Codice Penale art. 58 - Stampa clandestina (1).Stampa clandestina (1). [I]. Le disposizioni dell'articolo precedente si applicano anche se non sono state osservate le prescrizioni di legge sulla pubblicazione e diffusione della stampa periodica e non periodica [58-bis] (2). (1) In origine l'articolo constava di un secondo comma, che è stato abrogato dall'art. 2 l. 4 marzo 1958, n. 127, e che recitava: «[II]. Se sono ignote o non imputabili le persone nel detto articolo indicate, dei reati commessi col mezzo della stampa rispondono tutti coloro che in qualsiasi modo divulgano gli stampati». (2) A seguito delle innovazioni introdotte dall'art. 1, l. 4 marzo 1958, n. 127 (v. sub artt. 57 e 57-bis) il rinvio deve intendersi alle «disposizioni dei due articoli precedenti», anziché alle «disposizioni dell'articolo precedente». InquadramentoIl rinvio alle «disposizioni dell'articolo precedente» costituisce il frutto di un evidente difetto di coordinamento della norma in commento con le modifiche legislative apportate con la l. 4 marzo 1958, n. 127, che ha innovato la materia con l'introduzione dell'art. 57-bis e la contestuale riforma dell'art. 57, onde dividere in distinti articoli la responsabilità del direttore e vice-direttore responsabile da quella dell'editore e dello stampatore, regolate — prima della novella — dal solo art. 57. Di talché, la dizione dell'art. 58 deve ritenersi, in realtà, alludere alle disposizioni dei due articoli precedenti (Romano, 625; Cass. V, n. 5653/1983). Peraltro, il richiamo integrale dell'art. 58 agli articoli precedenti consente di rinviare, anche con riguardo alla stampa clandestina, ai problemi già esaminati negli artt. 57 e 57-bis (Romano, Commentario, 626), circoscrivendo l'ambito applicativo della norma alla sola responsabilità colposa per i reati commessi col mezzo della stampa. E così, in via esemplificativa: - anche qui è presupposta la commissione di un “reato” (cfr. contrasto sulla accezione da attribuire a tale locuzione) con la pubblicazione dello scritto che il direttore, l'editore o lo stampatore della stampa clandestina agevolano (“fuori dei casi di concorso”); - anche qui la responsabilità del direttore deve intendersi concorrente (ma non concorsuale) con quella dell'autore, mentre la responsabilità dell'editore e dello stampatore sarà invece alternativa e sussidiaria. La nozione di stampa clandestinaSulla scorta di quanto disposto dall'art. 16 l. 8 febbraio 1948, n. 47, per le pubblicazioni periodiche è stampa clandestina quella intrapresa «senza che sia stata eseguita la registrazione» presso la cancelleria del tribunale nella cui circoscrizione la pubblicità deve effettuarsi (comma 1), oppure, per la stampa non periodica, è clandestino lo stampato da cui «non risulti il nome dell'editore né quello dello stampatore o... questi siano indicati in modo non conforme al vero» (comma 2). Conforme alla dottrina, secondo cui «stampa clandestina significa stampa irregolare» (Romano, Commentario), è anche la giurisprudenza, la quale ha chiarito che «nell'art. 2, parte prima, della legge sulla stampa è tassativamente prescritto che ogni stampato deve, fra l'altro, indicare il nome ed il domicilio dello stampatore e, se esiste, dell'editore. Da tale disposizione discende che, sia che esista sia che non esista l'editore, il nome dello stampatore deve essere sempre indicato, e che, pertanto, il reato previsto dal successivo art. 16 sussiste anche se sia stata omessa soltanto quest'ultima indicazione» (Cass. III, n. 1146/1971). È stato inoltre precisato che, sul presupposto che la ratio della norma incriminatrice ex art. 16, comma 2, l. n. 47/1948 deve ravvisarsi nella esigenza di una facile e sicura individuazione della persona fisica, responsabile della pubblicazione, chiamata a rispondere degli eventuali illeciti civili o penali in cui, per ipotesi, si fosse incorsi nello stampato, poiché tale individuazione deve risultare con immediatezza dalla stessa pubblicazione, ai fini della configurabilità del reato di cui alla norma citata, a nulla rileva che la persona dello stampatore sia nota o altrimenti identificabile dalla autorità di polizia (Cass. VI, n. 4163/1972; Cass. III, n. 7848/1974; Cass. VI, n. 4523/1975). Si segnala, però, che la giurisprudenza è talvolta giunta a conclusioni opposte, affermando che la divulgazione di stampati privi del nome del solo stampatore non integra né il delitto previsto dall'art. 16 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, né la contravvenzione prevista dall'art. 663-bis c.p. (Cass. I, n. 10779/1993). CasisticaIn giurisprudenza si è stabilito che: - soggetto attivo del reato di cui all'art. 57 è anche chi, non essendo state osservate le prescrizioni concernenti la sua nomina, eserciti di fatto le mansioni di direttore responsabile del periodico. Ne consegue che l'omessa registrazione del mutamento del direttore responsabile non costituisce motivo di impunità per il soggetto che, sia pure irregolarmente, succede nella carica di direttore responsabile assumendone in concreto le mansioni. Invero, a norma dell'art. 58, le disposizioni dei precedenti artt. 57 e 57-bis c.p. si applicano anche nell'ipotesi della stampa clandestina, nel cui ambito ricade la violazione dell'art. 6 della legge sulla stampa, concernente l'obbligo della dichiarazione dei mutamenti (Cass. V, n. 5653/1983); - la semplice attività dell'attacchino, che affigge stampati clandestini pubblicati da altri senza che egli abbia comunque partecipato alla attività di stampa, integra il reato contravvenzionale di divulgazione di stampa clandestina di cui all'art. 663-bis (Cass. III, n. 9207/1975; Cass. III, n. 410/1970; Cass. VI, n. 856/1977), attualmente depenalizzato in illecito amministrativo con la d.lgs. 30 dicembre 1999, n. 507; - è legittimamente disposto il sequestro preventivo di tutte le copie di un periodico pubblicato senza l'indicazione del direttore responsabile ed in mancanza della registrazione — prescritti dagli artt. 3 e 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 — che configurano il reato di stampa clandestina, sanzionato dall'art. 16 l. n. 47/1948, in quanto in questo caso la stampa costituisce in sé oggetto dell'illecito, e non il mezzo per la commissione di altri reati, per i quali vige l'art. 1, comma 2, r.d.lgs. 31 maggio 1946, n. 561, che consente il sequestro di non oltre tre esemplari della pubblicazione (Cass. V, n. 35108/2002). |