Codice di Procedura Penale art. 738 - Esecuzione conseguente al riconoscimento.Esecuzione conseguente al riconoscimento. 1. Nei casi di riconoscimento ai fini dell'esecuzione della sentenza straniera [734, 735], le pene e la confisca conseguenti al riconoscimento sono eseguite secondo la legge italiana. La pena espiata nello Stato di condanna è computata ai fini dell'esecuzione. 2. All'esecuzione provvede di ufficio il procuratore generale presso la corte di appello che ha deliberato il riconoscimento. Tale corte è equiparata, a ogni effetto, al giudice che ha pronunciato sentenza di condanna [533] in un procedimento penale ordinario [665]. InquadramentoL'esecuzione della pena e della confisca conseguente al riconoscimento della sentenza straniera, avviene sempre secondo le leggi italiane, in base al principio di territorialità, in quanto espressione della sovranità statale (Cass. I, 31 ottobre 1994, Pavan; v. anche Corte cost. n. 273/2001). Il principio trova un limite nel divieto di aggravamento della pena inflitta nell'ordinamento straniero; pertanto al fine di stabilire la posizione giuridica esecutiva del condannato e i benefici maturati secondo l'ordinamento straniero, occorre far riferimento al momento del trasferimento in Italia per l'espiazione della pena (Cass., I, n.11425/2004 ). L'esecuzione in base alla Conv. di Strasburgo non impedisce l''applicazione di norme di favore dello Stato di condanna, sempre che il condannato non abbia rinunciato al godimento della disciplina pattizia di favore (Cass., I, n.45513/2009). Il regime dell'esecuzioneIl P.G. presso la Corte di appello, cura d'ufficio l'esecuzione della sentenza riconosciuta, mentre la Corte d'appello è equiparata ad ogni effetto al giudice che ha pronunciato una sentenza di condanna in un procedimento penale interno. La pena espiata nello Stato di condanna viene sempre computata ai fini dell'esecuzione; si applicano le misure « premiali » previste dalla l. n. 354/1975, dal d.P.R. n. 230/2000, e dalla l. n. 663/1986 (Filippi-Spangher, 2011). La circostanza che la pena da eseguire nello Stato risulti medio tempore già scontata nello Stato di condanna, non comporta vizi della sentenza impugnata denunciabili in sede di legittimità, dovendo la relativa questione essere risolta nella fase esecutiva (Cass. VI, n. 31379/2011); in questo caso il P.M. prenderà atto della improcedibilità dell'esecuzione e richiederà al tribunale di sorveglianza il solo recepimento del beneficio già concesso all'estero per assicurarne gli effetti nel territorio nazionale, previa verifica della corrispondenza con l' istituto previsto dall'ordinamento interno, senza disporre l'arresto del condannato in applicazione dell'art. 10 della Conv. di Strasburgo del 1983 (Cass. I, n. 30607/2014). Costituisce presupposto per l'inclusione, nel provvedimento di cumulo delle pene concorrenti, di una pena inflitta con una decisione pronunciata all'estero, l'eseguibilità della condanna nello Stato, non dovendo essere inserita la pena eseguita interamente all’estero (Cass. I, n. 25157/2018). Le questioni legate alla liberazione anticipataDeve detrarsi dalla pena il periodo relativo al beneficio della liberazione anticipata che sia stato concesso dall'Autorità giudiziaria straniera e, più in generale, in Italia. Qualora dopo il riconoscimento da parte dell'autorità giudiziaria italiana della sentenza penale straniera, e l'inizio della esecuzione della pena, sia intervenuta una decisione con cui lo Stato della condanna rinunci, in base a condizioni determinate, all'ulteriore esecuzione della pena cessa l'esecuzione della pena anche nello Stato di esecuzione ai sensi dell'art. 14 della Conv. (Cass. II, n. 12915/2004 v. anche Cass. VI, n. 21955/2006). La rinuncia dello Stato della condanna, secondo il proprio ordinamento interno, ad eseguire la pena inflitta a condizione che l'interessato venga espulso o estradato non costituisce, agli effetti del comma 4 dell'art. 735 provvedimento di liberazione sotto condizione, e non implica dunque per l'interessato, una volta iniziata l'esecuzione della pena in Italia, il diritto ad un provvedimento di liberazione condizionale (Cass. I, n. 46931/2004). L'esecuzione in base alla Conv. Strasburgo non impedisce l'applicazione di norme di favore dello Stato di condanna, sempre che il condannato non abbia rinunciato al godimento della disciplina pattizia di favore (Cass. I, n. 45513/2009). Qualora il condannato deduca di aver scontato all'estero la pena inflittagli con sentenza emessa in Italia, il giudice dell'esecuzione è tenuto ad accertare, anche mediante richieste di informazioni all'autorità giudiziaria straniera, il dato storico dell'avvenuta espiazione, senza poter sindacare la legittimità del provvedimento del giudice straniero che ha disposto l'esecuzione. (Fattispecie in cui l'autorità giudiziaria rumena aveva disposto l'esecuzione della pena risultante a seguito del riconoscimento della continuazione tra diversi reati giudicati con sentenze rese in Romania ed una sentenza resa in Italia non ancora irrevocabile), (Cass., I, n. 16462/2021). A seguito dell'entrata in vigore del d.lgs. n. 161/2010 la liberazione anticipata può trovare applicazione anche con riferimento al periodo di detenzione espiato in uno stato estero dell'Unione Europea per fatti giudicati in quel Paese, quando l'espiazione venga poi completata nello Stato italiano. (Cass. I, n. 31012/2012; Cass. I, n. 14357/2013) ea condizione che vengano acquisiti elementi di giudizio idonei a rappresentare la partecipazione del condannato all'opera di rieducazione, e che venga accertato che durante la detenzione all'estero il condannato non abbia già fruito di una misura con effetto equivalente al beneficio richiesto, ovvero che l'applicazione di una tale misura non sia stata già respinta dalla competente autorità straniera(Cass,. I, n. 21984/2020). Il beneficio della liberazione anticipata può essere concesso anche con riferimento al periodo di detenzione espiato in uno Stato estero non rientrante nell'Unione europea a condizione che ciò sia previsto dalle disposizioni contenute in trattati bilaterali, o facenti parte del diritto internazionale generale, e che sussistano tutte le altre condizioni previste dall'art. 54, ord. pen. (Cass., I, n. 12706/2020). La grazia, l'amnistia, l'indulto e la continuazionePossono trovare applicazione, ex art. 12 Conv. di Strasburgo, la grazia, l’amnistia, e in base al principio dettato dalle Sezioni Unite, anche l’indulto (S.U., n. 36527/2008; v. Calvanese, 67; De Amicis, 273; Diotallevi 1142; Geraci, 2008). Il giudice competente a provvedere sulla richiesta di applicazione dell’indulto in favore di un soggetto raggiunto da più condanne emesse da giudici diversi è quello che ha pronunciato il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo, pure se la questione non riguarda la sentenza da lui emessa e, ai fini della sua individuazione, la sentenza di riconoscimento emessa dalla corte di appello, è equiparata alla sentenza di condanna pronunciata in un procedimento penale ordinario (Cass. I, n. 45175 /2014). È comunque inapplicabile “in executivis” la continuazione tra il reato giudicato in Italia e il reato giudicato con sentenza straniera riconosciuta nell’ordinamento italiano, in quanto il vincolo della continuazione non rientra tra le condizioni cui può essere finalizzato il riconoscimento delle sentenze penali straniere, ex art. 12, comma primo, c.p. (Cass. V, n. 8365/2014), anche perché il divieto di aggravare il trattamento sanzionatorio stabilito dalla sentenza straniera, non implica che debba trovare applicazione il trattamento più favorevole dell’ordinamento straniero. I vizi attinenti al titolo esecutivo.In sede di esecuzione delle sentenze straniere riconosciute sono deducibili esclusivamente, in base al giudicato, i vizi attinenti al titolo esecutivo, come nel caso di sentenza emessa a non judice , o di illegittimità intrinseca, e quindi di inesigibilità della pena, allorché la stessa non sia prevista dalla legge o ecceda, per specie o quantità, il limite legale (Cass. VI, 28 gennaio 1998, Caresana). Non possono essere dedotte con l'incidente di esecuzione le questioni relative al merito del giudizio di riconoscimento delle sentenze penali estere di cui agli artt. 730 e ss (Cass. VI, n. 44601/2015). L'esecuzione della confiscaIn caso di trasferimento in Italia di soggetto condannato all'estero, per l'espiazione della pena inflittagli, la Corte d'appello, quale giudice dell'esecuzione, decide in ordine all'esecuzione della confisca; la controversia in ordine alla proprietà della cosa confiscata è rimessa al giudice civile del luogo competente in primo grado in forza di quanto disposto dagli artt. 676, comma 2, e 263, comma 3. L'esecuzione in base alla Conv. Strasburgo non impedisce l'applicazione di norme di favore dello Stato di condanna, sempre che il condannato non abbia rinunciato al godimento della disciplina pattizia di favore (Cass. I, n. 45513/2009). BibliografiaCalvanese, La condanna “straniera” eseguita in Italia non impedisce la concessione dell'indulto, in Guida dir. 2008, n. 43, 67; De Amicis, in Cooperazione giudiziaria penale, a cura di Marandola, Milano, 271 e ss; Diotallevi , sub art. 738, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, diretta da Lattanzi-Lupo, Milano, 2020, 1140 e ss.; Geraci, Applicabilità dell'indulto ai condannati all'estero trasferiti in Italia per l'espiazione della pena, in Cass. pen. 2009, 49; Maiello, È applicabile l'indulto ai condannati all'estero trasferiti in Italia, in Dir. proc. e pen. 2009, 39; Filippi-Spangher, Manuale di diritto penitenziario, Milano, 2011. |