisce allo Stato richiesto la mera facoltà di porre fine all'arresto provvisorio dell'estradando, se nel termine di trenta giorni non siano state ricevute la domanda di estradizione e la relativa documentazione, deve ritenersi applicabile il più ampio termine di quaranta giorni previsto dalla disciplina ordinaria di cui all'art. 715, comma 6, stante il carattere meramente opzionale del diverso limite temporale contenuto nella norma pattizia, rimasta priva di una specifica norma di adattamento nell'ordinamento interno (Cass. VI, n. 41728/2010). Si applica il principio secondo cui nel caso in cui la Parte richiesta non sia investita della domanda di estradizione e dei relativi documenti, deve essere attribuito al termine di quaranta giorni, e non a quello di diciotto giorni, carattere di perentorietà, con la liberazione dell'estradando solo al decorso del primo (Cass. VI, n. 19636/2004). Nel caso di arresto provvisorio per richiesta di estradizione proveniente da Stato con cui non vi sia convenzione bi o multilaterale, il termine di quaranta giorni entro il quale deve pervenire alle autorità italiane la domanda documentata di estradizione a pena di estinzione della misura cautelare eventualmente disposta decorre dalla data di comunicazione allo Stato estero della sua adozione che segue l'arresto medesimo (Cass. VI, n. 24326/2010). Il mancato arrivo della documentazione allegata alla domanda di estradizione entro il termine di quaranta giorni dall'applicazione della misura cautelare, comporta la revoca del provvedimento coercitivo, senza dispiegare alcun effetto sull'ulteriore corso della procedura estradizionale (Cass. VI, n. 27719/2019). La Corte di cassazione ha infatti escluso che lo Stato richiedente, una volta perento l'arresto provvisorio, a causa del tardivo invio della domanda estradizionale, avrebbe dovuto presentare una nuova ed autonoma domanda (Cass. VI, n. 40286/2008). È stato poi ritenuto inammissibile, per carenza di interesse, il ricorso avverso l'ordinanza con la quale il Presidente della Corte d'appello, in sede di convalida dell'arresto provvisorio, abbia applicato all'estradando la misura cautelare della custodia in carcere, fondato esclusivamente sul punto delle esigenze cautelari quando, nelle more del procedimento, la misura sia stata revocata (Cass. VI, n. 21748/2008). È stato ritenuta poi inammissibile l'impugnazione avverso il provvedimento di convalida dell'arresto provvisorio, pur in astratto possibile, in assenza di applicazione di misura cautelare, per carenza di interesse, non ricorrendo alcuno dei casi previsti dall'artt. 714 ss. (Cass. VI, n. 10602/2019). Non è contestato che l'Autorità competente a ricevere la domanda di estradizione e i documenti a corredo della medesima deve essere individuata in quelle politiche (cioè il Ministro della Giustizia o quello degli Esteri) e non nell'Autorità giudiziaria (Cass. VI, n. 19222/2012; Cass. VI, 22 settembre 2000, Samakova, con nota di Pierini, 2002). BibliografiaDe Amicis , in Cooperazione giudiziaria penale, a cura di Marandola, 120 e ss; Diotallevi , sub art. 715, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, diretta da Lattanzi-Lupo, Milano, Aggiornamento, V, 2020,1004; Pierini, Ricezione della domanda di estradizione e termine di durata della misura cautelare applicata provvisoriamente nella Convenzione europea di estradizione, in Cass. pen. 2002, 649; Porcu, La perenzione dell’arresto provvisorio nell’estradizione passiva, in Cass. pen. 2013, 3536; Quadri, voce Estradizione (dir. intern.), in Enc. giur. Treccani, vol. XVI, 1958, 1025; Romano, Specialità dell’estradizione e sequestro per la confisca, in Giur. it. 1990, II, 71; Sanna, Il controllo sul provvedimento d’arresto dell’estradando nel passaggio dal vecchio al nuovo codice,in Giur. it. 1990, II, 39. Trevisson Lupacchini, Sull’« arresto provvisorio » dell’estradando, in Giur. it. 1992, 482. |