Codice di Procedura Penale art. 718 - Revoca e sostituzione delle misure.Revoca e sostituzione delle misure. 1. La revoca e la sostituzione delle misure previste dagli articoli precedenti sono disposte in camera di consiglio [127] dalla corte di appello o, nel corso del procedimento davanti alla Corte di cassazione, dalla corte medesima [611]. 2. La revoca è sempre disposta se il Ministro della giustizia ne fa richiesta 1.
[1] L'art. 4, comma 1, lettera q), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149, ha sostituito le parole «Ministro della giustizia» alle parole «ministro di grazia e giustizia». Precedentemente, ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233, la denominazione «ministro di grazia e giustizia» era da intendersi «ministro della giustizia». InquadramentoLe misure applicate all'estradando vengono revocate o sostituite quando non sono più presenti o si sono comunque modificate le esigenze cautelari che hanno portato alla loro applicazione. La norma è strutturata in base a quanto previsto dall'art. 299, ferma l'autonoma regolamentazione della competenza, in base al richiamo contenuto nell'art. 714. Ove il soggetto interessato trasgredisca gli obblighi inerenti alla misura coercitiva applicata, il collegio potrà disporre o la sostituzione della misura o il cumulo con altra più grave; così è stato ritenuto legittimo il ripristino d'ufficio della custodia cautelare a fini estradizionali, a seguito della violazione delle prescrizione degli arresti domiciliari (Cass.V I, n. 11048/2016); invece, qualora le esigenze cautelari vengano meno, la misura dovrà essere revocata. Ai sensi del comma 2 la revoca delle misure può conseguire eccezionalmente ad una iniziativa del ministro della giustizia e, quindi, indipendentemente dalla circostanza che le esigenze cautelari risultino aggravate o attenuate. Qualora in epoca successiva alla sentenza favorevole alla richiesta di estradizione dello stato estero si provveda con decreto ministeriale alla sospensione della consegna del cittadino e si chieda la revoca della misura coercitiva, il mantenimento del ritiro del passaporto, una volta revocata la misura del giudice, non trova alcuna giustificazione, trattandosi di un adempimento funzionale ad eventuale misura cautelare del divieto di espatrio che, in assenza di richiesta del ministro, non può essere disposto (Cass. VI, 5 luglio 2001, Pirrottina). La competenza della Corte d’appelloLa competenza per l'applicazione, la revoca e la sostituzione delle misure cautelari appartiene alla Corte d'appello. Mentre in tema di MAE, la decisione sulla richiesta di revoca o sostituzione della misura cautelare applicata alla persona richiesta in consegna dall'autorità giudiziaria estera va adottata dalla Corte d'appello con procedura de plano (art. 299), senza che sia necessario il ricorso alle forme del procedimento camerale (Cass. fer., n. 33545/2010), in tema di estradizione per l'estero, la decisione sulla richiesta di revoca o sostituzione della misura cautelare è adottata dalla Corte di appello in composizione collegiale, previa fissazione di apposita udienza in camera di consiglio (Cass. VI, n. 16830/2010);in base alla competenza funzionale della corte d'appello, in composizione collegiale, a provvedere sulla richiesta di revoca o sostituzione della misura coercitiva disposta nei confronti dell'estradando, con procedura "partecipata" prevista dall'art. 127 c. p. p., è affetta da nullità l'ordinanza adottata "de plano" dal giudice monocratico che sia stato a tanto delegato dal presidente della corte. (Cass. VI , n. 443/2021), ed è derogata a favore della Corte di cassazione nel caso in cui il procedimento sia « in corso » davanti ad essa in base all'art. 718 (Cass. VI, n. 17773/2018). Il procedimento è « in corso » quando il giudice ne abbia la disponibilità, dovendo decidere una qualsiasi questione che rientri nella sua competenza; la deroga, al contrario, viene meno con la statuizione, come è avvenuto nel caso in cui la Corte d'appello ha ritenuto di dover declinare la propria competenza a favore della Cassazione, pur avendo quest'ultima, due anni prima, annullato la sentenza della Corte d'appello medesima, esprimendo parere favorevole all'estradizione; in questo caso è stato riaffermata la competenza della Corte d'appello (Cass. II, 10 dicembre 1990, Tantoco Rustia). Peraltro la Corte di cassazione ha ritenuto la sua competenza a decidere sull'incidente di esecuzione avverso un suo provvedimento pronunciato ai sensi dell'art. 718, comma 1, poiché assume la veste di giudice di merito chiamato a decidere in prima ed unica istanza sulla richiesta di revoca o di sostituzione della misura cautelare imposta all'estradando, per la pendenza, dinanzi a se stessa, del procedimento per la decisione definitiva sulla concessione dell'estradizione (Cass. fer., 12 settembre 2001, Grundmann). In tema di MAE, è stato affermato che una volta divenuta definitiva la decisione favorevole alla consegna della persona richiesta, si instaura una fase meramente esecutiva nell'ambito della quale entro rigorosi e brevissimi termini, e salve cause di forza maggiore, il soggetto deve essere materialmente consegnato allo Stato estero, senza che possa venire in questione la sussistenza dei pericula libertatis. Perde dunque di interesse il ricorso per cassazione riguardante il rigetto della richiesta di revoca della misura coercitiva (Cass. VI, n. 17631/2007), a meno che la richiesta di revoca o sostituzione della misura coercitiva, sia fondata su profili attinenti alla sopravvenuta inefficacia della misura o all'insussistenza delle esigenze cautelari, con particolare riguardo al pericolo di fuga, e la persona, a seguito di concessa estradizione, non sia stata effettivamente consegnata allo Stato richiedente (Cass., VI, n. 45130/2014).La custodia cautelare applicata su richiesta del Ministro della giustizia, a seguito della definitività del decreto di estradizione, non è soggetta al termine di durata previsto dall'art. 714, comma 4-bis, c. p. p., in quanto la misura coercitiva adottata a conclusione della fase giurisdizionale è volta esclusivamente a dare attuazione alle concrete modalità di consegna e prescinde dalla sussistenza delle esigenze cautelari. (Cass. I, n. 33682/2020 ). La richiesta di revoca del ministroNessuna preclusione deriva alla proponibilità di richieste di revoca o sostituzione delle misure dall'avvenuto esaurimento del procedimento giurisdizionale a seguito della sentenza favorevole alla estradizione. La definizione della procedura di estradizione con decisione favorevole non preclude il controllo giurisdizionale sulla richiesta di revoca o di sostituzione della misura coercitiva nell'ambito del procedimento incidentale de libertate, purché la richiesta si fondi su motivi attinenti alla sopravvenuta inefficacia della misura o all'insussistenza delle esigenze cautelari, con particolare riguardo al pericolo di fuga, e la persona non sia già stata consegnata allo Stato richiedente, e sempre che sulla questione non sia intervenuta, nel procedimento principale di estradizione, la decisione definitiva sulla questione de libertate che determina una preclusione endoprocessuale sul punto (Cass. S.U. 26156/2003; Cass. VI, n. 45130/2014; Cass. VI, n. 9924/2014). La rimessione in libertà dell'estradando per scadenza dei termini di custodia cautelare conseguente alla sospensione, disposta dal giudice amministrativo, del provvedimento ministeriale di consegna, non impedisce che il Ministro della giustizia, ai sensi dell'art. 714, investa l'organo giurisdizionale di una verifica finalizzata all'accertamento del concreto pericolo di fuga dell'estradando nell'arco temporale ricompreso fra la decisione provvisoria e la pronuncia definitiva del giudice amministrativo, da effettuarsi nel pieno rispetto del contraddittorio fra le parti, per l'eventuale adozione di misure cautelari di tipo non custodiale che garantiscano l'effettività della possibile consegna allo Stato richiedente (Cass., VI, n. 4338/2015). BibliografiaAprile, La verifica delle esigenze cautelari in caso di applicazione di misure coercitive nei confronti dell'estradando e prova della sua assenza dall'Italia, in Cass. Pen. 2006, 2195; De Amicis, in Cooperazione giudiziaria penale, a cura di Marandola, Milano, 130 e ss; Diotallevi, sub art. 718, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, diretta da Lattanzi-Lupo, Milano, V, 2020, 1018; Diotallevi, L’ opzione giurisdizionale in tema di libertà personale nel procedimento di estradizione, in Cass. Pen. 1996, 1216. |