Codice Penale art. 35 - Sospensione dall'esercizio di una professione o di un'arte (1).Sospensione dall'esercizio di una professione o di un'arte (1). [I]. La sospensione dall'esercizio di una professione o di un'arte priva il condannato della capacità di esercitare, durante la sospensione, una professione, arte, industria, o un commercio o mestiere, per i quali è richiesto uno speciale permesso o una speciale abilitazione, autorizzazione o licenza dell'Autorità. [II]. La sospensione dall'esercizio di una professione o di un'arte non può avere una durata inferiore a tre mesi né superiore a tre anni [79, 139, 140 4] (2). [III]. Essa consegue a ogni condanna per contravvenzione, che sia commessa con abuso della professione, arte, industria, o del commercio o mestiere [689 3, 691 2, 727 4], ovvero con violazione dei doveri ad essi inerenti, quando la pena inflitta non è inferiore a un anno d'arresto. (1) V. art. 64 2 c.p.c., come sostituito ad opera dell'art. 25 l. 4 giugno 1985, n. 281, nonché art. 110 10 r.d. 18 giugno 1931, n. 773; art. 70 10, 12, 14 d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309. (2) L'art. 1 l. 27 maggio 2015, n. 69, ha sostituito le parole "quindici giorni" con le parole "tre mesi", e le parole "due anni" con le parole "tre anni". InquadramentoLa norma in esame disciplina la pena accessoria della sospensione dall'esercizio di una professione o di un'arte, che consegue ad ogni condanna per contravvenzione che sia commessa con abuso della professione, arte, industria o del commercio o mestiere, ovvero con violazione dei doveri ad essi inerenti, quando la pena inflitta non è inferiore a un anno d'arresto. Presupposti ed effettiLa sospensione dall'esercizio di una professione o di un'arte completa, con riferimento alle contravvenzioni, il sistema sanzionatorio forgiato con l'art. 30 in relazione ai delitti Tuttavia, a differenza dell'interdizione prevista dall'art. 30, la sospensione priva temporaneamente il condannato della capacità di esercitare il suo diritto professionale, ma non della titolarità di tale diritto. Quindi, trascorso il periodo di tempo fissato, il soggetto può riprendere automaticamente l'esercizio della professione, dell'arte o dell'attività, senza ulteriori formalità. Per l'applicazione della pena accessoria in esame occorrono due requisiti: a) una sentenza di condanna per una contravvenzione commessa con abuso della professione o dell'arte o con violazione dei doveri ad essa inerenti; b) l'irrogazione di una pena principale non inferiore ad un anno di arresto, in quanto l'applicazione della pena accessoria richiede che la contravvenzione abbia raggiunto un sufficiente livello di gravità. Oltre alla previsione generale contenuta nell'art. 35, comma 3, c.p., vi alcune contravvenzioni per le quali è espressamente prevista la pena accessoria della sospensione. Si pensi, ad esempio, agli artt. 689 e 691, relativi alla somministrazione di bevande alcooliche a minori o infermi di mente, oppure a persone in stato di manifesta ubriachezza, le quali prevedono la sospensione dall'esercizio dell'osteria o del pubblico spaccio di cibi o bevande. In tali ipotesi, l'applicazione della pena accessoria non richiede che il giudice motivi sulla sussistenza dello specifico abuso della professione o sulla concreta violazione dei doveri, essendo tali condotte già implicite nella fattispecie astratta; inoltre, non è necessario che sia irrogata una pena principale detentiva non inferiore ad un anno (Cass. V, n. 49499/2013). La misura in esame è applicabile a soggetti che esercitano una professione vigilata, ovvero un'attività il cui svolgimento sia condizionato dal rilascio di uno specifico permesso, abilitazione o licenza. In relazione al concorrente nel reato il quale non abbia titolo per l'esercizio dell'attività, la sospensione non può che avere l'effetto di precludere la possibilità di ottenere il titolo di legittimazione per il periodo di durata della pena stessa (Cerquetti, 843; contra Violante, 288). Poiché tale pena accessoria consegue ad una contravvenzione caratterizzata dall'abuso della professione o dalla violazione di un dovere ad essa inerente, deve esservi perfetta corrispondenza tra l'attività sospesa e quella, oggetto del permesso o dell'abilitazione, tramite il cui esercizio si è commessa tale contravvenzione. DurataLa pena accessoria in esame è temporanea potendo essere inflitta per un periodo di tempo che va da tre mesi fino a tre anni. Poiché la legge si limita a determinare il minimo e il massimo edittale della pena accessoria, dovrebbe applicarsi il principio di equivalenza temporale di cui all'art. 37 (Cass. S.U., n. 6240/2014). Tuttavia, in base all'art. 35, comma 3, la sospensione consegue ad una pena principale non inferiore ad un anno; quindi, se si seguisse il principio di equivalenza con la pena principale, si vanificherebbe la previsione di un limite minimo di tre mesi contenuta nell'art. 35, comma 2. Di conseguenza, si è ritenuto che la determinazione dei limiti edittali contenuta nell'art. 35, comma 2, c.p. rappresenti uno di quei casi in cui la durata della pena accessoria è espressamente determinata dalla legge, con la conseguente inapplicabilità del principio sussidiario di cui all'art. 37 (Pisa, 60). Infine, nell'ipotesi di concorso di reati, la durata massima complessiva della sospensione, a norma dell'art. 79, n. 2, non può superare i cinque anni. Rapporti con le sanzioni amministrativeNonostante il principio di cui all'art. 9 l. n. 689/1981, la giurisprudenza si è mostrata oscillante in merito ai rapporto tra la pena accessoria in esame e alcune sanzioni amministrative che comportano analogo effetto sospensivo delle attività professionali. Secondo alcune pronunce, la pena accessoria della sospensione dall'esercizio di una professione od arte non è applicabile nei confronti di colui che abbia venduto o messo in vendita merci ovvero che abbia offerto od eseguito servizi o prestazioni a prezzi superiori a quelli stabiliti dal comitato interministeriale prezzi (C.I.P.), perché la normativa in materia riserva alla esclusiva competenza del ministro e del presidente del comitato il potere di sospendere il denunciato dall'attività che abbia dato luogo all'infrazione o di escluderlo dalle assegnazioni di determinate materie, prodotti e di contingenti di esportazione e di importazione e dalla concessione dei relativi permessi, nonché dalle gare previste dal regolamento per la contabilità generale dello Stato (Cass. VI, n. 8951/1984). Secondo altre pronunce, invece, la sospensione del denunciato da qualsiasi licenza o autorizzazione inerente all'attività che ha dato luogo all'infrazione può concorrere con la pena accessoria in esame, non essendo applicabile, nel caso in esame, il principio di specialità, in quanto la suddetta sanzione ha natura amministrativa sia soggettivamente stante l'organo amministrativo che può irrogarlo, sia oggettivamente, dato che il potere di sospendere la licenza di commercio (o di comminare le altre sanzioni previste) prescinde dall'accertamento di un reato (Cass. VI, n. 9044/1985). Per gli stessi motivi si è ritenuto che all'applicazione della sospensione ex art. 35 non osti la circostanza che, a seguito del fatto per cui e processo, il questore abbia comminato la sospensione della licenza (Cass. I, n. 9053/1978). BibliografiaCerquetti, Pene accessorie, in Enc. dir., XXXII, Milano, 1982, 819; Pisa, Le pene accessorie. Problemi e prospettive, Milano, 1984; Violante, Contenuto e funzione delle pene accessorie: conseguenze in tema di applicabilità al concorso di persone nel reato, in Riv. it. dir. e proc. pen., 1969, 263. |